CAPITOLO 18: Der Abschied
Alexander scoprì presto che l'ansia era una complessa combinazione di intense e spiacevoli emozioni che includevano paura, apprensione e preoccupazione, accompagnata da vigorose sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto e respiro corto, nausea e tremore interno. Probabilmente, il suo stato d'angoscia, per quella introvabile e sfuggente Fräulein, era amplificato dalla febbre crescente e dai brividi che sembravano scorrergli nelle ossa come scariche elettriche localizzate nella schiena e negli arti, in frequenti e ritmiche, nonchè involontarie, contrazioni dei fascetti muscolari, giá tesi, accompagnati dalla pelle d'oca, dal rapido battere dei denti e da una sensazione di vuoto, che era sul punto di fargli perdere i sensi. Nonostante la spossatezza e il desiderio di abbandonarsi a sogni deliranti nel letto, voleva trovarla almeno quanto Leon.
Probabilmente di più. Ma era esausto. Il suo corpo, stava combattendo una guerra che non avrebbe vinto, contro un male che, in tempi moderni, non avrebbe più ucciso nessuno, ma che poteva essergli fatale, visto che, in seguito all'infezione contratta dopo il suo attentato, e all'uso prolungato di determinati medicinali, aveva sviluppato una forte resistenza agli antibiotici. Nulla, al momento, sembrava in grado di guarirlo, a parte forse il riposo, che per ovvie ragioni, non poteva concedersi. Negli ultimi nove mesi, aveva visto in faccia la morte già troppe volte, per soccombere a una sciocca influenza. Eppure, ne il paracetamolo, ne gli altri antipiretici, gli avevano abbassato la febbre o alleviato il torpore muscolare e il dolore acuto e insopportabile alla testa, paragonabile a una violenta e ripetuta stillata. A gravare su tutto, la pressione, che nelle ultime settantadue ore, era precipitata a valori anomali di 80/55 e che gli procurava un continuo movimento rotatorio della testa e dell'ambiente circostante. Adler tuttavia, non si lamentava mai, anzi stringeva i denti, omettendo agli apprensivi dottori, tra cui Wolfgang, che volevano bloccarlo a letto, le sue vere condizioni. Nel suo immenso Königreich, soffrivano tutti, in questo momento, per fare la vittima o concedersi il lusso, che il suo popolo non aveva, di guarire in assoluto riposo, coccolato e indifferente dei problemi degli altri, come aveva egoisticamente, sempre fatto. Non era più quel ragazzo superficiale, ma una guida. Alexander Adler, da quando aveva fatto quel giuramento sul ponte, era diventato il Re. Inutile dire che il suo ruolo lo spaventava a morte, ma, non sarebbe scappato dai suoi doveri. Mai più.
Vagava da ore, in quell'enorme Militärbasis, piena di stanze tattiche, alloggi dei soldati, persone in divisa che gli facevano il saluto d'ordinanza, armamenti, Hangar stracolmi di mezzi di terra, navali e aerei, senza trovarla. Camminando sulla banchina che costeggiava il porto, dove erano attraccate due portaerei, si rese conto di essersi allontanato troppo e di aver perso totalmente l'orientamento.
Il vento sferzava coriaceo, col suo alito artico, sul viso del Principe, come uno schiaffo di rovescio che gli provocava un leggero bruciore alle guance.
A 360°, intorno a lui, distese di neve, torbido mare in tempesta, piste di decollo piene di aerei rombanti in partenza per le esercitazioni ed edifici tutti identici, a cui sembravano tremare i vetri per il potente boato. Ma era più plausibile che a tremare fosse lui stesso per il freddo e per il disagio. Il fragore dei potenti motori dei caccia, infatti, era davvero elevato, tanto che gli fischiavano le orecchie e gli pulsavano le tempie.
Il clima polare, con le sue rigide temperature, aveva raggiunto -20° e rischiava di farlo finire in ipotermia se avesse indugiato troppo all'esterno, con solo un cappottino di lana ad avvolgerlo e a scaldarlo.
Il cielo bigio e annuvolato, aveva risucchiato il celeste illusorio dei suoi stupendi occhi e starnutiva, talvolta, solitarie lacrime di neve cristallizzata, che scendevano pesanti come grandine, graffiandogli il viso, come artigli.
I piedi, che sprofondavano nella neve ancora da spalare, gli si congelavano negli stivali. I muscoli si irrigidivano percossi dalle rigide temperature e da una tediosa sensazione di inutilità. Come poteva salvare il suo popolo, se non era nemmeno in grado di trovare la sua amata, in una stupida base militare? Brancolava nel buio e il buio pesto, si nutriva sempre di più delle sue paure e delle sue insicurezze.
<Essere un uomo, Alexander, non significa non avere mai paura, ma saper convivere e affrontare la propria paura, senza farsi condizionare dalla stessa. Ricorda che è la nostra luce a spaventare di più.>
"L'hanno trovata!" una forte e calda mano, si appoggiò sulla sua spalla, cogliendolo di sorpresa.
"Sta bene! Si è nascosta su un camion e ha bevuto un po' troppe birre, addormentandosi. Però dovrei essere più preoccupato per te, amico."
"Sto bene, Herr Luchs."
"Puoi mentire agli altri, ma non a me, Majestät. Nel periodo di lutto di Ad, ho imparato a conoscerti e a vederti con gli occhi di mia sorella. So per certo, che, nonostante tu cerchi di passare per un antipatico e odioso menefreghista, hai a cuore il bene degli altri, prima che del tuo. È un bellissimo tratto caratteriale, ma, per quanto provi a mascherarlo, sappiamo entrambi, che hai bisogno di stenderti. Barcolli e tremi come un chihuahua."
"Fräulein, ha bisogno di me."
"Adalia, starà bene. Mi occupo io di lei. Quando ti sveglierai, ti sarà accanto. Te lo assicuro."
"Io... devo vederla. Ho bisogno di stringerla, di baciarla..."
"Sei più cocciuto di un mulo."
"Sono solo follemente innamorato della tua gemella. È la mia droga e la mia unica fonte di felicità."
