#7
Per l'ora di cena del giorno dopo, tutti sapevano che io e Theodore Mundford ci eravamo appartati all'ingresso della Sala Comune di Grifondoro. Incredibile come il gossip viaggi in fretta, quando parte da Fred e George.
«Come hai osato non dirmelo subito?» sussurrò Angelina, agguantandomi non appena mi fui seduta sulla panca per farmi mettere vicino a lei. Perfetto, era arrivata anche la mamma chioccia a farmi la predica.
«Non abbiamo fatto niente!» affermai, per quella che mi sembrava la centesima volta quel giorno.
«Be', la gente in giro dice il contrario»
«La gente in giro non c'era, quando è successo!»
«Allora lo vedi che qualcosa avete fatto!?».
Alzai gli occhi al cielo. Parlare con un muro avrebbe sortito più effetto.
Per tutta la settimana cercai di rimanere lontano sia da Theo che da Fred, che comunque aveva deciso di evitarmi a sua volta. Non avevo voglia di rimanere invischiata in scandali e chiacchiericcio, vista la quantità immane di compiti a cui eravamo sottoposti. Pagine e pagine di temi da scrivere, dai rituali di Evocazione per Antiche Rune al Dominustèrra, un incantesimo particolarmente difficile che genera un terremoto in un raggio di quindici metri.
Se volevo rimanere in pari con la mole di studio, non mi erano concesse distrazioni. E, di sicuro, io non ne volevo avere.
Il venerdì cominciò imbronciato e zuppo come il resto della settimana. L'unica nota positiva era che finalmente ci sarebbero state le selezioni per il posto vacante da Portiere nella squadra del Quidditch di Grifondoro, e io avrei potuto ritornare a cavalcare una scopa.
Quando per le quattro e mezza io e Angelina scendemmo verso il campo di Quidditch per sistemare le ultime cose, trovammo Fred e George già là. Facevano giri di campo a cavallo delle loro scope, veloci come dei falchi. Se fossi stata una loro preda, probabilmente non avrei avuto scampo. Sembravano terribilmente letali.
A quella distanza era impossibile distinguere chi fosse uno e chi l'altro, ma uno dei due stava volando come se avesse il diavolo alle calcagna, come se volesse liberarsi di un peso che lo attanagliava al terreno.
«Weasley!» gridò Angelina, richiamandoli a terra con un gran sventolare di braccia. «Ci serve aiuto con i Bolidi!».
Scesero davanti a noi, i capelli scompigliati dal vento e i visi resi rossi dallo sforzo di controllare una scopa, la divisa attaccata al fisico dal sudore. Non c'era bisogno che io e Angelina ci guardassimo negli occhi per renderci conto che entrambe stavamo pensando esattamente alla stessa cosa.
«S-sì» mormorò lei, la voce resa instabile dall'improvviso calore che la pervadeva. «Apro il baule. I Bolidi dovrebbero essere legati, ma non si sa mai».
Il baule conteneva quattro palle di dimensioni diverse, una Pluffa, due Bolidi, fortunatamente legati, e il Boccino d'Oro.
«Eccola qua» disse Angelina, tirando fuori la grossa palla rossa che ormai conoscevo nei minimi particolari. Poi chiuse in fretta il baule, prima che i Bolidi decidessero di uscire fuori e iniziare a colpirci in testa.
Nel frattempo, mi diressi verso il ripostiglio delle scope volanti per recuperare la mia. Era una Tornado Reel X, che mi ero fatta regalare per lo scorso compleanno. Era costata un occhio della testa, ma ne valeva la pena, visto che si muoveva come se mi leggesse nel pensiero.
«E' nuova quella scopa?». Sobbalzai spaventata, e la scopa cadde a terra con un gran clamore. Sentii Fred dietro di me ridere. «Siamo sulle spine, Callaghan?»
«Con te? In uno sgabuzzino? Be', direi di sì» esclamai, appoggiandomi una mano sulla bocca quando mi accorsi di averlo davvero detto ad alta voce. La risata di Fred non aiutava a far diminuire il rossore che mi era salito sulle guance, rendendo ancora più evidenti le mie lentiggini.
«Hai paura di me?»
«Piuttosto, che ci fai qui?» chiesi, evitando sottilmente di rispondere alla sua domanda. Fred si mise le mani in tasca, alzando leggermente le spalle.
«Cerco di lasciare solo George con Angelina»
«Quindi loro due...» ipotizzai, raccogliendo da terra la mia scopa.
«Be', lui non fa altro che parlarmi di lei»
«E lei non fa altro che parlarmi di lui. Forse è meglio se li facciamo mettere insieme, prima che ci facciano scoppiare la testa» dichiarai. Il rosso annuì con convinzione. «Allora può partire la missione speciale Geolina». Io e Fred ci stringemmo la mano, come se avessimo siglato un patto segreto. E in qualche modo lo avevamo fatto. Per far fronte a quei due, eravamo riusciti perfino a parlare senza insultarci a vicenda.
...
«Non ci credo, quello è mio fratello!» esclamò Fred, mentre stavamo tornando verso il centro del campo. Alla fine, George e Angelina non erano riusciti a rimanere da soli per molto, perché nel frattempo erano arrivati tutti gli aspiranti Portieri, compreso Ron Weasley. «Lo prenderò in giro a vita».
«Non essere cattivo» lo sgridai, colpendogli la spalla, «potrebbe non essere così male. Dagli almeno un'opportunità». Era quello che serviva davvero ad un ragazzo come Ron, sempre adombrato dai suoi fratelli maggiori: un'opportunità per brillare. E io ero disposta a dargliela.
