36. Marito e moglie
Il tuo amore è sceso su di me come un dono divino, inatteso, improvviso, dopo tanta stanchezza e disperazione.
Fëdor Dostoevskij
Marah
Quante volte da bambina avevo fantasticato sul momento in cui avrei indossato il mio abito da sposa e i miei occhi avrebbero incontrato quelli colmi di amore del mio futuro marito?
Io, invece, ho così tanta paura, che non ho il coraggio di schiodare il mio sguardo dal pavimento mentre entro nella moschea gremita di fedeli che attendono di partecipare al rito matrimoniale, del tutto ignari di ciò che li attende.
La cerimonia islamica è così diversa da quelle a cui siamo abituati noi occidentali: è solo un atto formale di cui solo noi sposi siamo a conoscenza che non sarà un matrimonio vero, ma una farsa.
Eppure, in quel momento mi passano davanti agli occhi tutte le immagini delle ultime settimane che ho passato con Kam: i suoi sussurri, i suoi abbracci consolatori e quel bacio inaspettato, che più di tutto mi ha portato a rendermi conto di essermi innamorata di lui, sono ormai incastonati nella mia memoria.
Li porterò sempre con me, perché so di non poter sperare che lui ricambi i miei sentimenti, anche se quando mi ha rivelato che avrebbe trovato un modo per salvarmi, ho avuto un tuffo al cuore. Non avrei mai immaginato che l'unico modo per poter decidere del mio destino fosse quello di diventare mio marito.
Il fatto che Kam avesse dovuto preparare gli esplosivi per il fatidico giorno mi ha portata a dirgli che avrei voluto tirarmi indietro, perché non sopportavo l'idea che la mia liberazione potesse causare la morte di altre persone. Lui però mi ha tranquillizzata dicendomi che non dovevo preoccuparmi di nulla.
Spero che abbia un piano per sabotare l'attentato di oggi e far fuggire me e Leyla dal giogo di quel gruppo di terroristi. Anche se non siamo più tornati sull'argomento, ormai sono quasi del tutto certa che lui in qualche modo abbia sabotato anche l'attentato al museo di Palmira: ne sono la prova vivente, giacché la bomba che mi aveva messo addosso non è mai esplosa e gli altri ordigni erano stati piazzati tutti nelle sale espositive dove le opere erano protette da plexiglass, di gran lunga più resistente al vetro.
Mi distolgo dai miei pensieri quando finalmente arriva il momento tanto atteso e vengo accompagnata da El Raʾīs fino in fondo alla moschea.
A malapena riesco a riconoscere il mio sposo che mi aspetta davanti all'altare: indossa un abito tradizionale con un copricapo che gli dona un aspetto talmente regale che riesco a scorgere la sua figura imponente, nonostante lo spesso velo che mi ricopre il viso.
Non provo nessuna emozione quando il mio wali legge alcuni versetti coranici in lingua araba, ma quando riconosco la voce di Kam pronunciare il mio nome tutto cambia.
Una stretta al petto mi blocca il respiro e comincio a tremare.
«Nel nome di Allah, il misericordioso, io accetto di sposare la donna che rappresenti, secondo il libro sacro e la tradizione del Profeta, che sia benedetto.»
Kam pronuncia il suo consenso con un tono così solenne che mi sembra tutto così surreale.
Non riesco a credere che quella donna sono io, eppure, quando arriva il mio turno, l'imam si rivolge proprio a me: «Accetti Karim Malak Muhammad come tuo marito?»
Spalanco la bocca dalla sorpresa non appena sento pronunciare la parola Malak.
Come ha detto? Karim Malak Muhammad?
È questo il suo vero nome?
Sono sconvolta, ma per calmare il mio cuore che ha cominciato a battere fortissimo, mi dico che è solo una coincidenza.
«Sì», rispondo e mi meraviglio che la mia voce non sia uscita sottoforma di un monosillabo appena udibile.
Appena pronuncio quelle due lettere, lui si avvicina per sussurrarmi qualcosa come se volesse farle udire solo a me: «Te l'ho promesso e te lo ripeto ancora: non sarai mai sola, Marah!»
A quelle parole, un brivido mi attraversa la schiena e mi sento precipitare in un vortice. Non posso credere che abbia usato ancora una volta le stesse parole di Malak.
Con un rapido gesto sollevo il velo che mi ricade davanti al viso per poter finalmente guardare negli occhi l'uomo che è appena diventato mio marito.
Non appena poso il mio sguardo su di lui, le sue iridi scure sono lì ad attendermi.
