18
Dopo vani tentativi, Manuel lascia un ultimo, frustrato, calcio contro la porta.
"È inutile che te sgoli, n'ce sentono", sbuffa, che Simone ancora prova ad attirare l'attenzione, e si appoggia con le spalle alla parte infilando poi le mani in tasca, che già sente le dita farsi fredde.
Dall''altro lato della stanzetta, Simone prova come può a sbirciare oltre la finestra, per quel po' di vetro che è ancora visibile e non coperto da ammassi di cianfrusaglie, "non vedo nessuno".
"E che voi vede'", si sposta, lo raggiunge, "è quasi mezzanotte, staranno a dormi'".
Non gli dispiace in realtà. Non più di tanto, che ultimamente pare che Simone gli stia scivolando via dalle dita.
Sotto i suoi occhi il piccolo s'allontana dalla finestra con uno sbuffo infastidito e si guarda attorno, s'abbraccia il busto, e Manuel non riesce a non arricciare il naso, "Tanto che te fa schifo 'sta qua co'me, Simo'?"
"...ma sei cretino?" ch'è a metà tra un'affermazione e una domanda, "non sei tu il problema! È che sono stanco, e qua dentro c'è puzza e poi è pieno di polvere e lo sai che sono allergico e-" conta sulle dita, almeno finché Manuel non gli copre le mani con le sue, "hai finito?"
"No", s'imbroncia, "c'ho pure freddo".
Manuel gli sorride, si siede a terra e allarga le braccia, "a questo rimediamo facile, vie'qua".
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