11 "Primo giorno come barista"
MEGAN
- Dai Megan andiamo, altrimenti farai tardi al primo giorno di lavoro! - mi richiamó mio padre.
Eh si.
Erano le 18:30 di venerdì, e vuol dire che quella sera avrei iniziato a lavorare.
Scesi subito al piano di sotto dopo aver indossato dei jeans lunghi e una maglietta corta semplice, presi la mia felpa con la zip che avevo lanciato sul divano e mi catapultai davanti la porta d'ingresso.
- Buon primo giorno di lavoro tesoro! - mi salutó mia madre con un sorriso e un bacio sulla guancia.
Ricambiai quel sorriso e senza dire altro seguii mio padre fuori dal portone di casa.
Stavo per entrare in macchina ma mi fermai quando sentii la voce di Adam richiamarmi.
- Ciao Megan! - mi salutó mio fratello sventolando una mano.
Lo risalutai con un cenno della testa e mi infilai in auto.
- Potresti anche essere più gentile con tuo fratello - mi informó mio padre una volta partiti.
Girai la testa verso di lui.
- Cosa c'è ora? Sai che non amo molto dimostrare affetto agli altri - gli feci notare.
- Si lo so ma è pur sempre tuo fratello e sai che con il trasferimento è abbastanza triste.. - inizió a parlare ma io lo bloccai subito.
- Ti prego papá non iniziare con questi discorsi, Adam ha già fatto amicizia e non serve che sua sorella maggiore gli stia dietro ogni volta - dissi guardando fuori dal finestrino.
Mio padre sembrava un tipo tranquillo che non parlava molto, ma quando si metteva a fare i suoi discorsi di 'rimprovero' verso sua figlia sapeva essere davvero fastidioso.
Lui fece solo un sospiro rassegnato e non ribattè, mentre io rimasi in silenzio a guardare la strada.
Sarebbe andato bene il lavoro?
Sarei riuscita a fare una buona impressione senza litigare con qualcuno?
Chissá..
***
Dopo una decina di minuti di viaggio, mio padre parcheggió l'auto davanti ad un locale abbastanza grande e illuminato.
Feci per aprire la portiera dell'auto per uscire ma lui mi bloccó.
- Aspettami, vengo anche io - disse uscendo anche lui dall'auto.
- Non mi serve l'accompagno - risposi acida.
Lui sospiró senza dire nulla ed entrammo insieme nel locale.
Appena varcai la porta d'ingresso mi guardai intorno: era molto spazioso e con una grande illuminazione, c'era un bancone da bar lungo tutto una parete, in un angolo c'erano dei divanetti in pelle neri e rossi, al centro c'erano molti tavoli con delle sedie e in fondo c'era uno spazio enorme, che probabilmente era la pista da ballo.
Alzai la testa e notai che c'erano degli enormi lampadari appesi al soffitto e lungo il muro e lungo tutto il bancone c'erano delle strisce di luce led.
- Peter Jonshon! Da quanto tempo! - sentii una voce maschile e quando spostai lo sguardo vidi un uomo sulla quarantina venire verso di noi con un gran sorriso.
Mio padre risalutó l'uomo scambiandosi un abbraccio.
Iniziarono a chiacchierare animatamente e per un momento credo che si erano anche dimenticati della mia presenza.
- Megan! - mi richiamó mio padre.
- Ciao signorina, piacere io sono Oliver! - mi salutó l'uomo porgendomi una mano.
Gli strinsi una mano accennando un sorriso per educazione.
- Megan - mi presentai.
Sapevo che Oliver era un vecchio amico del liceo di mio padre, i due erano molto legati e quando mio padre gli aveva parlato di me lui mi aveva subito offerto il lavoro.
Lo osservai attentamente: era un uomo di altezza media, con una folta barba e capelli scuri, i suoi occhi erano color nocciola abbastanza chiari, era robusto e aveva un sorriso amichevole stampato sul viso.
- Allora.. hai mai lavorato in un bar o dietro un bancone da qualche parte? - mi chiese osservandomi attentamente.
Scossi la testa.
- È la prima volta che lavoro da qualche parte - risposi.
Lui sorrise guardandosi intorno.
- Bene allora, cara Megan questo sarà il tuo primo lavoro! - esclamó.
- Beh.. allora io vado Megan - mi salutó mio padre.
Annuii ricambiando il saluto.
- Dovremmo staccare verso mezzanotte e trenta, il tempo di rimettere in ordine forse ci vorrá l'una, Peter se vuoi la possiamo riportare noi - disse Oliver rivolgendosi a mio padre.
Lui annuí e dopo averci salutato uscí dal locale.
Mi guardai intorno senza sapere esattamente cosa dire, non ero molto brava a conversare con le persone.
- Allora.. - inizió a parlare Oliver. - Ti presento mio figlio, che lavorerà insieme a te e poi ti spiegherò tutto - mi informó.
Alzai le spalle.
- Va bene - risposi accennando un sorriso cordiale.
Oliver mi fece sedere su un divanetto e sparí per circa 2 minuti.
Poco dopo ritornó in compagnia di un ragazzo: alto, capelli scuri come lui, occhi color nocciola ancora più chiari, labbra carnose, indossava dei pantaloni di una tuta con una maglietta abbastanza aderente che fasciava il suo corpo ben allenato, osservai che aveva tatuaggi sulle braccia e lo stesso sorriso amichevole di Oliver.
- Megan, lui è mio figlio Thomas - lo presentó suo padre.
- Ciao - mi salutó lui.
Ricambiai il saluto e anche il sorriso cordiale che mi stava rivolgendo.
- Ha 19 anni.. tu Megan quanti ne hai? - mi chiese Oliver.
- 17 - risposi subito.
- Beh poca differenza! Megan se ti interessa mio figlio è single e cavolo avrebbe bisogno davvero di una ragazza! - ridacchió lui dando due pacche leggere su una spalla a suo figlio.
Notai che Thomas roteó gli occhi al cielo.
- Papá perfavore - borbottó e io mi trattenni dal fare una risata ad osservare quella scena.
Alla fine si sedettero entrambi al divanetto, Oliver di fronte a me, mentre Thomas al lato destro su un altro divanetto.
- Bene... allora ti spiego un pó come funziona.. - inizió a parlare Oliver. - Questo locale è di mia proprietà: alla musica c'è un altro signore che poi conoscerai, c'è anche mia moglie che lavora qui e spesso da una mano come cameriera e poi per le pulizie, infine ci siete tu e Thomas che dovreste stare al bancone e quando servirà anche tra i tavoli per portare le cose.
L'orario di apertura è verso le 19:30, quindi fra poco, fino a mezzanotte e trenta; i giorni lavorativi per te sono quelli del fine settimana visto che sei anche impegnata con la scuola, se poi vorrai potremmo anche aggiungere i giorni... ma questo si vedrà.
Come ho già detto a tuo padre, per tornare a casa non c'è problema, possiamo darti tranquillamente noi un passaggio - mi informó.
Ascoltai tutto il suo discorso attentamente.
Beh non sembrava essere poi così male..
Sorrisi quando finí di parlare.
- Bene, penso che sia abbastanza semplice! - esclamai.
Lui ricambió il sorriso.
- Ma certo cara! Poi se ti serve una mano al bancone c'è sempre Thomas insieme a te, non preoccuparti sarai una cameriera e barista perfetta! - esclamó.
Ma si dai..
Alla fine sarei riuscita a lavorare senza litigare con qualcuno, potevo controllarmi almeno qui.
Alla fine Oliver si alzó.
- Bene! Fra poco il locale aprirà, quando vuoi vieni sul retro così puoi poggiare le tue cose - disse andando via.
Mi aveva appena lasciata in compagnia di suo figlio.
Beh avevo capito le intenzioni del caro amico di mio padre.
Peccato però che non ero il tipo giusto per avere una relazione.
- Scusa per quello che ha detto mio padre su di me e sull'avere una ragazza.. fa sempre così non ti preoccupare - disse Thomas ad un certo punto.
Mi girai nella sua direzione e notai che mi stava guardando.
Osservai attentamente quegli occhi color nocciola così chiari, quelli di Oliver erano abbastanza chiari, ma suo figlio lo superava su questo.
- Nah tranquillo - risposi spostando la mano come per scacciare una mosca.
Lui ridacchió a quella mia reazione.
Lo osservai mentre rideva.
Beh alla fine... non era così brutto questo Thomas.
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