Solo ora mi accorgo che per l'occasione si è rasato la barba. Un sorriso timoroso si dipinge sulle sue labbra e un po' più giù, dove prima una folta peluria nascondeva parte del suo volto, s'intravede una fossetta sul mento.
«Malak?» esclamo non credendo ai miei occhi. «Sei tu?»
«Sì, sono io... sono con te, sono sempre stato con te!» mi sussurra quando non riesco più a contenere la commozione.
Malak e Kamal sono la stessa persona!
Per un attimo dimentico tutto ciò che ci ha portati a questo punto e mi sembra impossibile che sia tutto vero e che mi sia legata a lui davanti a Dio.
È l'uomo che mi ha salvata diverse volte e ancora lo farà non appena avremo finito questa cerimonia.
In questi giorni mi sono chiesta come avessi potuto innamorarmi di lui in questo frangente così difficile, dopo tutto quello che ho passato e gli orribili giorni di prigionia.
Solo ora mi rendo conto del perché ho sempre avuto la sensazione di conoscerlo da sempre.
Era Malak! È sempre stato lui!
Insieme a questa nuova consapevolezza, nella mia mente cominciano a formarsi mille interrogativi.
Lui sapeva tutto fin dall'inizio? È sempre stato invischiato in tutto ciò che mi è successo?
Lui c'era il giorno dell'attentato a New York, quindi è anche lui colpevole di tutto?
Quando penso che ora sta facendo tutto questo per liberarmi, un'emozione inequivocabile fa capolino nel mio cuore e quando finalmente lui legge nel mio sguardo che non sono arrabbiata con lui, mi sembra di scorgere nei suoi occhi un turbamento indecifrabile.
Ho sempre pensato che il giorno del mio matrimonio sarebbe stato un giorno speciale, il primo da condividere insieme all'uomo che amo ed ora che sono qui, davanti a colui che adesso è diventato mio marito per la legge islamica, non faccio che chiedermi che nome dare a questo folle sentimento che cerca di uscire dal mio petto.
Ed ora che so chi è lui veramente, sembra esplodere con tutta la sua potenza.
Lo amo dal primo momento, nonostante non conoscessi nemmeno il suo volto ed è tutto così assurdo che quando ci fanno firmare i documenti del contratto, mi dimentico persino che il matrimonio in realtà è solo una finzione.
In silenzio, ci spostiamo in fondo alla sala per permettere anche alle altre coppie di ripetere il rito, ma nel momento stesso in cui ci avviciniamo alla soglia dell'edificio, Kam mi spinge verso il muro laterale.
«Perché non me lo hai detto prima?» gli chiedo, cercando di usare un tono fermo che nasconda i miei sentimenti e la mia confusione.
Dovrei essere furiosa con lui, invece questa rivelazione mi ha sorpreso in modo piacevole.
Lui però non si lascia intimidire e mi rivolge uno sguardo duro.
«Non adesso, Marah! Ora devi solo restare viva!» m'implora e non ho neanche il tempo di assimilare le sue parole che degli uomini fanno irruzione nella moschea, urlando: «Faccia a terra!»
Obbedisco all'istante non appena mi rendo conto che veniamo circondati da uomini in divisa che ci puntano le armi addosso.
Nei tre secondi che impiego a sdraiarmi sul pavimento, echeggiano sirene dall'esterno.
Nonostante l'ansia abbia ormai preso il posto dell'emozione, al solo pensiero che alle mie spalle ci sono uomini e donne pronti a farsi saltare in aria tra i partecipanti alla cerimonia, per tutto il tempo, aspetto e invoco tutti i Santi e gli Angeli della volta celeste che vada tutto bene: non sopporterei di vedere altri cadaveri.
All'improvviso qualcuno mi fa alzare e mi strattona verso l'uscita.
Cerco Leyla tra la calca e con un rapido sguardo in tutte le direzioni, mi accorgo che anche Kam e tutti gli altri terroristi della banda sono sdraiati di faccia a terra.
Una volta fuori dalla costruzione che si affaccia su un piazzale piuttosto affollato, non so dove riesco a trovare la forza di guardarmi intorno: sui tetti delle case e in fondo ai vicoli che circondano la piazza, mi rendo conto che le forze dell'ordine stanno sbucando da ogni lato a sirene spiegate.
Vengo trascinata in una camionetta blindata della polizia e non oppongo resistenza non appena noto che l'uomo che mi sta scortando indossa una divisa militare.
