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CAPITOLO 16: Wenn er nicht tot ist!

Sapeva di dover nuotare, per fermarla dal consegnarsi a Reiniger, per colpa sua, ma la corrente era troppo forte e l'acqua così gelata e nera come catrame, da impedire ai suoi arti di muoversi nel modo giusto, o quella era la sua impressione, perché più si dimenava, cercando di simulare i movimenti del nuoto, e più andava giù, invece di stare a galla. Il rumore assordante delle onde del mare, in contrapposizione al silenzio degli abissi, lo angosciava. La quiete, che regnava in quella profonda distesa di acqua, infatti urlava un'amara profezia di morte: la sua. Ancora. Ma anche questa volta, il Principe Adler avrebbe lottato per sconguirare o almeno rimandare l'inevitabile epilogo di trapasso. Doveva assolutamente arrivare alla resa dei conti e trovarsi faccia a faccia con l'uomo che gli aveva sparato a bruciapelo: il Generale Steffen Reiniger. Erano ormai diverse notti, in quell'unica ora in cui riusciva a prendere sonno, che sognava gli occhi verdi e glaciali del Führer, fissarlo con uno sguardo deciso e minaccioso, ma soprattutto, senza alcun rimorso e con un sorrisetto compiaciuto, stringendo la pistola fumante tra le dita, mentre lui, ferito a morte, precipitava a terra, insanguinato, tra le braccia di Fräulein Luchs. Non cercava lo scontro, solo risposte sul suo passato, che però, tardavano ad arrivare, bloccate e custodite, come un forziere in una cassaforte, da qualche parte, nel suo cervello. Non era emotivamente pronto al capitolo finale della sua storia, perché gli sembrava di non averne una, ma l'epilogo di quella sanguinaria guerra, era ormai alle porte e non poteva evitarla, anche se ne aveva paura. L'avrebbe probabilmente affrontata più sereno, corazzato del suo bagaglio di vita, invece che improvvisando, ma se la memoria non tornava in modo naturale, cosa poteva mai fare per acceletarne il processo?
Il Dr. Kroß, non era stato in grado di spiegargli il motivo della sua amnesia retrograda, ma gli aveva solo dato degli "accorgimenti" per sollecitare la memoria, senza stressare la mente, rischiando di complicare il trauma.
Ma Alexander, desiderava semplicemente la verità, su sé stesso, che tutti omettevano, o indoravano rendendola più facile da accettare, o non sapevano, perché, ovviamente, non erano lui e non avevano ricordi del suo vissito. Le risposte erano racchiuse dentro la sua testa e lui, le desiderava così ardentemente, da portarlo a escogitare qualsiasi piano, per tirarle fuori. E ci sarebbe riuscito, a ogni costo. Aveva già un'idea, seppur pericolosa.
Lì, dentro quel caveau ermetico, eretto per proteggerlo da sè stesso , c'erano la sua vita, la sua storia d'amore e il motivo che aveva indotto, un Generale fedele alla corona, all'ammutinamento. Da qualche parte, ben celato, c'era il vero Alexander Adler.
《La verità libera. E col vero nel cuore, si può affrontare anche il buio della propria anima.》 Adler, era convinto di essere l'unica causa di tutto il male che si era abbattuto, negli anni, nel Königreich e non incolpava assolutamente il Generale Reiniger per il colpo di Stato, perché a quanto pare, tutto quello che il ragazzo toccava, finiva sempre male e le persone, per colpa sua morivano: il nonno, i genitori, la Resistenza e ora anche sua sorella. Non era degno della corona, ma se fosse stata davvero colpa sua, come temeva, era pronto a chiedere scusa e a rimediare ai propri errori e torti, perché così, suo nonno gli aveva detto che si comportavano i veri uomini. E lui non era un uomo qualsiasi, ma il Leader del loro mondo. Volente o nolente, Alexander Adler era il Re e di conseguenza doveva essere una guida per il suo popolo e non il primo efferato marrano del reame.
Ma per farlo, doveva in qualche modo, uscire da questa spiacevole situazione.
Nonostante gli sforzi, per restare in superficie, la forza del mare, lo trascinava verso il basso. La prolungata apnea, lo portò a inalare l'acqua, nel disperato tentativo di respirare, che entrò immediatamente, nei suoi polmoni, interrompendo l'afflusso di ossigeno e facendolo lentamente annegare. Gli sembrava di aver ingerito benzina, tanto i polmoni gli bruciavano e sembravano sul punto di esplodere dal petto. Aveva l'istinto di vomitare, ma più spalancava la bocca e più ingeriva acqua. La vista gli si annebbiò e le orecchie presero a pulsare fortissimo, al punto di perforargli i timpani.
A quel punto, semi incosciente, a causa della mancanza di ossigeno nel sangue, Alexander, non fu più in grado di lottare per risalire in superficie. Si sentiva leggero come una piuma, eppure precipitava veloce come un masso, come se le mani di mille sirene, lo trascinassero nel loro mondo segreto, giù verso il fondale, mentre sognava di volteggiare nei suoi occhi per l'eternità.
Stranamente, non aveva paura, al contrario, si sentiva in pace e, anche se era consapevole che si sarebbe spento nell'oblio, non gli importava. Non c'erano tenebre ad attenderlo, solo i tantissimi colori che rappresentavano la sua eterea bellezza: l'oro dei suoi capelli, il vermiglio delle sue labbra, il bianco del suo sorriso e l'azzurro ceruleo e illusorio dei suoi magnifici occhi. Adler, si sentiva così rilassato, da potersi concedere finalmente di dormire, annegando felice, nello sguardo di quella Fräulein che gli sorrideva innamorata.

