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7

Simone è esausto, distrutto.

La giornata gli è parsa infinita, piena d'imprevisti tanto scomodi d'averlo portato più d'una volta sull'orlo di una crisi.

Le caviglie lo tormentano e gli occhi bruciano da quanto sono rossi e gonfi.

È tanto stanco che Manuel non se ne sorprende, quando gli crolla addosso addormentato.

Si preoccupa invece di quanto scomodo dev'essere, piegato com'è e con un braccio schiacciato contro lo schienale. E si fa quasi contorsionista allora, per spostarsi e farlo stendere comodamente su di sé, sempre attento a tenerlo stretto con un braccio per evitare che caschi dal divano.

Gli ci vuole un po', ma riesce alla fine a trovare una posizione comoda per entrambi.

Simone non s'accorge di nulla, perso in un sonno profondo, e una volta fermi s'accoccola meglio contro il suo petto e lì sbuffa piano, strofina il naso contro la sua maglietta e borbotta qualcosa di vagamente simile a "so' rugbista io", che costringe Manuel a soffocare una risata tra i suoi capelli.

Lo tiene stretto tutta la sera, anche se le gambe pizzicano, il braccio non se lo sente più e il film è finito da un pezzo.

Profuma di buono, Simone. Profuma di bucato, di quel profumo delicato che ricorda casa e che quasi stordisce Manuel, che nasconde il naso tra i suoi ricci e ne respira a fondo, stanco eppure sveglio, insonne, ché vuole godersene ogni attimo.

Abbassa il volume allora, stringe meglio Simone, e lascia che il tempo gli scorra addosso.

...

Simone si sveglia in piena notte.

Gli ci vuole un po', poi, a prendere coscienza di dove si trova, del fatto che deve essere tardi, che Manuel è ancora lì e che gli stringe forte la vita, che in pratica gli ha dormito addosso impedendogli di andar via.

Soprattutto, si rende conto che Manuel è ancora sveglio, che gli sta accarezzando i capelli, che ha le labbra pressate sulla sua fronte.

E se ne scopre tranquillo, sereno, quasi fosse una vita intera che la stessa scena si ripeta, ogni notte, ogni giorno, e "Manu", bisbiglia, e l'abbraccia a sua volta, nasconde il viso nel suo collo.

"Sei sveglio" mormora il più grande, gli bacia una tempia e lo stringe di più, "dormi".

"Tu pure".

Eppure nessuno dei due riesce a prender sonno, ché pare d'esser scivolati in un mondo a parte, intimo e privato, dove nient'altro esiste se non i loro respiri, i loro corpi tanto vicini da sembrarne uno soltanto.

E i pensieri di Simone paiono pesare quanto l'atmosfera che li avvolge, ne è quasi stordito, e sul corpo solido di Manuel non trova riposo, che s'agita e borbotta e il suo profumo forte gli riempie i polmoni.

Manuel lascia scivolare una mano alla base della sua schiena, conforto e tortura assieme, sotto la maglia, ed è così calda che Simone sobbalza, rimsalda la presa, "Manu", pigola, e con la punta del naso gli accarezza il collo.

"Che c'hai?Mh?" e la voce è roca del sonno perso e scende a fondo nei lombi del piccolo, le labbra aperte soffocano un ansito contro il suo collo, "Manuel", ripete, e diventa evidente l'erezione che lo tormenta, la coscia solida sulla quale è cavalcioni; il profumo di Manuel lo stordisce e i fianchi prendono vita propria, che oscillano e strusciano, e il respiro gli si affanna ancora e ancora e Manuel lo tiene ancora per la vita e accompagna ogni suo gesto con parole di zucchero.

"Bravo Simone, bravo così", "sei tanto caldo Simone", "come sei morbido", gli bacia la fronte, le guance morbide e bollenti, le ciglia umide.

Ne guida i movimenti con gesti decisi, quando Simone è fin troppo perso e non riesce a far altro che mormorare, lamenti dolcissimi che alle orecchie di Manuel sembrano miele.

Ringhia, quasi, che Simone è abbandonato e caldo sul suo corpo e pare fatto apposta per essere plasmato dai suoi gesti, che "fatti sentire, fatti sentire", "sei così dolce, il più dolce", "sei mio Simone, sei solo mio", e il piccolo gli si stringe contro, "vieni, vieni per me Simone, vieni per me".

E viene, Simone, caldo e silenzioso quasi a non voler disturbare, trema da capo a piedi e strizza gli occhi, respira a bocca aperta e subisce l'orgasmo quasi ne fosse passivo, restandone privo di forze.

Manuel gli accarezza le labbra, spinge piano la punta del pollice a carezzargli la lingua e gli lascia un bacio umido sulla guancia, "bravissimo, bellissimo", e l'erezione che gli pulsa nei pantaloni l'ignora con fatica, ma Simone è stanco, e allora lo stringe meglio, "dormi adesso".

"Resti fino a domani?"

"Resto sempre".

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