Che s'è appropinquato un temporale all' improvviso, di quelli che nel giro di secondi s'alza un vento spaventoso e il cielo si fa buio, e dal tavolo in cucina Simone è volato via in giardino a ritirare il bucato, correndo più volte avanti e indietro sotto gli occhi pigri di Manuel che, indisturbato, ha continuato a dedicarsi alla sua colazione.

È alla caduta delle prime gocce pesanti che Simone si chiude con fatica le imposte alle spalle, lanciando al più grande uno sguardo tagliente e seccato,  "non scomodarti eh",
"figurati".

Sbuffa, Simone, che da quando s'è trasferito in casa non l'ha mai visto muovere un dito, e con stizza prende a piegare vestiti e tovaglie senza degnarlo d'attenzione - o almeno vorrebbe, che quello scellerato allunga una mano e, afferrato un lembo di stoffa, pulisce via la marmellata dalle labbra col pizzo bianco delle sue mutandine preferite.

Non sa, Simone, se il rosso delle guance sia più rabbia o più imbarazzo.

Probabilmente, pensa, un'equa miscela d'entrambi.

E gliele strappa di mano allora, quelle povere mutandine ormai rovinate,  e nella foga dei suoi gesti il barattolo di marmellata glielo rovescia addosso e Manuel salta dalla sedia.

"Ma sei coglione?!", sbraita, che a braccia tese tira la maglia per osservarne i danni, "che cazzo ti viene?!"

"A me? Che cazzo mi viene a me?! Sei tu che ti sei pulito la faccia con le mie mutande!"

"Io non- che?!", sbigottito, imbarazzato anche, sicuramente incredulo.

Simone non esita a sventolargliele sotto il naso, godendo del suo imbarazzo con malcelata soddisfazione "n'ce vedi manco più adesso?"

"Ma- ma sembravano n'fazzoletto!"