Dopo un breve giro di campo per scaldarci, gli aspiranti Portieri si misero uno alla volta davanti agli anelli, cercando di parare le Pluffe che io e Katie Bell lanciavamo da qualche metro di distanza. Fred e George, invece, si divertivano lanciando verso di loro i Bolidi a tutta velocità.
Il primo fece un pessimo lavoro, Katie riuscì a segnare due volte in pochi secondi. Il secondo si comportò leggermente meglio, ma notavo che ogni tanto lanciava un'occhiata al suolo, come se avesse paura dell'altezza. Non ci servivano in squadra persone che soffrivano di vertigini.
Il terzo fu Ron. E' vero, ci ero andata piano con lui, perché forse volevo che venisse scelto per entrare a far parte della squadra. E' anche vero che Katie gli lanciò delle Pluffe difficili, e lui era riuscito, anche se con qualche difficoltà, a pararle quasi tutte.
Quando tutti ebbero finito, Angelina ci chiamò a terra. Erano tutti intorno a lei, aspettando il verdetto come dei cuccioli aspettano che il padrone lanci loro la pallina. Fred e George, dietro di me, sussurravano qualcosa di molto simile a: «Non Ron, non Ron, ti prego non Ron».
«Ho osservato attentamente i vostri movimenti in volo» iniziò Angelina, guardandosi intorno. «E, nonostante alcuni di voi non se la siano cavata male, non ho dubbi su chi sarà il futuro Portiere di questa squadra». Tutti i ragazzi si protesero verso di lei. «Ron Weasley!».
«Oh no!» esclamarono i gemelli, alzando gli occhi al cielo. Ma Ron non li stava ascoltando, perché stava venendo trasportato da tutti gli altri verso la sala Comune del Grifondoro, acclamato da cori da stadio. Probabilmente, era il giorno più bello della sua vita.
«Perché non hai scelto Geoffrey Hopper?» chiese George, seguendo Angelina all'interno del castello. «Lo hai visto anche te che ha volato meglio di Ron!»
«Geoffrey è una piaga, non smette mai di lamentarsi» rispose lei, ridacchiando della faccia contrariata del rosso. «Mi sa che vi toccherà abituarvi ad avere un altro parente in squadra!».
Quella sera venne organizzata una festa, e io dovetti guardare tanto divertita quanto contrariata i gemelli Weasley preparare boccali su boccali di Burrobirra che non avevo idea, e non volevo sapere, da dove avevano tirato fuori.
«Rilassati un po'» mi consigliò Fred, avvicinandosi con due boccali pieni in mano.
Uno lo allungò verso di me, mentre dall'altro prese un sorso di Burrobirra, facendomi un occhiolino. Io lo presi, guardando il liquido ambrato sciabordare all'interno. Sapevo che, non appena avessi iniziato a bere, le mie difese si sarebbero abbassate, e qualcuno avrebbe potuto farsi male. Era proprio quello che una Caposcuola non avrebbe dovuto fare.
Fred mi avvolse un braccio alla vita, per attirarmi a sé. Da quando avevamo parlato nello sgabuzzino delle scope, era come se tra noi tutto fosse tornato alla normalità, come se una semplice stretta di mano potesse rimettere a posto le cose. C'era ancora tanto di non detto tra di noi ma, forse, quello non era il momento giusto per tirare fuori argomenti che non ero pronta ad affrontare.
«Adesso non sei una Caposcuola, sei solo Maeve» mi sussurrò ad un orecchio.
Be', "solo Maeve" per una volta non aveva voglia di pensare alla scuola.
Bevvi un sorso di Burrobirra, sancendo così una linea netta tra Maeve la Caposcuola, e Maeve la ragazza di diciassette anni, che non aveva mai avuto la possibilità di divertirsi e voleva recuperare il tempo perduto.
Passarono un paio di ore, Harry era tornato dalla punizione con la Umbridge, e Ron gli stava raccontando del suo provino e di quanto fosse stato bravo. Hermione era addormentata su una poltroncina, il che era un bene, perché in giro per la sala Comune stavano spuntando sempre più ragazzini del primo anno che recavano inconfondibili segni di recenti emorragie nasali. Ad un certo punto Fred, George e Lee si misero a fare i giocolieri con le bottiglie vuote di Burrobirra, aiutandosi con la magia perché non erano così bravi da saperlo fare senza.
Per mezzanotte, la maggior parte degli studenti si era ritirata in camera. Anche io ero dell'idea di rintanarmi nel mio letto e dichiarare conclusa la giornata, quando venni agguantata, con modi poco cortesi, da Angelina che sembrava su di giri anche senza aver bevuto alcool.
«I gemelli mi hanno chiesto se vogliamo andare in camera loro, vieni vero?».
Non avevo la minima intenzione di prolungare ulteriormente la serata. Ma quando alzai lo sguardo per guardare Fred, che mi stava mimando con la bocca "missione Geolina", capii che forse ne valeva la pena. Se non altro, se si fossero messi insieme voleva dire che io avrei potuto passare le future serate serenamente in camera mia, sapendo che la mia amica non sarebbe rimasta da sola ma in buona compagnia.
I dormitori maschili non erano tanto diversi da quelli femminili, c'erano solo un po' di reggiseni in meno in giro e qualche calzino in più.
Fred e George avevano saggiamente deciso di avvicinare i propri letti a baldacchino, in modo da formarne uno unico in cui saremmo potuti stare comodi tutti. Anche se un pochino stretti.
«Adesso può davvero iniziare la festa» dichiarò Fred, tirando fuori da sotto il letto una bottiglia spaventosamente grande di Whisky incendiario. Sì, probabilmente in quel modo poteva anche iniziare una festa, ma di sicuro finiva la mia reputazione da brava ragazza. Il gioco "verità, obbligo o bevuta", molto in voga tra gli studenti più grandi di Hogwarts, mi aveva sempre fregata.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro