20(🧡)
Ch'è stata una giornata lunga, che c'è voluto un po' prima di svuotare completamente il garage e portare tutto in villa, e Manuel sente la stanchezza incurvargli la schiena.
È di ritorno ch' è quasi mezzogiorno, gli scatoloni con le ultime cose nel retro dell'auto e i vestiti sporchi, il volto stanco, e tanti ricordi ad affollargli la mente.
Ed è tanto piacevole mettere piede in giardino, allontanarsi dal caos e dalla polvere e respirare quiete, respirare quell'aria che sa di casa già da un po', già da prima che cominciasse a viversi.
Pulisce le mani sui jeans ed apre il cofano, scarica gli scatoloni, e nel richiuderlo alza gli occhi che casualmente finiscono sulla finestra di Simone.
E ci mette qualche secondo, Manuel, a realizzare quel che vede.
Gli si dipinge un sorriso sulle labbra prima che se ne renda conto, che le gambe nude di Simone sono penzoloni e in bella vista, i piedi scalzi, le caviglie incrociate e un libro tra le mani.
La pelle al sole quasi risplende, e il cielo è tanto azzurro che pare disegnato.
E Manuel chiude il cofano allora, senza smettere di guardare, ci si appoggia a braccia incrociate e ancora guarda, che gli basta immaginarselo per sentirsi meno stanco -quasi lo sente sulla sua, di pelle, il piacevole contrasto tra il caldo del sole e la frescura della stanza. Riesce quasi a vederlo per intero e non deve neanche sforzarsi, con gli occhiali da lettura e i ricciolini stretti.
Dibatte un po' con se stesso, scatta una foto, anche se gli si arrossano le guance.
Ripone il telefono in tasca , al sicuro, e torna ad incrociare le braccia sul cofano, "Biancane', so tornato. Sciogli i capelli".
E il viso di Simone spunta allora alla finestra, che sia più divertito o imbarazzato Manuel non sa dirlo, "quella è Raperonzolo, cretino".
"Seh. Viemme a da'na mano".
E Simone lo raggiunge, e mica glielo dice, Manuel, che l'ha chiamato Biancaneve apposta, che lo sa che quella dei capelli è Raperonzolo.
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