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CAPITOLO 9: Wilde Dschungel

Giunti a metà della competizione, come in tutte le edizioni, i concorrenti, cominciavano a soggiacere alla stanchezza e allo stress, che li portavano a commettere errori banali, che gli assicuravano l'immediata uscita dalla gara. La maggior parte di loro veniva colto da colpi di sonno improvvisi o da malori dovuti alla disidratazione, che sfociavano in incidenti più o meno gravi, considerando che uno di loro, si era rotto l'osso del collo durante un sorpasso, ed era morto sul colpo. I sabotaggi, escogitati dai più alti in graduatoria, avevano ridotto considerevolmente il numero dei partecipanti ancora in gara. Il deserto, con la sua conformazione naturale e inospitale, aveva sicuramente aiutato, ma era stata la tempesta di sabbia ad aver dato il colpo di grazia e segnato le sorti del Tour.

Adalia fissava il tabellone, incredula. Una sfilza di nomi depennati. Un cimitero di eroi caduti inghiottiti dalla sabbia, dalla sete e dal beffardo destino.

Dierl Noah: ritirato
Strößner Benedikt: ritirato
Wölfin Helmut: ritirato
Schäfer Alois: ritirato
Schwarz Bartholomäus: ritirato
Braun Bert: ritirato
Brücke Diedrich: deceduto
Wüstenschiff Gerwin: ritirato
Schlange Hans: ritirato
Klotz Elias: ritirato
Franz Julian: ritirato
Keller Sebastian: ritirato
Sepp Ulrik: ritirato
Werner Dominik: ritirato

Risultato parziale di questo Checkpoint:
Luchs Leon: 10 giorni, 20 ore, 15 minuti e 13 secondi
Adler Alexander: 10 giorni, 20 ore, 15 minuti e 17 secondi
Fuchs Wolfgang: 12 giorni, 4 ore, 30 minuti e 30 secondi
Bienen Ubald: 12 giorni, 5 ore, 59 minuti e 59 secondi
Hahn Isidor: 12 giorni, 10 ore, 10 minuti e 10 secondi
Haar Rudolf: 13 giorni, 1 ora, 4 minuti e 5 secondi

Risultato Attuale:
1. Posizione: Adler Alexander: 19 giorni, 35 ore, 10 minuti, 47 secondi
2. Posizione: Luchs Leon: 19 giorni, 35 ore, 11 minuti, 5 secondi
3. Posizione: Fuchs Wolfgang: 21 giorni, 19 ore, 30 minuti, 7 secondi
....

Erano partiti in 20. Erano caduti in 14. Ne restavano solo 6, i più valorosi e fortunati, probabilmente.
Adalia sapeva che Fuchs, avrebbe agito, con lo scopo di rallentarli o di buttarli fuori dalla competizione, proprio durante la prossima tappa, che prevedeva un lungo e impervio tragitto nella giungla, in quanto era la sua unica possibilità di recuperare il divario e aggiudicarsi la gara. Per farlo, doveva sabotare sia lei, sia Adler, ma poichè loro si erano alleati, sarebbe stato al quanto difficile per il ragazzo, sopraffarli entrambi. Inoltre era consapevole, che Alexander era intoccabile e che nessuno sano di mente, avrebbe attaccato di proposito il figlio del Re, di conseguenza la vittima designata di Wolfgang, era sicuramente lei.
Doveva assolutamente concentrarsi, eppure era inquieta, da giorni. Quel bacio, l'aveva scombussolata al punto, che non riusciva più a dormire e il fatto che Alexander la ignorasse, la faceva andare su tutte le furie. Come poteva quel ragazzo, prima baciarla e poi fare finta di niente? Dovevano chiarire probabilmente ma, con che faccia lei, che lo aveva respinto, poteva parlare di quel suo primo bacio, datogli senza il permesso, e così inaspettatamente bello e letale per la sua sanità mentale?

