CAPITOLO 2: Il mio dolore ha un nome: Alexander Adler
Il negozio del tatuatore, ormai chiuso da grosse spranghe e messo sotto sequestro, in quanto ritenuto immorale, era in Birkenstraße 10, ad appena tre vie di distanza dal loro "covo segreto" e si estendeva su tre livelli: al piano terra, raggiungibile dalla strada, c'era un sexy shop, al primo piano, fumetti, orecchini, piercing e prodotti per la cura del corpo e dei tatuaggi, henné, shampoo e tinte colorate, magliette e videogiochi da nerd, mentre nel seminterrato c'era lo studio/laboratorio di tatuaggi e piercing, ormai raggiungibile solo dalla scala esterna che portava in cantina, passando da un buco scavato nel muro, che ricordava quello fatto dai ladri con la dinamite, nei film polizieschi d'altri tempi.
La stanza era pulita e puzzava di disinfettante ma molto buia, visto che il proprietario, per ottime ragioni, non voleva attirare l'attenzione dell'esercito di Reiniger.
Con un sorriso gentile, fece accomodare la fanciulla, su una poltrona di pelle nera borchiata, mentre Leon prendeva posto su un divanetto e ingannava il tempo sfogliando il catalogo dei disegni. Adalia sapeva perfettamente cosa farsi tatuare perciò non aveva bisogno di consultarlo.
L'artista dei tatuaggi aveva già preparato gli strumenti da lavoro e la lampada snodabile a led, tipo quella usata dai dentisti, ed era pronto a incominciare.
Adalia aveva indugiato sulla sedia del tatuatore troppo a lungo è vero, ma questo tatuaggio era speciale, pieno di ricordi, d'amore e speranza, perché Alexander non era come gli altri, non era mai stato come gli altri e mai nessuno al mondo avrebbe potuto eguagliarlo, perciò doveva essere perfetto.
Alexander Adler.
<Presente Fräulein!>
Il Principe, il fumatore incallito, il ragazzo sbruffone, orgoglioso, fastidioso ed egocentrico che aveva odiato, il ragazzo dolce e altruista che aveva amato, l'amore che aveva perso, l'angelo della morte che padroneggiava la motocicletta in modo stupefacente, il predatore dei cieli, l'aquila libera che volava da sola, perché solo gli stolti volavano in gruppo e che la guardava con feroce emozione d'amore negli occhi, doveva rimanere impresso in modo impeccabile sulla sua pelle, accanto al suo cuore, per sempre.
<Meno male che a Herr Künstler piacciono i maschietti, perché sta guardando e toccando ciò che é MIO, Fräulein.>
"Ma per favore Alex!"
Per fortuna, Quirin, così si chiamava l'artista, era lo stesso tatuatore, che aveva fatto il tatuaggio di Alexander 4 anni prima.
"Me lo ricordo perfettamente il tatuaggio del Principe. Quanto si era incazzato il Re. Aveva minacciato di farmi chiudere bottega! Dalle minacce, sono finito disoccupato davvero. W il nostro dittatore Reiniger e la sua armata di pazzi." sorrise amareggiato.
Adalia aveva sopportato l'ago che le perforava la pelle e il dolore che la faceva sanguinare, perché non era intenso come quello, ancora vivo, della sua perdita. Per quella ferita non sarebbero bastati disinfettante e garze sterili.
Quell'amore affondava gli artigli continuamente, facendole sanguinare il cuore.
Osservava l'aquila prendere forma, mentre l'ago raccoglieva l'inchiostro, che pareva china, e scivolava negli strati dell'epidermide.
Il tatuatore era un ragazzo giovane, sui 25 anni, con le braccia completamente tatuate con appariscenti disegni colorati come rose, serpenti e teschi. Sulle dita della mano destra c'erano delle lettere che formavano la parola "Leben". Aveva i capelli rasati ai lati e poi una cresta dorata sparata in alto col gel, che sfidava la gravità e ogni legge della fisica. I piercing erano sulle labbra, sul sopracciglio sinistro, sul capezzolo destro che si intravedeva dalla maglia trasparente e sulla lingua.
"Finito. Che te ne pare?"
La ferita era viva e del colore della morte, ma Adalia vedeva in quelle linee, delicate come rami di pesco, la forma dell'aquila di Alex.
"È perfetto." sussurrò emozionata la ragazza specchiandosi.
<Assolutamente perfetto.> Alexander si morse il labbro inferiore.
"Il tatuaggio, depravato!"
