2.35 Lo spero con tutto il cuore
Sally
Qualche ora prima...
«A me sembra proprio un vibratore», borbotto per la terza volta nel vedere il lungo aggeggio metallico brandito dalla mano di Julie.
«Ti ho già detto che non è un vibratore e che si chiama arricciacapelli», spiega lei paziente, seduta davanti alla scrivania dotata di specchio della sua camera da letto.
Per mostrarmi il suo funzionamento, raccoglie una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi con il dito e la arrotola intorno al vibratore incandescente. «Non rischi di bruciarti la testa? O di carbonizzarti i capelli?»
«Basta che non lo metti attaccato al cuoio capelluto e conti i secondi senza lasciare troppo i capelli a contatto. Devi solo fare attenzione un pochino.»
Incrocio le braccia sotto al seno e la guardo dal riflesso dello specchio. Da quando ha indossato le lenti a contatto, continua a strizzare gli occhi in modo buffo: dice di non esserne abituata. «Però, stanno venendo bene i capelli. I ragazzi, poi, li preferiscono sciolti.»
«Tu dici?» chiede interessata.
«Sì, penso che piacciano perché ricordano gli animali selvaggi. Li riporta agli istinti primordiali della caccia.»
Si ferma con un nuovo ciuffo in mano e mi squadra con un sopracciglio inarcato. «Questa te la sei inventata.»
Con un mezzo sorriso, afferro con cura l'arricciacapelli e seguo le sue indicazioni per aiutarla con le ciocche dietro alla testa. «Non sto scherzando. Gli uomini preferiscono davvero i capelli sciolti», affermo contando mentalmente fino a quindici. «Ma quando si fa sesso, piace anche la coda.»
I suoi piccoli occhi grigio azzurri si sgranano nella sorpresa. «Ah, sì?»
Per un istante, il mio sguardo prende a vagare su tutto il rosa che dipinge questa stanza, i poster di gattini appesi alle pareti, fiori disegnati in ogni dove, peluche di coniglietti e delfini... concludo con l'immaginare che Julie non abbia avuto molte esperienze in proposito. «Sì, ovviamente dipende dalla posizione e...»
«Ok, ho capito dove vuoi arrivare», mi interrompe mostrandosi parecchio a disagio.
«Davvero?» domando scettica. «Sei esperta di posizioni?»
«Guarda che ho già fatto sesso anche io...» la sua risposta è colma di imbarazzo. «Anche se non molte volte.»
«Ok... e quando pensi di dire a Sam che sei in casa sola soletta per due lunghissimi giorni perché i tuoi genitori sono andati via per il week end?»
«Non lo so ancora, sono indecisa. Non so se sia il caso di dirgli di dormire qui.»
«State insieme da qualche settimana, no?»
«Sì, ma...» sbircio il labbro pieno che tiene serrato tra i denti e proseguo con una nuova ciocca di capelli. «Ho paura che sia troppo presto per fare quel... passo.»
Impreco sottovoce quando mi brucio il polpastrello dell'indice sulla superficie del vibratore gigante, ma riprendo comunque con il lavoro. «Non è troppo presto per certe cose, Julie. Cioè, se fosse la tua prima volta in assoluto, allora ti capirei e ti direi che è più che giusto aspettare il momento adatto. Ma mi hai detto che non è così, e Sam ti vuole bene. Puoi fidarti di lui.»
Mi scruta dal riflesso con aria titubante. Non sembra molto convinta. «Lui, però... vuole bene anche a te.»
Con i giorni, ho scoperto che Julie ha un carattere particolare. Sembra debole, sprovveduta e indifesa solo all'apparenza, ma non ha paura di dire le cose in faccia e mostrare la verità per quello che è. È una ragazza schietta e io lo apprezzo molto in una persona, anche se le parole dirette che di tanto in tanto mi scocca contro non sono semplici da incassare. «Anche io voglio bene a Sam, ma io amo Harry. Te l'ho già detto.»
La sua testa si muove appena in cenno affermativo. Di tanto in tanto, io e Julie ci siamo viste per bere un caffè al bar; abbiamo passato del tempo insieme, abbiamo chiacchierato e parlato di questioni più o meno futili, e in parte sono riuscita ad aprirle il mio cuore, ricolmo di tutti i miei problemi. E sì, abbiamo parlato anche di Sam e di ciò che c'è stato tra di noi; Julie sembra averlo compreso, ma accettarlo completamente non deve essere di certo semplice. Ecco perché finisce per deviare il discorso da qualche altra parte.
«E tu e Harry, invece, avete più... insomma, mi hai detto che sembra sempre distante. Ci sono state novità in questi giorni?»
«A dire il vero, no», confesso sconsolata.
