8. "La peggior punizione che potesse capitarmi"
MEGAN
Erano ormai andati via tutti gli studenti.
Eric non aveva la minima intenzione di lasciarmi sola ma dopo averlo tranquillizzato più volte, alla fine si era arreso ed era tornato a casa.
In questo momento me ne stavo seduta su una sedia, mentre Colin era in piedi poggiato al muro con le braccia conserte ad aspettare che una dei collaboratori della scuola venisse a darci indicazioni.
Alla fine arrivó una donna con un carrello per le pulizie.
- Bene ragazzi! Potete iniziare dal laboratorio di scienze - disse sorridendo.
Poi ci diede le altre indicazioni e se ne andó.
Feci un gran respiro.
E iniziamo..
Mi avvicinai al carrello delle pulizie e iniziai a prendere una scopa e uno straccio.
Mi fermai davanti la porta del laboratorio, dove c'era Colin fermo sulla soglia.
- Io penso al pavimento.. tu spolvera - gli dissi senza troppi giri di parole.
Non avevo la minima intenzione di stare a perdere tempo con lui.
- Ei ora mi dai anche gli ordini tesoro? - ribattè lui.
Mi fermai di colpo.
Come mi aveva chiamata!?
Mi girai a rallentatore verso di lui e incontrai due occhi azzurri fermi a fissarmi.
- Non azzardarti più a chiamarmi in quel modo - dissi fulminandolo con un solo sguardo.
E subito dopo mi allontanai per andare a pulire e finire il prima possibile quel lavoro.
- Sai.. secondo me potremmo diventare amici noi due - sentii ad un certo punto una voce alle mie spalle.
Mi girai subito e lo ritrovai dietro di me.
Era poggiato contro un banco con una mano, mentre con l'altra era impegnato a scompigliarsi i capelli.
Roteai gli occhi.
Ma come diavolo ero finita in questa situazione?
Posai le cose che stavo utilizzando per pulire e mi piantai davanti a lui con le braccia incrociate sotto al seno.
Feci un gran respiro.
Mantieni la calma Megan.. mantieni la calma.
- Senti.. mi spieghi qual è il tuo problema? - chiesi.
Colin alzó le spalle facendo un sorrisetto divertito.
- Io non ho nessun problema - rispose.
Scossi la testa.
- Ma fammi il piacere! Senti parliamo chiaro: io non ho intenzione di perdere tempo con te e per quanto mi riguarda la colpa di questa situazione è la tua adesso -
Lui mi guardò con un sopracciglio alzato e poi fece cenno con la testa incitandomi a continuare a parlare.
- Dimmi una cosa.. - iniziai - So che lo hai fatto apposta per farmi mettere in punizione, ma perché? - chiesi diretta.
Silenzio.
Rifeci di nuovo la domanda.
Colin alzó le spalle.
- Cosa c'è tra te e Eric? - chiese ad un certo punto.
Davvero!
Era davvero questa la domanda che voleva farmi?
Ma che problemi aveva questo ragazzo.
Roteai gli occhi e poi tornai a pulire ignorando la sua domanda.
- Sto aspettando una risposta - mi richiamó.
Sbuffai.
- Che cosa vuoi sapere? - ribattei.
- Cosa c'è tra te e Eric - richiese senza battere ciglio.
Era fermo su quel banco ad osservarmi attentamente.
Alzai le spalle.
- Non c'è niente tra noi due.
E poi non sono affari tuoi - risposi.
- Che ti ha detto Eric? - chiese di nuovo.
Lo ignorai.
- Ti ha parlato di me vero? - richiese.
Mi girai di nuovo verso di lui.
- Ma mi stai facendo l'interrogatorio! - esclamai abbastanza infastidita.
Colin alzó le spalle.
- Non ascoltare le cose che ti racconta - disse infine.
Ma che problemi aveva?
- Sono tutte cazzate - continuó.
Sbuffai e buttai a terra la scopa che avevo in mano in modo abbastanza rumoroso.
Colin alzó lo sguardo e si trattenne dal fare una risata.
- Non hai molta pazienza vedo - borbottó.
- Non ho pazienza con i rompiscatole come te - ribattei fulminandolo con lo sguardo.
Lui rimase in silenzio a guardarmi.
Stava aspettando che continuassi a parlare.
Non avevo voglia di perdere tempo con lui ma volevo farlo stare zitto.
- Senti, per tua informazione io non ascolto mai le cose che dicono gli altri.
Quel che dico e faccio è solo di testa mia e non mi importa nulla di quel che hai da dire e non voglio perdere tempo con quelli come te.
Hai capito oppure devo fare il disegnino? - dissi guardandolo dritto negli occhi.
Quei dannati occhi azzurri che mi facevano salire i nervi ogni volta.
Colin fece un piccolo sorrisetto.
Dio anche questo sorriso che aveva stampato in faccia mi faceva solo venir voglia di tirargli un bel pugno dritto sul viso.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
Sbuffai di nuovo.
- Io me ne torno a pulire così quando finisco posso andarmene via, te fai come ti pare.
Non mi importa di quel che hai da dire e non me ne frega niente se hai i tuoi problemi in famiglia perché tutti abbiamo dei problemi e il tuo odioso atteggiamento mi manda così tanto sui nervi che non provo neanche un pó di dispiacere per te - dissi senza neanche guardarlo in faccia.