"Lo vedo. Scusa, se sono stato un vero idiota con voi, ero geloso, perché io non ho nessuno, che mi ama così profondamente."
"Sei un buon fratello. Ciò che io non sono mai stato e non avrò mai la possibilità di essere. Non scusarti con me ma con tua sorella. Fräulein Luchs capirà e ti perdonerà."
"Per quanto vale, Zelinda, parlava molto bene del suo fratellino."
Adler si morse il labbro inferiore particolarmente nervoso e si guardò gli stivali neri.
"Se così fosse, non l'avrei condannata a morte, con i miei piani fuori dagli schemi."
"Non dipendono da te le azioni sconsiderate di Reiniger. Lui è l'unico a dover rispondere delle sue azioni. Nessun altro."
"Ti sbagli. Qualsiasi cosa accada in questo Königreich, è una mia responsabilità. Ogni mia decisione, ogni mio comportamento, ha delle ripercussioni. La guerra si è abbattuta su questo pacifico regno, solo perché mi sono rivelato inadatto al mio ruolo. Nascere col sangue blu, non fa di me un sovrano."
"Per essere un grande Re, bisogna prima di tutto, saper essere piccoli. L'umiltà è l'unica vera grandezza di un sovrano."
"Belle parole Herr Luchs, ma ti assicuro che essere me, non é affatto facile."
"Non sono mie, ma di tuo nonno: König Ludwig."
"So per certo che doveva essere saggio e che avevamo un rapporto speciale, ma ho solo ricordi frammentari di lui. Vorrei solo ricordare chi sono."
"Non importa chi eri, ma chi sei adesso e chi vuoi diventare." Leon gli diede una rassicurante pacca sulla spalla.
"Sii chi vuoi, Majestät. È semplice."
"Essere chi voglio, ci ha portati qui. Io non ho scelta."
"Si ha sempre una scelta! E tu la puoi fare, senza dover rinunciare ai tuoi doveri. Ma tu, cosa vuoi davvero?"
"I miei ricordi, ma la procedura è rischiosa, ritrovare la mia famiglia, ammesso che sia ancora viva, far cessare la guerra, ma sopra ogni cosa, Adalia. Con lei al mio fianco, sento di poter affrontare qualsiasi cosa."
"Il cuore di mia sorella, già ti appartiene. Come posso aiutarti, per riavere il tuo passato?"
" I barbiturici con principio attivo tiopentale sodico
aiutano, a ottenere uno stato di completo abbandono dell’individuo molto vicino al sonno. In questo modo il paziente può esprimere ricordi repressi o che volontariamente non vuole comunicare. Per questo motivo i medici tendono a somministrarlo in modo controllato a pazienti affetti da forme di amnesia, di mutismo o di blocco del linguaggio di origine psicologica. Peccato che i miei dottori e Wolfgang non sono d'accordo."
"Pensi che funzionerà?"
"Ne sono sicuro."
"Allora ti aiuterò."
"Vuoi aiutarmi a rubare e a somministrarmi un farmaco?"
"Sì. Lo farò. Finalmente siamo arrivati. Ad é in questo Hangar, su quella furgonetta."
Adler aumentò il passo e scostò il telo cerato.
Adalia, dormiva circondata da bottiglie vuote di birra. Il Principe sorrise e le accarezzò dolcemente i soffici capelli dorati.
"Fräulein" sussurrò fissandole le labbra, prima di baciarla come se fosse Dornröschen.
Gli occhi di quell'azzurro illusorio che tanto amava, si spalancarono.
"Adler!? Come... ci sono... arrivata qui?"
"Dimmelo tu, meine Liebste."
"Io... non lo ricordo."
"Non ha importanza. Ora che so che stai bene, ti lascio sola con tuo fratello, così parlate. Mi trovi in camera mia. Ho bisogno di una doccia e di stendermi."
Alexander, dopo una lunga e bollente doccia, che gli ravvivò il colorito pallido della pelle, crollò in un profondo e rinfrancante sonno, non appena la testa, toccò il morbido guanciale.
Al suo risveglio, dopo aver fatto l'amore con Adalia, non avrebbe mai pensato che quel bacio, appassionato, ma dolce, fosse il presagio di un addio.
《Fai la tua scelta.》
Le sue labbra, piene, morbide e dannatamente perfette da baciare, erano nate per combaciare assolutamente con le sue, le sue braccia erano il suo rifugio sicuro, la sua pelle vellutata, da accarezzare o graffiare quando sudata, si mischiava alla sua, in una fusione di corpi e di anime, era una droga, il suo profumo, una dolce tortura, le sue mani che vagavano voraci, ma delicate, sul suo corpo minuto, la facevano volteggiare in cielo, su una nuvola, fino a toccare il Paradiso, il suo sorriso, un'esplosione di gioia, luminoso come un'eruzione solare e che concedeva solo a lei, la emozionava ogni volta, i suoi occhi innamorati, mentre sussurrava "Adalia" o "Fräulein", le facevano perdere la testa sempre di più, e la sua voce profonda e sensuale, era ciò che rendeva Alexander Adler, la perfezione e ciò che desiderava più di qualsiasi cosa al mondo, ma che non poteva più avere.
《Fai la tua scelta.》
Portò alla bocca l'ennesima sigaretta, mentre non ascoltava una parola di quello che lui le stava dicendo.
Come poteva? L'incontro con Reiniger, l'aveva turbata.
"Si sistemerà tutto, Fräulein, basta con tutte queste sigarette. Ti verrà un cancro. Ho avuto un confronto da uomo a uomo con tuo fratello e ha capito che ti amo e ho intenzioni serie. Approva la nostra relazione, perciò smettila di angosciarti."
La fanciulla lo fissò con gli occhi vacui.
《Fai la tua scelta.》
"L'unico modo per fermare il Principe Adler, è colpirlo dritto al cuore, prendendo ciò che ama di più: tu Fräulein Luchs."
"Non ti azzardare a toccarmi e non credere di spaventarmi o di piegare Alexander al tuo volere, usando me. Non lo tradirò mai.