<Mi ricordi tu così! Ma è fuorviante, Adalia. Non ero un maniaco. Comunque intendevo il tatuaggio. L'hai fatto per me, mia piccola aquila del deserto?>
Adalia sorrise. "Solo per te, amore mio."
Quirin bendò scrupolosamente la ferita con garze sterili.
"Ricorda di cambiare le garze ogni giorno, meglio se ogni 5 - 6 ore, in modo che non si infetti e di spalmare della vaselina e questa crema antibatterica. Non prendere il sole indossando succinti bikini e non farti scoprire dal momento che i "tatuaggi" sono diventati illegali. Come siamo arrivati a tutto questo? Ora è vietato anche respirare, in questo nuovo mondo." sospirò. "In 10 giorni dovrebbe guarire. Se hai problemi, tuo fratello sa come trovarmi."
"Grazie. Quanto ti devo?"
Adalia tirò fuori il portafogli.
"Nulla."
"Cosa? No. Non esiste! Devi pur mangiare!"
"Infatti mi prendo qualche dolcetto." le fece l'occhiolino. "Riporta il Regno al suo antico splendore, spara in testa a quel mostro, che si fa chiamare liberatore, e restituiscici la vita."
"A rischio di cadere sul campo di battaglia, lo farò. Te lo prometto."
"Ad? Dovremmo rientrare."
"Ok. Ora andiamo. Quirin, uno come te ci farebbe comodo nella Resistenza."
"Ci penserò." annuì alzando il pollice come a darle un tacito consenso.
Ormai le "posizioni" lavorative erano ridotte all'esercito per i maschi e al "Mutterschaft" per le giovani donne fertili.
Ma Reiniger non avrebbe arruolato un ragazzo con la pelle macchiata e nemmeno un gay impuro, lo avrebbe rinchiuso in uno dei suoi campi lavoro, dai quali non tornava mai nessuno o in una fattoria di ricondizionamento per guarirlo dalle sue perversioni.
La notte bruciava come un'aurora boreale di fuoco nel cielo, echeggiava coi suoni della battaglia, urlava di morte e sofferenza.
Le strade non erano sicure, pure i randagi e i ratti avevano paura ad uscire dai loro buchi per non essere crivellati dai colpi vaganti delle armi dei soldati, annoiati durante il turno di notte e in cerca della guerra.
Le pattuglie erano triplicate.
Non imbattersi nemmeno in una di loro, era impossibile.
"Felix si é dimenticato di darci qualche informazione utile, tipo che ci sono pattuglie in ogni angolo della città. Non pensi?"
Leon si grattò la testa pensieroso e annuì incerto.
"Ricordati il piano Ad. Complice la notte, vedrai che, anche in caso di posto di blocco, non ci riconosceranno. Sorridi. Ci siamo quasi."
Svoltarono l'ultimo angolo e si trovarono davanti, non ai soliti militari che pattugliavano in coppia, ma ad un Kommando di almeno 20 soldati super addestrati.
Leon cominciò a sudare freddo.
Lanciò un'occhiata alla gemella sperando che tornasse sui suoi passi prima di essere intercettati, ma Adalia proseguì in direzione dei militari con un falso sorriso sul viso.
"Guten Abend, Helden des Vaterlandes"
"Fräulein?" la squadrarono meravigliati e abbagliati dalla sua bellezza, ignorando totalmente Leon al suo fianco. "Non é una buona idea, per una giovane e bella donna come Voi, aggirarsi nella notte." la rimproverò con un sorriso, il più alto in grado, un ragazzo moro sui 29 anni, di bell'aspetto, mascella squadrata e imponente, labbra piene e tese in un ghigno strafottente e profondi occhi blu.
"Sono mortificata di essere uscita durante il coprifuoco imposto per la nostra salvaguardia, ma non riuscivo a dormire, pensandovi qui fuori, nel freddo della notte, da soli. Così ho svegliato mio fratello, ho radunato dei dolcetti appena sfornati e sono uscita in cerca dei nostri eroi."
Sbatté così tante volte le ciglia da ipnotizzare perfino un cobra.
"Dolcetti per noi?" sorrise compiaciuto a questo punto il Sergente Capo.
"Ovviamente. Direttamente da "Der Tempel der Süße und Backwaren" della famiglia Brot, in Alexanderplatz." porse gentilmente il cesto con un sorriso da incantatrice.
"La migliore della capitale." bisbigliò in modo goffo Leon.
