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CAPITOLO 14: Checkpoint di Korallenriff - Südozean

L'entroterra, era avvolta dai colori della primavera: cielo azzurro e terso, dal quale svettava un tiepido sole, scappato dalla morsa dei rilievi, boschi dai mille colori e sfumature, natura incontaminata, mimosa e fiori di ibisco appena sbocciati, profumo di ulivi e agrumi, borghi di incomparabile bellezza, ruscelli, laghi e all'orizzonte l'oceano, che si apriva, infinito, inghiottendo tutto, fino a dove gli occhi potevano mettere a fuoco. Adalia accostò, sfilando il casco, per inalare il profumo di rugiada, fiori e salsedine, ma subito il profumo di natura si mischiò a quello di tabacco e menta sbuffato svogliatamente da Adler. L'aria odorava della sua colonia e cospargeva ovunque il suo olezzo virile, procurandole, un fastidioso batticuore. Alexander fissava l'orizzonte con uno sguardo assente, illeggibile.

"Tutto bene Dummkopf? Sbaglio o quella é l'ultima sigaretta?"
Stava bene?
Fisicamente sì, eppure qualcosa dentro lo tormentava. La fine della competizione si avvicinava, così come la fine della sua libertà. Presto sarebbe stato soffocato dagli impegni istituzionali, dai problemi e dal suo ruolo da Re. Ma non era l'unico motivo a terrorizzarlo: presto la loro "luna di miele" sarebbe terminata per sempre e chissà se si sarebbero ancora visti e frequentati, se Adalia avrebbe accettato di vivere nel suo mondo, se conoscendolo meglio, l'avrebbe amato, come lui ormai amava lei. Era un dato di fatto che avrebbe dovuto sposarsi, ma almeno avrebbe voluto poter scegliere la sua sposa, ma si conoscevano da appena due mesi circa e lei, non avrebbe mai accettato di accasarsi, tantomeno di fare la "coniglietta" del Lebensraum come le altre e rimanere sempre incinta. No. Lei era stata chiara, non la voleva una vita che la intrappolava come moglie e madre. Sospirò tutta la sua frustrazione.
"Fräulein non trovi che ci sia una bella vista da quassù?"
La ragazza fissò il bel Principe.
"Assolutamente d'accordo."
Alexander inarcò il sopracciglio.
"Ma se non stai nemmeno guardando."

"Perché quello che mi piace è già qui." arrossì visibilmente.
"Fräulein smettila di fissare la mia ultima sigaretta. Non la dividerò mai!"
Adalia sorrise. Di sicuro non fissava la sigaretta, ma le labbra del ragazzo e il suo profilo perfetto e stupendo.
Si avvicinò a lui, Alexander la strinse dai fianchi appoggiando il mento sulla sua testa.
"Allora, che c'è? Quali ombre ti portano via da me?" chiese più insistente.
"Non ti senti mai inutile, piccola e fragile come una goccia, di fronte alla maestosità dell'oceano?"
"No, perché ogni goccia conta, proprio come ogni granello di sabbia, forma un deserto."
La risposta sicura della ragazza gli provocò un fremito.
"Io non voglio essere una goccia qualunque nell'oceano o un granello di sabbia che si confonde nel deserto." frignò, come un bambino, il bel Principe.
"Infatti non lo sei, Maestà."
"Solo perché sono di nobili origini?"
"No sciocchino! Tu sei gli abissi che trattengono quelle gocce, sei il vento impetuoso di una tempesta di sabbia, sei una guida, una luce, l'unico che può tenere unito questo Regno insegnando ai suoi sudditi a pensare in modo autonomo, liberandoli dalla schiavitù della monotonia seriale e dall'indottrinamento."
"Io? Temo di non esserne capace. Inoltre credo che al resto delle persone piaccia vivere così. Sono felici, produttivi e proliferi. Le loro case sono piene di amore e marmocchi, da generazioni. Quello sbagliato sono io, lo sono sempre stato. Come posso regnare su una popolazione il cui stile di vita nemmeno condivido?"
"Secondo te, non porsi mai domande e accettare sempre tutto senza esitazioni è vivere? Io non credo."
"Per me non lo è."
"Appunto."
Alexander sorrise.
"In un mondo pieno di "cloni", per fortuna, ho incontrato te, che sei splendidamente unica, Fräulein."
"È il tuo popolo, ad essere fortunato, ad averti come sovrano."
"Il mio popolo?" lo sussurrò insicuro come se non avesse mai davvero creduto di diventare il monarca. La storia era piena di grandi uomini, straordinari e saggi Re, ma lui lo era?
"Sì esatto."
"Solo il mio popolo?" chiese con la voce trafelata.
"Anche io, faccio parte del popolo, se è ciò che mi vuoi chiedere."
"Pensavo che avessimo superato la fase in cui ti ritieni parte dei miei sudditi pecoroni e in cui pensi di essere solo una distrazione o come tutte le altre."
"Io non vivo di sogni irrealizzabili, a parte forse vincere la gara, ma, ce la posso fare in fondo, ne ho tutti i requisiti. Il resto... è solo una incognita della vita."
"Adalia..."
"Va bene!"
"Se io...noi..."
"Cosa?"
"Mollassimo tutto per guidare le nostre moto e per continuare a vivere di baci rubati, di coccole e senza piani per il futuro, per sempre?"
"Questo è il mio sogno, non il tuo, tu devi guidare una Nazione, non una moto."
Alexander sbuffò amareggiato. Nei progetti futuri della Fräulein, lui non ne faceva mai parte. Era dannatamente frustrante. Un rumore che si avvicinava, lo ridestò dai suoi pensieri.
"Fuchs si sta avvicinando."
Si riallacciò il casco e montò in sella al suo destriero da 4 cilindri, riaccese il motore e partì a tavoletta, seguito da Adalia.

