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Simone non l'ha fatto apposta.

Una serie di circostanze si sono susseguite per condurlo alla disfatta, sostiene; che sono mesi che non può partecipare agli esercizi in palestra, e sono altrettanti mesi che la sua classe s'è trovata a condividere gli orari di ginnastica con un'altra quinta, quella che sta in fondo al corridoio a sinistra, quella dove c'è Luca.

Ecco, Luca, a posteriori, è forse la circostanza determinante della sua disfatta - o forse l'unica persona che davvero merita la sua infinita gratitudine, il fattore esterno decisivo.

Luca che è sfacciato, che è sempre sorridente, che ha sempre una parola gentile, che è bello, bello, bello.

Non che a Simone sia passata l'enorme sbandata per Manuel, anzi, che se prima stava sotto un treno, quello s'è sdoppiato all'infinito per diventarne cento.

Che in quel periodo difficile gli è stato così tanto vicino, Manuel, sempre a sostenerlo, ad aiutarlo, perfetto e impacchettato nel ruolo che s'è costruito, attento a non superare un'indeterminata linea di confine che continua ad avanzare e ad arretrare a seconda delle giornate.

E Simone è stanco, così stanco di passare le mattine a sperare di sognarlo di notte e le sere sveglio a pensare alle sue mani.

E Luca è lì, ed è tanto dolce, e Simone, nella sua felpa enorme e i pantaloni lunghi si sente quasi inadeguato, che non lo sa perché lo costringano ad indossare ugualmente una tuta se lui ginnastica ancora non può farla, e la morbidezza del suo stomaco n'è ormai testimone.

Vergognosa testimone, a detta sua, che tenta in ogni modo di nasconderla, che già prima di prendere peso si sentiva un mostro.

E se ne resta seduto nel suo angolino di palestra a guardare i ragazzi giocare, e ringrazia Luca con un sorriso sincero quando questo gli porge un caffè, raggiungendo il gruppo per la partita di pallavolo subito dopo avergli scompigliato i capelli.

Luca sarebbe perfetto, sostiene Simone.

Peccato che i suoi pensieri - e i suoi occhi e le sue parole- siano ormai legati a doppio nodo ad ogni sguardo di Manuel, anche il più superficiale.

Sguardo a cui non è sfuggito quello scambio, che a Manuel Luca non piace, non gli è piaciuto dal primo momento, quando s'è presentato a Simone offrendogli un cioccolatino e rivolgendogli un fin troppo allegro "che, te lo posso fa'un disegnino sul gesso?"

Che a Simone non ha detto niente, figurarsi, che non potrebbe esordire dal nulla con una scenata di gelosia per qualche caffè e qualche sorriso di troppo, ma lo stomaco gli si attorciglia lo stesso e teme che prima o poi diventerà verde e si metterà a cantare quant'è bello sconfiggere la gravità.

Che non è proprio il suo caso, ma a schiacciarlo non è tanto la gravità quanto la gelosia.

Ciò non gl'impedisce di impiegare più forza del necessario quand'è il suo turno di schiacciare, né gli impedisce di mirare al naso di Luca.

Peccato che la sua mira abbia sempre fatto schifo.

Lancia un'occhiata a Simone allora, che ignaro di tutto gli sorride, e riprende a giocare cercando di tenere sotto controllo la voglia che ha di usare Luca come bersaglio, che a Simone non farebbe piacere.

S'accorge però, durante la partita, di come il piccolo sembri sempre più a disagio, di come, a un certo punto, stringa le gambe al petto e le abbracci, di come abbia le guance rosse, gli occhi lucidi, di come le labbra si schiudono attorno ai respiri.

Di come i suoi occhi seguano con attenzione maniacale quell'imitazione di partita.

Che Manuel non lo sa, non se l'immagina nemmeno, che l'eccitazione - che è palese si tratti d'eccitazione-  di Simone sia dovuta alla sua propria persona, e subito la vista gli si oscura, ch'è sicuro che la causa di tale turbamento sia quel coglione testa di cazzo di Luca.

S'allontana allora, chiede il cambio, e si piazza a gambe aperte difronte a Simone che dal basso lo fissa con due occhioni interrogativi.

"Vie'co'me", gli dice, gli porge la mano, ma Simone lo fissa e basta, tanto stranito che Manuel crede gli sia cresciuta una seconda testa.

"Manu, ma la partita- dove dobbiamo andare?"

"Vie'co'me t'ho detto. Accompagnami n'attimo negli spogliatoi, te devo fa vede'na cosa".

..