"Giá la migliore di Neue Heilige Heimat." lo fulminò il Sergente.
Adalia inarcò il sopracciglio tinto di rosso, curiosa, arrotolandosi la ciocca della parrucca ramata. Il rosso la tormentava anche quando si travestiva ormai.
"È ancora un segreto Fräulein. Il Generale Reiniger annuncerà solo domani il nuovo nome della capitale." le lanciò un occhiolino alquanto carico di apprezzamento e Leon ebbe un conato. Bastava una bella ragazza accondiscendente e questi energumeni dalla testa vuota non capivano più niente. Questi erano il genere di uomini che sua sorella aveva sempre detestato.
"Ora, Fraülein..." fece una pausa aspettando che Adalia gli dicesse il nome e la ragazza si affrettò a presentare anche il documento d'identità.
"Liv Herkunft di Sternenregen, meiner Feldwebel."
"Io sono suo fratello Georg. Siamo in visita dai nostri zii."
Il sergente Braun sbuffò infastidito e ignorando nuovamente Leon, sorrise come un ebete alla ragazza.
"Fräulein Herkunft, sarò lieto di riaccompagnarvi alla Vostra dimora, in totale sicurezza."
"Non è necessario! Mio fratello può tranquillamente proteggermi. Non voglio farvi indugiare ulteriormente."
"Suvvia, insisto." le offrì il braccetto affinché la ragazza si accostasse fiduciosa.
Adalia non esitò e, anche se schifata, si appoggiò.
Dopo un lungo baciamano, finalmente il Sergente si congedò.
Adalia chiuse la porta a vetro dietro sé e sospirò.
"È andata!"
<Dovevi proprio flirtare con quello?> Alexander la fissava geloso, a braccia conserte.
Poi fu la volta di suo fratello.
"Dovevi proprio flirtare col nemico?" la fissò deluso e schifato.
Adalia scrollò la testa.
"Siamo vivi no?"
La notte fu piena di incubi, spettri e spauracchi del passato.
Bang. Bang. Bang. Tre spari sincronizzati, a bruciapelo, sporchi di sangue puro e innocente, che le portavano via in un loop senza fine, l'amore della sua vita e il sonno. Ancora. E ancora. E ancora. Di nuovo.
Finché finalmente, il rosso vivo del sangue di Alexander, si trasformò in tenebre oscure che la risucchiarono nel loro beato niente e in un sonno fatto di rinfrancante riposo.
La mattina seguente Helga piombò nella camera di Adalia con un mazzo di rose rosse.
"Sveglia Bonbon."
"Helga!?" aprì di poco un occhio facendo filtrare la luce fioca del Bunker. "Ma che ore sono?"
"Hai fatto colpo questa notte a quanto pare!"
"Cosa?" si alzò controvoglia sedendosi sul letto. "E queste?" indicò una dozzina di rose rosse in un vaso.
"Te le manda un bel ragazzo dell'esercito."
Adalia sbiancò.
"Non è come pensi." tentennò.
"Non penso niente, pasticcino. In guerra e in amore, a maggior ragione di questi tempi, tutto è lecito."
"Volevo solo sopravvivere."
"Certo che sì. Leon mi ha già raccontato tutto. Io comunque non ti giudicherei mai! Le mamme non lo fanno." le sorrise abbracciandola con amore. "Allora? Me lo fai vedere questo benedetto tatuaggio?"
Adalia annuì e ne approfittò per disinfettarsi e cambiare le bende.
"É stupendo. Come lo era lui, del resto."
Giá. Bellissimo e stupendo anche caratterialmente, fastidiosamente diverso e unico, rispetto agli altri cloni maschili.
"Mettile in negozio. Non vorrei che quel Sergente, si facesse idee strane."
Helga sorrise. "Ti aspettano a colazione tuo fratello, Zelinda, Felix ed è appena rientrato Wolfgang."
"Ok. Tra poco vado. Grazie Helga."
"Piccola mia. Non ringraziarmi. Mi ricordi tanto la mia Leni. Ora vive in una città di pescatori sul Südozean, vicino alla base di "Perlen der Meere", perché mio genero é nella Marina, e la vedo sempre meno."
"Mi dispiace."
"So quanto è difficile stare separati dalla famiglia, ma con lei e suo marito, i vostri genitori saranno al sicuro. Hai la mia parola. Ora fatti una bella doccia! Sento che ne hai bisogno. Ancora incubi?"
Adalia annuì con gli occhi lucidi.