«Sei triste?»
Sospiro rumorosamente e continuo ad arricciarle i capelli. «Un po'. Continua a dirmi che vuole aspettare; che tornerà da me quando io sarò di nuovo la Sally di prima. Ma i giorni passano e io non vedo grossi miglioramenti, nonostante tutto l'impegno che continuo a metterci per comportarmi bene. Ho paura...»
«Forse... ne ha più lui di te. Ecco perché non vuole farti avvicinare.»
La guardo negli occhi e continuo nel mio lavoro. «Io sono stata la prima a vivere sempre con la paura di soffrire. Tenevo lontani tutti per non rischiare, ma adesso ho capito che non ha senso. Ti togli solo delle possibilità per essere felice. È inutile.»
Socchiude un occhio mentre mi studia con aria sospetta. «Ti stai riferendo anche a me, per caso?»
«Ma come ti viene in mente?» sorrido. «Ti prego, Julie: almeno tu che puoi darci dentro e togliere la polvere alla tua farfallina, fallo. Sto già soffrendo io, almeno Sam salvalo. Sta per impazzire.»
«Ci penserò stasera.»
«Sìììì», esulto convinta. «E mandami un messaggio... beh, non mentre lo fate, ovviamente.»
Sta sorridendo mentre scrolla la testa per togliersi dal nuovo attacco del vibratore gigante. «Ok, così può bastare. Non voglio che i capelli siano troppo ricci: devono sembrare solo delle onde morbide.»
Le lascio volentieri in dono l'aggeggio ancora rovente. «Ok, ora passiamo ai vestiti. Fammi vedere cos'hai di palpeggiabile in quella sorta di gigantesco confetto con le ante.»
Si avvicina all'armadio dalla forma tondeggiante, rosa pallido al limite del vomitevole, esattamente come tutta la sua camera da letto. L'appartamento in cui vive con i suoi genitori è davvero molto grande, indice che i problemi economici sembrano non toccare la sua famiglia da tempo. Ma se il resto degli ambienti risulta pregno di aria e mobilia antica, con legno massiccio di eleganza fine e ricercata, la sua camera è sicuramente più simile a un piccolo mondo di fantasia da bambina. Con i soprammobili di piccole fate e folletti, la libreria stracolma di volumi di letteratura e testi universitari, e persino il copriletto rosa barbie, sembra proprio che Julie si sia voluta nascondere dentro un guscio infantile, senza mostrare la voglia di far uscire la vera lei.
«Pantaloni, gonna o vestito?» domanda, e sembra pure seria mentre lo fa.
«Pantacosa?» domando indignata. «Quelli lasciali per andare a lavorare il pomeriggio. Ora, tira fuori tutto il tuo arsenale. Voglio vedere i vestiti più corti e indecenti che tieni nascosti qui dentro.»
Seduta sul letto, attendo pazientemente che Julie estragga dall'armadio le sue opzioni di scelta. Mi sorprende non poco trovare una decina di abiti corti molto sopra al ginocchio; capi che, indosso a lei, non avrei mai e poi mai immaginato di vedere. «Perché tieni tutta questa roba, se poi non la metti mai? La indossi di notte perché fai la doppia vita? Ti chiami Brittany, sei una spogliarellista in un night club e non l'hai mai detto a nessuno?» domando sconvolta. «Guarda che se sei davvero una spogliarellista, non devi aver timore di dirlo. Con un ragazzo come Sam, acquisiresti solamente un sacco di punti, eh!»
Ridacchia quando torna accanto a me con le mani sui fianchi, concentrata a sbirciare il mare di stoffa colorata che ha trasferito sul letto. «Mi piace comprare vestiti e trucchi on-line... ma poi non ho mai il coraggio di metterli. Non mi sento a mio agio quando attiro l'attenzione. E poi», bofonchia irritata mentre sbircia dentro la scollatura della maglietta che indossa, «ho il seno troppo grosso e la maggior parte di quelle cose, su di me, risulterebbe troppo volgare.»
«Guarda che Sam non si fa mica problemi in proposito, eh!»
«Ma io, sì. Allora, cosa mi consigli?»
«Dunque... dipende da cosa vuoi fargli capire stasera. Questo vestito bianco aderentissimo significa vieni subito in casa, che ho un regalino tra le gambe per te.»
«Sally! No!» esclama subito a mani alzate.
Sghignazzo e passo al prossimo. «Appunto, questo decisamente, no.»
Prende in mano il vestito rosso dalla scollatura profonda quasi fino all'ombelico, con una lunga sfilza di minuscole catenelle in oro che tengono i lembi precariamente vicini. «Questo è meglio?»
