Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

#2

«E' arrivata la prefetta perfetta!»

«Aspettate, aspettate. Adesso è diventata Caposcuola, dobbiamo trovarle un nuovo nomignolo»

«Che ne dite di Caposcuoletta?»

«Caposcuoletta? Caposqualetta, magari!»

In tutto ciò, non ero ancora riuscita ad entrare all'interno dello scompartimento, ma non appena lo feci, venni sommersa da urla e risate che mi riempirono il cuore. Come ero riuscita a rimanere amica con quei soggetti per sei anni di fila non lo sapevo, ma sta di fatto che non sapevo più come fare a meno di loro.

«Fatela respirare» si impose Angelina Johnson, aiutandomi a trascinare le valigie all'interno dello scompartimento. Tra tutte le ragazze che conoscevo, esclusa forse mia sorella, Angelina Johnson era quella più tosta di tutte. A volte, mi era capitato di desiderare di essere come lei. Un po' menefreghista, sicura di sè, dritta per la sua strada. Una alla quale il giudizio degli altri non interessava. Una che non sembrava avere un briciolo di ansia.

Lo scompartimento era sovraffollato per quelli che erano i miei gusti, ma trovai comunque un posticino vicino al finestrino. Poi, preso un respiro profondo, fui pronta a dare attenzione ai miei amici e compagni di casa.

I più chiassosi, senza alcuna ombra di dubbio, erano i gemelli Weasley, gli stessi che si erano inventati l'appellativo "prefetta perfetta", e che ne stavano cercando un altro adatto al mio nuovo ruolo. Quando poi erano accompagnati da Lee Jordan, che non a caso in quel momento era seduto davanti a loro, i guai erano assicurati.

Già dal quinto anno, mi ero accorta di essermi cacciata in una situazione particolarmente scomoda. Quando fui nominata Prefetto di Grifondoro, sapevo che gli insegnanti si aspettavano che riuscissi a tenere a bada Fred e George, visto quanto, nonostante la evidente diversità dei caratteri, eravamo diventati amici nel corso degli anni. Eppure, neanche io riuscivo a resistere al loro fascino, ed ero diventata una loro alleata. Lo sarei stata, perlomeno, fino a che la professoressa McGranitt non mi avrebbe scoperto.

Aprii la gabbietta del mio gatto, lasciando che Macnas girasse libero per lo scompartimento. Sapevo bene che tutti i ragazzi presenti lo adoravano, e che erano sempre felici di averlo in giro.

«Ciao Mac! (pronunciato Mec)» esordì Fred, seduto di fianco a me. Lo prese con una mano, era talmente piccolo da poter essere tirato su in quel modo, e se lo appoggiò comodamente sulle gambe. Macnas iniziò a fare delle fusa rumorose, da bravo ruffiano quale era.

«Lo confondi così» affermai, con il tono di chi deve sempre ripetere la stessa cosa. «Si pronuncia Mock, anzi, ancora meglio se lo chiami col suo nome intero. Mocknus». Fred fece un verso strano, come se si stesse per strozzare, mettendosi poi a ridere. Gli altri si accodarono alle risate. Io alzai gli occhi al cielo, visibilmente scocciata. Venivo sempre presa in giro per le mie origini irlandesi.

In realtà, io l'irlandese non lo sapevo parlare. Non bene come aveva saputo farlo mia nonna, comunque. Conoscevo solo poche parole, ma ci tenevo a portare un po' di Irlanda dentro di me, che fosse nell'azzurro dei miei occhi, nella costellazione di lentiggini che mi percorrevano il viso o nel dare un nome alle cose che amavo.

«Che cosa voleva dire, poi?» chiese Angelina, che tra tutti era sempre stata quella più sensibile alle discriminazioni, anche se fatte scherzando.

«Vuol dire giocoso» spiegai, prendendo il gatto dalle gambe di Fred con un gesto stizzito e portandolo vicino a me. Macnas miagolò in disapprovazione, ma dopo qualche carezza mi si accoccolò sulle gambe. «E non prendetemi in giro».