"Nessuno dovrebbe assistere alle atrocità della morte e non a quella del ragazzo che si ama."
La fanciulla si buttò sotto la doccia con gli occhi madidi di lacrime.
<Smettila di piangere per me, smettila con tutto questo dolore, smettila di pensare alla vendetta. Adalia guardami, ti ho chiesto solo una cosa: vivi! Per entrambi.>
Alexander appoggiò la mano al vetro del box doccia e Adalia dall'altro lato appoggiò la sua, per sfiorare quella del ragazzo, ma rimasero solo l'impronta del suo palmo offuscato nel vapore e un senso indescrivibile di vuoto, nel cuore della ragazza.
Indossò una tuta di pelle nera e scese dopo aver asciugato i capelli lasciandoli selvaggi e naturalmente mossi.
Appena mise piede nella mensa fu avvolta dall'abbraccio di Wolfgang.
"Piccola peste! Mi sei mancata."
"Che ci fai qui?"
"Non ho scoperto niente perciò era inutile perdere tempo a Fetzen. La pista sul campo da lavoro, dove si presume tengano prigioniero il Re, era falsa."
Re Otis probabilmente era l'unico in grado di riportare al vecchio splendore il loro amato Königreich e l'unico che il popolo avrebbe seguito in caso di rivolta, ma al momento avevano tutti paura per opporsi e trovare nuovi agenti ribelli, stava diventando, sempre più difficoltoso. La sopravvivenza era complicata, anche senza scegliere di buttarsi volontariamente, verso il baratro, scegliendo di abbracciare la morte. O almeno lo era per gli altri, ma non per Adalia, lei, nonostante la famiglia amorevole, non aveva più niente da perdere.
"Tu." si girò la fanciulla, guardandolo con odio, verso Felix. "Sei un pessimo informatore. Ecco un altro buco nell'acqua."
"Buon giorno anche a te. Ti sei svegliata col piede di traverso, Fräulein Luchs?"
"Sì. Per colpa tua. Sei un essere inutile. A che gioco stai giocando? Non mi fido di te. Quando ci consegnerai a "Papino" su un piatto d'argento? Quando?"
"Sei assurda! Non ho tempo per le tue stupide accuse, Luchs."
"Stupide accuse? Brancoliamo nel buio, perché non sei capace a carpire informazioni da tuo padre e questa notte, hai rischiato di farci finire impiccati, a Neue Heilige Heimat."
"Cos'è Neue Heilige Heimat?" chiese zelante e pragmatica Zelinda.
"Il nuovo nome della nostra capitale."
"Non lo sapevo. Ok? Mio padre non si fida di me! È questo che volevi sentire? Pensa che qualcuno vi abbia aiutati a fuggire."
"Perciò sospetta di te?"
"Non credo, ma quanto ci metterà a capirlo? Sto rischiando tutto per voi. Per te, Fräulein." sbottò il ragazzo nervoso lasciando tutti con gli occhi sgranati e in rigoroso silenzio.
"Per me?" urlò la ragazza. "Calma i bollenti spiriti e metti a freno gli ormoni, perché non sono interessata."
Il ragazzo grugnì. "Sarai anche bella, ma sei insopportabile e non capisci un emerito cazzo."
Si alzò facendo stridere la sedia.
"Avevo bisogno di una mano, ma mi sono fidato degli occhi sbagliati, su quel maledetto sottomarino. Farò da solo. Come sempre del resto."
"Aspetta. Appianate le divergenze. Siamo una squadra." urlò Zelinda. "Siediti e mangia un Krapfen alla vaniglia. Non c'è niente che un buon dolcetto non possa sistemare."
"Ho solo 20 minuti, Zelinda, e Fräulein Luchs mi ha fatto chiudere lo stomaco."
"Una mano per cosa? Avanti parla!" chiese nervosa Adalia, tirandolo per il colletto inamidato dell'immacolata uniforme. "Sai vero che quando ne avrò l'occasione, pianterò un proiettile nella testa di tuo padre?" sussurrò a denti stretti e minacciosa.
"Non è necessario. Comunque con te non ci parlo. È tempo perso."
"Sembrate due bambini capricciosi voi due! Smettetela subito o vi sculaccio." rise sarcastico Wolfgang. "Amore, calma. Da come sbrani questi bomboloni, sembra un mese che non mangi." si rivolse divertito alla fidanzata.
"È che sono incinta, ma non è la cosa più importante, adesso."
