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*più che una gang bang è un'orgia, di quelle "altolocate", ambientata in una villa.
Manuel l'ha notato subito.
Non è stato l'unico a notarlo, probabilmente neanche il primo, che attorno a lui c'è una piccola folla e la frenesia, caratteristica di quelle stanze, pare acquietarsi attorno alla sua figura.
Le mani che lo stringono sono infatti delicate, le braccia che lo sollevano gentili e le labbra che percorrono quella pelle candida paiono stregate.
Ha gli occhi chiusi, le guance accaldate, la bocca rossa è spalancata e ansimante.
I riccioletti gli accarezzano la fronte sudata e c'è, più d'una volta, una mano che ha cura di scostarli via.
Poi quegli occhi si spalancano e si inchiodano nei suoi, e il tepore che stringe i lombi di Manuel divampa e si fa incendio e quasi gli annebbia la vista, che di tutte quelle mani nessuna è degna di sfiorarlo.
Allunga una mano verso di lui, quell'angelo, e una spinta più decisa da chi lo sostiene lo fa ansimare, e Manuel è immediatamente accanto a lui, a incastrare le sue braccia con quelle protese dell'altro, a sollevarlo, a tirarlo via per portarlo con sé in un'alcova privata di velluti rossi e cuscini morbidi.
Manuel siede sulla panca e gambe di neve gli avvolgono i fianchi, il calore che l'avvolge è indescrivibile.
Stringe con forza quei fianchi di burro e detta il ritmo delle spinte, degli affondi, e quando infine vengono entrambi quella meraviglia s'accascia, distrutta, su di lui.
Manuel lascia correre le dita tra i riccioletti scuri, li districa piano, gli bacia una spalla.
"Sono Manuel", sussurra, che neanche riconosce la sua voce.
"Non dovresti dirmi il tuo nome", e la sua, di voce, pare trillo di campanelle.
Le sue mani continuano a carezzarlo, perse in quel mare di pece che sono i suoi ricci, "Tu non vuoi dirmi il tuo nome?"
"... Simone".
"Ci vieni ad un appuntamento con me, Simone?"
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