I tornanti in discesa erano strettissimi, Alexander si divertiva a piegare il più possibile tanto che sfiorava l'asfalto consumato e pieno di ghiaietta, con le ginocchia consumando le imbottiture della tuta. Guidare la moto in modo pericoloso lo faceva sentire vivo e gli garantiva il controllo assoluto sulla testa, sui riflessi, sulle sue emozioni e sul suo corpo, cosa che non succedeva mai quando Adalia gli era accanto. Lo strisciare continuo del cavalletto, formava scintille dorate, simili a quelle della saldatura dei metalli, che al ragazzo però ricordavano le stelle, sotto le quali, le sue labbra, si nutrivano della sua Fräulein e lo sfavillio del suo cuore, dovuto, anche a un semplice, sfioramento delle loro mani. L'amore. Non l'aveva mai nemmeno preso in considerazione, eppure si era impadronito di lui: lento, fatale e intenso, come quelle iridi indaco che brillavano di fuoco, passione e che scatenavano continuamente un'esplosione di sensazioni nel ragazzo. Occhi che contenevano una profonda forza che lo travolgeva completamente, occhi che lo facevano perire schiacciato dai suoi mille inganni. Occhi enigmatici che gli davano sempre messaggi contrastanti e che talvolta gridavano vulnerabili: amore, ma molto più frequentemente gli urlavano: "mi sto prendendo gioco di te."
Eppure, non poteva più fare a meno di lei. Si sentiva stupido ad ammetterlo, ma era così. Tuttavia, il tempo di Dummkopf e Fräulein, volgeva al termine e quello che era nato tra loro, diventava sempre più intangibile, impossibile.
Per lui, nulla lo era mai stato, o almeno così credeva, fino al suo arrivo. Impossibile. Lei lo era di sicuro: indecifrabile, testarda e intrigante, si faceva sempre desiderare, lo manipolava e giocava con lui, che, immerso com'era di lei, ormai, non riusciva nemmeno più ad attivare le protezioni del suo cuore. Impossibile. Come il loro amore dopo questa maledetta gara.
Adalia lo seguiva e perdeva un battito di cuore a ogni curva, un po' per la paura, un po' per ammirazione. Quel ragazzo era un tutt'uno con la sua motocicletta. Il suo modo di guidare era armonioso, perfetto e impeccabile. Il corpo ne seguiva i movimenti sulla strada, in modo così naturale, che sembravano fusi l'uno nell'altra. L'aquila delle vette innevate, si era spiegata in volo, seguendo i tornanti, come fossero correnti d'aria. Senza catene, Alexander, planava libero, sorvolando gli spazi infiniti che lo separavano dall'oceano. L'angelo della morte, volteggiava maestoso nei cieli e in strada, nei pensieri, ma soprattutto nel cuore della fanciulla. Adalia lo sentiva distante, come se si fosse isolato nella sua mente, come se volesse liberarsi o estraniarsi da lei. Cercò di dare gas copiandone i movimenti, ma, una lince del deserto come lei, avrebbe mai potuto imparare a volare? Ovviamente no. Mai sfidare le leggi della natura. La lince era nata per correre nel deserto, non per librarsi nel cielo, infatti, era bastato un sasso, per farle perdere il controllo. Ora rotolava a terra e la meravigliosa sensazione di libertà, si era trasformata in dolore e paura, rosso e nero, boato e silenzio.
"Fräulein? Riesci a sentirmi? Adalia? Ti prego! Apri gli occhi! Amore mio..."
Alexander si chinò per sollevarla e stringerla tra le braccia ma...
"Non muoverla! Potresti peggiorare le sue condizioni di salute. Ragiona con la mente, non col cuore."
"Stai lontano da lei."
"Non fare l'idiota Alexander, dimentica per un minuto l'astio nei miei confronti e ragiona. Non si tratta di noi, ma di Adalia, della sua salute. Ha subito una brutta caduta e potrebbe avere danni seri che vanno dalla commozione cerebrale, a ossa rotte, se non peggio."
"Tu... come lo sai?"
"Sono al terzo anno di medicina."
"Io... non ne avevo idea."
"Come potevi! Ormai non ci parliamo nemmeno più."
"Perché mi dovrei fidare di te, quando tu non ti sei fidato di me?"
