Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

42. Proprio tu, Harry

Harry

Le ore di viaggio sono sembrate moltiplicarsi a ogni metro percorso; nonostante la determinazione con la quale sono uscito di casa per inseguirla, per tutto il viaggio non ho fatto altro che cercare di scacciare i dubbi e le remore che tentavano di farmi cambiare idea; il tutto fondamentalmente dettato dal mio orgoglio, che mi ricordava le bugie che lei mi ha raccontato, l'affronto che ha messo in atto sparendo dalla mia vita senza nemmeno avvisarmi, l'umiliazione alla quale stavo per andare incontro quando volevo persino portarle la colazione in una camera deserta.

E forse, se devo essere davvero giusto e sincero con me stesso, se non avessi trovato quell'album da disegno, se non avessi trovato i suoi video di me su quella chiavetta usb, ora non so se sarei qui, a osservare l'imponente cancellata lasciata aperta che dà su un lungo viale alberato che si inerpica in una dolce pendenza fino alla villa della famiglia Scott.

Dopo aver percorso quasi due minuti di strada sterrata ma perfettamente pulita, immersa in un tenue boschetto circondato da un'infinita recinzione che si nascondeva alla vista, arrivo di fronte all'enorme abitazione e noto la macchina di Ian parcheggiata di fronte alla scala d'accesso.

Questa casa è tanto imponente quanto intimidatoria.

La casa, o meglio la villa, con i suoi alti muri color ocra, la scala d'entrata in marmo bianco con lunghe colonne laterali a dare il benvenuto agli ospiti, le enormi finestre che danno sul bosco, una terrazza che deve essere grande quanto l'appartamento in cui io vivo con gli altri... tutto sembra voler calamitare l'attenzione dei poveri e umili forestieri di passaggio verso la propria pomposità; ma ora, la mia attenzione viene momentaneamente attirata per intero dalla piccola figura di Ian, gambe divaricate e mani sui fianchi, pronto a sbarrarmi il passaggio davanti al portone d'entrata.

Fingo di non guardarlo e, dopo aver chiuso la portiera della mia macchina, afferro la mia valigia dal bagagliaio.

"Determinazione", mi ripeto mentre cammino verso di lui con lo sguardo convinto e sicuro. Questa situazione mi sembra così strana che non riesco proprio a capire come comportarmi, visto che io e Ian non abbiamo mai litigato per nulla al mondo. Evidentemente, il discorso sorella è l'unico che riesce a provocarlo.

«Quale parte del "lasciala stare" non ti è entrata in testa?» si mette a redarguirmi, ma senza alzare il tono di voce, come se non volesse farsi sentire da qualcuno. Incrocia le braccia al petto e inizia a battere il piede sul marmo delle scale con energia nervosa.

Salgo il primo scalino e inizio ad avvicinarmi con cautela. «Ascolta, Ian, ho capito che sei arrabbiato con me perché non ti ho detto per tempo di me e Sally, e capisco anche che ti ho mancato di rispetto e tutte quelle stronzate lì, e ti prometto che ti spiegherò ogni cosa e mi farò perdonare, ma ora ho un assoluto bisogno di parlare con Sally, soltanto per un momento», spiego ricercando il mio miglior tono diplomatico.

Ian fa schioccare la lingua sul palato con un gesto di sufficienza. «Tu non parli proprio con nessuno. Ti ho aperto il cancello solo perché in teoria sei mio amico.

E poi, perché hai con te quella valigia? Crederai per caso di restare qui?

Tu adesso prendi la tua stramaledetta macchina, giri i tacchi, le ruote o quello che ti pare e te ne torni all'appartamento. Lascia in pace Sally, se è ridotta così è soltanto merito tuo e non ti farò parlare ancora con lei, peggiorando la situazione.»

Sgrano gli occhi e lascio la valigia accanto ai miei piedi. «Si può sapere cosa pensi che io le abbia fatto? Guarda che è stata lei a lasciarmi senza nemmeno una cazzo di spiegazione, e ora voglio delle risposte», rispondo con energia.

Ian volta appena la testa di lato. «Sally mi ha spiegato tutto, della promessa che le avevi fatto, del fatto che hai lasciato Dakota per lei... ma non mi importa se lei prova per te le stesse cose o tutte quelle puttanate melodrammatiche che vi siete detti ieri notte. Sally è cambiata da quando ti ha conosciuto, l'ho visto immediatamente, e non mi importa un bel niente di quale sia il motivo: mi basta sapere che c'entri tu. Prima lei era tornata ad essere felice dopo aver passato anni d'inferno, e adesso non lo è più: prima bene, ora male. Semplice, fine della questione; non mi basta sapere altro. Non so cosa sia successo tra di voi per renderla così. So che probabilmente mi nasconde qualcosa, ma lo scoprirò e, nel frattempo, tu dovrai lasciarla in pace.»

Prendo un respiro profondo e raccolgo tutta la mia concentrazione. Non ho percorso in fretta e furia la strada fino a qui per tornare indietro alla prima difficoltà. Il portone è socchiuso, se riesco a distrarlo, potrei riuscire a infilarmi dentro casa e andare da Sally, ovunque si trovi in questo maniero.

Devo improvvisare qualcosa, così faccio la prima cosa che mi viene in mente: «Hey, Jessica, che ci fai qui?» domando guardando verso sinistra.

Lo so, credo sia una delle mosse più infantili che io abbia compiuto in vita mia, ma in questo momento non mi è venuto in mente nient'altro.

E Ian ci casca davvero, voltandosi per ricercare con lo sguardo qualcuno che in realtà non c'è mai stato; probabilmente sono stronzo e pure idiota, ma almeno ora, con scatto fulmineo, sono dentro casa.

Mi sento un emerito cretino a correre in questa abitazione sconosciuta, senza sapere dove andare e con Ian che, accortosi della finta, si è subito messo alle mie calcagna.

Mi sta inseguendo davvero, come i bambini!

La scalinata – sì, perché è così grande da non poterla chiamare semplicemente scala - è lunga e la percorro saltando a due e due gli scalini, aggrappandomi al freddo corrimano.

Arrivo all'ampio pianerottolo del piano superiore e mi ritrovo di fronte un corridoio, un lungo corridoio con almeno otto porte, quattro su ciascun lato. Ma quanta cazzo di gente ci deve vivere qui dentro?!

Apro la prima porta alla mia destra, ma mi ritrovo in una stanza vuota con un grande letto matrimoniale, quindi vado avanti con un balzo, aprendo a casaccio tutte le porte che non sono chiuse a chiave.

Questa situazione sta diventando sempre più surreale.

Ian è arrivato nel corridoio e mi sta urlando contro di tutto, ma non posso fermarmi ora: sono arrivato fino a qui e andrò fino in fondo. Costi quel che costi.

Provo ancora con le ultime due porte, la voce di Ian e i passi della sua corsa sempre più vicini e, all'ultima stanza prima della fine del corridoio, la trovo.

Sally è rannicchiata sotto le lenzuola, sua madre accanto che mi guarda con espressione comprensibilmente confusa. Lo sguardo di Sally, invece, è indecifrabile: sembra che si fosse aspettata di tutto, tranne che di vedermi arrivare qui, in quello che evidentemente lei crede essere il suo rifugio.

La osservo ricambiare il mio sguardo, ma non vedo arrivare nessun sorriso che, inconsapevolmente, mi ero aspettato: per qualche stupida ragione ero convinto che soltanto il rivedermi gli avrebbe fatto cambiare idea, come se la mia bella faccia e il mio inaspettato arrivo bastassero per cancellare ogni cosa.

«Harry», mormora quasi in un sussurro velato di tristezza e agonia. Tuffa nuovamente la testa sul cuscino per nascondersi alla mia vista.

Accanto al letto, sua madre mi guarda come se impiegasse più tempo del dovuto a capire chi io sia e che cosa ci faccia in casa sua in questo momento.