"Ok. Allora Felix ti prego di proseguire. ASPETTA! CHE?"
"Diventerai papà, amore."
Gli occhi verdi di Fuchs si illuminarono di una luce smeraldo, intensa e brillante e sul viso comparve un sorriso a 32 denti bianchi, fino alle orecchie.
"Dici sul serio?" chiese con la voce trafelata.
"Sì."
"Oddio! Allora non ci sono sempre e solo brutte notizie. Sposami! Oggi."
"Ma cosa dici?"
"Ti amo."
"Anche io. Ma... lo faremo quando le cose torneranno alla normalità e avremo salvato il nostro popolo, circondati dalle persone che amiamo."
"Mi dispiace interrompervi e rovinare questo momento, ma il tempo stringe e ho bisogno di tre o quattro volontari per entrare negli archivi anagrafici e nel Ministero della sanità."
"Perchè?" chiese Leon che fino a quel momento era rimasto in rigoroso silenzio.
"Devo salvare una vita. Ho bisogno di dati."
"Che vita?" chiese Adalia curiosa.
Il ragazzo sprofondò in quelle dure, pozze celesti. La voce si incrinò.
《Non darle false speranze.》
"Un commilitone. Ha bisogno di trasfusioni."
"Allora facciamo irruzione alla banca del sangue. Molto più semplice e sbrigativo." convenì risoluta la ragazza.
"Mio padre lo verrebbe a sapere."
"Anche se rubi dati sensibili."
"Copieremmo solo dati su due chiavette criptate. Non mancherebbe materialmente nulla. Ma le sacche di sangue, sono numerate e rintracciabili. Soprattutto in tempi di conflitto armato."
"Qual'è il problema scusa?" chiese perplesso Leon. "Se è un soldato, verrà curato nell'ospedale militare."
"In condizioni normali sicuramente ma..
Lui... è... un... disertore. Nessuno lo curerà. Ho bisogno di sangue, che verrà prelevato da normali cittadini. Per questo devo entrare nel Ministero della sanità. Per cercare nomi di persone, con quel gruppo sanguigno."
"Ok. E l'anagrafe cosa c'entra?"
"Per trovare gli indirizzi dei possibili donatori." sospirò. Era vero, ma più che altro, Felix voleva cercare notizie, negli archivi cartacei, sulla nascita di Wolfgang e dei suoi legami con la famiglia Reiniger. Il giovane voleva vagliare ogni possibilità e non tralasciare nulla. Ne aveva bisogno. Aveva bisogno di una spalla, di un fratello, di qualcuno che non l'avrebbe disprezzato a priori e ritenuto un ragazzino incapace, ma che avrebbe creduto in lui, nonostante i suoi segreti e le sue limitate competenze.
"Ha senso." disse Zelinda.
"Senza complicarci la vita in missioni suicide, che gruppo ti serve?" chiese Fuchs col suo senso pratico e atteggiamento da studente di medicina. "Magari, uno di noi ti può aiutare."
Felix sbiancò. Cosa gli serviva? Uno dei gruppi sanguigni più puri e rari di tutti.
"0 Rh-" buttò fuori, senza pensare alle conseguenze.
"Ti accontenti di poco Herr Reiniger!" scoppiò a ridere Fuchs. "Chi ha 0- è un donatore universale, ma è anche vero che è un gruppo molto raro. Io sono A+, perciò non ti posso aiutare."
"Io AB+." sospirò Felix. Sua madre era B+ e suo padre A+, come la maggior parte della popolazione del Regno o così gli aveva detto il veterinario. Inoltre il gruppo di Wolfgang poteva tranquillamente indicare che era suo fratello.
"Io 0+" disse sconsolata Zelinda. "Alex... Lui... era 0-" una lacrima le rigò il viso. "Come mia madre del resto."
"Gemellini Luchs? Voi?" chiese Wolfgang.
Leon e Adalia si guardarono a lungo.
"In verità non l'abbiamo mai saputo." sospirò dispiaciuto Leon.
"Non ci resta che rubare i dati perché non siamo attrezzati per un esame del sangue, in questo momento."
Felix annuì tirando fuori da sotto la giacca, le planimetrie dei due edifici.
"Sono blindati come una banca. Mi piacciono le sfide!" sorrise compiaciuto Fuchs.
"Io devo andare al discorso di mio Padre. Ci aggiorniamo presto."
"Ciao Felix e grazie." sorrise Zelinda dolcemente.
"Sì grazie di nulla." lo schernì Adalia.
