CAPITOLO 14: Lebe wohl Fräulein meines Herzens
Tutto intorno a loro, inesorabilmente frenava, al tocco di quelle stille delicate che ricadevano a pioggia, sulle guance di quella graziosa e vulnerabile Fräulein, che lui aveva pugnalato al cuore, con affilate, menzognere, false e ingannevoli parole. Non era per tanto l'arrivo dell'inverno, con la sua gelida morsa, con il suo cielo monocromatico e bigio, con il suo alito freddo e profumato di candore, che ad Alexander ricordava la morte, a cui era scampato, con i suoi alberi spogli che, cercando di sopravvivere alle rigide temperature, sembravano assopirsi con i rami, appuntiti e scuri, rivolti al cielo e nemmeno della prima silenziosa e placida neve, che scendeva come coriandoli e stelle filanti intrecciate, sul lucernario opacizzato da chiazze informi di musco, a dare loro l'impressione che il tempo stesse trascorrendo sempre più ralento. A renderlo così pigro e lento, erano i loro occhi che si mitigavano, scrutandosi, con intensità, in quel logoro e deprimente corridoio, ingrigito dal tempo e dallo sporco, accanto all'interminabile scalinata che ricordava un edificio di detenzione, piuttosto che una vecchia base militare.
La fanciulla, quando lui si era voltato ed era tornato sui suoi passi, aveva smesso di singhiozzare, eppure, non riusciva a controllare la fuoriuscita dal condotto lacrimale, di quelle calde e salate gocce di pianto. Adler la fissava incantato e con un unico desiderio: baciare le sue labbra, ormai arrossate e gonfie di lacrime salate come salsedine. L'assenza di rumori, nonostante fosse pomeriggio inoltrato, gli permetteva di apprezzare il canto infuriato del suo cuore per Luchs. Cosa gli scatenasse nel profondo, quella fanciulla, dal nome sensuale e dagli occhi illusori, era un mistero ultraterreno che aveva smesso di provare a capire.
Col pollice raccolse le lacrime della ragazza.
"Odio vederti piangere Adalia, soprattutto se è per colpa mia. Mi dispiace. Sono confuso e ho scaricato le mie angosce su di te, che non hai colpe, se non quella di confondere il mio cuore e la mia testa."
Stringeva la fanciulla, facendola aderire al suo corpo statuario e prima che lei potesse formulare un pensiero, fece combaciare le loro labbra in un possessivo e bisognoso bacio. Si era comportato di nuovo in modo egoistico e aveva pensato solo a sé stesso e al bisogno di mettere a tacere ogni suo controverso dilemma. Ma quando si trattava di lei, di loro, la ragione svaniva sommersa da meravigliose, confuse e indistinte sensazioni. Il passato li legava. Il presente lo incendiava di desiderio. Non era solo attrazione sessuale, ma un bisogno infinito e arcano, di lei. Questa volta, però, non sarebbe più scappato dai suoi sentimenti, ma li avrebbe affrontati mettendo fine a questa "relazione," a senso unico. Luchs era sempre stata sincera. Ma lui?
La voce di Luchs tentennò soave, distogliendolo dal suo monologo interno.
"Perdonami Alexander. Mi rendo conto di essere stata troppo ammorbante e di averti forzato nella mia direzione. Ti assicuro che non era mia intenzione confonderti."
Portò le mani alla testa turbata. "Non so come spiegarti quello che sento."
"Non è necessario."
Lei scosse la testa risentita.
"Per me lo é. Alex..." fece una pausa e lui le prese le mani con fare dolce e premuroso.
"Ti ascolto piccola lince del deserto."
"È solo che ti amo da impazzire e sono così felice di poterti riabbracciare, che vorrei passare ogni singolo istante con te. Quando ho creduto di averti perso per sempre, ho smesso di vivere e perfino di respirare. Ero distrutta dal dolore del lutto. Senza di te, nulla aveva senso. Non cerco di giustificarmi, ma solo di farti capire il mio punto di vista. Prima di te, l'amore e i ragazzi, non mi interessavano. Però tu, col tuo modo di fare, la tua dolcezza nascosta sotto maschere di strafottenza, il tuo romanticismo, il tuo carattere deciso e forte, sei riuscito a conquistarmi. Amavo di te ogni singolo tratto caratteriale, anche se ora, non sempre sei il mio "vecchio" amore. Però, quando ti guardo, non posso fare a meno di rivivere ogni attimo della nostra storia. Alex, ti trovo, fisicamente bellissimo, sia chiaro, ma dopo ai tuoi occhi, mi sono innamorata del tuo cuore. E nonostante la confusione della tua testa, io so che il tuo buon cuore, ti guiderà sempre e che riemergerà il vero Principe Adler. Ma sono stata sciocca, precipitosa ed egoista. Mi dispiace. Solo ora, realizzo, quanto questa situazione, a causa dell'amnesia, sia assurda, per te. Mi avevi chiesto del tempo, ma io non te ne ho concesso. Voglio solo che tu sappia che ti aspetterò, senza forzarti."
Alexander, a quelle parole cariche d'amore, sentì il cuore volteggiare, poi bruciare e percuotere il suo petto sempre più veloce e violentemente. Era lusingato e ancora più perso per quella Fräulein, ma era troppo orgoglioso, autolesionista e megalomane, per cercare di esprimere ciò che il suo cuore gli faceva provare. Rimase un istante in silenzio, perso nell'oceano tormentato dei suoi occhi felini, inalando il suo profumo ormai indefinito, dolce e speziato, in quanto ancora mischiato al suo, virile e pungente, cercando di ordinare i pensieri, che il suo IO profondo, cercava di trasmettergli, ma che a lui sembravano confusi segnali di fumo.
A questo punto, bastava dire la verità, in due semplici e profonde parole, per avere per sempre il cuore di quella fanciulla.
《Ti amo》risuonava come un eco, nella sua testa. Ma... Alexander, ne aveva troppa paura. Non meritava di essere felice e nemmeno quella fanciulla, perché lui, non era più il ragazzo di cui Adalia si era innamorata, ma un surrogato scadente, del Principe tosto, ribelle e determinato, che era prima. La morte, l'aveva, sicuramente cambiato.
"Ma quante parole inutili Fräulein. Baciami piuttosto." sospirò con un cipiglio strano, alzando il mento della ragazza, in direzione del suo viso, dopo averle accarezzato la chioma dorata e soffice.
Non si sentiva per niente in forma, anzi. La testa era leggera, danzava, vorticando, come un Hula Hoop, le gambe erano molli e flosce come Sahne smontata e nello stomaco vuoto, si agitava irrequieto uno stormo di aquile, facendogli conflagrare il sangue nelle vene fino a confluire in quel muscolo cardiaco che vibrava dirompente d'amore per quella Fräulein, sfondandogli la cassa toracica a furia di percosse e fragori. I sintomi da innamoramento, mischiati al digiuno forzato, ai pensieri che lo tormentavano e alla contusione alla testa, rischiavano, da un momento all'altro, di farlo collassare sul pavimento. Ma nulla aveva importanza se non lei. Quella fanciulla, si era presa tutto di lui: testa, cuore, pensieri, razionalità, corpo e anima. Fräulein Luchs aveva delineato un nuovo futuro, inondando i suoi sensi col suo chiarore e colmando il vuoto nel suo cuore, di sentimenti profondi e ardenti di una passione che rischiava di renderlo per sempre dipendente dei suoi occhi, delle sue labbra, del suo sorriso, ma soprattutto, del contatto indissolubile delle loro anime.
"Ma..." tentennò Adalia.
"Sssshhhh... Baciami."
"Perché?"
"Perché ti voglio, sciocchina."
"No. Intendevo perché sei tornato da me."
"Te l'ho detto, odio vederti piangere."
"Adler..." Adalia si torturava le mani.
"Sì, Luchs?"
"Mi vuoi almeno un po' bene?" sussurrò incerta e spaventata della risposta.
"Da quando ti ho conosciuta, non faccio che pensarti e volerti. Adalia, mi hai fuso il cervello."
Alexander, con uno scatto fluido e aggraziato, fece aderire la fanciulla al suo corpo statuario, mentre con una mano alla nuca, la spinse verso le sue labbra e sancì un delicato bacio. Le labbra del ragazzo premevano calde e piene contro le sue, come se fossero nate, per fondersi perfettamente con quelle della fanciulla. Emozioni si incendiavano profonde, come ogni volta che c'era un contatto o uno scambio di effusioni, col Principe.
Le guance arrossate, le ustionavano la pelle.
Adalia, si lasciò avvolgere da quella inebriante scossa d'amore, che ormai conosceva bene e dal profumo virile e penetrante, di muschio bianco e resina di pino, in contrasto con il dolce e fresco vento da neve, del dopobarba, del ragazzo. Dischiuse gli occhi, inebriandosi del suo sapore selvaggio di tabacco alla menta e di uomo, che si mischiava smanioso, per mezzo della sua lingua, con il suo. Le carezze di Adler, alla schiena, sotto la stoffa sottile di cotone egizio, le procuravano fremiti e un piacevole titillamento. Le sembrò di fare un tuffo nel passato, quando Alex, l'aveva presa alla sprovvista, al checkpoint di Wüstensand e l'aveva baciata. Ma questa volta non l'avrebbe respinto. O almeno non era sua intenzione, visto che quello, era il VERO Adler, ma un colpo di tosse, alle sue spalle, la fece staccare imbarazzata.
Solo in quel preciso momento Adalia, si ricordò di essere mezza nuda in corridoio.
"Ehm..." farfugliava imbarazzata la voce maschile. "Eure Majestät, perdoni l'intrusione, ma è atteso urgentemente in sala controllo."
Alexander, a malincuore, lasciò la presa dei fianchi di Adalia e sorrise in modo divertito col suo solito ghigno da copyright.
"Il dovere mi chiama, Fräulein Luchs. Non sparire, ok?"
Si chinò verso la ragazza e le sussurrò all'orecchio: "Non vedo l'ora di perdermi ancora tra le tue braccia e nelle tue labbra, per tutta la notte e le notti avvenire, Fräulein. Aspettami."
Adalia annuì arrossendo.
"Per sempre, geiler Typ."
Il Principe si allontanò ridendo, con passo instabile. La testa vorticava sempre di più e la nausea lo tormentava.
"Alex..."
"Sì?" sussurrò voltandosi.
"Sei piuttosto pallido. Va tutto bene?"
"Klar, mein Baby."
"Stai attento."
"Attento è il mio secondo nome, Fräulein del mio cuore." le accarezzò la guancia dolcemente e la baciò con una rassicurante delicatezza, carica di parole non dette e sentimenti che stavano risbocciando.
Adalia si sentì finalmente a casa, nonostante sapesse che Adler, le stava mentendo su qualcosa.
"A dopo, Klitzeklein."
Adler proseguiva, verso il centro di comando, tastando continuamente il muro, a causa della mancanza di equilibrio. Si appoggiò, pallido e con la vista annebbiata, allo stipite della porta e farfugliò, probabilmente imprecazioni incomprensibili, che fecero voltare il Kaporal Franke.
"Majestät, vi sentite poco bene?" domandò preoccupato.
"Mi puoi trovare qualcosa per la nausea, per favore Moritz?"
"Forse, dovrebbe farsi visitare."
"Lo farò più tardi, ma ti assicuro che non ho niente che un antiacido non possa curare."
"Allerdings!"
Appena il Principe varcò la porta, fu stretto in un caldo abbraccio, che lui, però, gelido e stordito, non ricambiò.
"Alex, pensavo mi avessi perdonato per tutto il male che ti ho arrecato, ma a quanto pare, ce l'hai ancora con me. Però non é il momento per serbare rancore nei miei confronti, perchè dobbiamo salvare Zelinda."
Adler incatenò le sue iridi in quelle color Taiga del ragazzo davanti a lui ed ebbe come una reminiscenza. L'ultima volta che l'aveva visto, era mezzo morto e Fräulein Luchs gli aveva fatto una trasfusione posticcia.
"Wolfgang, stai bene?" tentennò spostando gli occhi da quel verde intenso che lo risucchiava, verso la volta bianca e scrostata e passandosi la mano sulla tempia, visibilmente disturbato.
"Sì. Grazie per avermi salvato."
"Io..."
Fuchs continuò col suo monologo.
《Non ho fatto niente.》Alexander era distratto. Non solo perchè le orecchie producevano un tonante e fastidioso fischio, gli occhi gli regalavano una messa a fuoco nebulosa e ovattata e l'acido gli corrodeva l'esofago e le vie respiratorie, ma per quella Fräulein che continuava a irrompere nei suoi pensieri e a fargli accelerare il cuore e il senso di malessere generale. Tra le altre informazioni sulla Resistenza, si perse anche la notizia sulla gravidanza di sua sorella.
"Perciò cosa si fa ora? Alex?"
Fuchs pizzicò le dita per ridestare Adler, che fissava il vuoto con gli occhi vacui.
"Eure Majestät, questa base è estremamente obsoleta. Le apparecchiature sono lente nell'elaborazione dei dati, la corrente elettrica fa i capricci a causa della nevicata che appesantisce i cavi e ora non funziona nemmeno il riscaldamento. Le provviste alimentari, sanitarie e mediche scarseggiano e di questo passo non potremo garantire l'approvigionamento e le cure a tutti gli esseri umani rifugiati e all'esercito."
Le orecchie gli fischiavano sempre più forte, la testa vorticava come un mulinello e la nausea non cessava nonostante avesse già ingurgitato 4 compresse di Talcid che gli aveva reperito il caporale Franke Moritz. In quell'edificio trasandato e pieno di spifferi, faceva sempre più freddo.
Afferrò la tazza di caffè bollente con la mano instabile, con la speranza di riscaldarsi, ma la testa gli girò ancora più veloce, facendogli allentare la presa. Vide la sua mano ricoperta di ecchimosi e macchie rosse strane, e la tazza schiantarsi sul pavimento slavato, insieme a gocce di sangue che fuoriuscivano dal naso.
"Eure Majestät, da quanto soffrite di episodi di epistassi?"
"Da un po'." bofonchiò.
"Alexander, sei cadaverico."
"Sto bene, Fuchs e abbiamo problemi più seri, della fuoriuscita di un po' di sangue dal mio naso."
"Sì ma..."
"Dunque, le prime cose da fare, sono aggiustare il riscaldamento e reperire gli approvigionamenti."
"Ma come Majestät? Tutte le forniture, sono sorvegliate dall'esercito della Neue Republik von Reiniger a Fürst Steinadler, che è impenetrabile, mentre le altre, arrivano via mare."
"Interessante!" Adler portò la mano al mento pensieroso.
"Dobbiamo semplicemente intercettare i loro rifornimenti navali e bloccarli. Poi ci riprendiamo la base di Fürst Steinadler. Senza supremazia tattica, Reiniger si troverà piuttosto in difficoltà."
"Come intendi farlo, mio Re?" chiese Maxim curioso.
"Elementare, Ackerbau. Abbordiamo le loro navi mercantili e se necessario, affondiamo quelle a difesa."
"È assurdo Alexander. Non siamo pirati." sbuffò Fuchs. "E poi come pensi di riprenderti una base missilistica e super avanzata?"
《Passando dall'ingresso principale!》
"Ci sto ancora pensando. Ma ho molte idee."
Wolfgang portò la mano sulla fronte del Principe e sospirò.
"Stai vaneggiando e non hai nemmeno la febbre. Le tue idee sono insensate Alex. Moriranno solo un sacco di soldati innocenti, che ti hanno giurato fedeltá."
"Eure Majestät, se permette..."
"Sì Ammiraglio?"
"Ecco il protocollo reale di guerra."
"Con tutto il rispetto, Admiral Zimmermann, cosa me ne faccio di questo faldone impolverato e fuori epoca?"
"Beh... È per facilitare le sue azioni e pianificare strategie."
"Posso tranquillamente pensare con la mia testa. Non ho bisogno di un manuale obsoleto scritto da chissà chi. Come vede ho le idee piuttosto chiare."
"Non... lo metto in dubbio... Ma... Il Protocollo Reale di guerra, è stato scritto dai vostri antenati, in caso di conflitto, eure Majestät."
"Quindi?" Alexander fissò il vecchio Ammiraglio, dalla barba brizzolata, con un ghigno altezzoso.
"Quello che l'Ammiraglio sta cercando di dirti, Adler, è di smetterla di fare il presuntuoso e di leggere il documento. Non puoi improvvisarti un Leader. Non in guerra. Non se le tue idee ci porteranno dritti dritti all'obitorio. Io lo so bene. Ci sono passato."
"Andiamo Wolfgang, io non sono assolutamente un egocentrico arrogante e so quello che faccio."
"Adler, non è il momento di cedere nei vecchi vizi di orgoglio e boriosità che ti contraddistinguono."
"Con o senza memoria, non ho bisogno di un manuale. Comunque, non sono più quel ragazzo. Per quanto mi riguarda, il vecchio Alexander Adler è morto e sepolto."
"Non ragioni. Te ne rendi conto? Sei accecato dalla superbia. Non rimedierai così, alle tue mancanze passate." lo strigliò Wolfgang con fare fraterno.
