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CAPITOLO 4: Schneegebirgskette

La bufera di neve si era scatenata non appena raggiunti i 1.500 metri. La visibilità era ridotta e i pneumatici da neve slittavano sulla spessa coltre bianca. Le temperature basse non aiutavano, visto che le dita cominciavano ad intorpidirsi per il freddo e la visiera del casco si appannava continuamente rendendo la vista ancora più ovattata. Alexander e Adalia viaggiavano concentratissimi, senza mai superare i 50 km orari, e incolonnati. Alexander davanti, come un precursore, in quanto più pratico della zona e Adalia lo seguiva senza lasciargli troppo spazio. Molto più indietro, avanzavano compatti gli altri concorrenti, distanti molti tornanti, cercando di seguire il flebile bagliore dei loro fanali. La strada era sempre più stretta e circondata da crepacci e zone ripide. Una manovra sbagliata e avrebbero ritrovato i loro corpi senza vita, solo durante il disgelo.
Alexander aveva guidato in tutte le condizioni metereologiche, ma mai, si era imbattuto in una bufera così impraticabile. Irrequieto e visibilmente teso, avanzava affidandosi più alla memoria che seguendo la struttura tondeggiante e serpeggiante della strada, ormai completamente uguale in ogni direzione. La ricordava piena di ciottoli e buche ma ormai, a parte un metro di neve, sotto di lui non sentiva alcuna vibrazione o imperfezione. Il manto candido gli arrivava ai polpacci e poteva scorgere appena i profili degli alberi ai lati del battistrada. La notte era scesa alle 8 del mattino ricoprendo tutto con le sue ombre, spettrale ululava il vento tra le fronde e tra i rilievi, il cielo a tratti piatto e assorto, di quel grigio cristallino, come gli occhi del ragazzo, si illuminava solo dei cristalli ghiacciati colpiti dai fanali a led delle motociclette.
Osservava angosciato costantemente lo specchietto retrovisore per vedere se Luchs fosse ancora dietro di lui. La responsabilità di un'altra vita lo inquietava. Lui non sarebbe mancato a nessuno, ma il ragazzino aveva una famiglia ad attenderlo, una gemella, con cui sicuramente aveva un bel rapporto. Una lacrima si perse fuori dalle sue iridi di ghiaccio, pensando alla sorella.
"Non devi dimostrare niente Alex. Se papà non ti capisce non significa che quello sbagliato sia tu."
La sua morte avrebbe rattristato solo Zelinda e sua madre? O avrebbe finalmente fatto piangere quel genitore il cui cuore era stato sostituito da un masso? Sicuramente avrebbe avuto un bel funerale di Stato, con tante persone a circondare le strade e la sua bara, sconosciuti che si univano in cordoglio per quel Principe fallato che aveva fallito pure in una stupida competizione su due ruote. Doveva solo andare dritto su quella strada che ormai nemmeno vedeva più e dimostrare al Re chi era davvero suo figlio, ma inspiegabilmente, con gli occhi madidi di lacrime, rallentò ulteriormente scalando la marcia, fino a fermarsi, di colpo, rischiando di farsi speronare da Adalia, che lo insultò pesantemente.
"Arsch! Was machst du?"
"Dobbiamo cercare un riparo." disse semplicemente sfilando il casco.
"No. Dobbiamo proseguire."
"Scordatelo! Siamo in mezzo al nulla."
"Allora spostati imbranato! Ho una gara da vincere."
"Da morto non si vince niente Luchs." A quelle parole Adalia tremò.
"Stiamo consumando il doppio del carburante. Di questo passo ci troveremo a spingere 150 kg con la neve alle ginocchia sul valico a 2.600 m e con l'aria rarefatta. Per quanto io voglia più di te tagliare quel maledetto traguardo, dobbiamo essere razionali e fermarci finchè siamo in tempo. Cerchiamo un riparo e appena possibile ripartiamo."
Adalia grugnì. Adler era un'idiota presuntuoso, ma questa volta, aveva ragione.
"Se non ricordo male da queste parti c'è una caverna. Tuttavia non ne sono sicuro."
"Mi stai dicendo che il grande Adler si è perso?"
"Una specie!"
Adalia nonostante la situazione non riuscì a trattenere una risata facendo ridere di rimando anche il ragazzo che le sussurrò solo un sofferto "Mi dispiace."
"Per cosa? Per averci fatti sopravvivere nella tempesta perfetta?"
"Non siamo ancora al sicuro se non troviamo un riparo e accendiamo un fuoco. Le temperature, nella notte, possono scendere fino a -20 gradi."