«Non mi sembra giocoso, dorme tutto il tempo» affermò George, perplesso.

«Un po' come te, Weasley?» lo prese in giro Angelina. Guardai quei due scambiarsi uno sguardo fin troppo lungo, in cui nessuno dei due sembrava voler cedere. Forse, valeva la pena chiedere chiarimenti ad Angelina, non appena ci sarebbe stata l'occasione. Avevo l'impressione che, durante le sue lettere estive, non mi avesse raccontato proprio tutto.

«Io so essere molto giocoso».

Il treno uscì finalmente dal grigio dalla città e iniziò ad attraversare campi verdi e paesaggi sterminati, che erano alcune delle cose che apprezzavo di più della Gran Bretagna. Anche se, a dirla tutta, per quanto riguarda il paesaggio niente poteva battere il mare d'Irlanda.

Mentre tutti gli altri iniziavano a cibarsi di Api Frizzole e Cioccorane, io continuavo a lanciare sguardi al mio orologio, aspettando che arrivasse mezzogiorno e mezza. L'orologio era molto fine, con il quadrante e il cinturino di oro rosa. Nel quadrante, erano incastonati dei piccoli diamantini, e, sotto vi era inciso il nome di mia nonna.

«Devo andare» dichiarai dopo pochi secondi, appoggiando delicatamente Macnas di fianco a me e alzandomi, spolverando poi velocemente la gonna per togliere i peli del gatto. Lo sguardo di Fred si fissò un secondo sulle mie gambe, per poi guardarmi in viso. «Mi aspettano nello scompartimento dei Prefetti».

«Ci metterai tanto?» chiese Fred, facendo il labbruccio. «Chi è che pescherà tutte le Caramelle tutti i gusti + 1 schifose se te ne vai?». Giusto, le caramelle. Come potevo pretendere che Fred Weasley fosse triste solamente perché me ne sarei andata per un po'?

Evitando di rispondergli, perché avevo una reputazione da mantenere e non sarebbe stato carino cadere nel volgare, mi diressi verso la porta scorrevole, allungando un braccio per aprirla e poter così uscire.

«Oh!»

D'improvviso mi ritrovai addosso a qualcosa che mi bloccava il passaggio. E quel qualcosa subito si mise a ridere. Aveva un profumo strano, un po' di sudore, un po' di acqua di colonia scadente.

«Be', non pensavo ti fossi mancato così tanto, prefetta perfetta»

«Theo!».

Theodore Mundford era un Corvonero del mio stesso anno, fino all'anno scorso era stato un prefetto anche lui. Ci assomigliavamo per molti aspetti, per questo da quando siamo diventati prefetti siamo diventati amici molto velocemente. Per prima cosa, entrambi eravamo degli studiosi, e amavamo trovarci in biblioteca nei giorni più liberi per ripassare insieme degli argomenti particolarmente difficili. In più, eravamo entrambi degli sportivi e giocatori di Quidditch accaniti.

«Sei diventato Caposcuola anche tu!?» esclamai emozionata, notando una spilla scintillante attaccata al suo petto molto simile alla mia. D'improvviso, la prospettiva di essere Caposcuola non mi sembrava più un impegno gravoso, quanto un qualcosa di molto allettante.

«A quanto pare» ridacchiò lui, il suo sorriso bianchissimo che sembrava illuminare la stanza, spettinandosi i capelli castano scuro con una mano. Durante l'estate si era alzato di qualche centimetro, e la mascella mi sembrava un poco più pronunciata. «Passeremo un bel po' di tempo insieme, May».

Da Lee Jordan partì un fischio che alludeva a qualcosa che non volevo neanche iniziare a capire, ma il sorriso di Theo si allargò ancora di più.

«Che ci fai qua, comunque? La lettera diceva di trovarsi al vagone dei Prefetti per le dodici e mezza»

«Sono venuto a prenderti. Tutto il treno sta parlando di te» affermò Theo, allungando poi il braccio per prendermi a braccetto.