Un mormorio incomprensibile si sollevò dalla stanza.
"Chiudete il becco! Tutti quanti!" strillò il bel Principe. Era un fascio di nervi, la testa lo tormentava e nessuno come al solito, gli dava credito.
"Alex..."
"Ci aggiorniamo, dopo. Ok?" ringhiò prendendo il faldone dei suoi antenati e sbattendo la porta visibilmente irritato.
Scese la scalinata che portava al locale caldaia, con passo deciso.
Era tutto un fuoco, una bomba a orologeria pronta a esplodere.
Si sentiva profondamente offeso. Una sensazione di animoso astio, lo tormentava. Era sicuro che non fosse la prima volta che lo ignoravano e lo consideravano un incapace. Ma se era il Re, non avrebbero semplicemente dovuto eseguire i suoi ordini? Era l'unico Adler a cui nessuno dava MAI ascolto? Si sentiva particolarmente vuoto e mesto.
Prese una spranga a terra e la sbatté violentemente contro la vecchia e arrugginita caldaia. Il boato aumentò il suo malessere.
"Maledetto trauma cranico." si sfiorò il naso insanguinato.
"La ripariamo insieme?" una voce pacata, alle sue spalle, lo fece trasalire.
Si voltò e Leon Luchs gli porse una cassetta degli attrezzi.
Adler annuì abbassandosi a prendere gli attrezzi e cominciò a smontare il banale motore. Non sapeva di che cosa parlare, con la versione maschile della Fräulein, che gli faceva mancare il fiato, ma per fortuna fu proprio il gemello a rompere l'imbarazzante silenzio.
"Il tuo piano, per me e Maxim non è poi così folle." gli sorrise.
"Però, devi considerare che le navi mercantili, sono scortate da almeno due portaerei e chissà da quanti sottomarini. Maxim dice che non c'é modo di affondarle."
"Confermo." sbucò il soldato con un termos, dei biscotti e delle tazze.
"Appena saremo in mare, con l'unica fregata F125, ultimata nel cantiere navale segreto, benché più avanzata tecnologicamente ed equipaggiata di un cannone Otobreda 127/64, 2 cannoni automatici MGL 27 da 27 mm e 5 mitragliatrici Browning M2, 8 missili antinave AGM-84 Harpoon, 2 lanciatori di missili RAM Block IA, contro l'intera flotta della marina militare, che arriverà in soccorso delle navi, diventeremo presto, cibo per i pesci."
Alexander grugnì frustrato, addentando un biscotto alla cannella. Non che andare in guerra gli piacesse, ma come poteva fermare un pazzo sanguinario, senza versare anche lui sangue innocente?
Si torturò frustrato il ciuffo, ormai completamente biondo, con le mani e sospirò.
"In ogni caso non abbiamo alternative. Ma gli altri non lo capiscono."
"È una missione suicida, ma... io ci sono Alexander, proprio come sul ponte."
"No. Assolutamente no. Andrò io, Maxim."
"Con tutto il rispetto, sai portare una nave militare in mare?"
《Ovviamente NO.》
"Non sarà tanto diverso rispetto al guidare una motocicletta, no?"
Maxim scoppiò a ridere scrollando la testa.
"Il marito di Leni, è un Capitano della Marina e una nostra spia nella Resistenza." suggerì Leon.
"Non se ne parla. La fanciulla ha già perso i genitori nell'imboscata di Reiniger e il fratello è disperso. Non gli comunicherò anche della dipartita del marito."
"Allora che si fa?"
"Facciamo ripartire questo rottame e poi penserò a qualcosa."
"Ok."
Dopo svariati tentativi, Leon, Maxim e Alexander, riuscirono a riparare la vecchia caldaia.
"Ora mi fai la cortesia di farti visitare?" domandò Maxim.
"Sto bene."
"Non è vero. Sei il nostro Re e devi avere cura di te, per averne poi di tutto il tuo Regno."
"E di mia sorella. Lei ha investito tutto nella vostra relazione. Ancora non ho capito se a te interessa ancora di lei o..."
"Fräulein Luchs mi ha rubato il cuore e mi frigge il cervello continuamente. Ma non ho tempo per questo. Non ora. Lei é una piacevole distrazione che si insinua nei miei pensieri facendomi sragionare, ma..."
"Ma?" Leon lo fissò con lo sguardo torvo.
"A volte l'amore non basta. Adalia è la mia unica debolezza e l'unica per cui rischierei tutto."