"Suvvia, smettila di affilare gli artigli e presta attenzione. Se vuoi che il tuo amato Alexander, viva, devi semplicemente lasciarlo. Non ti sto chiedendo la Luna."
"Cosa?"
"Non so come dite voi giovani, in questi casi, ma il concetto basilare è che devi dargli il due di picche, scaricarlo nel peggiore dei modi, insomma... deve ritornare un patetico e depresso single."
"Io non posso, abbiamo confessato a cuore aperto i nostri sentimenti, sa che lo amo. Ci siamo fatti delle promesse e abbiamo fatto progetti per il futuro, se tornassi sui miei passi, non... mi crederebbe mai."
"Confido che troverai un modo Fräulein."
"Scordatelo."
"Te la faccio semplice: o metti fine alla vostra storiella, o vedrai il tuo fidanzato, con un buco in fronte. E stai sicura, che questa volta, non sbaglierò. Non provare a fregarmi o ad avvertire quella piattola del Principe. O sei con me. O sei contro di me. In ogni caso io lo saprò.
Fai la tua scelta. ."
"Adalia, guardami. Ti amo. Cosa ti serve di più di noi? Non capisco! Parlami!" il Principe la costrinse a voltarsi verso di lui.
Ti amo. Due stupide parole che racchiudevano ciò che sentiva per quell'affascinante e carismatico ragazzo e che doveva seppellire per sempre.
Ferirlo. Doveva solo ferirlo al punto da spezzargli il cuore per sempre, in infinitesimali brandelli, da farlo dubitare di tutto, di lei, della loro storia, dei sentimenti profondi e sinceri che non aveva mai finto di provare per lui perché erano fin troppo reali. Colpire e affondare la lama in profondità nel suo cuore, era come infliggersi un colpo mortale da sola. Questo le aveva chiesto Reiniger, come unica condizione, per lasciare il suo amore in vita.
《Fai la tua scelta.》
Come se ci fosse una scelta. Era stata messa spalle al muro. Un'altra volta. Doveva tradirlo. Un'altra volta.
Faceva troppo male, lasciarlo andare. Ma era necessario.
《Fai la tua scelta.》
Alexander sarebbe sempre stato la sua unica scelta. Ma lui, per proteggerla, avrebbe fatto esattamente la stessa cosa e ora era arrivato il momento della fanciulla, di sacrificarsi.
Preferiva un Adler distrutto emotivamente che trasformava i suoi sentimenti d'amore in odio per lei, piuttosto che un Adler morto.
《Fai la tua scelta.》
"Chi mi assicura, che non lo ucciderai comunque?"
"Ti do la mia parola, Fräulein Luchs."
"Come se ci si potesse fidare."
"Ti assicuro che Alexander Adler, dopo che l'avrò spodestato, continuerà a vivere. Lo rinchiuderò nello stesso Lager, dove sono prigionieri i suoi genitori e lo metterò a spaccare pietre o a spalare letame. Dipende!"
"Giuralo sulla vita dei tuoi figli."
"Sciocca ragazza! I miei figli sono morti."
"Ti sbagli. I tuoi tre figli, sono tutti vivi e in salute."
Reiniger, spalancò gli occhi stupito.
"Come se mi importasse di quei traditori, comunque te lo giuro Fräulein. E considerando il rapporto conflittuale con i miei figli, te lo metto pure per iscritto." Reiniger sfilò della carta intestata dallo scrittoio e con una stilografica in oro, sigillò il loro patto.
"Firma qui."
Reiniger fece lo stesso e poi fece colare della cera rossa sul documento e la vidimò con un timbro per ceralacca col simbolo della Neue Republik. Si fece una fotocopia che ripose nella cassaforte e passò l'orginale alla ragazza.
"E' tuo ed è vincolante. Manterrò la parola data."
"Sarà meglio per te. Perchè anche io questa volta non sbaglierò."
"Ammiro la tua tenacia. La porta per te, qui, è sempre aperta, se decidi di voltare le spalle al Principe."
"No grazie."
《Fai la tua scelta.》
"Gli alieni sono sbarcati nella base e hanno fatto esperimenti su di me."
"Uhm... Interessante, Dummkopf."
Era chiaro che la fanciulla non lo stesse assolutamente considerando.
Alexander scoppiò a ridere.
"Terra chiama Fräulein!"
"Che vuoi?" rispose particolarmente infastidita.
Lui con fare dolce, le sollevò il mento e la guardò dritta negli occhi. Luchs era un misto tra imbronciata e infelice. Con i pollici le tirò il labbro dagli angoli della bocca, a formare un sorriso forzato.
"Voglio solo questo e te, Fräulein."
"Smettila, ti prego."
"Di fare cosa esattamente?"
"Il fidanzato premuroso e sdolcinato. Non lo sopporto. Non ti reggo più, mi fai venire il diabete."
Alex rimase leggermente interdetto.
Sospirò cercando di non dare peso alla sfuriata senza ragione della ragazza che amava.
"Ok. Mi dispiace. Come siamo acide oggi. Hai la sindrome premestruale?" scoppiò a ridere prendendola in giro. "Mi devo preoccupare dei tuoi sbalzi ormonali?"
Adalia scosse la testa ancora più imbestialita.
"Non cambi mai. Sei un insopportabile maschilista pieno di pregiudizi." lo colpì al petto con veemenza.
"Guarda che non è vero. La mia infelice uscita era una battuta, Fräulein. Scusa se ti ho offesa. Però sono davvero preoccupato per te. Sei strana e assente da quando ti abbiamo trovata in quella camionetta militare, mezza ubriaca. E' successo qualcosa di spiacevole? Mi nascondi qualcosa? Perché è chiaro che una stupida incomprensione con tuo fratello non può averti ridotta così. Confidati con me."
"Questa messa in scena deve semplicemente finire."
"Di che cosa parli?"
"Di te, di me, di noi."
"Spiacente, ma non ti seguo."
《Fai la tua scelta.》
"Abbiamo fatto sesso prima?"