Non ho sentito spari né esplosioni, per cui per la prima volta da molto tempo, sospiro di sollievo, anche se so che probabilmente sono sospettata di essere anch'io una terrorista, ma il pensiero di passare da una prigione a un'altra non mi fa paura, perché sono innocente e credo nella giustizia.
È tutto finito ormai, eppure ho un magone in fondo allo stomaco.
Cosa succederà adesso a Leyla, Ibrahim e a tutti gli altri?
Cosa succederà a Kam? Ovvero a Malak?
Sto ancora pensando a lui e ai sentimenti contrastanti che provo nel mio cuore, che il portellone del mezzo viene divelto ed è proprio lui a comparire davanti ai miei occhi. Vengo presa da una sorta di gioia incontenibile e la prima cosa che faccio è avvicinarmi a lui. Finisco contro il suo petto quando lui mi aiuta a uscire. Ci guardiamo un attimo negli occhi e sia lui che io abbiamo il fiatone.
«Seguimi», mi ordina, «dobbiamo allontanarci da qui!» e non ho nemmeno il tempo di appoggiare nuovamente i piedi per terra che ci ritroviamo a correre a perdifiato fino a raggiungere un vicolo dove c'è un'auto ad aspettarci.
Kam si ferma davanti allo sportello e prima ancora che possa capire che diavolo sta succedendo, lui mi afferra e mi bacia cogliendomi del tutto di sorpresa.
È un bacio breve, ma al tempo stesso così impetuoso e intenso da lasciarmi imbambolata.
«Ora vai» mi dice brusco, spingendomi all'interno dell'auto. Solo in quel momento realizzo che il suo era un bacio di addio. Apro la bocca per dire qualcosa, ma non ho neanche il tempo di proferire una parola che le sue labbra sono di nuovo sulle mie, dolci questa volta, come se volessero lasciarvi un segno.
Quando sento la sua lingua farsi spazio, rispondo al bacio ed è in quel momento che capisco perché lui sta facendo tutto questo. Ancora una volta è tutto troppo breve e fugace perché è davvero arrivato il momento di lasciarci.
«Grazie» gli sussurro, mentre lui mi spinge all'interno dell'abitacolo. «Salva Leyla!» lo supplico con le lacrime che solo ora non riesco più a trattenere. Senza mai lasciare i suoi occhi dai miei, annuisce con la testa senza aggiungere altro.
Dopo aver chiuso lo sportello, indietreggia indurendo il viso, come se avesse rimesso la sua maschera e si volta per correre via.
«Quindi tu e lui...» sento una voce femminile alla mia destra.
Mi volto dalla sorpresa e mi ritrovo davanti l'ultima persona che mai avrei pensato di rivedere.
«Devi dirmi come ci sei riuscita!» continua beffarda, mentre ingrana la marcia per partire a gran velocità.
«Lana?» esclamo davvero incredula.
Lei ride senza togliere lo sguardo dalla strada.
«Già, proprio io!»
Sono senza parole.
Sapevo che lei e Kam si conoscessero già da prima del mio rapimento, ma non avrei mai pensato che lei potesse far parte del piano per portarmi in salvo.
Deve capire la mia confusione perché comincia a spiegare.
«Io e lui ci conosciamo da parecchi anni, ma ti giuro che questa è la prima volta che gli vedo quella luce negli occhi» mi dice con un tono neutro, come se volesse camuffare qualcosa.
Io però li ho visti quella volta al museo e so benissimo che tra lei e Kam c'è o c'è stato qualcosa.
«Auguri agli sposi!» ironizza con un tono sprezzante che mi fa quasi venir voglia di dirle di fermarsi e di farmi scendere. «Allora, tu e lui?» mi chiede diretta con un gesto volgare senza un briciolo di vergogna.
«Non è come pensi!» le rispondo abbassando lo sguardo in preda all'imbarazzo.
«Oh, tranquilla! Non sono mica gelosa... tra noi c'è stato solo sesso!» mi dice con nonchalance, del tutto ignara, almeno credo, di aver appena lanciato una bomba.
Ed io? Sono gelosa?
Sono così sopraffatta dalle emozioni che non so cosa sto provando davvero: sollievo per essere finalmente libera; timore perché non so se posso fidarmi di Lana; gelosia perché lei mi sta inducendo a credere che tra loro c'è stato davvero qualcosa; struggimento perché non so se rivedrò mai più l'uomo per cui ho sempre provato dei forti sentimenti e che ho appena scoperto essere Malak...
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