Felix reagì malamente.
Con un colpo secco la bloccò contro la parete di metallo e la guardò con disprezzo.
"Se sai fare di meglio, accomodati! Io me ne tiro fuori."
"Sei solo un codardo."
"E tu, una stronza ingrata, che ce l'ha col mondo."
Adalia sfilò il coltello dal fodero sul fianco e con velocità lo appoggiò alla gola del ragazzo.
"Vacci piano, Tigre." si intromise Fuchs.
"Stanne fuori Fuchs! Dimmi un motivo per cui dovrei fidarmi di te! Dimmelo!" urlò a Felix con le lacrime agli occhi.
Felix deglutì sentendo la lama graffiargli la pelle.
《Dirle la verità? No. Non dirle la verità. È prematuro.》
"Come pensavo! Sei un senza palle." la lama invece di affondare nel suo collo si allontanò cadendo con un rumore metallico a terra, così come la ragazza.
Gocce di acqua salmastra, percorrevano le sue guance pallide, staccandosi dai suoi occhi privi di luce e vita, cadendo sul pavimento freddo e formando piccoli cerchi simili a quelli della pioggia sul manto stradale, appena comincia, un delicato rovescio primaverile.
Felix la strinse in un abbraccio.
"Sto cercando di aggiustare le cose e spero, un giorno, di riportare il sorriso sul tuo viso." le sussurrò con rammarico, asciugando le lacrime col dito. "Io non sono come lui: Ti chiedo scusa per le sue azioni e per la sua sete di potere. Lo fermerò. Ma ti prego, non ucciderlo. È pur sempre mio padre. Ho bisogno che ti fidi, Adalia. Se vuoi un corpo per un corpo, alla fine di tutto, potrai affondare la lama nel mio petto e riportare l'equilibrio cosmico. Un figlio per un figlio."
"Io mi fido." fu quasi un sibilo.
Felix le sorrise annuendo.
"Molto bene Fräulein. Ora devo andare."
Adalia, si staccò da quell'abbraccio, che sapeva di verità e di sincerità.
"Mi prenderò io cura di mia sorella." abbaiò Leon scocciato.
Il gruppo si avvicinò al tavolo operativo e tutti insieme si misero a studiare le planimetrie, per trovare il punto adatto, per penetrare nei due edifici e sottrarre le informazioni necessarie, a Felix, per salvare il misterioso soldato.
"Perché aiutare Felix? Questi obiettivi, non ci servono a niente. Rischiamo di farci catturare per niente." brontolò Adalia.
"Elementare Fräulein, salviamo una vita e magari poi arruoliamo un nuovo agente operativo." sorrise Fuchs.
Zelinda accese la tv e si sintonizzò sul canale musicale che però venne interrotto, come qualsiasi altro, per la diretta sul Generale Reiniger.
La capitale sembrava blindata. In piazza, proprio sopra a loro, ruggiva la folla, intenta a guardare la diretta sui maxischermi.
Il Palazzo Reale, trasformato nella Sede della Neue Republik von Reiniger, era ricoperto di stendardi porpora, su cui era stampato, in rosso e nero, il nuovo simbolo del Regno: un lupo ululante circondato dalle fiamme, simbolo celtico ben celato, del Dio del Fuoco e dell'Inganno: Loki.
Per occhi molto attenti, come quelli di Zelinda, si notavano infatti le serpi arrotolate su se stesse, a formare quello che sembrava un semplice intreccio di linee messe a decoro.
"La verità è che siamo in guerra perché una manciata di voci fuori dal coro, non rinuncia alla Monarchia, perché non vuole lasciarvi liberi e vi incatena in una esistenza piena di muri che vi tolgono la dignità. Ma io, Steffen Reiniger, mi batterò per voi e per la vostra emancipazione. Risorgeremo come una Fenice dalle ceneri di un governo falso e privilegiato che ci ha dato l'amara illusione di libero arbitrio, ma che ci rendeva schiavi come api operaie e sotto la mia guida finalmente vivremo in pace e come uomini e donne libere."
La statua del Re, che si ergeva imponente davanti al Palazzo del governo, fu praticamente strappata dalla base.
"La nostra capitale da oggi si chiamerà Neue Heilige Heimat e il nostro Stato Democratico Freiheit. Abbracciate la Neue Republik von Reiniger. Scegliete la vostra emancipazione, non la Monarchia autoritarista,
per vivere in pace e in prosperità. Io sono il Padre fondatore di un nuovo stile di vita, di un nuovo credo, di una nuova visione."