"E' una domanda tranello? Perchè lo so perfettamente, c'ero anche io, ma non era squallido sesso, perchè noi, ogni volta, facciamo l'amore. Ma a questo punto, la domanda viene spontanea, e tu c'eri?
1. Ferirlo nell'orgoglio mascolino.
"Non fraintendermi, il sesso non è male e nemmeno mediocre..."
"Non è male?" Alexander si grattò la testa confuso. "Ma se a letto, facciamo scintille!"
"Forse... Ma..."
"Ma? Come ma..."
"Mi ha stancata."
"Ti ha stancata! Ma se sei venuta tu nel mio letto e mi sei saltata letteralmente addosso! Più volte. Comunque va bene! Per quanto mi piaccia, non è che il nostro rapporto si basi solo su quello. Altri problemi o confessioni che dovrei sapere?"
"Tu, Alex, sei il mio unico problema."
"IO?" tentennò. "Sentiamo, cosa ho fatto di sbagliato questa volta? Io ti giuro che ci provo a..."
Adalia lo bloccò posando l'indice della mano destra sulle labbra del ragazzo per zittirlo.
"La colpa è anche la mia."
"Tua? Ma se sei perfetta! Io ti reputo la migliore ragazza del Regno e... so che non mi inganneresti mai."
"Sshhhh... Alexander, ti rendi conto che mi hai mitizzata? Sono una ragazza come le altre, che commette errori! Maledizione! E gradirei non essere interrotta." sbraitò irata inveendo contro il bel Principe.
Adler, esasperato, si impose di mettersi a tacere e di ascoltare unicamente le argomentazioni di Fräulein Luchs, perché effettivamente, spesso, tendeva a soffocare gli altri con le sue imposizioni, senza dare loro il giusto valore o spazio. Era più forte di lui, era come se fosse un'abitudine che gli era stata inculcata fin da bambino, ma essere un buon Re, un uomo migliore e un attento compagno, non si riassumeva tutto nell'ascoltare le voci del popolo, dei suoi consiglieri e soprattutto della ragazza che diceva di amare?
Si lasciò scivolare a terra, per sedersi accanto a lei, che era come crollata, vacillante, per guardarla negli occhi. Che ci fosse qualcosa che la turbava era chiaro, ma davvero non aveva idea di che cosa fosse e non poteva essere lui, visto che era stato sincero e le aveva aperto il suo cuore. Ok. Forse non le aveva apertamente palesato tutte le sue intenzioni, ma sganciare la bomba "Ti voglio sposare" era eccessivo, anche se, celato nel suo discorso, glielo aveva fatto capire. Ma Adalia Luchs, non era come le altre ragazze, che viveva per accasarsi con un uomo pieno di dote e crescere una squadra di marmocchi. No. Lei era unica e rara, indipendente e di certo non aveva bisogno di lui per sentirsi viva o all'altezza, eppure scioccamente sperava di essere la metà che la completava, esattamente come lei lo era per lui. Ora che la guardava, così tesa, nevrotica e furibonda, il suo mondo pieno di convinzioni, si stava velocemente sgretolando. Eppure sentiva quella ragazza fino nell'anima e non gli era mai successo prima. Non lo ricordava, ma ne era comunque sicuro. Certe sensazioni, si marchiano dentro di te e non svaniscono nemmeno con l'amnesia, semplicemente rimangono celate, fino a quando, improvvisamente, si accendono, ti avvolgono e si espandono, così profondamente, che il petto sembra urlare e vieni travolto dalla vita. Adalia era proprio quell'alito di vita che lo risucchiava ogni qualvolta si trovasse accanto a lui. Forse per questo si era innamorato di nuovo di quella fanciulla.
Adalia, cominciava a intravedere indecisione e crepe, negli occhi di Alexander. Sembrava che quelle pozze di infinito azzurro, tremassero e venissero trascinate nella fitta nebbia della sua anima. Deduttivo e attento com'era, sicuramente stava traendo le sue conclusioni e si stava sicuramente incolpando, come faceva sempre.
《Fai la tua scelta.》era un eco dolente nel suo inconscio.
La vita di Alexander era l'unica scelta possibile. Il cuore della ragazza tamburellava irrequieto, quello del Principe perdeva lentamente battiti, come sospeso in aria, dentro una bolla, pronta a esplodere.
2. Riempirlo di bugie e farlo ingelosire.
"Io... ti ho tradito."
"Spiegami." farfugliò pacato, cercando mantenere il controllo sulle sue emozioni.
"Anche le donne hanno le loro necessità e io ero veramente devastata... Avevo bisogno di spegnere la testa perciò..."
"Perciò cosa? Non riesco a capire cosa stai cercando di dirmi."
"Prima mi divertivo con Felix."
Alex la guardava con un cipiglio strano e incredulo.
"Io... non... credo... di... aver... capito..."
"Adler, sì che hai capito. Andavo a letto con lui."
Adler sbiancò e si rabbuiò.
Dopo un paio di minuti di imbarazzante silenzio, deglutì nervosamente un fiotto di saliva.
"Non fa niente. È comprensibile. Pensavi che fossi morto e la vita continua. Ti perdono Adalia. Questo non cambia niente. Non quello che sento per te."
Perdono? La fanciulla non cercava il perdono, ma un modo per farsi odiare, ma Adler era troppo puro di cuore, per condannare le sue azioni, che altro non erano che una bugia. In questo momento voleva solo baciarlo e alleggerire il suo cuore del veleno delle sue parole dicendogli che lo amava a dismisura.
Ma la voce di Reiniger, era come un disco rotto nella sua testa e diventava sempre più martellante e vigorosa.
《Fai la tua scelta.》
"Non è stato l'unico. Da mesi, ormai, ho un'altra storia."
"Dimmi che mi ami, Adalia. Non esigo altro. Non mi interessa quello che hai fatto prima di noi."
"Adler... non c'è più un noi. Ci ho provato, ma credo di non provare più quello che senti per me."
"Non importa, se non mi ami quanto ti amo io... Ho bisogno di te." le accarezzò dolcemente la guancia.