"Beh! Allora siamo fortunati perché proprio lì c'è la grotta che accennavi." sorrise Adalia spingendo la sua moto all'interno del funereo antro.
"Tu accendi il fuoco."
"Chi ha deciso che sei tu a dare gli ordini?"
Alexander guardò Adalia accigliato e poi la ignorò continuando a rimestare nei borsoni, legati con robuste cinghie, alla sua moto.
La ragazza fissava curiosa il ragazzo frugare nella sua borsa alla ricerca di chissà che cosa.
"Eccola!" tirò fuori la pistola lancia razzi di segnalazione, in dotazione a ogni concorrente e con lo scopo di essere visibile ai droni in caso di incidente grave o ritiro dalla gara.
"No! No! No! Se la usi siamo fuori dalla competizione. Non sai cosa c'è in ballo! Non te lo permetterò."
"Tranquillo." gli diede una pacca sulla spalla. "Non ho intenzione di ritirarmi."
Con il coltellino fece un profondo taglio nel proiettile, facendo uscire la polvere al suo interno.
Adalia lo fissava non capendo.
"Questo servirà agli altri per trovarci e trovare un caldo riparo. Ne avranno bisogno. Questi proiettili hanno una composizione che permette loro di rimanere accesi a lungo in condizioni metereologiche pessime, perfino a mollo in acqua."
Adalia annuì sorpresa delle conoscenze di sopravvivenza del ragazzo, ma soprattutto del suo buon cuore e accese il focolare.
Alexander uscì spargendo la polvere ai bordi della strada e l'accese.
Il rosso intenso brillava come fuochi d'artificio tra le tenebre e il candido pallore della neve, creando una splendida aurora boreale di fuoco.
"Come sai queste cose?" chiese la ragazza senza nemmeno pensarci.
"Mio nonno conosceva queste montagne meglio di chiunque altro. Da piccolo mi ci portava sempre e mi ha insegnato tutto quello che so sulla sopravvivenza. È stato la figura paterna di cui avevo bisogno, per un po'."
Il suo sguardò si incupì.
"Mi dispiace. Non sapevo che tuo padre..."
"Tranquillo Luchs! Mio padre non é morto. Semplicemente non andiamo molto d'accordo. Che ne dici se preparo la cena per tutti? Tu è meglio se non ci avveleni con i tuoi esperimenti! Tra mezz'ora dovrebbero arrivare anche gli altri. Prendi due lattine di zuppa tra le tue razioni. Io metto le altre." sorrise falsamente come faceva spesso per nascondere il malessere che lo schiacciava come un macigno.
"Perchè fai tutto questo? Nessuno in questa competizione lo farebbe. Inoltre rischi di rimanere senza cibo e..."
"Non importa, se è la cosa giusta da fare!"
Alexander ricordava perfettamente ogni insegnamento di suo nonno, primo tra tutti, per diventare un buon Re, essere caritatevole e aperto ad aiutare chiunque si trovi in difficoltà, a costo del trono e della vita.
"Ricordati le tue origini, ragazzo. Tu sei vitale come l'acqua che erode la montagna e penetra la terra, scivola lungo il Regno, si condensa nei deserti e sfocia nel mare. Non c'è vita senza acqua. Non c'è stabilità senza un buon Re. Sii chi mi aspetto che diventerai Alexander: un grande monarca. Sii umile, evita l'orgoglio, ma vola alto per raggiungere la saggezza e la grandezza. Tu sei l'Aquila. Non aver paura di volare da solo, gli stolti volano in gruppo."
Il ragazzo si sfiorò il fianco destro con la mano e il suo sguardo si incupì. Come poteva un uomo così buono e saggio aver messo al mondo un pezzo di ghiaccio come suo padre? La voce di Luchs lo riportò alla realtà.
"Gli altri non si farebbero scrupoli domani, a sabotarti, per vincere la stella d'oro, nonostante la tua gentilezza."
"Vincere la stella d'oro è sinonimo di fama, prestigio e ricchezza, tutte cose a cui non ambisco."
"Allora perchè partecipi Adler?"
"Perchè solo quando sono a cavallo di una moto mi sento vivo. Adoro l'adrenalina che scorre nelle mie vene quando piego in curva nei tornanti, quando accelero andando a tutto gas e vedo la morte in faccia. Principalmente per questo e poi per dimostrare a mio padre che non sono il fallito che crede. Per farlo devo battere il Record di 7 vincite consecutive. E tu perchè partecipi Luchs?"
Adalia provava esattamente la stessa sensazione ogni qualvolta che si sedeva su una moto e non desiderava altro se non guidare verso l'infinito per sempre. Non poteva certo dirgli tutto quello che si celava dietro la sua partecipazione, in quanto donna, ma non gli mentì.
"Per capire chi sono, quanto mi posso spingere oltre e chi voglio diventare."