«Tesoro, credo che il piccolo Sam che porta nei pantaloni sia al limite della resistenza da giorni. Se ti fai vedere con quello indosso, credo che tu potresti essere denunciata per violazione dei diritti umani. Non puoi fare questo a Sam: è una bravo ragazzo e non si merita un trattamento del genere.»
«Ok, ho capito», concorda posando di nuovo il vestito sul materasso. «Quindi, mi servirebbe una via di mezzo.»
«Questo mi piace», le indico un semplice abitino nero, corto ma non troppo, e soprattutto ben scollato come piace a Sam.
Lo afferra dalla sua gruccia e lo rigira parecchie volte davanti a sé. «Dici che a lui piacerà?»
«Oh, sì, e con questo non dobbiamo nemmeno prendere la briga di truccarti. Scommetto che non toglierà gli occhi da questo punticino qui nemmeno per un secondo», spiego divertita puntando con l'indice l'incrocio della scollatura a cuore.
«Non posso uscire senza trucco, sono orrenda.»
«No, sei solo stupida. Non preoccuparti», la prendo in giro.
«Ti va di truccarmi tu?» propone.
Scrollo la testa. «Se parli di trucco per Halloween, lo farei volentieri. Per il resto dell'anno non sono molto pratica. Credo proprio che resterò a guardarti per imparare.»
La osservo con attenzione applicare il fondotinta con una spugnetta che, anche questa, ha una forma così strana che mi ricorda solamente... un vibratore. Merda... credo di essere in astinenza da un po' troppo tempo.
«Hai chiamato lo psicologo?» domanda di punto in bianco con il viso a pochi centimetri dallo specchio. Nonostante le lenti a contatto, non sembra vederci un granché bene anche da vicino. «Avevi detto che lo avresti fatto.»
«Sì, l'ho chiamato e ci vediamo domani pomeriggio.»
«Ma è domenica...», ribatte prendendo il pennello per la cipria in mano. «Il tuo psicologo fa visite anche di domenica?»
«Sì, lui è un amico dei miei genitori. Mi vede in privato... non so a quanto mi possa servire, ma l'avevo promesso a Harry... quindi.»
«Non dovresti farlo solo per lui, ma per stare meglio con te stessa.»
«Lo so, ma io so bene quale sia il mio problema. Sono sicura che se Harry mi perdonasse e mi desse una seconda possibilità, allora le cose cambierebbero. Lo faccio solo per lui: voglio rassicurarlo che farò di tutto per stare meglio.»
Mi guarda per diversi secondi con un mezzo sorriso, poi torna a occuparsi del trucco, concentrandosi ora sugli occhi. «Credo che tu e Harry stiate bene insieme. Siete molto diversi, ma vi completate.»
«Lo credo anche io... ora, fammi vedere come si mette quella roba difficilissima», dico avvicinandomi e indicando con un gesto del mento l'eyeliner che sta brandendo tra le dita.
La saluto una decina di minuti più tardi, con la promessa di risentirci il giorno seguente per aggiornarci su come è andata la serata. Da quanto mi ha lasciato intuire, Sam credo che la porterà a ballare e io mi ritrovo a pensare che sarò sola in casa con Harry per diverse ore... e se Julie deciderà finalmente di portare Sam da lei e porre così fine alle pene dell'astinenza che sta passando, allora saremo soli per tutta la notte. Di conseguenza, potrei provarci spudoratamente con lui nella speranza di farlo cedere, mettendo a dura prova il suo autocontrollo come tanto mi sono impegnata a fare negli ultimi giorni; ma credo proprio che questa volta non lo farò. Ogni giorno è stato un nuovo rifiuto, e ogni volta mi ha fatto male come fosse la prima. Usavo la sua camera per cambiarmi lontano dagli occhi di Sam, tutto per farmi ritrovare mezza nuda davanti a lui; entravo in bagno con lui mentre faceva la doccia, nella speranza che lui mi facesse spazio; mi sono infilata con lui nel sacco a pelo la notte, facendolo anche parecchio spaventare... ma Harry mi ha sempre rifiutato. Eccezion fatta per qualche abbraccio e bacio, non è successo più nulla tra di noi.
Spero solo che, chiamando Theodore e mostrando ancor di più a Harry la mia voglia di ricominciare e di riguadagnarmi la sua fiducia, tutto possa cambiare.
Prima di entrare in casa e avvertire Sam che Julie è quasi pronta, lascio la mano sulla maniglia della porta e mi ripeto ancora una volta nella testa: lo spero con tutto il cuore.
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Spazio Dory:
ce la faranno i nostri eroi a porre fine alle loro sofferenze?
Lo scopriremo nei prossimi capitoli eheheh che saranno doooolcini, tutti per voi.
A presto!
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