"Mi dispiace, ma io non ti amo." lo guardò glaciale come un Iceberg, dritto negli occhi. Non esitò, come le avevano insegnato durante l'addestramento, nonostante dentro di lei, tutto urlasse il contrario e il suo cuore si stesse lentamente prosciugando.
"Ma come puoi esserti disinnamorata in qualche ora? Almeno dimmi dove ho sbagliato e come posso farti cambiare idea." chiese con la voce tremolante e gli occhi umettati di lacrime, che non provava nemmeno a trattenere.
"Non puoi. Scusa. E' finita. Capita!"
Finita. Parola che racchiude il doloroso significato di un addio. Una voragine al centro del petto del ragazzo, gli sconquassò il cuore, facendogli mancare il respiro. L'amore è un imbroglio che spacca il cuore e che ti uccide lentamente e spietatamente.
"Io... non ti credo." tentennò insicuro più per convincere sé stesso che la ragazza.
《Fai la tua scelta.》
3. Infliggere il colpo di grazia.
"Ero a letto con lui, quando mi cercavate. Prima ci divertivamo solo, senza complicazioni, ma mi sono resa conto di amarlo."
"Stronzate! Non sei quel genere di ragazza. Non entri nel letto di tutti i maschietti della base."
"Tu dici?"
Alexander rimase senza parole. Se davvero aveva fatto l'amore prima con un altro e poi con lui, cosa la differenziava dalle altre facilotte, che volevano solo usarlo o che miravano al trono?
"Amore? Ma per chi?"
"Non ha importanza."
Come se la melma nera, lo avesse appena travolto come uno Tsunami, Adler, improvvisamente, si trovò ad annegare nella pece, completamente in balia di un dolore che non era in grado di contenere e che mutava in sordo rancore, astio, acredine, rabbia e letale e vendicativo odio. Non era già molto lucido, a causa della febbre e questa confessione, gli aveva fatto completamente perdere il senno.
"Ne ha per me. Chi davolo è?" la guardò in cagnesco, stringendo la mano intorno al suo collo, totalmente accecato da una curiosa, amara e funesta rabbia.
Adalia presa dal panico e a corto di ossigeno, non riuscì a farsi venire in mente niente e semplicemente col fiato strozzato sussurrò "Maxim."
Adler tremò per la febbre e la scossa di adrenalina che gli aveva incendiato le vene, che ribollivano di fallimento, livore e disinganno. Suo fratello, come aveva potuto fargli questo? Poteva giustificare le loro azioni, prima del suo ritorno, ma adesso, il loro comportamento e il loro silenzio, era assolutamente imperdonabile.
Bugiardi, falsi, ipocriti, menzogneri infidi, fallaci, mendaci e sleali carogne.
Il respiro sibilante della fanciulla lo riportò alla realtà e solo in quel preciso istante, si rese conto che la stava privando dell'ossigeno, con la sua presa ferrea. Lei, sfinita, spingeva con le dita, la sua mano, cercando di allontanarla dal suo collo. Vedendola diventare di un pallido bianco e con le labbra cianotiche, scioccato dal suo declino, in un primitivo uomo di Neanderthal, con pulsioni omicide, mollò subito la presa. Mai e poi mai avrebbe arrecato dolore fisico a una donna e non a lei in ogni caso, perché, nonostante tutto quel dolore, lui continuava ad amarla.
"Mi... mi... dispiace... Io... Non... volevo."
"Ma l'hai fatto." sussurrò massaggiandosi il collo, arrossato e col segno delle dita del ragazzo. Adalia non gliene faceva una colpa. Il Principe non era in sé. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che quello che gli era scattato dentro era solo colpa sua e delle sue bugie e che quegli occhi, prima completamente vacui e vitrei, e che successivamente la fissavano iniettati di odio, totalmente senza sentimenti e svuotati dall'amore, non erano i suoi. Adler era buono, altruista, comprensivo e dall'animo puro, non un mostro.
"Non è la prima volta che mi metti le mani addosso. Peccato che non ti ricordi la Enduro Motorrad Rally, quando hai cercato di sabotarmi, picchiandomi." affermò sicura, inventando di sana pianta, delle percosse che non erano mai avvenute.
"IO COSA?" sbiancò.
Il ragazzo non poteva non domandarsi chi fosse davvero il giovane Principe Adler, perchè ogni giorno, scopriva qualcosa di brutto sul suo conto. Mai come in questo momento, si era convinto ad accelerare il processo per riavere i suoi ricordi, anche se Wolfgang non era d'accordo e gli aveva categoricamente vietato la pericolosa procedura. La mano, gli tremava come una foglia. Alex la guardava con le lacrime agli occhi cercando di placare il suo tremore con l'altra mano. Il suo naso era arrossato e sembrava una patata gocciolante di muco. Le guance erano accese di un intenso rosso febbricitante e il suo corpo perfetto giaceva disciolto come una massa informe, sotto la finestra.
"Addio, Adler." Adalia soffocò il pianto, che rischiava di travolgerla.
"Non me ne faccio niente del tuo orribile commiato. Abbi la decenza di non rimanere qui col tuo fidanzatino almeno! Questa base non è abbastanza grande per tutti e tre."
"Mi stai cacciando? E secondo te dove potrei andare? Reiniger mi sta ancora cercando. Se vuoi, finisci il lavoro che hai cominciato prima." si sfiorò il collo leggermente livido.
Alexander sospirò.
Lei aveva ragione. Non poteva mandarla a morire. Anche se gli aveva appena masticato il cuore, lui la amava e non l'avrebbe mai messa in pericolo.
"Certo che no. Resta pure. Me ne vado io, prima di farti di nuovo del male... Io... Mi dispiace..."
"Piano geniale! Davvero! Pensi che Reiniger non ti stia cercando?"
"Sono morto. No, che non mi cerca."
"Hai dato per scontata la fedeltà delle persone e dell'esercito, ma se non fosse così banalmente ovvia? Se ci fosse una talpa di Reiniger o addirittura più di una, che ti osserva?"
"Sai qualcosa che io non so?"
La ragazza lo ignorò e aggirò la domanda.
"Il tuo problema è che ti fidi degli altri, Alex. Mi sentirei di dirti che è un pregio che hanno in pochi, ma di questi tempi..."
"La sensazione mi è particolarmente familiare Fräulein, infatti, immancabilmente, vengo pugnalato alle spalle dalle persone che amo di più."
"La tua frecciatina non mi infastidisce affatto. Sono stata sincera con te."
Sincerità. Viaggiava di pari passo con l'onestà e la verità, che a quanto pare, nel loro rapporto, apparentemente perfetto, era sempre mancata. Adalia e Maxim, gli avevano mentito col sorriso sulle labbra, prendendolo in giro. Come poteva dimenticare?
"Sei fatta di vizi e di bugie, non sai nemmeno cosa significa essere moralmente integerrima, Fräulein Adalia Luchs. La tua presenza invece infastidisce me e non poco." sgarbato, col magone e un principio di attacco di panico, uscì dalla stanza. Le vene si erano spente di vitalità e vigoria, l'inverno si era abbattuto, senza preavviso, nel suo cuore e tutti i suoi sogni si erano infranti come schegge di specchi che riverberavano solo più la sua malinconica immagine.
Con lunghe falcate, si diresse il più lontano possibile dalla sua camera da letto e si ritrovò in der Kantine, dove alcuni soldati, stavano preparando i tavoli per la cena.
"Majestät" si misero immediatamente sull'attenti.
"Dove posso trovare qualcosa di forte da bere?" chiese risoluto.
Il Principe, scioccamente, sperava di trovare il modo per dimenticare quella Fräulein e ubriacarsi sembrava l'unica risposta, per ora, in grado di liberarlo dalla sua depressione e del vuoto che lei, in appena pochi minuti, gli aveva lasciato.
Sigmund Freud diceva: "Sotto l'effetto dell'alcol, l'adulto ritorna un bambino, che prova il piacere di pensare liberamente come vuole senza dover fare attenzione della logica."
Alexander, voleva solo dimenticare per qualche ora, ridere, con la leggerezza di una testa spenta e persa nel vento, viaggiando con la mente in luoghi lontanti, senza ricorrere a cervellotici e razionali ragionamenti, assaporando quell'indescrivibile splendore che essa recava, cancellando i ricordi effimeri di lei e del suo amore svanito.
"Mi sento di sconsigliarle di mischiare l'alcol ai farmaci che le stanno somministrando per il trauma cranico."
"Mi sento di fregarmene del tuo consiglio, soldato semplice Wissen."
"Mi perdoni, non intendevo assolutamente offenderla. Da questa parte, Majestät."
La cantinetta della base era ben fornita, tuttavia il vino, gli ricordava troppo le sere a lume di candele, passate con lei, seduti sul letto, a ridere e a guardare nevicare. Il cuore guizzò come rianimato, nel petto, al solo pensiero del suo viso perfetto, illuminato dalle tiepide fiamme, per poi precipitare avvolto da un insostenibile supplizio.
Alexander afferrò una bottiglia con un teschio, simbolo incontrastato della morte e usato anche come segnale di pericolo in etichette di recipienti che contengono sostanze estremamente tossiche e perfettamente rappresentativo del suo stato d'animo. Ne scrutò il bizzarro contenuto verde, e facendo scivolare il tappo dorato a terra, dopo averlo distrattamente annusato, cogliendone il profumo di anice stellato, aromatico, fresco, con sfaccettature leggermente mentolate e legnose, lo portò alle labbra. Il liquido dal forte aroma all'anice e dal sapore alcolico gli ustionò immediatamente la gola, l'esofago, fino all'apparato digerente, e gli provocò l'intorpedimento della lingua e un momentaneo senso di disgusto, mischiato a un senso di rilassamento e di beatitudine. Dopo averne ingerito un piccolo sorso appena, constatò che la bevanda, persisteva nel corpo e nella mente. Esattamente il toccasana di cui aveva bisogno.
Si ricordò che ne aveva già letto e che suo padre lo voleva bandire perchè l'assenzio, era ritenuta la bevanda dei poeti maledetti e dei complessati, che cercavano sollievo dalla loro vita tormentata. Abusare di quel determinato alcol per sopportare il suo "male di vivere", non faceva di lui un futuro alcolizzato o un ragazzo più problematico di quanto non fosse già.
Con una smorfia di repulsione, questa volta, ne ingerì una maggiore quantità. Ne percepì un sapore intenso di liquirizia, menta, alcol puro e un retrogusto di semi di finocchio, che andava pian piano scomparendo, nell'oblio delle sue fantasticherie.
"König, l'Absinth ha una gradazione alcolica intorno ai 90 gradi. Non lo può tracannare a canna, come sta facendo, o le farà prendere una sbornia epocale, se non peggio!"
"Proprio quello di cui ho bisogno!" sorrise.
"Ma Majestät..."
"Niente ma! Sono adulto e il vostro Re!"
Alexander prese una seconda bottiglia e si allontanò sotto gli sguardi perplessi dei soldati semplici Wissen e Voit von Thun.
Adler passeggiava nel corridoio, in modo frenetico, gesticolando e barcollando, senza equilibrio, mesto nei suoi pensieri scombinati e avvolto nella penombra e nelle scie di fumo delle sigarette, che aspirava come una ciminiera, tra un sorso e l'altro. Sussurrava a sé stesso e in modo compulsivo, passando da momenti di euforica lucidità ed esaltazione, a momenti di irrazionale irritazione e depressione: "Blöde Idiot! Luder Fräulein!" battendo con forza i pugni sulla sua testa, ridendo e piangendo contemporanamente, totalmente sopraffatto dagli sbalzi d'umore, che sembravano più profondi, preoccupanti e radicati, di un amore finito.
Le pupille dilatate, sensibili alle luci in lontananza, avevano ormai sommerso quasi totalmente, l'iride di ghiaccio.
Le emozioni e le sue percezioni erano come amplificate e totalmente alterate, eppure quel dolore al petto, non se ne andava. Mai.
Alexander era ubriaco dei suoi occhi illusori, delle sue risate, delle sue labbra, della sua pelle di luna, del suo splendore, del luccichio della neve all'esterno e anche di Assenzio. Frustrato gettò sul pavimento la prima bottiglia vuota e si tappò le orecchie infastidito dal fragore e dalla perturbazione sonora, creatosi a causa del forte impatto, e che, nelle sue condizioni, di irragionevolezza, percepiva ancora più sgradevole e insopportabile. Le orecchie gli fischiavano e la testa doleva, come se l'avessero appena rinchiusa tra i due piatti d'ottone del tamburo, che continuavano a oscillare.
Adler era ubriaco morto e tutto attorno a lui, brillava e brindava di una oscura vampa di inerzia. La bottiglia era rotta, come il suo cuore, sul pavimento, sparsa come frammenti di stelle di vetro, macchiata della sua infelicità e del suo sangue.
Il piede, ormai rosso di schegge di vetro, grondava lacrime di vita, che andavano a morire sul freddo manto, oscurandosi. Non provava dolore, o almeno, non più di quello che Fräulein Luchs, gli aveva già provocato col suo "Addio Adler" e che si assorbiva tutta la sua felicità e la sua vita, lasciando un cratere, delle dimensioni di un buco nero, al posto del cuore e trasformandolo in un involucro totalmente vuoto, privo della sua umanità e del suo intelletto. Ma forse, quella sensazione, di perdita di acume, era causata dai litri di alcol che aveva bevuto a stomaco vuoto. Eppure molti scrittori, con l'Assenzio, ritrovavano l'ispirazione e si trasformavano in pozzi di conoscenza e idee, di felicità e di inibizione.
A lui non faceva altro che amplificare esponenzialmente il dolore.
La sua anima, sia sobria, che annegata nell'alcol, era più triste ed esamine, della belligeranza con cui conbatteva il suo regno.
Il giorno dopo, superati i postumi della sbronza, contemplare gli errori dalle malinconiche e brume reminescenze di un mattino nuvoloso, non sarebbe servito a niente. Lei se n'era andata, masticando il suo cuore e provocando la sua fatale fine. Non poteva farci più niente. Aveva semplicemente messo il suo cuore, nelle mani della persona sbagliata. La vita era spietata. L'amore una fregatura, il pacchetto delle sigarette finito, e il suo tormento non avrebbe avuto fine nemmeno con un coma etilico. Ma a parte un sorso di intruglio smeraldo, sul fondo della bottiglia, i mozziconi estinti sul pavimento, uno scarabocchio a forma di cuore, fatto col sangue, un forte mal di testa e un lancinante senso di nausea, cosa gli rimaneva? Avrebbe urlato nella notte, il suo nome, per sempre, senza possibilità di guarigione. Si sarebbe addormentato abbracciato a una triste bottiglia, ogni notte, finchè ogni neurone si fosse bruciato facendogli dimenticare per sempre di quella fancuilla che aveva insegnato al suo cuore a battare d'amore?
Si sarebbe consolato nel letto di una qualunque?
O avrebbe impugnato un vetro squarciandosi la gola per porre fine a ogni tormento?
Era troppo codardo per togliersi la vita, dopo che gli era stata restituita e non era quello che il popolo si aspettava dal suo sovrano.
Avrebbe semplicemente provato ad andare avanti. Un passo alla volta. Anche senza un domani. E un giorno, forse, l'avrebbe anche perdonata.
Per ora però si sarebbe accontentato di spaccare il vetro al terzo piano, scagliandogli contro il divanetto vicino alla macchinetta del caffè, senza provare contrizione alcuna e di urlare come un pazzo. Nonostante i suoi movimenti totalmente sconnessi, con una forza da gigante, sollevò il mobile scaraventandolo contro la finestra, il cui vetro infrangibile, si limitò a creparsi. Un ringhio di frustrazione, basso e rabbioso uscì dalle labbra del ragazzo, che accecato dal desiderio di spaccare tutto, lanciò anche la macchinetta del caffè, il tavolino e il distributore degli snack, che sfondando il vetro, scomparvero nella bianca coltre nevosa. La sua mente vagava in un mondo illogico, che lo chiamava verso il baratro e che lo portò a uscire all'esterno.
In piedi, sul cornicione, con la mano stretta intorno l'intelaiatura della finestra, si sentiva sia precipitare nel vuoto e non era solo per colpa dell'alcol o delle vertigini, sia maledettamente vivo.
"Leben, leck mich am Arsch!" urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Immediatamente, i fari delle torrette, e i soldati che pattugliavano il perimetro, lo illuminarono a giorno. Dopo una sorta di allarme, si trovò gli occhi titubanti e imbarazzati, di molti soldati, su di lui, sia all'esterno, sia all'interno, ma al Principe non sembrava assolutamente interessare, anzi continuava a ridere in modo idiota maledicendo la vita e oscillando sulla sporgenza umida sussurrando: "Bist du Glücklich? Ich vermisse dich! Fick dich Fräulein!"
"E' ubriaco Majestät?" chiese tentennando il Sergente Hammer, guardando le bottiglie vuote a terra.
"Gli ubriachi vanno alle feste e si divertono! Ti sembro uno che si sta divertendo?"
"Scusi la domanda infelice eure Majestät.
"Veramente Al, sembri un pazzo con una crisi isterica. Vieni via da lì e ne parliamo." cercò di convincerlo Wolfgang.
"Toglietevi tutti dalle palle e lasciatemi vivere questa notte, questa garstiges Leben, a modo mio."
"Se rimani qua sopra, avrai ben poco da vivere. O vieni tu o ti vengo a prendere io. In ogni caso, devi tornare dentro."
"NO! Guastafeste!"
"Dai, che ci facciamo un sorso insieme, di quello che ti sei già bevuto. Dio solo sa, quanto mi serve e quanto vorrei dare di matto come te. Non sei l'unico a soffrire Arschloch."
Alexander sentì una fitta al cuore. Era stato egoista, del suo dolore, certo. Ma in fondo perchè non esserlo? Ormai aveva perso tutto, tuttavia, sapeva esattamente come Fuchs si sentisse. Anche lui aveva appena perso tutto e soprattutto l'amore. Non aveva mai voluto parlargli e affrontare l'argomento Zelinda, anzi aveva seppellito il tragico fatto e anche quel dolore, in un comparto profondo del suo cuore, e ora si rendeva conto, che a causa della sbronza, stava riemergendo, pronto a scoppiargli in faccia.
"Per favore Alexander, di lei, mi rimani solo tu." quasi lo pregò Wolfgang con le lacrime agli occhi.
"Ok. Ok. Arrivo."
Il Principe si era deciso a rientrare, quando, sotto di lui, tra la folla di curiosi, intravide gli occhi della fanciulla, che lo guardavano in modo illeggibile, ma che sicuramente lo stavano giudicando. Si sentiva un patetico idiota totalmente incapace di trattenere le sue emozioni, tanto che gli occhi ripresero a pizzicare e a lacrimare caldo supplizio.
Quel peso grosso come un macigno, che non aveva mai smesso di premere sul petto, rendendogli difficoltosa la respirazione, si era amplificato. Gli occhi, già pieni di lacrime, si oscuravano, rendendogli difficoltosa la vista e il cuore faceva male come se gli fosse appena venuto un infarto. Fuchs notò subito che il suo Re, sudava freddo e sbiancava sempre di più.
"Va tutto bene? Alex! Dico a te!"
Il ragazzo portò la mano all'altezza del cuore, e strinse la camicia nella mano, come se volesse strapparsi via l'organo dal petto, sussurrando "Fräulein", prima di perdere la presa e precipitare nel vuoto, tra le tenebre della notte.
"Alexander!" urlò Wolfgang sporgendosi.
Adler, librava, come una vera aquila, nel rassicurante oblio.
La sua folle caduta, si arrestò su un cumulo di neve spalata.
Alexander, giaceva avvolto dal candore, come un angelo caduto.
"Se non sei morto da solo, il Führer Reiniger, avrà la benevolenza di toglierti la vita. Scappa Adler, perché lui sta arrivando." Murtagh ghignò.
Wolfgang schiaffeggiò Alexander, senza però sortire l'effetto desiderato di farlo riprendere.
"Mi serve una barella e una sacca di fisiologica. Subito!" urlò.
Poco dopo accorsero Maxim e Leon.
"Dannazione! Majestät! Che cosa gli è successo?" chiese il Capitano Ackerbau impanicato.
"Ma su che pianeta vivi? Non hai visto tutta l'imbarazzante scena?" domandò Felix al suo migliore amico.
"No. Ero al Poligono. Perché questo testone non rimane a letto?" sbuffò infastidito.
"Alexander Adler, è un po' stressato dal suo ruolo." sussurrò Leon.
"Stressato? È riduttivo. Nel caso non l'avessi notato, ha tentato il suicidio!" Felix era piuttosto amareggiato.
"Non diciamo stronzate! König Adler, non avrebbe mai..." Maxim, non riusciva a trovare le parole.
"Smettetela di parlare e aiutatemi! Ha il polso irregolare. Sembra un principio di infarto, ma è troppo giovane e non ci sono patologie pregresse, ma dobbiamo ricordare che Re Otis, ha subito un trapianto, perciò voglio fare accertamenti per escludere problemi cardiaci."
"Attacco cardiaco?"
"Fräulein..."
"Cosa centra mia sorella?"
"Non so. Sta delirando! Ha un febbrone da cavallo. Ma almeno è ancora vivo. Per fortuna il cumulo di neve, ha attutito la sua caduta."
"Che cos'è il Tiopentale sodico?" farfugliò Herr Luchs.
"Dove l'hai sentito?"
"Me ne ha parlato Alexander, ore fa."
"Spero che non sia stato così stupido da iniettarsi quel farmaco."
Fuchs si mise a esaminare le braccia del ragazzo alla ricerca di fori di siringa.
"Pare di no. Ma lo conosco e non mollerà finché non si farà del male."
"Infatti è intenzionato a iniettarselo per recuperare i suoi ricordi."
"Per la miseria! Ne abbiamo già parlato, ma non vuole darmi ascolto! E' pericoloso e non è detto che possa recuperare la memoria. Le terapie con i barbiturici devono essere monitorate e le quantità di "siero" devono essere minuscole o si rischia la morte. Con le allergie ai farmaci che gli sono uscite dopo il coma, non me la sento di rischiare con questo tipo di cura. Vorrei che lo capisse. La dovrebbe smettere di cercare cure fuorvianti su internet e lasciare il giusto tempo alla sua mente per la guarigione."
"Non c'è più tempo."
"Ma cosa diavolo blatera, adesso?"
"Lui mi sta venendo a prendere." Adler si agitava.
"Chi!? Alex!"
"Fräulein..."
"No, sono Wolfgang. Alex, mi senti?"
"Fräulein..."
"È in pieno delirio. Aiutatemi a coprirlo, e a portarlo in infermeria, sta tremando come una foglia."
"Adalia..."
"Vado a cercare mia sorella."
"Ottima idea. Io provo ad abbassargli la febbre."
La siringa con la Penicillina, gli perforò il braccio nerboruto e teso, placando i suoi spasmi e i suoi deliri. Il Principe sussurrò, prima di precipitare in un sonno fatto di tenebre:
"Sei l'unico addio che non voglio dire, Adalia."
NOTA AUTRICE: Adalia, pensa di aver fatto la cosa giusta, scegliendo di lasciare il ragazzo che ama, per salvaguardare la sua vita. Ma il bel Principe, come affronterà questo vuoto affettivo? Al momento non pare aver preso la notizia molto bene. Anzi. Si è ubriacato ed è scivolato dalla finestra del terzo piano.
Inoltre, c'è da fidarsi davvero della parola di Reiniger? Oppure, nonostante il documento che ha firmato, ha manipolato Adalia?
Fatemelo sapere nei commenti.
Buona lettura e buona settimana.
Vi voglio bene.
Barbara💙
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