"Motivazioni profonde."
Alexander si sfilò la tuta e la appoggiò davanti al fuoco. Era la prima volta che Adalia vedeva un ragazzo, che non era suo fratello Leon, in mutande. Arrossì per l'imbarazzo e scostò lo sguardo nonostante il panorama mozzafiato di quei muscoli, non le dispiacesse affatto.
"Non fare il pudico Luchs! Siamo tra uomini! Dovresti spogliarti anche tu o rischi una polmonite."
"Ti ricordo che le tute sono impermeabili."
"Sempre a battibeccare come una femminuccia!" scoppiò a ridere.
Adalia aveva tanto freddo con la tuta completamente inzuppata, ma essendo una ragazza, non poteva rischiare di farsi smascherare.
"Per la miseria, Luchs! Mi devo voltare per farti spogliare?"
"È che..."
"Cosa?"
"Una settimana fa, prima della gara, ho avuto un brutto incidente e sono completamente fasciato tipo mummia perciò mi vergogno!"
"Ok. Lo capisco! Non vuoi farti vedere vulnerabile. Ci sta! Hai un cambio?"
Adalia aprì la borsa e tirò fuori degli indumenti del fratello che però erano umidi.
Alexander scrollò la testa ridendo.
"Errore da pivello Luchs. Devi sempre avvolgere gli abiti in un sacco di plastica! Tieni!" gli lanciò la sua maglietta attillata a maniche lunghe e un pantalone e poi si voltò per lasciarle la sua privacy.
Tutto sommato alcuni tratti del carattere di Adler non erano poi così male.
Adalia sfilò la tuta, che le stava aderente come una seconda pelle, e indossò gli abiti di Alexander, che per ovvie ragioni, le stavano piuttosto larghi. Il profumo intenso ed inebriante del ragazzo le faceva inspiegabilmente battere forte il cuore e si sentiva come se in quel momento gli abiti la abbracciassero. Irrazionalmente però, non le bastava il tocco della stoffa e desiderava perdersi nelle braccia del ragazzo. Non si era mai sentita più vulnerabile e confusa. Vampate di caldo e brividi le percorrevano la pelle come febbre.
La testa prese a vorticare e inciampò negli stivali rischiando di cadere sul fuoco e bruciarsi, ma le forti braccia di Alexander la presero al volo.
"Attento!" sussurrò il biondo mentre perse la via, in quel celeste illusorio. I loro corpi erano maledettamente troppo vicini. Adalia ne coglieva la chimica e l'elettricità.
Alexander era confuso. Aveva reagito d'istinto come per prendere una palla, ma ora non sapeva cosa pensare. Le sue convinzioni sembravano vacillare. Non aveva mai stretto nessuno così. Non una ragazza e nemmeno sua sorella, figurarsi un altro ragazzo!
"Adler... io..." farfugliava la ragazza a un passo dal raccontargli la verità.
Delle voci che si avvicinavano, fecero lasciare la presa ad Alexander e per fortuna interruppero quel momento di confessione per Adalia.
Due battutine con gli altri e Adler era tornato il solito insopportabile egocentrico maschilista.
Per tutta la sera, dopo quel teatrino ostico in cui i loro corpi si erano sfiorati, lui non le aveva più rivolto parola e nemmeno l'aveva degnata di uno sguardo. Il cuore le mitragliò in gola per il fastidio, come una scarica di pallotte.