Alexander non se la passava meglio. Da giorni non faceva che evitare gli sguardi, pregare un Dio in cui non credeva, accendere di nascosto candele commemorative per Diedrich e struggersi per amore. Fräulein Luchs gli aveva inferto il colpo più letale. Uno di quei colpi senza lividi e sangue, ma più profondi e dolorosi di qualsiasi ferita superficiale. Il genere di ferita che scavava un cratere dentro di te, annientando la tua anima. Come se non bastasse, aveva appena scoperto che il padre era gravemente malato e necessitava di un trapianto di cuore. Questa volta era stata la Regina Viveka in persona a chiamarlo, dopo che il padre, a seguito di un mancamento, era stato ricoverato d'urgenza in ospedale. Le condizioni di salute del Re erano gravi e lo preoccupavano enormemente, nonostante il cuore del campione caduto, fosse compatibile e avrebbe continuato a battere, se l'intervento fosse riuscito senza complicazioni e rigetto, non in una persona normale, ma proprio nel petto del Re, l'uomo più importante del loro mondo. Il modo più glorioso per andarsene e continuare a vivere. Il modo più dolce per continuare a rombare come il ruggire di un motore, senza catene, per sempre dentro un individuo che però non sapeva amare e aveva perso il suo spirito, schiacciato dai doveri. Pensieri di amara morte che gli avevano scatenato un dilemma esistenziale profondo a cui non sapeva darsi pace: e se fosse morto il concorrente sbagliato? Non meritava quella fine, ma forse lui sì. Non era mai stato un bravo figlio, non sarebbe stato nemmeno un bravo Re. Non era speciale e non era riuscito nemmeno a far breccia nel cuore arido di suo padre e nemmeno in quello dell'unica ragazza che aveva acceso, come un rogo, il suo interesse e la sua passione. Se tutte le persone che erano importanti, lo rifiutavano, significava senza ombra di dubbio, che la sua intera esistenza, era un fallimento, inutile e totalmente sbagliata. Non meritava di vivere. Era morto il ragazzo sbagliato. Un senso di inquietudine, che si radicava schiavo, nella sua anima, lo travolse mettendo a nudo tutte le sue insicurezze sepolte sotto una spessa coltre di protezioni che gli erano scoppiate in faccia come schegge di specchio. Avrebbe dovuto abbandonare la competizione e andare al suo capezzale? Avrebbe perdonato tutte le mancanze di un padre padrone o l'avrebbe fatto morire col senso di colpa? Era pronto a subentrare, diventando, a tutti gli effetti, il nuovo Monarca? Assolutamente no. Non era pronto. Non sarebbe mai stato pronto.
Un miliardo di pensieri gli ronzavano in testa fastidiosi, come moscerini, procurandogli un'insopportabile mal di testa, un senso di vuoto alla bocca dello stomaco, un magone perenne che gli faceva contrarre la mascella fino a sentire male, ogni volta che deglutiva.
Qualsiasi figlio amorevole avrebbe già fatto i bagagli e sarebbe andato via, ma lui non era mai stato come gli altri, tantomeno un figlio di cui essere fieri. Era egoista, incapace, immaturo e disdegnava tutto ciò che non concepiva il suo cervello e che era imposto da quel sistema privilegiato chiamato Monarchia, che muoveva i fili della sua esistenza e che lui non sentiva più sua. Tuttavia sarebbe diventato Re, per diritto di nascita, nonostante la sua riluttanza. Da Re, avrebbe potuto cambiare la legge e permettere a sua sorella di diventare Regina, abdicando e ottenendo finalmente la sua libertà, così da deludere per l'ultima volta il suo genitore in punto di morte. Non poteva abbandonare la competizione, doveva rimanere e combattere da eroe, come Diedrich, era la sua ultima possibilità per rendere, suo padre, fiero. Le sue tre stelle d'oro, nel peggiore dei casi, avrebbero brillato in eterno sul legno della sua bara  e lo avrebbero accompagnato verso quella luce, che lui non era mai riuscito a donargli a causa di anni di risentimento, ripicche e stupido orgoglio. Eppure ogni fibra del suo corpo ululava di  mollare tutto e semplicemente esserci, anche se lui non c'era stato, per la sua versione bambina, quando ne aveva più bisogno. Un arcano, sordo e intollerabile dolore lo assassinava, in un moto perpetuo di coltellate che si scagliavano violente nel suo petto, mozzandogli il respiro e provocandogli spasmi  brutali che lo piegavano a terra schiacciato dalla sensazione di soffocamento e dalla morte stessa, tanto che si ritrovò a piangere nel bagno del suo piano, appoggiato con la schiena alla porta di una latrina e la testa nascosta tra le ginocchia, come quel bambino di 10 anni, che desiderava solo un abbraccio.

