32. Il mio compleanno
«Pssst... Harry... pssst.»
Non capisco cosa sia quel dannato sibilo, ma due secondi dopo e grazie anche a un bel calcio nel fianco da parte di Sam, ecco che mi sveglio completamente.
Mi volto verso Sally, profondamente addormentata al mio fianco, e mi sgancio dal lettore mp3. «Che volete?»
Non parlano ma, dopo avermi fatto cenno di stare in silenzio, prendono a sillabare la parola aiutaci. Accerchiano Sally senza che lei se ne accorga e iniziano a contare fino a tre, facendomi cenno di afferrarle la gamba destra al loro segnale.
Mi rifiuto con evidenti gesti della testa, ma è troppo tardi: appena Sam sfiora Sally, vedo volare un pugno in direzione della sua faccia, che lui evita per miracolo.
«Te l'ho detto di tener lontano la faccia, Sam», lo rimprovera Ian, «mia sorella è abbastanza violenta quando la svegli di soprassalto.»
Ian è riuscito ad afferrare Sally per la vita, la ragazza si dimena e urla come una furia, menando calci e pugni a tutto quello che le si avvicina.
«Brutti pezzi di.... Lasciatemi subito!» strilla agitata.
«Non ci pensare nemmeno, sorellina: ti avevo detto che l'avresti pagata e ora hai quello che ti meriti.»
«Forza, Harry!» mi incita Sam, che sta cercando di catturare uno dei suoi piedi che si agitano per aria.
Scoppio a ridere e, dopo un'occhiataccia mandatami da lontano da Dakota, mi destreggio in mezzo alla giungla di piedi agitati. E alla fine, io e Sam riusciamo a bloccarla.
Volano un sacco di parolacce che iniziano con altrettante lettere, completando l'alfabeto nel breve tragitto che percorriamo, trascinandola non senza difficoltà, fino all'acqua un po' più alta.
«Lo sai che mi stavi per tirare un pugno in faccia, microbo?» prende a dire Sam mentre cerca di farle il solletico sotto la pianta del piede.
Sally continua a ridere e strillare senza più controllo. «Ti prego smettila! Lo sai che soffro in quel punto!»
«Oh, lo so bene!» risponde lui con fare furbesco.
Cerco di trattenere il moto di gelosia che mi travolge nel sentire quelle parole, che sottintendono i loro trascorsi più intimi e che io farei volentieri a meno di ricordare in ogni momento.
Sally non sta ferma un attimo. «Harry, sei un pezzo di ...»
«Quante storie!» le dico divertito.
«Attento, che potrei tirarti un calcio in quel bel visino che ti ritrovi», mi minaccia.
Ancora un passo e dopo un conteggio veloce fino a tre, Sally viene tuffata in acqua, lanciata di un metro più in là. Mi volto a guardare Dakota, in piedi sulla riva a controllare la situazione con un'espressione disgustata dallo scherzo. Forse ha ragione Sally: in effetti sembra sempre sull'attenti, pronta a scattare ogni volta che mi vede parlare con lei.
Ma, arrivato a questo punto della storia, per me non ha più molta importanza quello che pensa Dakota.
Quando mi giro per cercare Sally nell'acqua, lei non è ancora tornata in superficie dopo il tuffo. Il mare non è così trasparente da vederla al di sotto, e le onde smuovono continuamente grosse nuvole di sabbia dal fondale. Aspetto ancora qualche secondo, ma quando anche Ian inizia a chiamarla, sento il panico montare dentro.
«Sally!» la chiama il fratello, con una punta ben evidente di preoccupazione nella voce.
Qualche secondo ancora e una testolina bionda spunta a qualche metro da noi, e io non mi trattengo dal maledirla più e più volte.
«Vi sono mancata?» cinguetta divertita.
Le mostro il dito medio con soddisfazione, ben in alto di modo che lo veda alla perfezione.
«Mi hai fatto prendere un colpo, Sally», la sgrida il fratello.
Sally si schiarisce la voce e torna seria. «Fratellino caro? Potresti venire qui un attimo? Ho un problemino tecnico in corso e non so come risolverlo.»