Il Generale alzò, con un movimento fluido, la mano appoggiata al cuore, stretta in un pugno e la innalzò verso il cielo terso, in direzione di Dio, urlando il suo slogan propagandistico:
~Capitolano i traditori di fronte all'avanzata della liberazione.~
L'esercito, schierato sui gradini della lunga scalintata, fece lo stesso urlando "Heil Reiniger" mentre la folla applaudiva ed esultava la nascita della dittatura del terrore.
"Fu così, che in un tripudio di applausi, nell'ignoranza e nella speranza mal riposta, morì la libertà di un intero popolo, soggiogato da un pazzo, assetato di potere." grugnì Zelinda guardando il televisore.
"Secondo me lo sanno già amore, ma hanno paura. Per questo ci siamo noi a combattere per loro."
"Dovresti parlare al popolo." disse Leon.
"Io? Non mi consideravano quando ero la Principessa, figurarsi ora."
"Ci dev'essere un modo che non mieta vittime su vittime."
"Sei un sognatore, Herr Luchs." sorrise a denti stretti Wolfgang.
"Il mondo è marcio e le persone come Reiniger sono tossiche. Ti incantano con le parole, ma agiscono solo per il loro tornaconto ed eliminano quelli scomodi, che si ribellano. Usciamo e gli spariamo! Senza pietà. Esattamente come ha fatto lui, con Alex."
"Fräulein ha ragione." concordò Fuchs.
"Ma non siamo assassini, Ad. Se lo diventassimo, cosa ci distinguerebbe da loro?"
"Io sono qui solo per vendicare Alex."
"Io per te. Alex vorrebbe vederti uccidere una persona a sangue freddo solo per vendetta? Io non credo. Inoltre pensi che ti farà sentire meglio sparare a Reiniger?"
"Deve farmi sentire meglio, perché se no, non so, per cosa sto combattendo."
"La vendetta Fräulein Luchs, ti divora. Io lo so bene. Alimenta il buio nella tua anima, annienta ciò che di buono c'è in te, consuma la tua bontà e l'empatia, fino a quando non rimane altro che odio e risentimento. Però se vuoi vendetta, io non ti fermerò, ma poi dovrai convivere per sempre con la tua scelta e ti assicuro che é un fardello pesante. Io mi sento come se avessi premuto quel grilletto. Non c'è giorno che non mi incolpi della sorte di Alexander."
"Eri stato manipolato! Comunque mio fratello ti ha perdonato."
"Questo non mi fa sentire meglio, non alleggerisce la mia coscienza e non assolve i miei peccati. Alexander era un grande uomo, aveva cuore e carisma.
Ci serve uno della sua levatura morale, uno che pensa al di fuori degli schemi, a guidarci. Zelinda, tu sei tatticamente impeccabile ma non si vince solo con la guerra. Dobbiamo pensare al dopo."
"Lo so. E ci penseremo. Là fuori ci sarà qualcuno come Alex."
Adalia arricciò il naso. "Nessuno può sostituire Alexander. Strano che sia proprio tu a dire questa assurdità."
"Nessuno ovviamente potrà mai sostituirlo. Non per me. Ma Wolf ha ragione. Ci serve una guida, un Leader."
"Sei tu. Alex ti vorrebbe alla guida del nostro regno. Ha sempre detto che avrebbe voluto che tu diventassi Regina al posto suo. Durante la competizione mi ha confessato che, una volta Re, avrebbe cambiato la legge per permettere al primogenito, a prescindere dal sesso di diventare il successore al trono."
"Alex non era così sovversivo. Pensi di conoscere mio fratello meglio di me? Dopo 2 mesi?"
"Ne sono convinta. Noi, abbiamo condiviso, i nostri cuori e le nostre anime, in un modo profondo che tu, in quanto sorella, non puoi nemmeno immaginare, perchè, non si dice sempre tutto, ai consanguinei. Tuo fratello era un visionario. Avrebbe mollato tutto per sentirsi libero, ma prima avrebbe lasciato il trono a te, come era giusto che fosse, per diritto di nascita."
"Lui era un Leader nato io..."
"Tu gli eri di ispirazione e non hai smesso di credere in lui anche quando il Re stesso non lo faceva. Tu, eri l'unica, che lo faceva andare avanti e gli faceva sopportare la vita a corte e l'unica, secondo lui, che meritava la corona. Alex voleva solo guidare la sua moto, non fare il Re."