«Buongiorno, signora... posso parlare con Sally per un paio di minuti?» mi affretto a dire con il respiro corto per la corsa.

La voce leggera di Sally si alza in un no appena udibile da sotto le coperte, ma io non l'ascolto e fingo di ignorarla.

«Ciao, Harry... beh, ecco», Linda è rimasta completamente interdetta, si passa una mano sul ciuffo biondo sceso sulla tempia e lo porta dietro l'orecchio, guardando ripetutamente me e poi sua figlia, «io non credo che adesso sia proprio il momento adatto.»

Si volta a guardare la figlia, chiusa letteralmente a riccio sul letto. «Mandalo via, mamma.»

Ian arriva in camera quasi inciampando alla fine dalla corsa. «Fuori!» mi urla, indicandomi il corridoio come se avesse a che fare con un cane addestrato.

«Ian, non urlare qui dentro!» lo sgrida la madre alzandosi in piedi e arrivando alla porta.

Sally scosta le coperte con scatto nervoso e si mette a urlare. «Andatevene tutti! Non voglio vedere nessuno!»

«Io non me ne vado», rispondo risoluto tentando di guardarla negli occhi, ma senza successo visto che rifugge dai miei.

«Fuori! Fuori tutti!» urla prendendo un cuscino e tirandocelo contro.

La madre perde infine la pazienza e ci obbliga a uscire fuori dalla stanza di Sally.

«Posso sapere che sta succedendo?» ci chiede una volta che ha chiuso la porta dietro di sé.

«Chiedilo a lui, è colpa sua se Sally adesso sta così male», si affretta a dire Ian a braccia incrociate.

Lo fulmino con gli occhi: che bella figura che mi fa fare davanti a sua madre. «Io non c'entro, sto solo cercando di aiutarla.»

«Non è vero, lei lo ha lasciato e lui non demorde e la tormenta», continua Ian. «Devi lasciarla in pace, Harry: di lei ora mi occupo io.»

La mano di sua madre si infila tra di noi per dividere l'avanzata del figlio verso di me. «Ian, non fare la gallinella isterica adesso che non è proprio il momento adatto, ti prego. Se Harry è venuto fino a qui per Sally, significa che vuole aiutarla, no? Vero, Harry?»

Tiro un sospiro di sollievo: finalmente mi sembra di aver trovato un buon alleato. «Certo.»

La madre sta per continuare, ma il suono lontano di un citofono ci interrompe. «Aspettavi qualcuno, Ian?» gli chiede confusa.

Il biondo scrolla la testa e, visto che non so cos'altro fare, seguo madre e figlio al piano di sotto.

Durante il mio viaggio per arrivare qui, non ho pensato a molto, probabilmente perché se lo avessi fatto per tempo avrei rischiato di fare marcia indietro e tornare all'appartamento. Mi sono tuffato in un mare di fango, un mare forse troppo vasto per me, e ora mi ritrovo bloccato fino alle ginocchia, annaspando per cercare un appiglio sulla riva invisibile ai miei occhi.

So che quello in cui è finita Sally è una cosa seria, e vorrei aiutarla in ogni modo possibile, ma non so se posso fare abbastanza, se posso essere abbastanza per lei e per quello di cui lei ha bisogno. Non lo so, alla fin fine non so troppe cose, ma forse posso aggrapparmi all'unica certezza che mi rimane: io voglio essere abbastanza, non mi importa se non ci riuscirò.

Sally ne vale il tentativo.

«Theodore?» sentiamo dire alla madre mentre scendiamo le scale.

Ian non mi rivolge la parola mentre mi segue attentamente, studiando ogni mio movimento come se potessi scappare di nuovo da sotto il suo controllo; ma non sono troppo preoccupato per lui: sa che in fondo sto agendo per il suo stesso interesse, e sa che io non ho fatto niente a Sally in realtà. Forse, è soltanto troppo preoccupato per lei.