"Non hai alternative e comunque il giuramento da "medico" mi induce a prendermi cura di tutti i pazienti senza nuocergli e in ogni caso, io non ho niente contro la tua ragazza, anzi, lei mi piace, è proprio il genere di femmina che fa al caso tuo."
"Dopo che l'hai minacciata e hai cercato di metterla contro di me?"
"E' evidente che te ne ha parlato. In fondo me l'aspettavo. Lei ti è troppo fedele per pugnalarti alle spalle. Quando parla di te, gli occhi le bruciano di una scintilla che non so spiegare: sono calma e impeto, fuoco e ghiaccio, passione e dolcezza, attaccamento e attrazione. Ho cercato di cogliere un vantaggio per vincere. Non farmene una colpa! Tu avresti fatto esattamente lo stesso."
"Forse due anni fa, ora non più."
"Lei ha un buon ascendente su di te. Fai sul serio con lei?"
"La domanda giusta è se lei fa sul serio con me."
"Scusa se rido, ma è assurdo che tu voglia l'unica del Regno che fa la difficile."
"Lei è diversa dalle altre."
"L'avevo immaginato, non te ne saresti mai innamorato altrimenti."
"Potresti andare in vantaggio e vincere. Perché ti sei fermato, Wolfgang?"
"Vorrei avere una risposta, ma non ce l'ho. L'ho vista cadere e rotolare in malo modo e non ho potuto non fermarmi. Avrei dovuto farlo anche quando si è schiantato Sepp, ma ho proseguito dritto sulla mia strada e ora le ombre del passato mi tormentano."
"Non basta per rimediare ai tuoi errori, ma è un buon inizio."
"Controlla la sua moto, io guardo se la tua amata è ancora tutta intera."
Amata. Il cuore tremò, scosso, come se si fosse scatenato un terremoto.
La motocicletta aveva visto giorni migliori ed era mal concia, ma nulla di così grave, da non poter essere riparata e da farla uscire di gara.
Alexander prese la cassetta degli attrezzi e cominciò a lavorarci su. Il cielo si fece plumbeo di nuvoloni. Ci mancava pure una pioggia torrenziale a rovinargli la giornata.
"Come sta?" chiese sospirando inquieto. Da troppo tempo, a parte il rumore di chiavi inglesi e martello, non udiva suoni confortanti. Avrebbe dato tutto per sentire ancora una volta la sua voce chiamarlo Alex. Tutto. Anche la vittoria e il trono. Tutto.
Un'ombra instabile, gli coprì il sole.
"Chiedilo a lei."
Alexander sollevò gli occhi di scatto. Adalia era in piedi davanti a lui.
"Come sta la mia Lince delle carreggiate?"
Alexander con un balzo si sollevò da terra e la strinse tra le sue braccia.
"Così mi fai male, Adler."
"Scusa. Scusa. Scusa."
"Tranquillo! Non così male, ma ho la pelle livida e cianotica, come il cielo all'alba."
"E' colpa mia. Facevo l'Arschloch sui tornanti e..."
Adalia scrollò le spalle. "Che sei un Arschloch è un dato di fatto, Dummkopf, ma almeno ora sappiamo che, le linci del deserto, non sanno volare."
"In verità Fräulein, ti ho vista eccome, prendere il volo, ma dovresti lavorare sugli atterraggi."
Adalia sorrise tirandogli una pacca sulla schiena. "Sei veramente fastidioso come una Hundescheiße sotto la scarpa."
"Ti voglio bene anche io." il viso del ragazzo si illuminò di un sorriso sincero.
"Hai riparato la moto? Non voglio vincere così." sbuffò Fuchs.
"Grazie Wolfgang." il ragazzo pronunciò quelle parole con la voce flebile e instabile.
"Grazie? A me? Per cosa?"
"Per averla salvata."
"Non ho fatto niente. Ha solo preso una brutta botta. Non ha niente di rotto per fortuna e qualche escoriazione leggera. Se la caverà. Fräulein Luchs ha la pellaccia dura."
"Grazie. Davvero! Ma ora...Vai."
"Cosa?"
"Vai al checkpoint."
"Vuoi farmi vincere facile?"
"Assolutamente no. Voglio riguadagnare il tempo che ho perso e sorpassarti poco prima di farti tagliare il traguardo di questa tappa."
Wolfgang sentì una strana tensione nelle spalle e gli scappò una smorfia di disprezzo.
"Non cambi mai, vero?"
"MAI. Quando si tratta della gara. Questa competizione devo vincerla io."
"Sogna Adler." si intromise la ragazza.
"Infatti sogna!" Fuchs rimontò in sella e partì dopo aver fatto il saluto militare.
Adalia lo guardò curiosa, Alexander lo fulminò con uno sguardo truce.

Leon Luchs tagliò il traguardo per primo dopo 10 giorni, 33 ore, 12 minuti e 4 secondi.
Quasi contemporaneamente, le ruote dei due maschietti, tagliarono il traguardo.
Alexander Adler: 10 giorni, 33 ore, 12 minuti, 10 secondi.
Wolfgang Fuchs: 10 giorni, 33 ore, 12 minuti, 13 secondi.

Adalia saltellava dalla gioia, con questa vittoria, ora era al primo posto a pari merito con Adler.
Fuchs ringhiava arrabbiato mentre Alexander non provava niente.
Era totalmente in balia della bellezza della fanciulla. I capelli sembravano spighe di grano al sole, gli occhi erano limpidi come l'oceano davanti a loro, le labbra socchiuse in quel sorriso, gli facevano desiderare solo un bacio appassionato.
Prese un cocktail analcolico sul tavolo del checkpoint e si andò a sedere sulle sdraio all'esterno, sospirando tutta la sua frustrazione. Era più di due ore che non fumava, eppure ora bramava lei e non il tabacco.

Poco dopo decise di andare a fare la doccia. Quando uscì, con indosso solo un paio di boxer bianchi, trovò la ragazza, avvolta da una T-Shirt bianca di almeno due taglie più grosse, intenta a frizionare i capelli.
Ed era bella. Bella da fargli mancare il respiro.
Adalia lo fissava. L'acqua scivolava come gocce di rugiada, sul suo petto nudo e dai capelli, seguendo i suoi lineamenti mascolini e sexy. Un brivido e un senso di calore e desiderio, le attraversò il corpo. Era una sensazione che non aveva mai provato prima d'ora. Attrazione sessuale probabilmente.
Alexander alzò il sopracciglio curioso.
"Ti piace quello che vedi, Fräulein?"
"C'è di meglio!"
"Uhmmm. Davvero?"
Con una lunga falcata la raggiunse e la intrappolò tra le sue braccia muscolose.
"Io sono convinto che non ci sia nessuna più bella di te."
Le labbra si impadronirono di quelle della ragazza e le loro mani si intrecciarono.
"Fräulein... io..."
"Non dire altro Alex. Godiamoci il momento."
Alexander sorrise con uno sguardo lascivo. Poi la spinse sul letto e si mise sopra di lei baciandola con trasporto e facendo passare le mani fredde sul suo corpo, aumentando i brividi di Adalia.
"Stai tremando, mein Liebster." Alexander la avvolse nel lenzuolo di cotone.
《Amore mio.》
Gli era sfuggito senza controllo. Il suo cuore non riusciva più a trattenere i battiti e le emozioni che lei gli suscitava.
《Stupido! Stupido! Stupido Kohlrabi!》
"Alex..."
"Adalia, mi..."
"Dormi con me?"
"Certo. Ma tu dopo esci con me a cena."
Adalia annuì e si accoccolò al ragazzo.
Dormire! Con lei farebbe qualsiasi cosa. Mai come adesso, il desiderio carnale, aveva avuto il sopravvento, sentiva il suo corpo tutto un fremito di eccitazione, desiderio ed erotismo. Nessuna lo aveva mai portato così vicino al peccaminoso mondo dell'accoppiamento, eppure la sua voglia era chiara, pulsava nelle sue vene e terminava con l'inturgidimento che era esploso lungo l'inguine. Il cuore aveva preso a scalpitare come un leone in cattività, pronto a evadere dalle sue prigioni, ma anche solo dormire abbracciati lo avrebbe appagato, perché lei, si era presa tutto di lui: il cuore, la mente, l'anima e il corpo, mentre le sue manine scivolavano delicate e morbide come piume di pulcino, sulla sua pelle.
Lei era l'appagamento dei suoi sensi, delle sue emozioni, del suo cuore. Lei era amore. Non desiderava nessuna al mondo all'infuori di Fräulein Adalia Luchs.
Addormentarsi fu un'impresa per entrambi. I loro corpi urlavano il desiderio che loro tacevano e nascondevano per paura e vergogna.

"Alex?" le sue labbra solleticarono quelle del ragazzo.
"Uhmmm?"
"È tardi."
"Restiamo a letto per sempre."
"Ok."
Si accoccolò stringendolo forte, ma dopo pochi minuti il suo stomaco vuoto, intonò un canto di supplica.
"Ti porto a mangiare l'aragosta. Ti va?"
"Ok. Non l'ho mai mangiata."
Passeggiavano affiancati, chiacchierando, per le vie di Korallenriff, sebbene Alexander avrebbe voluto stringerla per mano, sapeva che Fräulein, in pubblico, era riconosciuta come suo fratello Leon. La città brulicava di vita, complessi suonavano all'aperto attirando i giovani che si fermavano a ballare. I locali erano pieni di turisti, giovani e famiglie che si godevano la cena. Ovunque, appesi tra le abitazioni della via principale, a formare delle luminarie, c'erano degli ombrelli colorati ricoperti di Led dai colori caldi ed estivi. Le temperature erano temperate e nel cielo blu, una distesa di stelle luminose, li osservava in silenzio. In ogni angolo i "ragazzi" venivano fermati per gli autografi e le foto con i fan, che gli consigliarono infine, un ristorantino sul molo, considerato il migliore della città.
Per fortuna era una trattoria e non il classico locale romantico per coppiette. Alexander si sentiva particolarmente in imbarazzo a fingere di "far coppia" con Leon, anche se il loro, agli occhi degli altri, era un semplice rapporto di amicizia e di sana competizione.
Alexander si godeva il suo margarita frozen, l'aragosta e soprattutto la compagnia di Fräulein, seduto al tavolo, sul porticciolo trasparente, che brillava dei riflessi del mare. Era in assoluto la serata migliore della sua vita.
"Non ho potuto non notare la tua eccitazione, prima." la fanciulla si morse il labbro inferiore arrossendo. "Mini Alex, pulsava contro il mio fondoschiena, mentre mi abbracciavi."
Il ragazzo quasi si soffocò col boccone.
"Eppure non ti sei approfittato di me."
"Non è il sesso che cerco da te." sussurrò tossendo.
"No?" inarcò sorpresa il sopracciglio.
"Beh! Non solo."
"Uomini!" scoppiò a ridere.
"Cosa diavolo significa?"
"Siete così prevedibili."
"Tu invece Fräulein non lo sei per niente. Stai mandando al manicomio la mia sanità mentale."
"Io?"
"Sì, tu." bisbigliò amareggiato.
"Perchè?"?
"Mi hai fuso tutti i neuroni."
"Ne avevi ancora di sani?"
"Simpatica Fräulein. Davvero. Ci credi se ti dico che ho voglia di baciarti anche adesso?"
"Sai qual è la differenza tra noi?"
Alexander scosse la testa.
"Tu pensi troppo, io invece vivo di attimi. Così la vita è più intensa. Tu rimani schiacciato dal passato e sei ossessionato dal futuro mentre io vivo semplicemente il presente. Con te. Del domani non c'è certezza."
"Ti basta?"
"Mi basti tu. Ora. Non ho bisogno del per sempre."
Alexander sorrise anche se per lui il futuro contava molto e aveva bisogno di quel per sempre con lei.

NOTA AUTRICE: Adalia ha messo le carte in tavola. Per lei non c'è domani perché le piace vivere nel presente. Ma Alexander ha bisogno di lei nel suo futuro. Come evolverà la loro relazione?
Lasciate commenti e stelline se la storia vi piace.
Grazie di cuore.
Barbara 💙

Deutsche Wörter:
Lebensraum: habitat
mein Liebster: amore mio
Hundescheiße: cacca di cane
Kohlrabi: cavolo rapa
Korallenriff: barriera corallina

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