Ma proprio quando stava per raggiungerla, qualcuno lo afferrò violentemente, riportandolo in superficie.
"Per fortuna, mi hai lasciato quello stupido messaggio, perché non oso immaginare, cosa ti sarebbe successo, Majestät. Hai fatto bene a lasciarmi il comando, perché io, non eseguo mai gli ordini, motivo per cui, il Generale R. mi faceva pelare tonnellate di patate. Comunque, se hanno cessato il fuoco, è solo merito della tua fidanzata. Cavolo che femmina! Se dopo questa merda non la sposi, giuro che ti prendo a sberle con i Kohlrabi, e non scherzo."
"Facciamo rotta verso Fürst Steinadler, Kapitän?"
"Affermativo. Rivendichiamo ciò che è della Corona, per il nostro Re. Issate le bandiere di Heimat sulle altre imbarcazioni. La nave mercantile, invece, va dritta alla nostra vecchia base. Appena König Alexander si sarà rimesso, valuteremo se smantellarla o no. Fräulein, è tutto tuo."
"Grazie Maxim. Si riprenderà?"
"Tranquilla! Al è un guerriero e si rialzerà sempre."
"Alexander, ti supplico apri gli occhi."
Adler cercava di seguire quella voce calda e sensuale, dolce e preoccupata, che gli procurava l'aumento dei battiti cardiaci, il suo profumo di fragoline di bosco, che si sollevava dai suoi setosi e ondeggianti capelli dorati invadendo i suoi sensi e la morbidezza delle sue pallide dita, mentre lo accarezzavano e si intrecciavano alle sue e che gli provocavano brividi e scosse elettriche in ogni terminazione nervosa e che lo trasportavano in un magico mondo incantato, dove ad attenderlo c'era quella deliziosa Schlumpfine, smarrita 10 anni or sono, nel laghetto ghiacciato del palazzo e non il mondo reale. Il ricordo, era affiorato irriverente, nel peggior momento possibile.
Le reminiscenze del suo trascorso, ormai, non poteva controllarle e farle emergere a suo piacimento, solo subirle, tanto che, non riusciva ad aprire gli occhi, nonostante la sua adorata Fräulein lo pregasse di farlo.
Sentiva come se il peso dell'intero ghiaccio del lago, che si era frantumato sotto i suoi piedi, mentre cercava di recuperare l'oggetto tanto amato dalla sua sorellina, premesse ancora, sul suo petto, privandolo dell'aria e facendolo inabissare, con quella graziosa "Puffetta" di stoffa, decisamente inadeguata per una ragazzina di 13 anni e che stringeva in mano, per non farla cadere, come se fosse umana.
Il freddo oggi come allora, lo faceva tremare come un pulcino di aquila spelacchiato, nonostante il tepore che emanava quella creatura angelica, che lo stringeva nelle sue pallide ali.
Aveva scelto di non dimenarsi, cercando di nuotare, per non perdere di nuovo, quella Puffetta dalla pelle di cobalto, i capelli dorati, il vestitino bianco e il cappellino da elfo, che gli era scivolata mentre faceva i capricci per attirare l'attenzione di Zelinda, che ormai adolescente, non voleva più passare del tempo col suo fastidioso fratellino. Cosa ci trovasse in quella bambola specifica, non lo capiva, visto che la sorella aveva smesso di giocare con "i giochi da bambina" da diversi anni. Solo da adulto aveva scoperto che era un regalo di un suo compagno di scuola/primo amore, vinto all'Oktober Fest, per lei e una chiara dimostrazione di interesse del ragazzino, un certo Lucas, nei suoi confronti.
Alex si dimenava tra le braccia di Adalia, tirando pugni a immaginarie lastre di ghiaccio. Nella sua reminiscenza, infatti, il ghiaccio, si stava lentamente riformando e il Principe, rischiava seriamente di rimanere bloccato per sempre sotto quel velo trasparente e letale.
Già dalla tenera età, si era dimostrato totalmente istintivo, masochista ed egoista.
"Verrückter kleiner Junge! Du wirst mich jung sterben lassen, wenn du so weitermachst."
"Papa, Zelindas Puppe ist gefallen." aveva risposto col broncio, al padre, che l'aveva salvato.
"Egal! Es ist nur eine dumme Puppe! Dein Leben ist kostbarer."
Ma era davvero più importante la sua vita di quella stupida bambola? Adler non ne era sicuro, vista la delusione che aveva procurato a Zelinda. Il loro rapporto era sempre stato magico, ma quella volta, qualcosa si era incrinato irrimediabilmente. O almeno così pensava, finché Zelinda non era andata al suo capezzale a stringergli la mano sorridendo.
"Alex, svegliati!" la voce trafelata della sua Fräulein, si mischiò a quella adulta, di sua sorella, che gli si palesò davanti, con il viso imbronciato e le braccia conserte. "Ci farai arrivare tardi anche quest'anno."
"Ti pare che arriverei in ritardo alla Enduro Motorrad Rally? Non posso deludere i miei fan. Comunque, permalosetta, fammi beare ancora un po' della comodità del mio letto. Per oltre due mesi, dormirò in terra."
Zelinda sbuffò contrariata.
"Vorrai dire che vuoi crogiolarti nella celebrazione del tuo smisurato ego, in eterno, fratellino."
"Se nessuno é alla mia altezza, non è colpa mia. Ancora attendo uno sfidante che mi dia del filo da torcere. Nel frattempo, mi delizio col tifo del mio pubblico, meglio se femminile."
Zelinda sorrise, ma un istante dopo, il suo viso era rigato di lacrime e avvolto nel terrore.
Fu proprio in quel momento, che rivide il suo omicidio. Questa volta, il cuore martellò violentemente e fu travolto da uno scossone di adrenalina, che lo risvegliò, perché finalmente, ricordava sua sorella.
"Zelindaaaaa." urlò nella sua testa, ma dalla sua ugola, uscì solo un lamento sommesso.
《Era solo un maledetto incubo.》
All'improvviso, il ragazzo, si trovò sdraiato a terra a tossire ed espellere grandi quantità di acqua salmastra e a tremare come se avesse le convulsioni, prima di svenire tra le braccia della creatura celeste con le labbra più belle del reame e messaggera di divina bellezza e grazia, che lo aveva salvato dalla morte, ma non dalla follia dell'amore per lei e dal dolore dei ricordi sopiti.
Probabilmente, proprio come quando aveva 8 anni, gli sarebbe venuto un febbrone da cavallo.