Ian mi fa cenno di recarci in salotto per lasciare la madre e l'ospite da soli, o forse mi sta facendo semplicemente imboccare un altro corridoio che porta all'uscita sul retro per buttarmi fuori di casa a calci, costringendomi poi così a infilarmi da qualche finestra per poter rientrare qui. Quando passiamo davanti al portone principale, però, eccolo che si ferma. «Theodore? Ciao, cosa ti porta qui?» chiede sorpreso.

È un signore distinto ed elegante quello che trovo alla porta, sulla cinquantina ma abbastanza giovanile: capelli castani, occhi piccoli nascosti dal riflesso degli occhiali da vista, e una leggera barba che gli incornicia la mascella.

«Vero, è da tanto tempo che non ci vediamo», risponde Linda, presa alla sprovvista.

Theodore annuisce e riposiziona gli occhiali scivolati sul naso leggermente aquilino. «Lo so... ma non sono qui in veste di amico. Sono qui per vedere Sally.»

«Sally? Cosa, cosa c'entri tu con mia figlia?» chiede Linda sempre più confusa.

Theodore cerca di allargare il sorriso per rendersi più comprensivo e ben accetto. «Sono qui per lavoro, Linda.»

I due restano a guardarsi per quasi un minuto intero, Linda che lo studia con uno sguardo così attento e preoccupato da mettere chiunque in soggezione. Ma, evidentemente, non quell'uomo alla porta, che resta sereno e inattaccabile.

«Da quando?» chiede infine la donna, posando una mano sulla porta aperta come per tenersi in piedi.

Ma si può sapere chi cazzo è quell'uomo?

«Qualche anno, ormai», dice infine in tono quasi colpevole, come se la sua fosse una confessione.

«Non me lo hai mai detto... e lei nemmeno», mormora Linda con lo sguardo fisso, parlando forse più con se stessa.

Le spalle di Theodore hanno un fremito. «Non potevo... lo sai. Il mio lavoro non me lo permette.»

Theodore fa un timido passo avanti, chiedendo il permesso per entrare in casa solo con lo sguardo. Linda glielo concede, stavolta perdendo completamente la sua compostezza e agitandosi con tutta una serie di gesti e movenze che partono dallo spostare nuovamente il ciuffo di capelli biondi dietro l'orecchio, al chiudere il portone una volta che l'uomo è entrato in casa, per poi superarci tutti con passetti veloci per farci strada verso... non so, forse si tratta della cucina: è talmente lontana che non riesco nemmeno a vederla.

«Posso offrirti qualcosa, Theodore?»

La stiamo seguiamo in cucina, ma l'uomo si ferma ancor prima di varcarne la soglia. «Aspetta, Linda... ora dovrei parlarle per prima cosa.»

«Sally non sta bene, è in camera sua e non vuole vedere nessuno», gli spiega alzando le spalle.

Theodore annuisce, come se sapesse ogni cosa. «Lo so... mi ha scritto un messaggio poco fa; ma mi ha chiesto di venire, quindi presumo che se la senta di parlare con me.»

Linda si volta verso il figlio. «Ian, tesoro, accompagna Harry nella stanza degli ospiti.»

E solo adesso l'uomo si volta a guardarmi, lo sguardo sorpreso come se mi avesse notato solamente in questo momento. «Harry?»

Annuisco, abbastanza sorpreso e di stucco per il fatto che conosca il mio nome. «Sì, sono io.»

Un gran sorriso si allarga sul suo viso. «Beh, pensavo di doverti venire a cercare in capo al mondo e invece... eccoti qui, proprio dove mi servi.»

«Io?» chiedo stupidamente.

Non solo io resto interdetto, ma anche tutti gli altri, che si voltano a fissarmi come se si aspettassero una spiegazione dal sottoscritto.

«Sì, proprio tu, Harry.»

********************

Spazio Dory:

Scusate per i capitoli mainagioia, vi prometto che arriveranno presto delle gioie!

A domani!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro