L'ultima cena
Mezz'ora dopo, la macchina percorreva lungo il sentiero sconnesso, per poi imboccare la strada, sommersa nella più completa oscurità.
Da quando Hannibal rientrò nell'auto, dopo minuti interminabili nei quali la bambina aspettò da sola e immobile, nemmeno una parola trapelò o un singolo rumore, all'interno del veicolo.
"Perché hai ucciso papà?" chiese Hazel senza riuscire a trattenere la sua curiosità, nonostante il terrore e la paura invadevano ogni suo organo interno, sentiva che stando in silenzio sarebbe sopravvissuta, è sempre stato così, ma il suo carattere impulsivo non le dava tregua.
"Perché era nella mia lista" rispose Hannibal con tono fermo e impassibile, mentre continuava a guidare, tenendo gli occhi fissi sulla strada, senza incrociare lo sguardo della piccola.
"E io non sono su quella lista? Perché non hai ucciso anche me?" ribatté Hazel, cercando di tenere a freno la lingua, di trattenersi, ma invano.
"Sei parecchio ingrata per essere una bambina alla quale ho appena salvato la vita, non credi?" rispose Hannibal, rimarcando con tono severo e minaccioso le ultime due parole.
Hazel sussultò leggermente, non serviva un genio per comprendere quanto quell'uomo fosse temibile, e quanto non convenisse infastidirlo, persino la sua presenza emanava una sensazione di timore.
"S...scusa... g...grazie per avermi s...salvata" mormorò Hazel con difficoltà.
Dopo qualche secondo di silenzio, la sua bocca si riaprì "Come facevi a conoscerlo?" chiese infine, scrutandolo con paura e curiosità.
"Tramite il mio lavoro" rispose Hannibal seccato, battendo le dita sul volante con un ritmo lento ma costante.
"E che tipo di lavoro fai?" continuò Hazel, puntando sul proprio coraggio per affrontare un possibile e improvviso pericolo.
L'uomo sospirò chiaramente scocciato "Se ora te lo spiego, starai zitta per tutto il tragitto?". La bambina annuì in silenzio.
"Eccellente... Ho preso da poco il mio secondo dottorato in Medicina, e il primo in Psichiatria. Attualmente lavoro presso un ospedale psichiatrico nel quale era preso in cura anche tuo padre, dopo essere stato arrestato per svariate aggressioni pubbliche, sospettato anche di una possibile violenza domestica; ha cambiato parecchi psichiatri, ed infine è diventato un mio paziente. Era evidente che soffrisse di Schizofrenia acuta, oltre alla sua dipendenza dall'alcool; mi ha raccontato della sua famiglia, rideva di gusto mentre descriveva le scene di violenza verso tua madre. Mi diceva di come sei stata il suo errore peggiore, concepita senza che fosse davvero voluto. Più continuavano le nostre sedute, più lui mi rivelava di come voleva liberarsi di voi, e io beh... l'ho incitato, liberarsi di ciò che non serve, non trovo ci sia niente di sbagliato, ma che sia un diritto. Dopo due settimane, presumendo che foste entrambe morte, sono venuto a cercarlo e, senza avere testimoni, ucciderlo" concluse.
"M..ma non mi hai detto perché volevi ucc..."
"Avevo detto chiaramente ZITTA per il resto del tragitto..." la interruppe Hannibal guardandola con la coda dell'occhio. Quello sguardo minatorio e inquietante sembrò congelare Hazel, immobilizzando ogni suo muscolo.
Un'altra mezz'ora dopo, la macchina si arrestò. Hannibal scese in silenzio, aprì la portiera del lato del passeggero e la guardò serio "Scendi".
Hazel saltò giù dal sedile e seguì l'uomo fino ad un piccolo cancello nero, al di là si stagliava un casa su due piani dallo stile combinato tra il classico e il moderno, circondata da un modesto giardino contornato da alte siepi.
Seguì Hannibal in silenzio, fino ad arrivare all'ingresso della casa e non appena i due entrarono, Hazel iniziò a guardarsi attorno incuriosita. Gli arredi erano eleganti e dall'aspetto confortevole ma non in grado di scaldare la fredda atmosfera, emanata da ogni angolo della casa.
"Aspetta qui" disse Hannibal, per poi dirigersi al piano superiore.
Poco dopo ritornò fermandosi di fronte ad Hazel, teneva tra le mani un paio di pantaloncini scuri e una camicia nera, piegati entrambi con cura.
"Forse sono un po' grandi, ma vedi di farteli andare bene, domani vedrò di porvi rimedio" disse Hannibal, porgendo alla piccola i vestiti, mentre lei lo guardava confusa, poi le indicò con l'indice le scale "In fondo a destra c'è il bagno, lavati bene, non voglio sporcizia in casa, vestiti e poi scendi per la cena, hai capito Hazel?" chiese con tono serio e impassibile.
Hazel annuì e salì le scale osservando con scrupolo e curiosità ogni oggetto, quadro o dettaglio interessante, come fosse all'interno di un museo, dove poteva vedere per la prima volta una casa che potesse davvero essere considerata tale.
Qualche minuto dopo, quando la vasca fu ben piena d'acqua calda, Hazel si spogliò per poi entrare lentamente, non ci volle molto che l'acqua mutasse da una candida trasparenza a delle sfumature rosse per via delle ferite aperte della schiena e il sangue che macchiava il corpo di Hazel, lei emise un piccolo verso di dolore e immerse il capo all'indietro per immergere i capelli, lo sguardo invece era rivolto al soffitto.
"È davvero bello stare al caldo... Han mi ha salvato... mamma e papà non ci sono più... papà... lui..." disse Hazel tra sé e sé, ripensando a come suo padre giorni fa avesse ucciso sua madre, la lama che scorreva su quella gola, mentre la pelle iniziava a lacerarsi, il grido disperato, le risate del padre mentre Hazel vedeva la scena in silenzio e...
Un rumore metallico, come il fruscio di una lama, fece sobbalzare Hazel che si alzò di scatto, risvegliandosi dai suoi stessi ricordi.
"Sta... sta solo cucinando, Hazel, non devi più scappare ora..." disse lei, per rassicurare se stessa. Poco dopo uscì dalla vasca, iniziando ad asciugarsi con calma; in un angolo del bagno intravide uno specchio a figura intera e si avvicinò, potendosi rivedere, dopo tanto tempo.
Era abbastanza alta per la sua età, nonostante la corporatura parecchio magra, il suo corpo stava iniziando a svilupparsi bene nei punti giusti, pronto all'arrivo della pubertà. Hazel sollevò lo sguardo guardandosi dritta nei suoi occhi celesti, simili al ghiaccio, nonostante le sue sopracciglia fossero di un castano scuro, i suoi capelli erano di un biondo talmente chiaro dall'essere palesemente bianchi. All'improvviso Hazel si accorse che le punte dei propri capelli erano di una sfumatura rossa, come se il sangue che per tanto tempo era rimasto a contatto col suo corpo, si fosse impregnato su di essi, nemmeno l'acqua più bollente avrebbe potuto farli tornare come in origine.
Hazel sospirò e, dopo essersi vestita, scese al piano inferiore.
Lì trovò una tavola apparecchiata in maniera elegante; un centrotavola formato da splendidi crisantemi rosso sangue, donava all'ambiente un tono affascinante e macabro al tempo stesso.
Vi era un unico piatto posto al capo della tavola, accanto ad un calice, di fronte ad esso si trovava una cupola in acciaio ed una caraffa in argento.
"Siediti" disse all'improvviso Hannibal, mentre le teneva la sedia.
Hazel lo raggiunse con passo svelto e non appena si sedette, lui le risistemò la sedia per avvicinarla al tavolo. Poco dopo si avvicinò alla cupola e la sollevò "Suppongo tu sia affamata, ecco la cena...".
Mentre la cupola veniva sollevata, il sorriso impaziente di Hazel si tramutò in uno sguardo paralizzato dall'orrore.
Davanti a lei, in un vassoio argentato, su un letto d'insalate di ogni colore, era adagiato un cuore umano. La carne era scura, probabilmente cotta, ma delle piccole strisce di sangue scorrevano, creando delle venature, mentre un odore macabramente invitante si sollevò nell'aria.
"Q...quello è...un..." boccheggiò Hazel, il terrore che provava in quel momento, sembrò bloccarle le corde vocali e i muscoli, impedendole sia di urlare, sia di muoversi.
"Quello è un cuore umano... il cuore di tuo padre" rispose Hannibal.
Hazel si ammutolì, il suo corpo tremava, gli occhi spalancati osservavano quella terrificante visione.
Hannibal prese un coltello e, senza battere ciglio, iniziò a tagliare qualche fetta di quell'organo, per poi porle sul piatto di fronte alla piccola.
"Ora mangialo" disse con tono impassibile.
Hazel trasalì, incrociando il proprio sguardo con quello di Hannibal, chiuse con forza gli occhi e negò con la testa.
"Vedi Hazel... Consideralo come una sorta di addio... alla tua vita precedente" iniziò a spiegare Hannibal, ponendosi dietro di lei e afferrando entrambi i dorsi delle mani di Hazel per guidarla nel tagliare le fette a pezzetti "Ormai lui è morto... mangialo e io ti terrò con me".
"M...ma non p..posso mangiare p...papà" singhiozzò Hazel, mentre delle lacrime impaurite le rigavano il volto, paralizzato dal terrore.
"Lui non è più tuo padre... Se lo mangerai, Hazel, diventerò io tuo padre"
"C...cosa?" chiese Hazel confusa e sconvolta, mentre Hannibal la aiutava ad inforcare un pezzetto di cuore, "T...tu...?".
Hannibal si sedette in una sedia di fronte alla piccola, osservandola con attenzione "Hazel, io mi cibo di carne umana... il suo sapore, le fragranze, potrei spiegarti tutto questo... ma devo giudicare la tua fedeltà".
Hazel ascoltava quelle parole in silenzio, i battiti continuavano ad aumentare, mentre il suo sguardo vagava da quello di Hannibal, al pezzo di cuore sulla forchetta che lei teneva in mano.
"Se mangerai il cuore di tuo padre, ti prenderò come figlia... non mi ci vorrà molto a creare dei documenti di adozione credibili... Ma voglio essere chiaro e sincero con te fin da subito... Se accetti di mangiarlo, ti garantirò un luogo sicuro, questa sarà casa tua, avrai la mia completa protezione... ma ad alcune condizioni... diventerai la mia arma, caccerai e ucciderai chiunque si trovi sulla mia lista senza esitazione, nessun rifiuto o disobbedienza verranno tollerati... Mangerai ESCLUSIVAMENTE ciò che io preparerò, solo ciò che io considererò adatto a te. T'insegnerò le mie tecniche, col tempo e un buon allenamento diventerai una killer professionista, ma sei ti farai scoprire o proverai a tradirmi... ci saranno delle conseguenze drastiche..."
"E se... mi rifiuto di mangiare mio papà?" chiese Hazel con un filo di voce.
"La tua vita terminerà in fretta, e non in modo indolore..." disse Hannibal "Certo... sarebbe uno spreco, mi saresti utile, ma questo è il patto, allora? Cosa decidi Hazel?" disse Hannibal, osservandola in attesa.
Hazel guardò il cuore di suo padre, -io... io non ho ancora avuto una vita... perché dovrei gettarla? Cannibale... ho paura... ma papà... tu sei morto... ed è ora che io rinasca- pensò, e con riluttanza addentò quella carne, il sapore di morte la invase, e trattenendo un conato, ingoiò.
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