Sentì il cuore contorcersi nel petto, quando si accorse di non essere solo.
Adalia, sentiva, da una delle porte chiuse, dei rumori famigliari che la rattristarono: gemiti strozzati, respiri affannosi e il classico rumore di qualcuno che tirava su col naso, cercando di trattenersi, mentre piangeva. Rumori che aveva abbandonato a 10 anni, in quel pozzo, ma che oscuri, facevano ancora parte di lei. Stava per andarsene, ma alla fine bussò.
"Va tutto bene lì dentro?"
I suoni cessarono inghiottiti dalla vergogna e dallo sciacquone.
La voce della ragazza gli provocò un conato, che aumentò il suo malessere.
Di affrontare anche lei, non ci pensava proprio, non ce la faceva. Era troppo da sopportare, senza avere qualcuno con cui condividere il pesante fardello. Aveva sperato, che fosse lei, quella metà della sua anima mancante, ma lei gli aveva sbattuto la porta in faccia. Come tutti gli altri del resto. Sospirò buttando giù un doloroso fiotto di saliva e magone. Riassunse un barlume di contegno, indossando una delle sue solite maschere, e aprì la porta.
Adalia aveva immaginato molti visi, occhi gonfi e rigati da lacrime, disperazione e consapevolezza per i tempi della gara, altre 4 facce, deluse di non avere più Chance di vincita, giammai la sua, pallida e segnata da un male esistenziale che sembrava non avere cura. No. Non le era mai venuto in mente che potesse trattarsi proprio di "egocentrico", "Dummkopf", "labbra stupende", "depresso", Alexander Adler. Perchè proprio il ragazzo, che le aveva donato quell'unico meraviglioso bacio, che risvegliava in lei sensazioni che non aveva mai provato prima, doveva piangere? Cosa lo aveva indotto a vacillare? Forse, anche lui, cominciava ad accusare il peso delle aspettative del suo regno, la speranza del suo popolo, l'obbligo di trionfare, ad ogni costo, proprio come aveva fatto suo padre. Era un fardello che avrebbe fatto esitare chiunque.
"Fräulein." sussurrò con aria assente, sciacquandosi il viso con l'acqua corrente.
"Ne vuoi parlare?" chiese titubante.
"Di cosa?" si finse stupito.
"Lo sai."
"Non significava niente, no? Posso sopportare un rifiuto. Lá fuori, ho un'ampia scelta."
"Non... era quello che intendevo." Era chiaro che non poteva stare male solo per lei.
"Mi pareva piuttosto cristallino, ma c'è sempre una prima volta per tutto, anche per il tuo no. Me ne farò una ragione!"
"Al primo ostacolo, ti arrendi già?"
"Non psicoanalizzarmi! Non sai niente di me, se non quello che ti ho fatto credere."
"Tu non capisci! Quello di qualche giorno fa, è stato il mio primo bacio. Scusa se mi ha lasciata spaesata! Inoltre non mi hai nemmeno chiesto il permesso."
"Non si chiede il permesso per un bacio o svanisce la magia del momento. Comunque lieto di essere stato il primo a cui hai distrutto la vita, Fräulein Luchs."
"Non ti sembra di esagerare un po'?"
"Pensavo di essere invincibile. Prima di te. Ma mi sbagliavo. Mi hai rovinato, Fräulein." si interruppe. Era la cosa più sincera e schietta che gli avesse mai sentito dire. "So che non provi i miei stessi sentimenti, ma, mi piacciono le sfide."
"Puoi avere chiunque Adler."

Alexander fremette contraendo il suo viso, le sopracciglia e le narici in un mezzo sorriso.

"Ma io non voglio avere chiunque, voglio te, Adalia."
"Io voglio SOLO la vittoria."
"Sei una creatura straziante, Fräulein." sussurrò con la voce profonda.
Gli occhi del ragazzo cercarono di imprigionarla, ma lei li evitò, guardando il lavandino.
"Menti sempre." Alexander sussurrava, ma le parole sembravano urlarle potenti nella testa. Vicinissime. Assordanti.
Anche lui si era avvicinato, abbastanza da farla scontrare contro il lavello e da baciarla. Di nuovo. Aveva inclinato leggermente la testa, si era abbassato verso di lei, ma questa volta la guardava con gli occhi apatici, pieni di crepe. Un movimento fluido e con la stessa solita grazia. Labbra morbide, vellutate e infuocate, che si fondevano con le sue in una danza oscura di emozioni che ogni volta sbocciavano dentro di lei con profondo tormento. Labbra che questa volta raccontavano alle sue, una storia fatta di rabbia, silenzi, dolore, bugie, tristezza, senso di colpa, inadeguatezza, peso, sotterfugi, delusione, grida, lacrime e che profumava di addio. Labbra, che si mischiavano a quell'unico sentimento che non aveva mai provato fino ad ora: amore. Più provava ad opporsi e più il desiderio di lui aumentava al pari della pelle d'oca. Non poteva per una volta semplicemente smetterla di razionalizzare tutto e goderselo?  Ma non era un bacio dolce e pieno di amore, come il primo, questo, aveva un sapore sbagliato. Espirò sulle labbra del ragazzo. Fu più un sospiro frustrato, che un vero e proprio respiro, che risuonò alle orecchie del biondo come una nota di una musica funebre che avrebbe sancito per sempre la fine di quell'amore, a cui lei, non aveva mai dato nemmeno una possibilità e che forse, non avrebbe ricambiato mai.
"Quanto ancora fingerai che tra di noi non ci sia niente?"
"Non fingo!" rispose turbata mossa dall'interno da una forza più potente di un uragano. Le sue labbra. Non pensava più a niente ormai, a parte le sue labbra, al sapore di menta e a quel gusto selvaggio e proibito di uomo che l'aveva cambiata per sempre, facendola diventare una vera donna.
"Era solo un bacio. Non significava niente."
Alexander sgranò gli occhi. "Niente" farfugliò. "Per te, non significava niente. Per me, tutto."
"Non... ti azzardare ad uscire! Dobbiamo parlare di quello che è successo qui dentro!"
Ma Alexander, aprì la porta del bagno e si allontanò a lunghe falcate.
"Non significare niente per nessuno é la storia della mia vita. Ci vediamo sulla griglia di partenza Luchs. Non mi porterai via anche la vittoria."