Purtroppo ero fatta così.
Non riuscivo ad essere gentile con le persone e dovevo sputargli in faccia la verità.. e poi Colin Taylor non era di aiuto con il suo carattere.
Gli avevo dato le spalle mentre parlavo senza sforzarmi di dargli una minima attenzione ma un attimo dopo mi ritrovai con la schiena contro il muro e due occhi azzurri a fissarmi.
Ero bloccata mentre lui mi teneva per una spalla con una mano, mentre l'altra era contro il muro accanto al mio viso.
Aveva uno sguardo... inquietante.
- Che cazzo ne sai tu di me.
È stato Eric vero?
Che ti ha detto della mia famiglia?
Che ti ha detto di me? - aveva una voce così ferma e profonda.
Era diventato serio tutto d'un tratto.
Non ero il tipo di persona che si spaventava così ma quel suo sguardo fermo e quella voce dura e profonda mi stava facendo salire dei brividi.
Non risposi.
Non avevo nulla da dirgli.
- Jonshon rispondi - mi richiamó lui.
Rimasi in silenzio a fissare quel suo sguardo che era tutt'altro che buono.
- Vuoi rispondermi oppure no, ragazzina! - esclamó alzando il tono di voce.
Eravamo solo noi in quella stanza e probabilmente anche in tutto il corridoio: i collaboratori e gli insegnanti che erano rimasti a scuola sicuramente erano in altre aule ma di certo non potevano sentirci.
Colin si avvicinò sempre di più e ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Sentii che per un momento strinse la presa sulla mia spalla abbastanza forte e quando socchiusi gli occhi e strinsi i denti per il dolore, lui se ne accorse e spostó la mano.
- Allontanati - dissi con un filo di voce.
Lui non si mosse.
C'era un silenzio incredibile in quella scuola.
Si sentivano solamente i nostri respiri.
Cercai di spostarmi ma Colin posó la sua fronte contro la mia.
- Non mi conosci Jonshon.
Ti conviene non rivolgermi più parola come hai fatto prima e non azzardarti più a cacciar fuori l'argomento riguardo me e la mia famiglia - disse mantenendo quel tono di voce fermo e profondo.
Che cavolo stavo facendo!?
Non ero io il tipo di persona che rimaneva ferma in queste situazioni.
Eppure.. con la presenza di questo odioso ragazzo non riuscivo neanche a fare un passo.
Feci un gran respiro.
- Adesso puoi spostarti - dissi scandendo bene le parole.
I suoi occhi azzurri rimasero fermi a fissarmi per qualche secondo e poi si allontanó con uno scatto e mi diede le spalle.
Buttai fuori l'aria che avevo trattenuto per quei minuti e poi mi avvicinai ad una finestra.
Dovevo sbollire la rabbia e calmarmi in qualche modo.
Quell'idiota mi aveva trasmesso una serie di brividi e delle emozioni così inquietanti con quello sguardo che in una situazione come questa non riesco a controllarmi.
Non avevo nessuno.
In quell'aula c'era solo Colin Taylor e nessun'altro.
E di certo lui non era la persona adatta a calmare un mio attacco di panico.
Mi posai al davanzale della finestra e iniziai a fare dei piccoli respiri lenti e poi frugai nella tasca dei pantaloni per cacciare fuori il pacchetto di sigarette e me la posai subito una sulle labbra.
Presi anche l'accendino e notai che mi stavano tremando lievemente le mani.
Alla fine riuscì ad accendermi la sigaretta e iniziai a fumare chiudendo gli occhi.
Non capivo perché mi stava prendendo il panico in una situazione del genere.
Ormai era da un pó che non mi succedeva più... eppure quel ragazzo, con un solo sguardo aveva ricacciato fuori quella parte di me che odiavo.
Stavo rimettendo in tasca l'accendino quando vidi che Colin me lo prese per accendersi anche lui una sigaretta.
- Ei! - lo richiamai con tono di rimprovero.
- Il mio l'ho distrutto buttandolo a terra - borbottò con la sigaretta tra le labbra.
Alla fine me lo restituì con un piccolo lancio, che per fortuna presi al volo e senza dire nulla lo fulminai con lo sguardo.
Rimanemmo entrambi in silenzio a fumare senza dire una parola.
Io non avevo la minima intenzione di parlargli e lui beh.. era un idiota bipolare secondo me.
Alla fine fu proprio Colin a rompere il silenzio.
- Smettila di fumare che con il tempo ti farai solo del male - disse guardando fuori dalla finestra.
Perché mi stava dicendo questo?
Che gli importava a lui della mia vita.
Alzai le spalle.
- Lo so grazie, non serve che me lo dici anche tu - ribattei con tono scontroso buttando fuori la mia sigaretta.
E lui non disse nient'altro.
Alla fine la giornata di punizione finí senza aver detto più una parola tra di noi.
Avevamo finito di pulire ciò che ci avevano detto e ce ne eravamo andati via entrambi.
Continuavo a pensare a quello che era successo nel laboratorio di scienze.
Dovevo stare assolutamente lontana da quel ragazzo.
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