Solo parecchie ore più tardi, il ragazzo, riprese conoscenza.
Quando riaprì gli occhi, un'ombra di luce candida e dorata, lo investì.
"So so sono forse morto e tu sei il mio angelo?"
"Certo che no, sciocchino."
Gli occhi faticarono un po', a mettere a fuoco, quell'apparizione angelica, prima di riconoscerne l'illusoria bellezza.
"Fräulein? Sei tu?"
"Sono io, Adler."
"Dove siamo, mia dolcissima Puffetta? Dov'è mia sorella?"

La ragazza sorrise ma subito si rabbuiò. Adler aveva dimenticato l'omicidio di Zelinda? Come poteva dargli questo tipo di notizia? Il dottore era stato chiaro: "Nessun turbamento deve ostacolare la guarigione di Sua Maestà, per nessun motivo. La sua mente, già danneggiata dal coma, dopo il trauma cranico subito e non adeguatamente trattato, non è pronta a elaborare il lutto della Principessa. Le condizioni di salute del Re, sono preoccupanti, per tanto necessita di assoluto riposo."
Riposo! Certo! Per far demordere Alexander Adler, dal martirio, avrebbero dovuto incatenarlo, esattamente come aveva suggerito Maxim.

"Cosa ci facevi su quella nave?" Alexander faceva una fatica disumana a mettere insieme i pensieri.
"Reiniger... Io... Tu..."
"Ssshhh. Devi riposare, Clumsy."

Il ragazzo, agitato, cercò di rialzarsi dal caldo letto in cui si trovava, ma si sentiva debilitato e la testa aveva ripreso a vorticare. Gli bastò lo scivolare delle coperte dalle sue spalle, per sentire immediatamente il gelo, tanto che fu investito dai brividi, nonostante fosse conscio del calore nella stanza.

《Cosa? Clumsy! A me?》si ridestò risentito.
Davvero Adalia, lo aveva appena paragonato al Puffo Tontolone?

"Non ho tempo per questo. Io... devo... completare la mia missione."
Si guardò attorno attentamente, senza riconoscere quel misterioso luogo e senza riuscire a proseguire il discorso, come se quel pozzo di idee folli, che era la sua testa, si fosse improvvisamente svuotata, di tutti i suoi intenti.
"Ciò che devi fare, Dummkopf, è riposare. Ordini del medico!" rispose autoritaria Fräulein Luchs.
"Se tu mi fai da sexy infermiera, da qui non mi muovo nemmeno sotto tortura." sibilò sarcastico il bel Principe.
Adalia sorrise allentando due bottoni della camicia, all'altezza del seno.
Alexander deglutì nervosamente.
"Dimentica la sexy infermiera, Adler, ho solo caldo. Ci sono 24°."
"Infatti è una stanza fredda... cioè molto calda... perciò puoi sfilarti qualcos'altro."
"Hai la febbre." sorrise appoggiando la mano sulla fronte del ragazzo.
"Figurati! Non prendo l'influenza da un decennio!"
"Certo che sì. Anche se straparli, non hai la febbre, Dummkopf, te l'assicuro." argomentò sarcastica la fanciulla.
Alexander sbuffò. Odiava essere contraddetto.
"Dove siamo me lo puoi almeno dire, Adalia?"
Non sembrava una nave, ma neppure un ospedale o la loro vecchia e logora base. Per fortuna, nemmeno un sottomarino. Ricordava perfettamente quella scatola gigante di sardine, dove i tre spari, continuavano a echeggiare, portatori della sua presunta morte.

Le pareti erano candide come la neve, che brillava iridescente, fuori dalla finestra, sul davanzale, leggermente illuminato dai lampioni serali. I mobili moderni ed essenziali, in legno naturale, circondavano le brandine, entrambe a una piazza, in ferro battuto, su cui era comodamente sdraiato accanto a Fräulein Luchs. Le coperte asparago e le lenzuola bianche, profumavano di bucato appena lavato e asciutto al sole, e il calore dell'ambiente, era migliore di quello che la loro vecchia caldaia, anche coi migliori rattoppi, era in grado di produrre.

"Uhm..." sospirò con un sorrisetto da pervertito, guardando continuamente i due letti, separati da un piccolo comodino con una lampada di vetro azzurra.

Luchs lo fissava con uno sguardo divertito, capendo le sue intenzioni non appena bofonchiò sottovoce "Letto matrimoniale... Fräulein
...Coccole..."

Alexander inarcò un sopracciglio sbigottito dalla sua geniale idea e sentì le gote avvampare al pensiero di unire le brandine per fare un letto matrimoniale e avere Fräulein Luchs, appiccicata al suo corpo.

"Sei al sicuro alla Base di Fürst Steinadler, Alex. Non devi più riprendertela perché l'intero esercito di stanza in questa struttura, ha giurato fedeltà a te, perciò ora pensa solo a guarire e prometti che non farai altre sciocchezze e che non affronterai Reiniger da solo." sussurrò calma, spostando il comodino e avvicinando i due letti, sedendosi suffessivanente su quello vuoto, accanto al ragazzo. Alexander impallidì. Ancora una volta, lei gli aveva letto nella mente, come una straordinaria veggente.

《Per aver fatto breccia nel mio cuore, ben due volte, devi essere brava coi sortilegi, Fräulein.》

"Sto bene, Fräulein Luchs. Non trattarmi come se fossi di cristallo. Sono l'unico che metterà la parola fine a questa insensata guerra e per farlo, ovviamente, è d'obbligo affrontare il Führer."

"Smettila di comportarti sempre con sufficienza. Hai un trauma cranico non adeguatamente curato, sei denutrito e ora hai anche la febbre alta. Spero che i tuoi, siano solo i deliri di un malato, perché affrontare Reiniger, da soli, equivale a un suicidio. Io lo sono bene."

"Suvvia Adalia, ho preso una botta in testa, tutto qui e non sarà un po' di febbre a fermarmi."

"Non ti rendi conto che potevi morire?"

"Prima o poi tutti moriamo, Fräulein. È l'unica certezza che abbiamo." sorrise in modo odioso.

"Stupido! A me non ci pensi?"

Adler sgranò gli occhi sorpreso.

La fanciulla, esasperata, lo schiaffeggiò.

Alexander, sentiva la guancia andare a fuoco.

Portò la mano su quel lembo di pelle arrossata e la massaggiò.

"Ma che ti è saltato in mente? Sei forse impazzita?"

Adalia buttò con disprezzo il post it del ragazzo, sul suo petto. Immediatamente gli occhi le pizzicarono e si arrossarono, rilasciando alcune lacrime ribelli.

"Era l'ennesima menzogna?"

Alexander si mise a sedere e raccolse le lacrime col pollice.

"Nessuna menzogna, Fräulein. Te l'assicuro. Non ti ho mai mentito e mai lo farò."

"Allora, dimmelo."

"Cosa?" si finse stupito e sorrise. La fanciulla lo guardava con un cipiglio strano e piuttosto furiosa.

"Che ti amo?"

Questa volta, fu la ragazza a sgranare gli occhi con sorpresa. Adalia arrossì e il cuore prese a saltare battiti e a pulsare, contemporaneamente, fortissimo, da procurarle addirittura, un delicato fastidio al petto, nel punto esatto in cui la sua aquila volava.

"Non accadrà mai. Non c'è la giusta atmosfera e mi hai preso a schiaffi." scoppiò in una fastidiosa risata.

La fanciulla sbiancò e le parve di sentire i cocci del suo cuore, spezzato, saltare in aria come schegge di vetro infrangibile.

"Ti detesto, König Adler."
sputò acida Luchs, cercando di allontanarsi da lui, che però la bloccò per un polso, facendola indietreggiare e voltare.

Il Principe le sorrise in modo così dolce, che il miele le sembrò l'alimento più amaro del mondo, la trascinò contro il suo petto guardandola negli occhi con una profondità che le fece dimenticare il suo nome e perfino di respirare e poi con una lentezza estenuante, amabilmente, si appropriò delle sue labbra, baciandola con sentimento.

Lui era la sua casa. Lo sarebbe sempre stato. Il cuore riprese a fare le giravolte, nel suo petto, insieme alle farfalle nel suo stomaco, in una danza d'amore, che non aveva eguali.

"Peccato, perché io ti amo, Adalia." le sussurrò a fior di labbra. "Ti amo da impazzire."

"Tu..."

"Se devo ripeterlo in eterno lo farò, mia piccola lince del deserto, Ti amo. Non so cosa mi hai fatto, Fräulein, so solo che mi sei entrata nella testa e nel cuore, non una, ma due volte, che vedo il tuo riflesso ovunque e che ti desidero così tanto, che potrei impazzire. Prima che tu possa pensare che si tratti solo di attrazione sessuale, voglio che tu sappia, che io bramo tutto di te e non solo il tuo corpo. Amo il tuo sorriso, i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo profumo, i tuoi capelli setosi, il tuo caratterino tosto, la tua indipendenza..."

"Io... non so cosa dire. Ho desiderato così a lungo questo momento, che ora sono assolutamente senza parole. Mi hai emozionata, Dummkopf."

"Allora non dire niente e baciami."

Dopo un lungo bacio lei gli sussurrò: "Sei un patetico sdolcinato, Adler."

"Non solo. Se non avessi un debito di vita con Felix..." strinse il pugno così forte che sbiancò e le nocche si arrossarono "non esiterei a gonfiare il suo bel faccino, come un pallone..."

"Uhmmm. Quando fai il gelosone, mi fai perdere la ragione."

Alexander la zittì con un possessivo bacio.

"Felix non sa nemmeno lontanamente baciare così, ma non era stato comunque male." lo provocò Luchs.

Alex ringhiò basso, geloso fino al midollo, e Adalia scoppiò a ridere.

"Spiritosa, Fräulein, molto spiritosa!"

"Idiota! Promettimi solo che affronteremo Reiniger insieme."

Alexander si perse nei suoi occhi.

"Ok." sussurrò poco convinto.

Mai e poi mai, avrebbe permesso all'amore della sua vita, di avvicinarsi a quel pazzo.

"Bugiardo."

Come potesse sempre leggerlo, non lo sapeva, eppure, a quella fanciulla, bastava un solo sguardo per capirlo.

"Fidati semplicemente di me."

"Non posso. Il mio cuore non reggerebbe, se dovessi perderti ancora."

"Non mi succederà niente di male. Te lo prometto, Ad."

Adalia abbassò lo sguardo inquieta e gli occhi si inumidirono. Alexander le sollevò delicatamente il viso dal mento e la guardò profondamente e con il viso serio, ma rassicurante.

"Non voglio vivere senza di te nemmeno io. Ti giuro che elaborerò un piano che mi terrà al sicuro e mi garantirà di tornare da te, però, tu non devi interferire. Ho bisogno che rimani qui. Al sicuro. Se lo fai, lo sarò anche io."

"Io... non capisco perché..."

"Perché, Fräulein, sei la mia unica distrazione e debolezza."

"Cosa?"

"Non esserne sorpresa! Sei la donna che amo e quello che provo per te è la forma più pura d'amore, che conosco, per tanto, per te, farei e rinuncerei a qualsiasi cosa, anche al Königreich e alla vita."

"Non... voglio... questo..."

"Io voglio solo te. Sopra ogni cosa, ma devi permettermi di rimediare ai miei casini... Devo... far cessare la guerra... A ogni costo. Poi, se solo lo vorrai, sarò per sempre, il tuo Alexander... il motociclista egoista e odioso, che tanto desideri..."
Il ragazzo delirava logorroico, aprendole il suo cuore, come non aveva mai fatto prima. La fronte imperlata di sudore, le guance particolarmente rosse, gli occhi lucidi e i brividi che lo facevano tremare, parlavano da soli, sul fatto che la febbre fosse aumentata.
Adalia lo fissava con una strana luce negli occhi. Questa era in assoluto la dichiarazione d'amore più bella che Adler le avesse mai fatto, ma la fanciulla non desiderava assolutamente che il Principe rinunciasse al trono per lei, perché, quell'esecrabile ragazzo, che la fissava come un cucciolo smarrito, coi suoi mille e stupendi difetti, coi suoi occhi resi luminosi come una cometa, dalla febbre e le labbra tremolanti, mentre vulnerabile le confidava i suoi sentimenti, era il migliore sovrano che il Königreich potesse desiderare e lei era consapevole del fatto che avrebbe dovuto lasciarlo libero da ogni vincolo perché il suo posto era sempre stato al servizio del suo regno e del suo popolo, ma come avrebbe potuto rinunciarvi? Lei lo amava esattamente come lui amava lei: oltre ogni umana comprensione. Alexander Adler con un solo sguardo, la faceva di nuovo respirare e la faceva volare accanto al sole, senza bruciarsi. Con lui, un secondo, era intenso quanto "per sempre."
"Fräulein... vuoi essere i miei ricordi?" farfugliò il ragazzo febbricitante, accarezzandole la guancia.
"Io... cosa?"
"Dove nulla è per sempre e nelle tenebre che avvolgono il mio passato, io voglio te, Adalia, nel mio presente, perché soltanto i nostri ricordi, rimarranno marchiati indelebili per sempre, dentro il mio cuore... Sei così bella... in questo momento, che posso sentire urlare, la voce dei tuoi occhi, nei miei, con un'intensità così profonda che nemmeno l'oceano in tempesta può silenziarla..."
"Ssshhhh. Amore... Stai vaneggiando..."
"Ho bisogno di sapere che..."
"Dummkopf, sai già che ti amo anche io e che il mio cuore ti apparterrà per sempre. Ora riposa."
"Non... mi lasciare! Ti prego! Resta! Non voglio svegliarmi senza di te. Mai più."
"Non succederà mai, Alex. Il mio posto, è tra le tue braccia."
Alexander, le sorrise accoccolandosi accanto alla fanciulla e, nonostante il tamburellare irrequieto del suo cuore, si assopì.

Nel palazzo reale, il Generale Reiniger, consumava il pavimento nervoso, camminando in modo compulsivo e tirando pugni contro qualsiasi oggetto, anche di inestimabile valore, lacerando la pelle delle nocche, che avevano preso a sanguinare.
La perdita di Fürst Steinadler e del suo esercito di 50.000 unità, era un duro colpo per la sua Leadership e per i suoi piani di conquista. Di questo passo, quella maledetta ragazzina, avrebbe riconquistato il Königreich, nel nome e nel ricordo di quel fastidioso insetto strisciante, che fu il Principe Alexander Adler e lui avrebbe perso tutto il potere, rendendo vano ogni suo sacrificio, tra cui, il più difficile tra tutti, convivere con la decisione di sbarazzarsi dei suoi stessi figli.
Il ticchettio di passi delicati, dei tacchi della moglie, sul pavimento di marmo nero e rosso, lo fecero trasalire. Nel sentire la voce provata della donna, cercò di ricomporsi e darsi un contegno, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi. I problemi di Stato, non erano e non dovevano MAI, essere più importanti della sua amata Simone. Aveva fatto tutto per lei, per darle una vita più dignitosa fatta di lusso e benessere, senza sapere che alla moglie, nonostante fosse cresciuta in una famiglia povera, la ricchezza non era mai interessata e che anzi, odiava l'ostentazione che emanava quella residenza, in cui si sentiva soffocare.
Le pareti, piene di quadri di antenati della famiglia reale, nelle loro belle cornici intarsiate nell'oro, che la fissavano, a ogni passo, la inquietavano, facendole tremare il vassoio tra le mani.
Più verosimilmente Reiniger, ora che osservava la moglie, avanzare con la testa bassa, come se fosse intimorita da quel lusso sfrenato, che col suo bagliore a 24 carati, la circondava, aveva architettato tutto solo ed esclusivamente per sé stesso.
"Steffen, mein Schatz, es ist Zeit für unseren Kaffee und Kuchen."
Il marito, osservava la moglie, sempre bellissima, con occhi innamorati anche se ultimamente però, appariva sciatta, provata e preoccupantemente dimagrita. Il viso, prima curato e abbellito da un leggero trucco, risultava gioviale e roseo, mentre oggi, appariva raggrinzito a causa delle prime rughe. La pelle delle guance era scavata e pallida come borotalco, gli occhi gonfi e arrossati, erano di un verde smorto e senza alcuna vitalità. Reiniger fissava l'amore della sua vita, la sua compagna da sempre, con occhi preoccupati. Simone, sembrava invecchiata di 10 anni in un mese soltanto. Sapeva perfettamente che, ogni volta che rimaneva sola, non faceva altro che piangere, da quando non aveva più avuto notizie dei suoi figli. Steffen Reiniger era consapevole del fatto, che il dolore della sua amata moglie, era solo colpa sua, delle sue decisioni e della sua incapacità a relazionarsi con i suoi figli, che l'avevano obbligato a rinnegare la paternità e a trattarli come qualsiasi altro traditore. Simone non avrebbe capito perciò, per scaricarsi la coscienza, le aveva detto che erano stati catturati e probabilmente giustiziati dalla Resistenza come ritorsione nei suoi confronti. Ma mentirle, era straziante. Lei, non lo meritava.
"È sempre una piacevole distrazione, dai miei incombenti obblighi, bere il caffè in tua compagnia, mia amata."
Sorrise accomodandosi sul divanetto in raffinato broccato rosso con fili in oro massiccio.
"Vedrai, che presto, quando stringerai la nostra nipotina, ti tornerà il sorriso."
"Nipotina? Quella creatura, è l'ultima degli Adler, non una Reiniger. Inoltre, mi spieghi il motivo di quella sciocca sceneggiata in cui hai inscenato di giustiziare la Principessa?"
"Devo costringere Fräulein Luchs a uscire allo scoperto. Mi sta creando un sacco di problemi e procurando un principio di gastrite. Non mi capacito della sua determinazione e delle sue doti da Leader."
"Non è la classica fanciulla dedita al matrimonio e alla famiglia. C'è di più sotto quel bel faccino e l'ha dimostrato in quella stupida corsa, che voi uomini adorate tanto per mettervi in mostra. Ma a quanto pare anche una femmina può avere gli attributi, Steffen."
Il Generale Reiniger ringhiò sbriciolando una fetta di Zebra Kuchen stringendola nel pugno.
"Ma so che la fermerai, caro e vendicherai i nostri figli." dolcemente la donna gli accarezzò la mano piena di briciole, sorridendo con la dolcezza e l'amore che era solita elargire al suo adorato marito.
"Che ne sarà della Principessa Zelinda, dopo il parto?" aggiunse curiosa, guardando all'esterno delle ampie vetrate.
"Quando non servirà più per l'allattamento, la manderò a marcire in un campo lavoro, con i suoi genitori e noi cresceremo la nostra piccola nipotina. Sai, amore, ho scoperto che il nostro Luka non è davvero morto, o meglio non lo era prima del concepimento con la Principessa e del blitz nel covo della Resistenza. 23 anni fa, c'è stata una sostituzione di infanti. Nostro figlio è stato dato ai Fuchs. Purtroppo, l'ho scoperto solo dopo che il mio esercito ha fatto irruzione e... purtroppo è rimasto ucciso col resto della feccia ribelle. Io... Mi dispiace, cara."
La donna scioccata e con le lacrime agli occhi, prese i fascicoli dell'indagine di Felix e sospirò affranta.
"Non fartene una colpa. Non potevi saperlo. So per certo che non faresti mai del male di proposito ai nostri ragazzi."
Reiniger annuì ripensando agli anni di torture fisiche e psicologiche, senza successo, inferte a Felix. Se fosse stato un miglior padre, forse... No... Non era assolutamente colpa sua e non si sarebbe mai sentito in colpa per aver cercato di educare e rendere forte la sua prole. Se Felix fosse stato un figlio degno, di cui essere fiero, non gli sarebbe mai successo niente.
Sospirò.
"Mein Führer!" un soldato si mise sugli attenti.
"Avevo chiesto di non essere disturbato. La pausa caffè, con mia moglie, è sacra."
"Lo so mein Führer, ma è rientrato il Vize Anführer Direktor, il General Murtagh Tod, da Fürst Steinadler e ha novità importanti che desidera condividere immediatamente con Voi."
"Ho detto che sono impegnato, perciò dovrà attendere."
"Non è necessario Steffen. Io in ogni caso desidero andarmi a stendere. Mi è venuto un fastidioso cerchio alla testa."
"In questo caso... fallo accomodare. Verrò a vedere come ti senti non appena mi libero, mia cara."
Il Generale Reiniger baciò dolcemente la moglie, che si allontanò incrociando il loro ospite, nel corridoio, e che si inchinò al suo cospetto, in segno di massimo rispetto.
"Gnädige Frau, meine ergebensten Ehrenbezeigung!"

"Allora? A cosa devo l'onore? Sono profondamente deluso di aver perso il mio avamposto tattico migliore e metà dell'esercito, per tanto spero davvero che tu abbia ottime notizie Murtagh, perché ho davvero perso la pazienza e desidero solo piazzarti un proiettile in mezzo agli occhi."
L'uomo, impeccabile nella sua alta uniforme, deglutì nervosamente, lisciandosi i baffi.
"Mein Führer, non ci girerò attorno: il Principe Adler è vivo."
Il Generale Reiniger, scoppiò in una sonora risata.
"Impossibile! L'ho visto esalare l'ultimo respiro coi miei occhi."
"Lo giuro sul mio onore e sulla mia vita. L'ho visto io stesso. Con questi occhi." Il Generale Tod indicò con la mano i suoi occhi nocciola.
"Com'è potuto accadere? C'era il sangue, tantissimo sangue... Era morto."
"Da quanto ho potuto capire, vostro figlio Felix, l'ha salvato proprio dopo l'attentato. Pare che il Principe fosse gravemente ferito e che sia ricomparso solo da un mese."
《Esattamente dopo l'irruzione nel Quartier Generale nemico, quando pensavo di aver estirpato le erbacce e loro invece, si erano rivelati infestanti come edera velenosa!》
"L'esercito, lo segue mein Führer, ma io vi sono fedele."
Reiniger si infuriorò, scaraventando un prezioso bicchiere in cristallo, colmo di liquido ambrato, contro la parete interna del caminetto e il cui contenuto alcolico  subito si incendiò provocando una fiammata blu e grugnì frustrato, scostandosi i capelli.
"Quel maledetto traditore, incapace e inetto di Felix, mi aveva rinnegato ancor prima di entrare nelle gambe di quella sciacquetta. Me la pagherà, quell'infame di mio figlio. Iddio mi è testimone!" Il Generale dopo la sfuriata contro il ragazzo, si ricompose e sbuffò esasperato la sua constatazione:
"Ora mi è chiaro chi muove i fili della Resistenza: Adler. Ecco perché ogni azione del nemico è diventata miracolosamente impeccabile! Prima arrancavano ma adesso... Maledetto scarafaggio!"
"I Vostri ordini, mein Führer?"
"Ci devo pensare! So solo che schiaccerò una volta per tutte quella blatta coronata. Ora, lasciami solo! Ti aggiornerò a tempo debito."
"Jawoll mein Führer!"

Zelinda, non si era mai sentita, come nell'ultima settimana, una prigioniera in casa sua, ammesso che il palazzo dov'era cresciuta, fosse ancora da ritenersi tale.
Confinata perennemente nella sua camera da letto, dopo il suo finto attentato, passava le giornate a fissare il soffitto decorato, a opera d'arte, con tulipani scolpiti e ghirigori stupendi, da uno scultore reale, dei tempi andati e dal quale, uno splendido rosone, in rilevo e decorato nel gesso, spiccava in tutta la sua bellezza, al centro della stanza, proprio sopra al suo letto matrimoniale, sorreggendo un antico lampadario, che fu della Regina Victoria e che con i suoi pendenti in cristallo, formava deliziosi arcobaleni di luce sui mobili. Le pareti, prevalentemente di un delicato bianco ghiaccio, erano arricchite da intarsi floreali e da piccoli pannelli in carta da zucchero, scelta dopo una scommessa con Alexander, che l'aveva obbligata a dipingere anche parte del soffitto, con la stessa tonalità, invece del rosa schoking che aveva scelto lei.
Col senno di poi, doveva ammettere, che i gusti del fratello, seppur semplici, erano impeccabili e azzeccati. Fräulein Luchs ne era l'esempio più lampante.
"Una tonalità sull'azzurro, rispetto a una calda sul rosa, ti aiuterà a rilassarti e a dormire meglio. Fidati!"
Alexander aveva avuto ragione e ora la sua camera, la trovava oltre che bellissima, un distensivo rifugio, se non fosse che, della sua vita, non era rimasto niente se non quell'ambiente.
Tutti morti. Anche il suo cuore lo era, ormai.

La sua stanza però, era rimasta perfettamente inalterata dagli orrori della guerra ed esattamente come l'aveva lasciata prima della finale dell'Enduro Motorrad Rally, dopo la ristrutturazione del palazzo e il restauro dei dipinti murali.
Anche lei, come il fratello, aveva voluto un leggero ammodernamento, ma la sua esigenza di rinnovo era stato più uno sfizio che una mera necessità, al contrario di Alexander, che odiava lo sfarzo pacchiano in cui era obbligato a dormire e stava letteralmente dando di matto. Come suo solito. Il fratello, era assolutamente l'opposto di lei che amava il lusso e gli oggetti di valore con cui si vezzeggiava volentieri. O almeno, quella era la vecchia Zelinda.
Sospirò passando le mani tra gli splendidi vestiti nella cabina armadio e che ormai, non le entravano più, a causa del seno e della pancia che scoppiavano rotondi e appariscenti, dal suo minuto corpo, accarezzando coi polpastrelli, le pelli delle scarpe coi tacchi che, avrebbe indossato solamente nelle uscite ufficiali, perché rincorrere una bambina col tacco 12, non era sicuramente una passeggiata. Sospirò rassegnata.
Se prima era attratta dallo sfarzo, dal lusso e dalla sua posizione, ora avrebbe semplicemente voluto essere una ragazza qualunque, a patto che ci fossero ancora i suoi affetti. Alexander aveva sempre avuto ragione: non servono un castello, la ricchezza e gli oggetti materiali, per essere felici, ma solo essere circondati dalle persone giuste e la libertà.
Lei non aveva nemmeno più quella.
Scostò le tende di un tenue pervinca e si perse a osservare il parco ricoperto dalla neve e i riflessi della luce sul laghetto, prima di coricarsi, sfinita e con le caviglie gonfie, con la schiena contro la testiera imbottita, sul suo morbido letto. Nel cassetto, riposto con amore, aveva trovato il libro dei nomi, ormai sgualcito e pieno di macchie di sangue, che le aveva regalato Adalia e che era nella sua tasca, il giorno in cui era stata rapita, ma non era mai riuscita ad aprirlo. Probabilmente, era stata la signora Reiniger, a metterlo lì. Quella deliziosa donna, era sempre triste e silenziosa, quando le portava i viveri, il bucato pulito e le medicine per la gravidanza, eppure, sentiva che al contrario del marito, era una brava persona e non un mostro.
Scostò lo sguardo verso il libro, e sorrise pensando alla ragazza che era stata in grado di rubare il cuore del suo particolare e irritante fratellino e, per ora, l'unica ancora in vita della Resistenza, prima di mettersi a leggere i nomi delle femminucce, per trovare quello adatto a sua figlia.

Il chiasso al piano inferiore, la spaventò.
Reiniger urlava inveendo contro qualcuno, particolarmente adirato e senza avere premura degli oggetti, di valore storico e affettivo, presenti in quella casa.
Si affacciò sulla scala e vide il servizio di piatti preferiti da sua madre, volare per aria, come aquiloni, prima di schiantarsi e diventare cocci.
Un nodo alla gola e allo stomaco le fecero mancare momentaneamente l'aria.
Non era solo per il fatto che quel servizio era in fine porcellana dipinta a mano da Ernst Ludwig Kirchner e perciò di inestimabile valore, ma perché le ricordava il compleanno della Regina Viveka, che li sfoggiava ogni anno, al galà di beneficenza per i veterani. L'anno precedente a tutto questo caos, nonostante la nobile causa e il meraviglioso cuore di suo fratello, aveva addirittura "strigliato" Alexander, che aveva regalato un piattino da desser, alla vedova di un poliziotto morto in servizio, spaiandole il servizio.
Zelinda non capiva il motivo di tanta ira, nonostante cercasse di origliare.
"Non è saggio, da parte tua, rimanere qui, a spiare mio marito. Non oso immaginare cosa farebbe se ti vedesse. Inoltre potresti avere un malessere e scivolare dalle scale. Ti prego, torna a sdraiarti nella tua camera e prenditi cura della mia Enkelin." sorrise amorevole la signora Reiniger.
"Chiedo scusa."
"Cara... Ti andrebbe di raccontarmi qualcosa di mio figlio Luka? O meglio di Wolfgang?"
Col magone, Zelinda cominciò a raccontare di come aveva conosciuto il suo grande amore. In fondo, come poteva privare una madre, che non aveva mai avuto l'opportunità di conoscere suo figlio, di queste informazioni?
Alla fine del racconto, la donna, con le lacrime agli occhi, strinse le mani della Principessa Zelinda e la ringraziò grata accennando un amorevole sorriso.
La fanciulla, anche lei con gli occhi madidi di lacrime, le sorrise di rimando.
"Non disperare, mia cara. Non tutto è perduto!" Le passò un fazzoletto ricamato, anche se pareva, averne bisogno anche lei.
Zelinda, fissava la signora Reiniger con aria circospetta, non capendo a cosa alludesse.
La donna sospirò, come per farsi coraggio.
"Ho una notizia piacevole per te che ho appena appreso: tuo fratello, è vivo." le sussurrò infine nell'orecchio.

NOTA AUTRICE:
Eccoci al nuovo capitolo di Head to Heart 2 - Twilight to Sunrise.
Il Principe Alexander Adler per fortuna è sopravvissuto e a parte un po' di febbre, sta bene.
La Resistenza ha sia le provviste, sia la base si Fürst Steinadler perciò Reiniger è sul piede di guerra.
Sul finale del capitolo, sia il Generale Reiniger, sia Zelinda, che non è morta, scoprono che l'erede della corona è ancora in vita e muove i fili della Resistenza.
Cosa succederà adesso?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo.
Leggete, commentate e votate in tanti.
Aspetto le vostre osservazioni.
Bacioni.
Vi voglio bene.
Barbara 💙

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