6 Motociclette schierate sulla griglia di partenza, pronte a partire, scaglionate, in base ai tempi ottenuti nelle altre tappe e 6 Corridori  nervosi, pronti a tutto per vincere.
Il boato dei motori di Adler e di Luchs ruggirono per primi, allo sventolare della bandierina.
Alexander guidava teso e poco concentrato. Non sapeva come fosse possibile, ma la moto si stava muovendo senza il suo controllo, come se il riflesso muscolare, facesse tutto il lavoro, visto che il suo cervello, incasinato da mille pensieri, si era momentaneamente scollegato dalla modalità "competizione". 
Guadagnava terreno, percorrendo a tutto gas, le strade strette, piene di ciottoli colorati e sabbia proveniente dal Deserto, mentre si allontanava dal checkpoint, ma non dai suoi tormenti, che, suo malgrado, tornavano a bussargli continuamente, in testa. Gli interessava solo vincere e seminare Luchs. Per oggi non avrebbe potuto sostenere un'altra conversazione con lei , un bacio o peggio un suo rifiuto. La vicinanza con lei, gli faceva sempre abbassare la guardia e lo faceva agire senza controllo, spinto solamente dall'emotività e dal desiderio, caratteristiche che non erano mai state parte del suo essere. Si rendeva conto, km dopo km, che non si era mai lasciato sopraffare dai sentimenti e che aveva sempre agito in modo razionale e lucido, tuttavia, Adalia aveva quel qualcosa in più che lo obbligava ad abbassare le sue barricate, costruite con fatica a protezione del suo cuore, e a lasciarla entrare, perchè, la sua sola presenza, gli rendeva la vita più bella e sopportabile. Lei era sostanza, era autentica, era perfetta per lui perchè combaciava perfettamente con le sue imperfezioni, lei gli arrivava dritto al cuore, e lì, vi rimaneva. Da quando era entrata nella sua vita, erano svanite tutte le sue certezze, sopraffatte da un sentimento stupendo e totalizzante che lo mangiava dall'interno e lo stava letteralmente facendo impazzire. Le sue labbra, erano diventate la sua unica ossessione. Tutto, per quel primo bacio rubato, che l'aveva travolto togliendogli il respiro e che l'aveva attraversato come una scossa elettrica, che maliarda e senza pietà, era andata a trafiggere il suo cuore impreparato, che per un attimo, aveva smesso di battere, piacevolmente smarrito, da quella sensazione adrenalinica, che si era insinuata nell'anima e che gli aveva fatto passare la paura di precipitare. Innamorarsi era totalmente fuori dal suo controllo, eppure Adalia Luchs, aveva rapito i suoi pensieri e il suo cuore per sempre.

