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✨143. Omegaverse!

Sono un paio di giorni, ormai, che Simone si sente strano, ma è un periodo davvero pienissimo, e la colpa l'ha data allo stress.

Sono anche un paio di giorni, però, che Manuel non riesce a stargli lontano, che avverte il bisogno di averlo vicino, di saperlo tranquillo, di vederlo.

Sono, inoltre, un paio di giorni che il profumo di Simone s'è fatto ancora più dolce.

Manuel se n'è accorto dal primo istante, che Simone profuma di miele e fichi sempre, ma il miele non era mai stato così forte.

E poi è bello, è così tanto bello, sembra così tanto morbido e invitante.

E tutti quei segnali a Manuel non sono sfuggiti, li ha messi insieme quasi subito per arrivare all'unica conclusione plausibile, ma Simone, si dice, non sarebbe tanto sprovveduto d'andare in giro in quelle condizioni tanto delicate senza prendere precauzioni alcune.

Simone, si dice, se ne sarebbe accorto s'avesse avuto un calore  - il primo- imminente.

E lo vede, come si girano a guardarlo quando cammina, come Simone sia naturalmente più dolce e attraente, e mastica giù la voglia di prendere a pugni chiunque volti il capo nella sua direzione, ma il piccolo non mostra segno alcuno di consapevolezza, e Manuel si convince che s'è sbagliato, che non può avvicinare Simone e dirgli che secondo lui c'è un calore imminente, perché negli ultimi giorni ha avuto soltanto voglia di mangiarselo, che lo metterebbe a disagio, che non sono affari suoi.

Almeno finché il calore di Simone non esplode per davvero, e nel peggiore dei luoghi, cogliendo il piccolo così di sorpresa che l'unica reazione che ha è rannicchiarsi e iniziare a tremare.

E le mattonelle dei bagni sono così fredde e sporche e Manuel odia, detesta, vederlo lì, ma ha il terrore di sfiorarlo.

E gli occhi grandi di Simone sono terrorizzati quando si puntano nei suoi.

Ha già le guance rosse, è già in affanno, è tanto bello e tanto buono e tanto suo, e Manuel lancia un'occhiata alla porta principale del bagno per assicurarsi che sia chiusa.

Ma poco importa, che quel profumo ha già impregnato l'aria e le cosce di Simone già tremano e Manuel deve, deve, portarlo via di lì.

E Simone singhiozza e s'abbraccia le ginocchia, lo guarda con occhi imploranti e impauriti e non c'è nulla da fare, per quanto lo desideri è più forte l'istinto primordiale che ha di proteggerlo, di saperlo al sicuro.

E s'avvicina a lui, e Simone si sporge verso il suo tocco in maniera così visceralmente dolce e naturale che a Manuel viene da piangere, da morderlo, da ringhiare, da scoparlo lì su quel pavimento sudicio, ma si limita a carezzargli piano i riccioletti sudati.

"Simone, Simone, lo sai cosa ti sta succedendo?"

"Manu, Manu io non me ne sono accorto- fa male-fa tanto male Manu, ti prego portami via io non- non voglio stare qui-" ma i singhiozzi l'interrompono.

Manuel sfila via la felpa dalle spalle, c'infagotta Simone come meglio può, per tamponare l'odore del piccolo, perché il suo odore lo conforti, perché abbia qualcosa di soffice in cui stringersi, e poi lo prende in braccio.

Simone riesce a farsi minuscolo contro il suo petto, vi geme e vi singhiozza, è scosso da tremori e il sudore gl'imperla la fronte.

È stupendo.

Portarlo a casa è quanto di più difficile non abbia mai fatto.

E tra le sue coperte soffici pare ancora più bello, rosso com'è, in preda al piacere che al dolore si mischia, e i gemiti che gli sfuggono dalle labbra sono quanto di più armonico Manuel abbia mai udito.

Ed è così difficile non prenderlo, ché nella testa di Manuel c'è solo un pensiero ormai, è tuo, prendilo, è tuo, è solo tuo, prendilo, prendilo, senti quant'è dolce, guarda come trema, è già pronto per te, così bagnato e così caldo, pronto per essere riempito finalmente, da te, solo da te.

Ma Simone è spaventato, le lacrime che gli rigano il volto non sono causate soltanto da un piacere mancato, e Manuel ha da ricacciare via ogni istinto che non sia la più pura necessità di protezione.

E s'occupa lui, allora, di sistemare il letto, di renderlo accogliente, di renderlo nido, e s'occupa del cibo e fa scorta d'acqua, d'asciugamani, di coperte.

E poi siede accanto a lui e non toccarlo gli fa male, e sente d'impazzire a quel profumo che l'invade, a quel corpo meraviglioso accanto a lui che S'inarca e si contorce.

Ma Simone avverte il suo calore, avverte il suo odore e gli si accoccola contro, struscia il naso contro di lui, ancora una gamba al suo bacino e Manuel ha da implorare tutti i santi in cui non crede per fermarlo e per fermarsi, e Simone si fa disperato tra le sue braccia, "non mi vuoi? Tu non- Manuel, Manuel ti prego, ti prego, fa male Manu, perché non mi vuoi, perché non- Manuel, Manuel-"

Manuel sta bruciando, Manuel lo vuole così tanto, ma "non così, vita mia non così, guarda quanto sei spaventato, non sei pronto amore, non sei pronto. Mi sta uccidendo vederti così, ti voglio così tanto, ma non adesso amore, però resto qua con te, resto con te Simo', mi prendo io cura di te, e ti giuro che se mi vuoi ancora lo facciamo l'amore, lo facciamo per giorni interi, non ti lascio andar via dal letto".

E il solo pensiero porta Simone a gemere, a stringersi attorno al nulla mentre le cosce si bagnano ancora di più, "Manuel!"

E forse, anche se non può toccarlo- "Ti piacerebbe amore? Lo vuoi fare l'amore con me? Si?"

E Simone è frenetico nel suo annuire, s'aggrappa forte alla sua maglia e affonda il naso nel suo collo.

Manuel lo stringe forte, allunga una gamba tra le sue cosce e Simone, forse senza neanche accorgersene, comincia a strusciarvisi contro.

" Voglio-ti voglio, Manu, Manuel-".

"Sì? Io pure ti voglio Simo', vita mia, ti voglio così tanto, ti voglio stretto stretto attorno al mio cazzo, voglio affogare tra le tue cosce, che c'hai un profumo così buono che mi sembra d'impazzire per quanto lo voglio sulla lingua".

E i movimenti di Simone sono più forti, e Manuel gli afferra con forza una natica e con decisione accompagna le sue spinte,

"ti voglio aprire con le dita mie Simo', e dopo con la bocca, e voglio venirti dentro così tanto che ti si gonfia lo stomaco, che ti cola sulle cosce, che l'odore mio lo devi tene' dentro, che addosso non basta. Perché tu sei mio Simo', sei solo mio e lo devono sape' tutti di chi sei, che nessuno ti può toccare, che le cosce le apri solo per me".

Simone viene.

Trema, preso da piccoli incontrollabili spasmi.

Manuel gli asciuga le lacrime, gli bacia la fronte. Che Simone sta per addormentarsi, che ora è stanco, che ha da recuperare le forze per il calore che è appena iniziato.

E lo copre allora, ignora l'erezione che gli gonfia i pantaloni e gli fa male, e stringe Simone un po' di più vicino al petto, un po' di più vicino al cuore.

"Dormi amore, resto io qua, non ti lascio".

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Daje? 😶

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