"Direi che la ami."
"Reiniger la userà contro di me. Io... non... posso... perderla. Devi occuparti tu di lei..."
"Quello sempre, ma non capisco..."
Alexander sospirò frustrato. Il resto del piano, che aveva elaborato, non era esattamente senza pericoli. Lui sarebbe stato solo e non era scontato che tutto l'esercito lo avrebbe accolto a braccia aperte. Ma doveva sfruttare la sua posizione di Re, per capovolgere le sorti della guerra, riprendersi le forze militari e affrontare il Generale Reiniger una volta per tutte e riportare la pace prima dell'anno nuovo.
Agli altoparlanti, una voce, durante un annuncio, lo richiamò al centro operativo.
"Eure Majestät Prinz Adler, è atteso urgentemente in sala controllo."
"Devo... andare." tentennò. Non era pronto al solito bollettino di morte o per altre brutte notizie.
Inutile asserire che il Generale Reiniger, era particolarmente adirato dopo che buona parte del suo esercito aveva disertato e dopo che la fastidiosa "Resistenza" si era ripresa Herr Luchs, suo figlio Felix e aveva liberato migliaia di dissidenti usati come forza lavoro. Non sapeva come, ma quel branco di rivoluzionari, guidati da quella tenace mocciosa, stava lentamente guadagnando posizioni e consensi. Non poteva assolutamente permetterlo. Come poteva poi, quella ragazzina, senza competenze militari, creare tutti questi problemi nella sua Leadership? Cosa aveva di tanto speciale da ammaliare tutti gli uomini del Reame e spingerli a tradirlo? L'aveva fatto prima col Principe, che però era l'unico che non si sarebbe fatto manipolare da lui, poi con Wolfgang, che durante la Enduro Motorrad Rally, aveva cambiato bandiera, poi con Felix, che a quanto pare si era addirittura innamorato e ora perfino con l'esercito. Nemmeno la Principessa Zelinda si era rivelata così brava in strategie di guerra e persuasione.
Forse, dietro tutto, c'era la mente suo fratello gemello, Leon, in fondo una ragazza che indossava le brache, invece della gonna, cosa poteva mai sapere di politica e guerra? Eppure, quando Herr Luchs, era in sua custodia, non l'aveva considerato assolutamente una minaccia, anzi, gli era sembrato un sempliciotto dedito alla famiglia e niente di più.
Adalia Luchs, invece si era dimostrata una con le palle. Se non fosse per le armi sostituite da Felix, ora non sarebbe vivo e inferocito, ma concime per le rose. Non aveva minimamente esitato quando guardandolo negli occhi, aveva premuto il grilletto. Molti dei pivelli arruolati, Felix compreso, se la facevano addosso ogni volta che dovevano sparare a qualcuno. Ma lei no. Avrebbe voluto non averla sottovalutata già dalla gara motociclistica e prenderla sotto la sua ala. Quella fanciulla, prima di farsi fare il lavaggio del cervello dal Principe, poteva essere una risorsa, ma ora era solo un ostacolo da temere e fermare. Benché sostenesse di non avere più nulla da perdere, dopo aver perso l'amore della sua vita, era circondata da persone che amava e che non avrebbe mai sacrificato. Alla fine, gli affetti, erano sempre una debolezza da sfruttare e lei era, agli occhi di Reiniger, assolutamente patetica.
Si sistemò la divisa, lisciandola dalle pieghe, raddrizzò il berretto, lucidò ulteriormente gli stivali, le medaglie e i nastrini militari e infine, con passo deciso, si diresse alla stanza del trono dove lo aspettava la stampa.
"Mi rivolgo a te e al tuo buon senso, Fräulein Luchs. Metti fine alle rappresaglie, prima che sia troppo tardi. Smettila di fingerti la Regina di questo Königreich, perché non lo sarai mai. Il tuo sciocco fidanzato, è morto e non verrà mai incoronato. La Monarchia è finita. Prima lo capirai e prima cesseranno le violenze. Fatti da parte. Arrenditi consegnandoti a me e io risparmierò la tua vita e quella dei tuoi familiari. Sono il capo supremo di tutto e come saprai, non mi faccio intimorire da una fanciulla. Ricorda, che ho il tempo e i mezzi per stanarti e soprattutto, non ho niente da perdere.
E tu? Puoi dire lo stesso?."
Il Generale Reiniger sfilò la pistola dalla fondina e la puntò alla tempia della Principessa Zelinda.
Un solo suono, accompagnato da macchie cremisi, riecheggiò in ogni angolo del regno.
"Se non ti fosse chiaro che non scherzo, sappi che il prossimo sarà tuo fratello."
Adler fissava lo schermo senza muovere un muscolo, circondato dal dolore degli altri e dagli abbracci solidali per il suo lutto.
Avrebbe voluto piangere, gridare, spaccare tutto, ma la verità è che non provava niente.
Nel momento preciso in cui il Führer aveva premuto il grilletto, nella sua testa si erano risvegliate risate felici e innocenti di due bambini: un maschio e una femmina e poi un assordante silenzio che gli aveva spezzato ogni lacrima e ogni parola e che si era risucchiato anche l'ilarità di quei due fanciulli spensierati che correvano, scalzi, nei prati in fiore e che capì solo in seguito, essere proprio Zelinda e il piccolo Alexander.
Wolfgang era devastato. Era sprofondato sul pavimento sbattendo le rotule e annegando nel suo stesso pianto. Il dolore si espandeva, come un morbo, in quella cupa stanza. Adler si vergognava di essere rimasto totalmente impassibile. Quella ragazza spaventata, che non conosceva, non ricordava e non aveva niente di familiare a parte il DNA, era morta per colpa sua e non per colpa di Fräulein Luchs. Quella ragazza, era sua sorella, ma lui non riusciva a collegarla alla figura ombreggiata della bambinetta sorridente di 12 anni che rideva con lui seguendo le farfalle. Negare, era davvero meglio di affrontare le conseguenze delle proprie azioni? La morte, si era abbattuta ancora nella sua insignificante vita. Spesso si domandava cosa sarebbe successo se si fosse impegnato per essere un buon sovrano, invece che inseguire mulini a vento.
Un brivido di vergogna lo investì facendolo tremare. Gli occhi, li sentiva pungere, come se venissero ripetutamente punzecchiati da spilli. Si appoggiò con la schiena alla parete umida e respirò inalando sempre più aria.
"Eure Majestät..."
"Sto... bene... Ho... solo... bisogno... di aria..." farfugliò uscendo da quel muro del pianto.
Adalia, ignara di quanto fosse appena successo, conversava con Felix, nella sua stanza, in infermeria.
Nonostante l'edificio fosse malandato, i soldati avevano reso la zona medica pulita e sterile.
La parete verde, di vernice ad acqua, appena dipinta, rendeva l'ambiente meno triste e più luminoso. L'odore di disinfettante si mischiava a quello di Vetiver del ragazzo e della neve che filtrava dalla finestra socchiusa. Era tornato un caldo, dolce tepore, segno che qualcuno aveva finalmente riparato il riscaldamento e che poteva farsi la doccia.
"Ho trovato solo questo vecchio libro."
"Don Chisciotte della Mancia è un bel classico. Grazie Fräulein. Lo rileggerò volentieri. Come stai?"
"Chiedi a me come sto dopo che ti sei ridotto così per salvarmi la vita?"
Adalia si avvicinò e gli strinse la mano. Un senso di calore invase il cuore del ragazzo.
"Ti ho mentito."
"A che proposito?"
"Non... ero messo così male... Non prima delle torture. Mi dispiace..."
"Di che cosa parli?"
"È successo tutto, per colpa mia, perché ti amo. Vi ho venduti io a mio padre. Per una dose di antidolorifico."
Luchs sbiancò e Felix ne approfittò per baciare le sue labbra.
Adler avanzava verso la camera di Adalia. Mai come adesso, desiderava il suo abbraccio, i suoi baci e il suo corpo. Ognuno reagiva al lutto a modo suo. Alexander voleva semplicemente estraniarsi da tutto con quella ragazza che lo faceva continuamente dannare.
Se lei avesse acconsentito a fare l'amore con lui, si sarebbe finalmente dichiarato, anche se era ancora pieno di dubbi.
Come faceva a sapere se quella ragazza era giusta per lui? Semplicemente lo percepiva, perché Adalia Luchs, per certi aspetti gli somigliava anche troppo, ma per altri, era assolutamente e magnificamente divergente. Quella fanciulla, piacevolmente illeggibile, lo completava.
Comunque ne fu sicuro nel momento in cui Felix Reiniger, la baciò, facendo emergere dal suo profondo, un senso di acredine mai provato.