Adalia seguiva Adler che sfrecciava a tutta velocità sull'autostrada. Questo era in assoluto il tratto più facile e piacevole della gara: asfalto nuovo e liscio, su una strada a 6 corsie, sgombra fino alla giungla. Guidavano da ore e Alexander non aveva mai nemmeno una volta, cercato il suo sguardo attraverso lo specchietto, come invece era solito fare. Non sapeva se affiancarlo, costringerlo a fermarsi o semplicemente continuare a seguirlo, facendogli sentire la sua presenza. Lo aveva ferito. Ne era consapevole, ma non poteva farsi trascinare nelle insidie di un amore passeggero, che sarebbe morto non appena tagliato il traguardo. Alex era un Principe, che aveva ben chiaro il suo futuro e che si sarebbe sposato, al termine della competizione, con una ragazza, sicuramente migliore in tutto e per tutto, di lei. Dopotutto, in altre circostanze, non si sarebbero mai potuti incontrare: due mondi, i loro, così diversi e distanti che era impossibile farli intrecciare. Ne era consapevole, eppure il pensiero di perderlo, le sconquassava il cuore. Con chi avrebbe condiviso le sigarette? Con chi avrebbe duettato in moto? L'avrebbe semplicemente dimenticata? Avrebbe stretto tra le sue braccia un'altra, come se non avessero mai avvolto, nel loro calore protettivo e che profumava di casa e biscotti alla cannella, il suo corpo? Avrebbe baciato altre labbra con lo stesso trasporto e passione con cui si era avventato sulle sue? 
Sospirò. Le luci del tardo pomeriggio, seguite da un'aria umida e tiepida che trasportava petali e profumava di fiori, si andavano a scurire pronte a lasciare spazio alla notte. Attorno a loro prati colorati a perdita d'occhio, le regalarono il sorriso che si era affievolito dopo il confronto con Alexander. Era sfinita e affamata, non si fermavano da ore, ma Adler sembrava come ipnotizzato, considerando che due ore prima si era affiancata a lui, e il ragazzo non se n'era nemmeno accorto. Proseguiva sempre dritto, guardando davanti a sè, come se però non stesse guardando davvero. Sembrava non avere una meta. Non più.
Il mondo intorno ad Alexander era improvvisamente diventato nero come la pece, tremava sfocato e vorticava in circolo come i pensieri nella sua testa. Girava. Girava. Girava. La strada si dipanava sempre più buia davanti a lui, aperta, come una ferita, vuota, come il suo cuore. 
Solo quando accostò sul ciglio della strada si accorse di Luchs al suo fianco. Lo stomaco protestava. Avevano saltato il pranzo? Non lo ricordava. I rami degli alberi attorno a loro si protendevano inquietanti come mietitori di anime, il suo campo visivo sfarfallava nebuloso, si appannava sempre di più, schiacciato dalla stanchezza, forse. Girava. Girava. Girava. Tutto girava, anche l'oscurità che nuotava nutrendosi dei suoi incubi, lasciandogli le gambe molli tipo gelatina.
"Alex?" la sua voce sibilò preoccupata.
Adler cercò di aggrapparsi alla moto, ma sbagliò mira. Le tenebre si erano fuse con il suo peso e lo schiacciavano a terra, a peso morto.
"Scusa! Io ci ho provato! Ma hai ragione tu, non sono abbastanza forte." cadeva perdendo i sensi nel bel mezzo del nulla.
Cosa aveva voluto dire? Adalia non lo sapeva, ma probabilmente non era riferito a lei, a loro.
Era la prima volta che non sapeva cosa fare, la seconda volta, dopo averlo sorpreso in bagno, in cui Alex, gli era sembrato vulnerabile. E continuava a domandarsi, il senso del suo dolore.
Aveva posizionato Alexander supino e come da procedura, in caso di svenimento, gli aveva sollevato le gambe muscolose e pesanti come macigni a 45 gradi, ma il ragazzo era rimasto immobile, come se il crepuscolo lo avesse avvolto per sempre con la sua gelida alitata di morte.  
"Svegliati Dummkopf!" lo strattonava senza risultati. "Non puoi lasciarmi sola! Non puoi!" Le lacrime di frustrazione, sgomento e preoccupazione le bagnavano le gote mentre appoggiava la testa al petto del ragazzo, che respirava regolarmente.
Presa dal panico e dallo sconforto si ricordò di una sciocchezza che aveva letto in un libro. Sicuramente non avrebbe funzionato ma ormai aveva provato di tutto.
"Non c'è nulla che un bacio improvviso non possa risolvere."
Le sembrava sciocco ma cosa aveva da perdere in fondo?
"E' meglio per te che ti svegli Alex o giuro che ti prendo a calci al prossimo tentativo."

"Fräulein, non eri autorizzata a piombare nei miei incubi e a trasformarli in sogno."



NOTA AUTRICE: Alexander schiacciato dai problemi e dalla preoccupazione è svenuto. Adalia lo ha "risvegliato" con un bacio, eppure continua a non sbilanciarsi, seppur attratta dal ragazzo. Il bel Principe Adler sarà in grado di aspettarla o rinuncerà  a lei?

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