"Forse se tu non te ne fossi andato non avrebbe cercato d'ammazzarsi!"
"Tu non c'eri in ospedale! Non c'eri per Jacopo e non c'eri nemmeno per Simone!"

Simone si chiude la porta alle spalle il più silenziosamente possibile, che l'ultima cosa che vuole è essere notato e quindi trascinato in un turbinio di scuse da parte dei genitori, che poi non sono altro che un velato accusarsi a vicenda per mostrarsi innocenti ai suoi occhi.

Asciuga le lacrime, monta in sella soltanto quando raggiunge l'esterno del cancello. Allaccia il casco e sfreccia via, che il rancore ha cancellato ogni altra cosa in casa sua, e sentirlo ogni giorno sulle spalle lo porta quasi a soffocare.

Le sue fuge in garage sono ormai così frequenti che Manuel è arrivato a preoccuparsi della sua assenza, e l'aspetta varcare ogni giorno la soglia.

Quella mattina non è da meno, e il suo arrivo è accolto da un abbraccio stretto e palmi ruvidi a scacciar via le lacrime.

Manuel gli bacia una tempia mentre ancora lo stringe, "che t'hanno fatto oggi?"mormora, e più se lo stringe contro più attorno a lui si stringe, che vorrebbe farsi protezione d'ogni male.

Contro il suo petto Simone abbandona il pianto, che da frenetico si fa lento, cerca col suo corpo di farsi cosa sola con l'altro e trovare tra le sue braccia conforto.

"Non ce la faccio più Manu, mi fanno sentire così solo".

"Vieni qui", ch'il lavoro è abbandonato, e ogni attenzione è per Simone e quelle lacrime.

E lo tira a sedere sulla panca assieme a lui, e Simone è tutto un raggomitolarsi e farsi piccolo e invisibile, esistente soltanto in funzione delle sue carezze, e il cuore di Manuel assieme ne vive e ne perisce "ci sono io con te".