Ian cammina sbuffando fino a lei, mentre io e Sam lo seguiamo da lontano. Quando le arriva vicino, noto che le sue spalle sono ancora visibili fuori dall'acqua, mentre Sally sembra che stia già galleggiando. È davvero un fungo, devo ricordarmi di prenderla in giro appena posso.
Tra le onde, Sally gli confida qualcosa all'orecchio, e Ian inizia a guardarsi intorno, cercando qualcosa. Sento arrivare le risate mal soffocate di Jessica e Dakota e, quando mi volto verso Sam, rimasto un pochino indietro, intuisco quale possa essere il problema tecnico che affligge Sally.
«Come sto, ragazze?» mi chiede Sam, avvicinandosi con la parte superiore del bikini bianco di Sally legata ridicolmente al torace; è una visione decisamente raccapricciante, per non dire di peggio. Parla e si atteggia in modo grottesco, cercando di rendersi femminile: in pratica, un uomo con la barba e i peli sul petto che sculetta e continua a toccarsi il seno che non ha.
Non posso trattenermi: scoppio a ridere senza più fermarmi.
«Sam, ridalle il costume», lo intima Ian, anche lui senza riuscire a trattenere una risata.
La faccia di Sam sembra profondamente offesa. «Perché, mi sta male? Dovrei per caso rifarmele più grosse? Che dici?»
«Amore, no; ti sta benissimo», prende a cinguettare Ian, mettendosi a scherzare e dimenticandosi di Sally. Cammina a fatica verso il suo amico con le braccia aperte. «Vieni qui, bella topolona.»
Con la mano destra e un gesto deciso sciolgo il nodo del bikini e riesco a sfilargli il costume prima che Ian gli salti addosso e inizino una sorta di battaglia subacquea che non fa altro che riempirmi di spruzzi. Cammino verso Sally ancora ridendo. Lei, però, mi guarda con gli occhi sbarrati e inizia a muovere appena la testa per dirmi no.
Perché fa così?
«Tieni, girati che ti aiuto a legarlo», le dico.
Lancia un'occhiata alle mie spalle che sembra quasi mortificata, e non ho bisogno di voltarmi per immaginare quale possa essere l'espressione di Dakota in questo momento. Sally riesce a indossare il costume sott'acqua e poi si alza definitivamente in piedi per lasciarmi legare la parte retrostante del costume. E io non mi faccio di certo scappare l'occasione di accarezzarle la schiena prima di impegnarmi a legarlo stretto. Soltanto adesso la noto: una piccola cicatrice rotonda, grossa come un'impronta digitale, poco sotto la spalla sinistra; è vagamente mimetizzata dall'inchiostro che le disegna la pelle, ma al tatto è chiara la sua presenza e il disegno floreale che le dipinge la spalla non riesce a coprirla. Lascio correre e cerco di non pensare al peggio, perché quella forma mi fa venire in mente una cosa soltanto: la bruciatura di una sigaretta, o di qualcosa di ancora peggio.
Mi avvicino appena e le sussurro la frase che è tutto il giorno che aspetto con ansia di dirle. «Dopo devo parlarti.»
Le sue spalle si irrigidiscono all'improvviso mentre si gira lentamente verso di me.
«Non adesso, ti prego». Il suo sguardo tenta di evitarmi, poi lo abbassa definitivamente e inizia a stropicciarsi l'occhio sinistro.
«Ehi», la voce acuta di Dakota è sempre più vicina. Cammina nell'acqua con fatica e arriva fino a noi, mentre io faccio un passo indietro per allontanarmi da Sally. «Il vostro gioco sembrava divertente da lontano.»
Sally continua a tenere una mano sull'occhio. «Sì, ma solo da lontano», le risponde con un sorriso tirato.
«Che hai all'occhio?»
Dakota mi prende un braccio e lo fa passare sulle sue spalle, quasi a rivendicare il possesso che io non voglio più.
«Non lo so, credo sia per l'acqua del mare.»
«Ti do un'occhiata? Forse è solo un granello di sabbia?» propongo ma, mentre faccio questa domanda, il braccio che Dakota mi mette intorno alla vita sembra rinforzarsi come una morsa. Devo assolutamente parlarle, è arrivato il momento, ma non posso farlo qui in spiaggia. Non ho voglia di lacrime e di un lunghissimo viaggio in macchina con lei muta e magari con le sue continue frecciatine. Lo farò una volta tornato a casa.