Dormire fu impossibile per entrambi. Alexander si era coricato dandole le spalle per non costringersi a perdersi in quelle iridi di giadeite rare e preziose che lo scombussolavano al pari degli occhi del padre.
Adalia, nervosa e infreddolita, continuava a girarsi sul materassino senza trovare una posizione comoda. Il pavimento sottostante era duro e ondulato, a tratti ricoperto di pietra erosa tagliente e appuntita che le premeva nelle costole come le molle rotte del materasso del campo estivo. L'aria profumava di neve per quella tempesta che pareva non voler terminare mai, il vento ululava sovrastando i rugli rochi dei 19 orsi appisolati accanto a lei. Ma era solo una presenza ad infastidirla. Seguiva con lo sguardo quella schiena rimasta nuda dopo averle dato la sua maglietta, le spalle possenti, ne accarezzava i muscoli tesi e guizzanti, che si sollevavano al respiro affannato del ragazzo, tradendo il suo finto sonno. Al collo riluceva una catenina a maglia pallini, tipo quelle in dotazione ai militari, su cui penzolava, appoggiata delicatamente su una scapola, una piastrina opaca e deteriorata dal tempo. Ma fu una piccola macchia nera, un tatuaggio sfuggente dall'elastico dei boxer griffati, sul fianco destro, a catturare il suo interesse, come se quel lembo di pelle nascosto da occhi indiscreti, si fosse trasformata in una tela perfetta per nascondere le sue crepe e le sue insicurezze.
Non era insolito per gli uomini vezzeggiarsi marchiando il loro corpo, per sottolineare la loro virilità, l'aveva fatto anche Leon in fondo, facendo infuriare i genitori conservatori. In passato i tatuaggi erano il tratto distintivo dei galeotti o dei militari che marchiavano a pelle il loro credo. Ora erano solo una moda che faceva tendenza e rendeva più sexy i maschi curati, palestrati e di bell'aspetto, come lo stesso Adler. Adalia si sforzava di capirne il significato. Che Adler fosse un "cattivo ragazzo, duro e ribelle" non ne era pienamente convinta. Molti tratti del suo carattere lo facevano pensare, ma Adalia era convinta si trattasse più di una maschera che il ragazzo indossava, piuttosto che il suo vero contenuto. La voglia di abbassare quel lembo di stoffa per scoprirne il segreto racchiuso nell'inchiostro, era davvero incontrollabile.
"Non ti hanno insegnato che è maleducazione fissare le persone? Sei davvero fastidioso!" sbuffò Alexander voltandosi di colpo.
"Ero solo curioso."
"Di cosa? È inquietante come mi fissi."
"Del tuo tatuaggio." indicò la ragazza quella macchia sempre più indefinita marchiata sui bassi addominali e che si perdeva sotto la stoffa nera.
"Cosa?" gli occhi si abbassarono incontrollati verso quell'ornamento nero. Schioccò la lingua contro il palato e si irrigidì.
"È un semplice tatuaggio." le sue parole lo tradivano. Adalia sapeva che non era un semplice ornamento, ma significava sicuramente qualcosa di importante.
"Non sono affari tuoi comunque."
"È che pensavo di farmene uno anche io. Tutto qui." cercò di alleggerire la conversazione.
"Fa male! Non mi sembri il tipo!"
Adalia ricordava perfettamente la ferita purulenta e sanguinolenta sulla scapola del fratello e le settimane in cui gli cambiava le garze dopo avergli spalmato la vaselina, rischiando di vomitare. Poi finalmente quella ferita si era trasformata in due mani, una maschile e una femminile, che tenevano un filo rosso.
"È bellissimo!" aveva detto meravigliata. "Che cosa significa?"
"Ti amerò sempre, nonostante la distanza."
"È per una ragazza?"
"Per l'unica che amerò sempre e per sempre."
"Chi?"
"Tu Adalia. Sei la mia metà."
La ragazza aveva pianto commossa. Adalia non era solita a farsi sopraffare dai sentimenti e dalle emozioni e sicuramente a farsi vedere piangere o vulnerabile, ma Leon era il suo gemello, il loro rapporto era speciale, lo era sempre stato. Leon era il migliore fratello che potesse desiderare e si sentiva molto fortunata. Il loro non era quel genere d'amore, quello romantico tra due fidanzatini, era qualcosa di profondo e radicato nel loro DNA, erano lo stesso sangue e la stessa indivisibile essenza.
"E fammi capire, cosa vorresti tatuarti?"
"Se non mi dici il tuo, perchè devo parlarti di quello che voglio fare io?"
"È un'aquila. Niente di che! Sono egocentrico!" Alexander liquidò così la curiosità della ragazza.

"Hai mai sentito parlare del filo rosso del destino?"
"Certo. Bello e dal significato profondo. Dev'esserci una donna importante ad attenderti a casa, Luchs."
"C'è. È mia sorella."
"Tua sorella?"
"Lei, che amerò sempre e per sempre di un amore che non si può spiegare."
"Non ho una gemella, ma so cosa intendi. Il mio primo ricordo nitido è il viso di mia sorella. Lei è l'unica femmina di cui mi importa."
"Devi essere un bravo fratello."
"Certo. Il migliore fratello e figlio del Regno." rispose serio mascherando il suo sadico umorismo. In verità si sentiva pessimo negli affetti.
"Ora dormi. Domani la scalata al valico sarà faticosa."
"Notte allora."
"Notte Kleine."

NOTA AUTRICE: Alexander e Adalia si lasciano andare a piccole confidenze tuttavia si fideranno mai l'uno dell'altra?

Deutsche Wörter:
Arsch! Was machst du?:  Coglione! Cosa fai?
Kleine: piccolo

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