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Per caso, in realtà.

Che poi dire caso è proprio il termine giusto, che Roma è tanto grande e Nicola tanto impegnato, ché pare che qualcuno c'abbia infilato le dita per intrecciare i fili.

Stanno a Villa borghese, che Simone dopo tanto penare l'ha convinto ad uscire di casa, ed è riuscito a corromperlo con la promessa di un gelato e di un giro in barca al tempio di Esculapio, "pago tutto io, non devi nemmeno rema' ".

Stanno passeggiando nei giardini, quando si sente chiamare il nome di Manuel, e poco dopo Nicola raggiunge la sua stessa voce e li saluta, li raggiunge a passo spedito e con un sorriso cordiale e imbarazzato sul viso, "ciao Manuel", gli si ferma davanti, le mani in tasca e il sorriso ancora sulle labbra.

E Manuel sente un po' la testa girare, che a guardarlo adesso si dà dello stupido a non aver visto quanto gli somiglia, e gli fa un cenno col capo e abbozza un saluto che gli esce più tremante di quanto in realtà non volesse.

A Nicola non pare importare, o forse non ci fa caso, o forse fa finta di non accorgersene, ché da quand'ha scoperto di Manuel desidera solo passarci assieme del tempo, conoscerlo, scoprirlo.

E li invita a prendere un caffè, anche Simone, che per rispetto e soggezione ha fatto un passo indietro e non s'è ancora presentato, ma non pare servire, che Nicola rivolge anche a lui un sorriso cordiale e una mano tesa, "tu devi essere Simone, giusto?" e non attende risposta, che "unisciti a noi".

E il caffè è imbarazzante, ma bello.

Che Nicola è preso da una curiosità tanto tenera quanto fervente nei confronti di Manuel, che a tutto quell'interesse non è abituato ma che gli riscalda lo stesso il petto.

E Simone resta volontariamente al margine, ch'è un momento di Manuel quello.

Eppure, a serata finita, prima d'entrare in casa Manuel lo trattiene per un polso e il suo polso trattiene tra le dita, ne disegna piccoli cerchi sulla pelle tenera, "so' contento che ce stavi pure tu, oggi".

E non lo guarda, che  troppe emozioni in una sola giornata Manuel non le regge, e Simone lo sa, e ridacchia piano e "ti somiglia. Cioè, tu somigli a lui. Molto. Chissà se avrai anche tu gli stessi capelli da vecchio. Sono molto belli-", e gli tira un ricciolo, "però me pare che stai già stempiando tu".

"Aò e vaffanculo", e poi, "che so' tutti 'sti complimenti, c'hai 'na cotta pe'mi'padre?"

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