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35. Un nuovo inizio.

"Good morning, guys! Oggi avremo un nuovo studente... Lee Heeseung, potresti alzarti e presentarti alla classe?" Disse la prof, più sorridente che mai.

Il ragazzo si alzò esitante e molto a disagio.

In quel momento era grato per aver avuto delle lezioni di inglese così pesanti. Riusciva a capire tutto e a parlare molto fluidamente.

Avanzò tra i banchi sempre più nervoso, con sguardo triste, quasi sul punto di piangere.

Giunse davanti a tutti, si schiarì la voce e ruppe il ghiaccio.

"Hi to everyone! I'm Heeseung, nice to meet you." Riuscì a dire solo questo, poi fece un lieve inchino, com'era abituato nel suo paese.

Qualche studente iniziò a bisbigliare e il nuovo arrivato non fece a meno di sentirsi giudicato.

"Perché sei qui?" Chiese una studentessa.

Heeseung si rattristò, era l'ultima domanda a cui voleva rispondere.

"Da dove vieni?" Chiese un altro.

"Come si scrive il tuo nome? E la pronuncia?"

D'un tratto la classe diventò eccessivamente rumorosa, riecheggiarono i commenti, domande e anche battutine e risatine dai classici ragazzi un po' bulletti.

"Ragazzi! State zitti! Fatelo parlare!" Li ammonì la professoressa.

Si ammutolirono quasi tutti.

Il nuovo arrivato non sapeva da dove cominciare, troppe domande, prese un gessetto dalla cattedra.

"Prima di tutto, mi chiamo Lee Heeseung... Si scrive così..."

Iniziò a scrivere alla lavagna nei seguenti caratteri:

이 희승 Lee Heeseung.

Si girò nuovamente verso i compagni incuriositi.

"Ma chiamatemi Hee, per evitare errori... Vengo dalla Corea."

"Del sud?" Lo interruppe scherzoso un ragazzo.

"No, del nord, sono scappato a nuoto." Fece sarcastico.

"Chiedevo hahaha."

"Jason, sta' zitto!" Lo ammonì un amico, dandogli un pugno da dietro.

"Sei single?" Intervenì una ragazza con fare scherzoso.

Heeseung arrossì.

"No, mi spiace."

"Ma ti sembrano domande da fare?!" Esclamarono delle altre sue compagne.

"Solo per sapere... Com'è? Carina?"

Diventò ancora più rosso e sorrise, riecco il suo solito sguardo sognante!

"Sì... Terribilmente."

Non voleva scendere troppo nei dettagli, era appena arrivato dopotutto e non voleva che si venisse a sapere subito che era un lui e non una lei.

"Ti è andata male!" Esclamò qualcuno alla ragazza.

Dopodiché l'insegnante intervenì.

"Grazie, Heeseung, torna al posto."

Obbedì.

Appena si sedette, gli venne l'impulso di girarsi verso il suo vicino di banco per chiacchierare, ma non vi trovò Ni-ki, realizzò che non poteva più parlare e scherzare con lui; al suo posto trovò una ragazza completamente vestita e truccata in stile "emo", il suo rossetto nero risaltava, il mascara le oscurava e ingrandiva ancora di più gli occhi larghi, i lineamenti erano pronunciati, sempre mantenendosi coerenti alle proporzioni di un volto femminile, e il naso era appuntito e presentava una lieve gobbetta.

Si voltò verso il ragazzo.

"Ciao, straniero." Disse freddamente, ma con leggera simpatia.

"C-ciao." Balbettò.

"Oggi inizieremo la guerra civile americana, prendete i libri a capitolo 13." Annunciò la professoressa e tutti i presenti obbedirono.

Heeseung, essendo arrivato da poco, doveva ancora comprarli, perciò prese un quaderno e cercò di prendere appunti.

"Hee, se non capisci qualcosa, interrompimi." L'insegnante si rivolse a lui, chiamandolo per abbreviativo, siccome anche lei faceva fatica a pronunciare il nome completo e voleva evitare figuracce.

Annuì.

La sua compagna di banco gli porse il suo libro di testo senza dire una parola.

"Grazie." Sussurrò Heeseung.

"Ti tagli?" Chiese la ragazza.

"Come dici?"

"Le tue braccia..."

Capì di cosa si riferisse e notò che i graffi e le cicatrici sporgevano dalla divisa.

"Aah questi... In effetti sì ma ho smesso."

Allora lei si alzò le maniche e gli mostrò il polso tutto segnato da lividi e ferite.

"Incidente stradale e coltelli da cucina." Affermò.

Heeseung fece altrettanto, scoprì anche la caviglia e le mostrò i segni rossastri di graffiate che aveva da anni sul collo.

"Relazione tossica con un sadico." Disse sorridendo, come se fosse tutto una sciocchezza.

La ragazza sgranò gli occhi stupita.

"Mi spiace, amico."

"Come ti chiami?" Cambiò argomento.

"Anne."

"Heeseung, ma lo sai già... Piacere!" Le porse la mano.

Lei lo guardò apatica.

"Evito di toccare le persone... Ma con te posso fare un'eccezione."

Dopodiché fece un lieve sorriso, quasi impercettibile e ricambiò la stretta di mano.

Successivamente si convinse che era meglio se prestasse attenzione alla lezione, ma la sua mente era altrove... Sunghoon... Non fece altro che pensare a lui. Quel giorno non aveva ricevuto il suo solito bacio prima di entrare in classe e quella sera non avrebbe contemplato il suo viso prima di chiudere gli occhi... Niente più pattinate, piroette e né tanto meno volteggi.

Sbuffò silenziosamente e si appoggiò con i gomiti, le guance morbide a contatto con i palmi, sguardo assente.

Lo diceva che era tutto troppo bello per essere vero ed eccolo lì! In un'altra scuola, in uno stato che non conosceva, ad ascoltare una professoressa che parlava in un'altra lingua e per giunta senza di lui. Avrebbe dovuto scappare con Sunghoon? Che avrebbe risolto? Sarebbe stata la causa solo di problemi, eppure lì si sentiva completamente fuori posto e soprattutto solo.

Chissà come se la stavano passando i suoi amici senza di lui! E Sunoo? Lo aveva lasciato solo ed era consapevole che non se la stava passando bene ultimamente e il fatto di non poterlo aiutare lo fece stare ancora peggio.

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