La chiusura della porta rimbomba tra le mura fredde degli spogliatoi, Manuel non c'avrebbe fatto nemmeno caso, ma sente Simone sobbalzare, che i rumori forti lo disturbano da un po' di tempo a quella parte, e allora stringe con più forza la presa attorno alle sue dita mentre lo conduce con decisione verso l'ultimo cubicolo, chiudendo poi la porta con tanto di lucchetto.

Simone, se possibile, è ancora più confuso.

Manuel non lo sa, in effetti, se sia stata la foga del momento a renderlo ai suoi occhi tanto bello - che Simone è sempre bello, Simone è bellissimo, c'ha gli occhi che parlano pure quando non vuole e due labbra che sembrano costruite nello zucchero, e Manuel ormai s'è abituato ad avere ogni cosa di Simone soltanto per sé, e il solo pensiero che quell'affanno dolcissimo possa essere dovuto ad un altro lo spinge verso la più isterica pazzia.

E le sue mani sono sui fianchi di Simone in un istante, la schiena del piccolo pressata contro il muro, e un respiro strozzato raggiunge le sue orecchie che insieme è miele e fiele.

"Manu- Manuel, che ho fatto? Perché adesso vuoi fare a pugni?", pigola, e Manuel sente d'avvicinarsi a falcate alla più pura isteria.

Percorre il collo di Simone col naso, dalla base fino alla mandibola, e forse Simone finalmente ha capito, che le sue mani gli stringono la felpa e un piccolo singhiozzo gli sfugge dalla gola.

"Manu?"

Manu.

Manuel.

Che il suo nome è tanto bello quando è Simone a dirlo, non dovrebbe dire nient'altro, sostiene Manuel.

Allora su quella pelle morbida ci lascia un bacio delicato, e poi un altro, e fatica a fermarsi, che il sapore è tanto buono che gli verrebbe da mordere e leccare senza remore.

"Simone, Simo', ma che mi combini tu, ah?" è frenetico nel suo mormorare, che ad ogni parola lascia che le labbra sfiorino la pelle di Simone.

"Che-che ho fatto?"

"E me lo chiedi pure? Che te pensavi, mh? Che non me ne sarei accorto, che stavi là seduto co'sta boccuccia aperta, aspettando che qualcuno te la riempisse?"

E il piccolo alle sue parole avvampa, la passione e la confusione nei suoi occhi lasciano posto alla vergogna.

"Io- no, Manuel, io non-"

"Che c'è?" dice, e stringe un braccio attorno alla sua vita per tirarselo meglio addosso, "non stavi pensando a me Simo'?, ringhia, che il solo pensiero lo manda in bestia, e tira sù Simone con uno scatto, le sue cosce morbide strette contro i fianchi," ma a te a desso ce pensa Lele tuo, sí? Che lo sappiamo tutti e due che a te c'è posso pensa' solo io ".

"-mio?"

E Manuel è fin troppo preso dal mordergli il collo, per rendersi conto di quanto sia tremante quella semplice domanda, ma le dita di Simone si stringono ai suoi ricci e lo costringono a guardarlo.

"Mio?" ripete, e schiaccia il naso contro il suo, e Manuel teme di sciogliersi, spazzato via dalla facilità con la quale Simone ha sostituito con  tanta dolcezza la sua furia.

E gli bacia una guancia, e poi l'altra, più e più volte, che non ne può più di privarsene.

"Tuo. Solo tuo. E tu invece sei solo mio. È vero che sei solo mio Simo'? Me lo devi dire che sei mio, che a vederti così combinato per colpa di uno che non sono io, io ci perdo la testa Simo'"

"Ma un'altro chi, che è da quando t'ho visto che vedo solo te".

"Pure prima vedevi me? A che pensavi, che cos'è che t'ha fatto sali'st'affanno?"

E Simone vorrebbe dirglielo, davvero, ma l'imbarazzo gli attorciglia la lingua e a stento riesce a biascicare un timidissimo "a te, pensavo a te", che manda Manuel fuori di testa.

Infila le mani sotto la felpa, sente la pelle morbida di Simone, "sti' felponi che ti metti mannaggia a te, tutto nascosto stai, e io ti vorrei solo mangiare piccole'".

E Simone quasi si ritrae, timido nella sua stessa pelle, che "non sono piccolo, non sono più piccolo".

"Te lo faccio vede'appena arriviamo a casa quanto sei piccolo. Guardami, guarda a me", mormora, e ha da afferrargli il mento per riportare quegli occhioni nei suoi, "tu sei stupendo. E sei mio. E appena Luca te guarda n'altra volta l'ammazzo".

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Non ho riletto sorry ho sonno.












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