E fu a un passo da spaccare la faccia al soldato traghettatore, se non fosse, che la fanciulla, lo aveva colpito per prima inveendo contro di lui.
"Erano tuoi amici e li hai condannati a morte!"
"Mi dispiace. IO..."
Uscendo, aveva urtato la spalla di Adler, che li fissava dalla porta, e lo aveva incenerito, con un cipiglio inferocito. "Potevi anche intervenire! Si vede che di me non te ne frega niente."
Alexander spalancò gli occhi sorpreso.
Davvero le aveva dato fastidio che Adler non avesse fatto una scenata di gelosia? Conoscendola, se gli avesse spaccato il naso, come stava per fare, quella dolce e bisbetica Fräulein, si sarebbe comunque adirata.
"Che diamine vuoi da me Fräulein?" sbraitò esasperato.
Ogni volta che faceva un passo nella sua direzione, poi si ritrovavano sempre sulla linea di partenza.
"Il mio Alex! Il ragazzo che mi amava! Non te!"
A quelle parole, il ragazzo, ebbe un rimestamento di stomaco. Davvero era così cambiato da non piacere più a quella fanciulla che invece l'aveva fatto innamorare di nuovo?
Le parole gli morirono in gola. Luchs l'aveva profondamente ferito perché non si era accorta dei sentimenti profondi che nutriva per lei. Avrebbe semplicemente dovuto dire le due paroline famose che si usavano in amore e che ogni donna si aspettava, ma non era pronto a dichiararsi. Non così. Non adesso. Non dopo quello che stava succedendo nel Regno. Non quando non era sicuro del futuro e del suo destino. Non dopo che aveva assistito alla morte di sua sorella in Regno-visione e non aveva provato niente, perché quella ragazza, per lui, era l'ennesima estranea conosciuta e amata in un'altra vita che non gli apparteneva più e che, a questo punto, non gli sarebbe mai più stata restituita.
《Mi dispiace essere una delusione per tutti, ma soprattutto per te, Adalia. Ti amo. Questo non cambierà mai. Non importa cosa ci dividerà o chi ci separerà, perché, io, nonostante tutte le difficoltà, mi innamorerò perdutamente di te. Ancora e ancora.》
La fissò con gli occhi lucidi.
Quelli della ragazza erano carboni di ardente passione, che si consumavano di rabbia.
Non aveva sentito il discorso che aveva avuto con Felix, perciò non era sicuro che la causa di quella scenata fosse del militare o la sua. Ma aveva importanza? In quegli istanti, in cui il tempo si era bloccato, aveva capito di averla persa. Ma il nuovo Alexander Adler, l'aveva mai avuta davvero?
L'aveva raggiunta perché aveva bisogno del suo abbraccio. Perché si sentiva risucchiare nelle sabbie mobili. Perché, da quando aveva riaperto gli occhi alla vita, le tragedie non facevano che susseguirsi e lacerargli il cuore. Non era abbastanza forte per affrontare tutto da solo, ma era chiaro che il peso delle responsabilità e delle morti, ricadevano tutte su di lui e sulla sua inadeguatezza. Su nessun altro.
L'ennesima mazzata del suo infausto destino da Re, si era scagliata alla velocità della luce, travolgendolo.
Cosa doveva ancora perdere o sacrificare per risollevare le sorti di quel Regno in rovina?
Poi ebbe come una rivelazione.
Senza esitazione, girò su sé stesso, scappando.
Il cuore si spezzava a ogni passo. Non ricordava di avere mai provato tanto dolore in vita sua. Non era un male solo fisico, che avrebbe potuto sopportare o curare, ma un cratere che si risucchiava ogni parte buona di lui, provocandogli un lancinante bruciore al cuore e un senso di vuoto e di abbandono. Si sentiva emotivamente a terra e quando si trovava in questo stato d'animo, solitamente, agiva impulsivamente, attirando come una calamita, le sventure.
《Non ho più niente da perdere, se non la vita. La guerra, in un modo o nell'altro finirà con me. Addio Fräulein del mio cuore.》
SPAZIO AUTRICE:
Ecco un nuovo controverso capitolo.
Sarà davvero finita tra Alexander e Adalia? Che piano kamikaze avrà in mente il Principe per salvare il suo Regno e per vendicare sua sorella?
Lo scopriremo presto.
Votate e commentate in tanti.
Vi auguro un buon weekend.
Vi voglio bene.
Barbara 💙
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