Sono stronzo? Forse.
Mi importa? Sinceramente, non molto.
Sally agita la mano davanti alla faccia e passa oltre, prendendo la strada per la riva. «Non è niente, Harry. Devo solo sciacquarmi con l'acqua della doccia.»
Dakota mi mette le braccia improvvisamente al collo. «Allora, ti stai divertendo?»
Si sporge a baciarmi, ma il contatto mi sembra freddo e distaccato.
«Abbastanza... Ci facciamo una nuotata?» le propongo.
Storce appena il naso. «Meglio di no... sai che mi si arricciano i capelli e ho fatto la piega questa mattina.»
«Capisco...»
No, non è vero; non capisco affatto perché una persona debba farsi bella per venire in spiaggia. In spiaggia si suda, ci si bagna, si gioca a football nella sabbia e ci si tuffa in acqua. Punto.
«Allora, io faccio un tuffo prima che cali completamente il sole, ok?»
L'acqua non è più fredda e nuoto piacevolmente tra le onde, in completo silenzio. Sally è andata a sciacquarsi sotto la doccia pubblica della spiaggia e io la sbircio da lontano; ricordo che aveva detto quanto odiava l'acqua del mare e che il sale che le irrita la pelle, ed evidentemente dopo ogni bagno deve sciacquarsi. Se fossi come lei, credo che odierei pure io il mare.
Ritorno lentamente alla riva, ricercando la parte in cui riesco infine a toccare. Finalmente Dakota ha deciso di tornare a sedersi sugli asciugamani, visto che il sole è oramai sparito. Vedo scomparire sulla strada Jessica con Sam, forse per andare a prendere le ultime borse con gli alcolici nella macchina, mentre Ian, invece, dopo gli infantili giochi in compagnia della bella e seducente Sam versione femminile, è praticamente svenuto sul suo asciugamano. Rallento quando inizio a uscire dall'acqua e poso i piedi sulla sabbia leggera del fondale trascinandomi in avanti, con calma. Sorrido, pensando che qui Sally non potrebbe toccare, che dovrebbe aggrapparsi a me per stare a galla; terrebbe il viso vicino al mio... vorrei che fosse qui, in questo momento. Potrei anche fare l'amore con lei, immersi in acqua...
"Ok, meglio tornare sull'asciugamano e pensare ad altro".
Ormai il tramonto è iniziato, illuminando la superficie del mare di un'infinità di gemme di fuoco; la spiaggia si sta svuotando e credo sia arrivata l'ora di andare a cercare della legna per mettere su il falò per questa sera.
Quando esco dall'acqua diversi minuti dopo, trovo Sam accucciato sulla riva, i piedi che sfiorano le onde che si infrangono sulla battigia prima di ritirarsi e ricominciare il loro viaggio infinito, avanti e indietro. Con un bastoncino di legno disegna dei cerchi sulla sabbia, cancellati poi dalle onde nel giro di un attimo.
«Sei stanco?» chiedo.
Strizzo i capelli e li raccolgo di nuovo in un nodo informe sulla cima della testa. Alzo gli occhi e trovo Sally a fissarmi, accanto a Dakota, ma distoglie immediatamente lo sguardo.
«Un po'.»
«Che ti succede?» lo sospingo un po' con il piede, ma non fa una piega.
«Niente.»
«E allora, perché te ne stai qui? Ian ti ha messo in castigo?»
«Sai dove te lo metto questo?» domanda mostrandomi per bene il bastoncino di legno. «Allora, lasciami in pace se non vuoi scoprirlo.»
«Ok, ok...», dico allontanandomi, «quando ti finisce il ciclo, fammelo sapere.»
Smuovo Ian dall'asciugamano; si sveglia con enorme fatica. «Forza, aiutami a cercare la legna.»
«Ma è il mio compleanno!»
«Appunto, è tuo dovere muovere il culo e fare qualcosa: forza!»
Con uno sbuffo, Ian finalmente si decide di alzarsi ed entrambi ci dirigiamo alla ricerca dei legni abbandonati a seccare lungo la spiaggia, anche se continua lo stesso a borbottare indispettito: «Ma è il mio compleanno!»
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