«Non ci credo neanche un po'» dichiarai, ridendo e accettando caldamente l'invito.

«Non ce la rubare troppo, Mundford» disse Fred, facendomi un occhiolino, «abbiamo bisogno di lei». Non potei fare a meno di arrossire.

«Ve la riporterò tutta intera» promise Theo, stringendo però la presa sulla mia vita, il che mi fece un po' strano. «Andiamo, i nostri doveri da Caposcuola ci aspettano».

Il vagone dei Prefetti era leggermente diverso dal resto dei vagoni. Non era diviso in scompartimenti, ma erano presenti una serie di tavolini e sedili dai morbidi cuscini ricoperti da velluto bordeaux. Alcuni tavoli erano spogli, altri ricoperti di piatti contenenti gustosi sandwich o focacce.

Attorno ad uno dei tavoli più grandi erano seduti tutti i prefetti in carica per quell'anno, sia quelli che frequentavano il quinto anno, sia quelli che frequentavano il sesto. Mi parve di scorgere alcune facce che conoscevo, probabilmente quelli che erano stati Prefetti anche l'anno prima, e persone che invece conoscevo solo di vista o per nulla.

«Bene, eccoci qui!» esclamò Theo battendo le mani, facendo girare tutte le teste verso di lui.

Theo aveva sempre avuto quel carisma magnetico che attirava l'attenzione non appena aperta la bocca. Spesso, ci riusciva anche stando zitto. Il suo portamento, la sua prontezza di spirito e la sua intelligenza sapevano ammaliare le persone. Me compresa.

«Come forse avrete capito» aggiunse, una volta che ci fummo seduti in mezzo a loro, «noi siamo i due Capiscuola di quest'anno. Saremo il vostro punto di riferimento e faremo da tramite tra gli studenti e i professori nel caso ce ne fosse bisogno».

«Prima di tutto, vorremmo fare un giro di nomi dei nuovi Prefetti, in modo da conoscerci tutti» aggiunsi sorridendo. Tra me e Theo, sicuramente ero io quella che era sempre stata più propensa a fare gruppo e creare dei legami stretti. Soprattutto in quel momento in cui mi sentivo un esempio da seguire.

I nuovi prefetti di Serpeverde erano, non c'erano dubbi al riguardo, Draco Malfoy e Pansy Parkinson. Draco aveva una reputazione che lo precedeva, data soprattutto dal suo cognome. Personalmente, sapevo di lui solo cose che mi venivano riferite dai gemelli, perché era ovvia l'inimicizia che correva tra il giovane Malfoy e Ron, loro fratello minore. Ma, visto che ero solita ascoltare entrambe le campane prima di giudicare, mi riservavo il beneficio del dubbio fino a che non avrei visto le sue doti da Prefetto. Per quanto riguarda il Grifondoro, conoscevo bene i due nuovi prefetti, e nonostante in principio fossi stata stupita della scelte dei professori di dare a Ron quell'importante incarico, ero sicura che Hermione fosse stata la scelta più azzeccata. Eravamo molto amiche, e in passato Hermione si era rivolta a me diverse volte in merito a qualche dubbio sullo studio. Ero sicura che saremmo andate d'accordo anche in veste di Prefetto e Caposcuola. Non conoscevo Ernie Macmillan e Hannah Habbott, i due prefetti di Tassorosso, ma a prima vista ispiravano fiducia. Theo mi aveva parlato invece dei prefetti di Corvonero, Anthony Goldstein e Padma Patil.

«I prefetti hanno vari compiti da dover svolgere durante l'anno, quali cambiare la Parola d'Ordine all'ingresso delle sale Comuni, per quelle che ne necessitano una» spiegai, guardando più che altro i prefetti di Serpeverde, che tra tutti sembravano quelli un po' più distratti. Malfoy mi scrutava dubbioso, con aria giudicante. Dovetti fare uno sforzo in più di concentrazione per poter continuare e non soccombere a quegli occhi glaciali.