Zelinda abbassò gli occhi cupi e lucidi.
"Alex era speciale, ma tu, non potevi conoscerlo meglio di me. Non avrebbe distrutto il cuore dei nostri genitori, abdicando. No."
Adalia tolse la garza del tatuaggio.
"Sai cosa significa e perchè Alexander ce l'aveva?"
"È l'emblema degli Adler." scrollò le spalle. "Mio fratello era egocentrico e l'ha fatto per irritare nostro padre."
"Le ragioni erano quelle, ma il significato era molto più profondo."
"A me non l'ha mai detto."
"Inizialmente nemmeno a me."
"E cosa significa?"
"L'aquila era Alexander. L'uomo e il Re, che vostro nonno, si aspettava che diventasse. L'aquila, gli ricordava costantemente, che doveva volare da solo, perchè gli stolti, lo fanno in gruppo. Questo tatuaggio evidenziava il suo essere diverso dalle masse, il suo pensare fuori dagli schemi e con la propria testa, ma anche, che quella strada, l'avrebbe condotto alla solitudine, perché la diversità, non piace e fa paura. Un'aquila non puoi intrappolarla in una gabbia come un canarino. Un'aquila vola libera e non teme ostacoli, proprio come il cuore."
"Tu perché ti sei fatta il suo tatuaggio?"
"Perché Alexander é il mio cuore, la mia anima e la mia ragione di vita."
<Sono trapassato Fräulein. Passa oltre. Non vivere nel passato e di ciò che poteva essere. Il cuore non teme ostacoli e non sente ragioni, proprio come te, mia Lince del deserto, perciò usa questa forza, per trovare un nuovo amore.>
"Mai. Non chiedermi questo Adler. Non succederà mai. Mi faccio carico della tua solitudine e del tuo fardello, visto che non abbiamo potuto condividerlo. Ma prima sparerò in testa a Reiniger."
<La vendetta Fräulein ti consumerà. E io non voglio questo per te. Non voglio essere vendicato.
VIVI. VIVI. VIVI. VIVI.>
"Smettila di ripeterlo. Non voglio vivere senza di te."
Adalia scoppiò a piangere.
"Adalia... mi dispiace..." farfugliò Zelinda col magone, ma la fanciulla corse nel corridoio.
La voce del fratello, tremò in un timido sussulto, mentre la bloccava per un polso.
"Hai segreti con me Ad?" Leon si grattò la testa inquieto.
"Ci sono verità intime, che fanno male, di cui non si va fieri, che non usciranno mai, rimarranno celate e nascoste in profondità dentro di noi e verità che verranno condivise. È nella nostra natura proteggerci, mentendo."
"Perciò sì?"
"Non ti racconto certe cose Leon perché sono private e solo mie. Non abbiamo segreti."
"I tuoi occhi mentono. Stupido io che ti ho sempre raccontato tutto: il mio primo bacio, la mia prima scazzottata, il furto dell'auto di papà, per fare colpo su quella Fräulein e la mia prima volta. Tu hai... segreti con me."
<Sei fatta di bugie e vizi Fräulein!>
"Non ho segreti Leon, semplicemente ogni tanto ometto di dirti i miei tormenti. Sono stufa di essere compatita da tutti. Nessuno di voi sa come mi sento e non mi va di parlarvene. Alex voglio che rimanga solo mio. I ricordi, sono l'unica cosa che mi restano e mi legano a lui. Il mio dolore ha un nome: Alexander Adler e non passerà mai."
NOTA AUTRICE: Nel secondo capitolo i tormenti di Adalia e una missione in arrivo.
Votate e commentate se vi va.
Baci Barbara 💙
Deutsche Wörter:
Birkenstraße: Strada della betulla
Herr Künstler: Il signor artista-pittore
Mutterschaft: maternità
Kommando: comando militare
Guten Abend, Helden des Vaterlandes: Buonasera, eroi della patria
Fräulein: signorina
Der Tempel der Süße und Backwaren: Il tempio dei dolci e dei prodotti da forno
Neue Heilige Heimat: nuova santa Patria
Herkunft: Origini
Sternenregen: di Pioggia di Stelle
meiner Feldwebel: mio seregente
Südozean: oceano del sud
Perlen der Meere: perle del mare
Fetzen: brandello
Königreich: regno/ reame
Freiheit: libertà
Heil Reiniger: «salvezza, salute» - Esclamazione di augurio e di esaltazione, corrispondente all'italiano salve!, evviva!
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