«Quindi saremo noi a sceglierla?» chiese Hermione, alzando timidamente una mano.

«Sì» affermai, «ogni due settimane, sarebbe l'ideale. Ma per il Grifondoro sarebbe opportuno che me lo veniste a riferire, prima di parlarne con la Signora Grassa, in modo da verificare che sia una combinazione di parole adeguata».

«Le ronde sono sicuramente la parte più importante che dovrete compiere» riprese Theo, che tra i due Caposcuola era sicuramente quello più pratico e che sapeva andare al succo del discorso. «La decisione della turnazione e dell'area da coprire è responsabilità del corpo docenti. Appena abbiamo la tabella ve la daremo anche a voi. La ronda viene fatta in compagnia di un altro Prefetto se la zona da controllare è piccola, in compagnia di un Caposcuola o professore se si devono controllare le serre e l'esterno. Si è esonerati dalla ronda solo in caso di comunicazione ufficiale dall'infermeria, e per nient'altro.»

«E se avessimo un test il giorno dopo? Se dovessimo ripassare?» chiese Ernie Macmillan.

«Siete diventati Prefetti perché i professori vi ritengono in grado di saper gestire nel miglior modo il tempo da dedicare allo studio, ai vostri doveri e ai vostri piaceri» spiegai, «sono sicura che non avrete problemi, anche perché le date e gli orari dei vostri turni di ronda vi saranno date in anticipo. Ma se aveste qualche problema, o semplicemente bisogno di qualche suggerimento potete venire a chiedere a noi».

Theo sbuffò, perché non avrebbe voluto avere Prefetti tra i piedi che non sapevano fare il proprio lavoro. Aveva già abbastanza cose a cui pensare di suo.

«Ad ogni Prefetto è richiesto di pattugliare la sala comune dopo l'orario di coprifuoco e fino a mezzanotte per evitare disordini, feste non autorizzate, o fughe notturne» continuò Theo.

Dovetti trattenermi molto per non scoppiare a ridere. Questo adempimento veniva effettuato molto poco, nella sala Comune del Grifondoro. A tutti piace fare un po' di festa ogni tanto, soprattutto dopo aver vinto una partita di Quidditch.

«Infine» annunciai, «quello che so vi interessa più di tutto. I punti». I visi dei Prefetti si illuminarono di una luce nuova. «I Prefetti possono togliere fino a cinque punti agli studenti appartenenti alla propria casa, esclusi altri prefetti o Caposcuola. Non potete assegnare punti, ma far menzione di buona condotta al vostro Direttore di Casata. Attenti, potete dare una punizione ad uno studente, ma dovete parlarne con noi o con i professori. Non abusatene». Guardai negli occhi ognuno dei ragazzi presenti, sperando di essere stata sufficientemente chiara.

«Bene, abbiamo finito» dichiarò Theo. «Ogni tanto date un occhio fuori dal corridoio per vedere se è tutto tranquillo. Quando arriviamo ad Hogsmeade, recuperate i ragazzini del primo anno e portateli da Hagrid. Per il resto, ci aggiorniamo domani mattina a colazione».

Una volta tornata nel mio scompartimento, mi ritrovai al centro di un'accesa discussione su chi fosse il più bello tra i due gemelli, e mi venne affidata la carica di giudice supremo. Fece finta di pensarci per qualche secondo, passando lo sguardo da uno all'altro sfregandomi il mento in un atteggiamento dubbioso, per poi sbottare dicendo che erano gemelli, ergo non differivano che in piccolissimi particolari. Fred stava per ribattere che una discriminante c'era ed era anche molto grande, quando il vetro del finestrino venne scosso da un tuono potente. La giornata si era annuvolata di colpo, ed era iniziato un vero e proprio temporale.

Ma neanche il brutto tempo poteva adombrare il buonumore che aleggiava in quello scompartimento, visto che tutti si erano messi a ridere dell'urletto spaventato che Lee aveva fatto.

Stavo tornando ad Hogwarts, e andava tutto bene. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro