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2.32 Ti proteggo io

Sam

La sveglia sul comodino segna le dieci del mattino e io sono inspiegabilmente sveglio da diversi minuti. Il respiro di Julie si diffonde sul mio petto sul quale resta appoggiata e, nonostante i miei movimenti, continua a dormire in beatitudine.

Sfilo via dalla sua presa con delicatezza e, non appena si accorge della mia assenza, eccola che allunga la mano nel sonno per ricercarmi nel letto tra le lenzuola ancora calde. Ma seduto nell'angolo del materasso, Julie non riesce a raggiungermi e, con un sospiro rassegnato, torna a dormire.

Mi sento stranamente bene questa mattina, nonostante la notte passata a soffrire le agonie dell'inferno non abbia fatto di certo bene al fratello che abita nei miei boxer. Era da tanto che non passavo una serata del genere, all'insegna dell'astinenza prolungata e messa a dura prova; forse, fin dall'adolescenza. Ammetto di non esserne più abituato, visto che le ultime ragazze che ho frequentato negli anni volevano da me esattamente quello che io mi aspettavo da loro, e cioè sesso subito. Alla mia età, di certi inutili preliminari ne farei volentieri a meno. Ma Julie è stata chiara su quello che vuole e che non vuole e, nonostante le mie ovvie e naturali insistenze, ho capito che lei è diversa da tutte le altre. L'ex ragazzo di cui mi ha parlato Sally deve averla fatta soffrire e non poco. Julie, prima di concedersi completamente a qualcuno, ha bisogno di fidarsi completamente, e io penso di volermi impegnare per lei... voglio meritarmi la sua fiducia mostrandole il rispetto che merita.

Mentre scorro annoiato e assonnato le notifiche sul cellulare, riesco a notarla solo perché compie un movimento quasi impercettibile: Sally sta sbirciando nella mia camera dalla porta socchiusa, chissà da quanti minuti. Quando si accorge di essere stata scoperta, però, eccola che si ritrae e fugge via. Correndo! Proprio come una bambina piccola, appena scoperta con le mani nel barattolo dei biscotti nascosto dalla mamma sopra al frigorifero.

Resto interdetto, lo sguardo è confuso. Mi alzo lentamente senza svegliare Julie, indosso una maglietta e i pantaloni della tuta ed esco in corridoio. Sally è sola in cucina: sta preparando il caffè, spargendo polvere marroncina e odorosa dappertutto sul ripiano tranne che nella macchinetta.

«Sei improvvisamente diventata una guardona?» la prendo in giro dandole una spallata.

Lei stringe le labbra mentre accusa il lieve colpo e, tenendo il braccio stretto contro il torace, viene all'attacco e mi spinge di rimando, così come abbiamo sempre fatto per salutarci. «Cretino, no... volevo soltanto vedere se Julie si era fermata a dormire. Vuoi del caffè?»

La fisso dall'alto in basso, ancora un poco confuso, poi cerco di pensare ad altro. «Sì, grazie. La tua dolce metà, invece, dov'è?»

«Harry è in camera nel sacco a pelo», risponde affaccendandosi un po' troppo per preparare la macchinetta del caffè. «Allora... tu e Julie, eh...» cantilena con il sorriso, alzando e abbassando le sopracciglia in modo ridicolo.

«Non abbiamo fatto niente, se è quello a cui stai pensando.»

«Infatti, stavo pensando proprio a quello. Quindi il tenero e povero cucciolo di Sam, che nascondi là sotto, stanotte non è andato in buca.»

«Niente partite di golf», mormoro sconsolato guardandomi alle spalle.

«Dispiaciuto?» domanda mentre cerca di sedersi sul ripiano della cucina. Deve fare tre tentativi prima di riuscirci, e alla fine la devo aiutare io stesso perché le sue gambe sono troppo corte e non riesce a darsi lo slancio adeguato.

«No... mi va bene così. Credo.»

«Credi?»

«Non sono molto abituato a fare le cose con calma. Cioè, non so quando devo provarci e quando no. Non voglio sembrare invadente, ma nemmeno un ragazzino che non sa dove mettere le mani. Però, credo che potrebbe essere una novità, non credi?»

Sorride del mio discorso sconclusionato. «Devi solo abituarti e conoscerla. Dalle il suo tempo, certo, ma...» strizza un occhio nella mia direzione, «ricorda che non devi aspettare solo lei. Ogni tanto prova a spingere: prima o poi sono certa che riuscirai a mandare la palla in buca. Sei molto bravo in fatto di circonvenzione di cromosomi XX.»

«Vedrò come fare, anche se sarà dura», ammetto passando una mano sulla fronte.

Eccola che prende la palla al balzo e porta lo sguardo al cavallo dei miei pantaloni. «Una situazione moooooolto dura, immagino.»

«Idiota.»

«Allora, nonostante la carrellata di notti in bianco che ti si prospettano, non demordi. Julie deve proprio piacerti... sembra una brava ragazza», sostiene sicura.

«Sì, lo è. Forse è un po' diversa da quelle a cui sono abituato, ma penso che una novità potrebbe farmi bene...»

«Lo penso anche io. Quindi, se non sei andato in buca, a cosa avete giocato ieri sera?»

Mi schiarisco la voce e incrocio le braccia mentre fingo di controllare a che punto si trovi il caffè nella caraffa in vetro. «Non so se... se ho voglia di parlarne con te.»

«Oh... scusa», è in imbarazzo.

«Senti», inizio a dire in tono calmo e pacato, «possiamo provare a essere amici, o almeno qualcosa del genere; però, preferirei non parlarti di certe cose. Non me la sento.»

Lei annuisce subito. «Sì, certo, scusami.»

Ci penso un po' su prima di continuare. «Facciamo così: diciamo che tracciamo la linea intorno alla seconda base, e oltre a quello non ci raccontiamo nulla, ok? Sinceramente, non mi interessa sapere a quali basi arriva l'uomo che dorme nel sacco a pelo.»

«Ok, hai ragione...» si affretta a dire. «Anche se per quello, puoi stare proprio tranquillo: nemmeno nel sacco a pelo si gioca a golf.»

La fisso scettico. «Ancora niente?»

«Lui non... non vuole.»

«Ma è cretino?!» sbotto. «E perché mai?»

«Ha ragione lui, Sam. Dice che non riesce più a fidarsi di me. Ho fatto troppe cazzate negli ultimi tempi ed è giusto così.»

Parla sottovoce, ma la delusione e lo sconforto sono chiari nelle sue parole. Mi occupo delle tazze per riempire il silenzio e verso il caffè appena pronto per entrambi. Sfioro per sbaglio la mano di Sally quando le porgo la tazza, e mi rendo conto che il solito brivido è ancora lì, che non se ne va nonostante tutto... immagino di doverci fare l'abitudine, nella speranza che prima o poi svanirà da solo.

Sally tiene ora la schiena un po' curva mentre torna a sorseggiare il caffè dalla sua tazza, e solo adesso realizzo che indossa ancora una delle mie magliette. Mi chiedo perché lo faccia, se ha già comprato dei nuovi abiti per sé.

«Gli passerà, non preoccuparti. Ti ama», ammetto alzando gli occhi al cielo e mostrando la mia solita faccia disgustata. Prendo un nuovo sorso di caffè e fingo di non notare la curva che prendono le sue labbra alle mie ultime parole; agita appena i piedi, sollevati nell'aria e distanti dal pavimento di parecchi centimetri. Poi, torna pensierosa.

«Ho paura che non si potrà mai più fidare di me. Ieri sera...»

«Cos'è successo?» le chiedo, visto che non sembra intenzionata a proseguire.

Sposta lo sguardo al corridoio e mi invita a controllare, ma sia Harry che Julie dormono ancora. «Allora?»

«Harry ha pianto...» sussurra timorosa, poi mi prega con lo sguardo. «Ma non dire che te l'ho detto, per favore.»

Ammetto che la notizia mi colpisce, e non poco. Con me, Harry sembra sempre così freddo e distante, così deluso, così arrabbiato. So che in fondo ama Sally, altrimenti non sarebbe qui, ma da quando è tornato sembra che non riesca a dimostrarlo. «Perché?»

«Perché l'ho fatto stare male, e lui alla fine ha sempre ragione. Quando abbiamo perso il bambino, io non ho pensato minimamente al fatto che anche lui potesse soffrire. Mi sono concentrata solo su me stessa, sono stata egoista e l'ho escluso. L'ho ferito con i miei comportamenti. Sono piccola, eppure mi sembra sempre di essere un elefante dentro una cristalleria: appena mi muovo combino danni e ho fatto male a lui... e anche a te.»

«Di me non ti devi preoccupare; non sono fatto di cristallo», la rassicuro.

Mi prende inaspettatamente la mano e la stringe. I suoi occhi sono dolci, intensi e profondi mentre pianta lo sguardo dentro di me. «Non mi sembra di averti chiesto scusa abbastanza, Sam. Sono stata orribile... mi sento una persona orribile e tu non ti meriti questo. Ti meriti una ragazza brava e buona come Julie. Sono felice che tu l'abbia trovata, sul serio.»

Tengo la sua mano per poco, ma sento il cuore prendere a scalciare troppo violentemente a quel contatto, così la lascio andare con la scusa di dover prendere la tazza del caffè con l'altra mano. «Tu hai Harry, io ho Julie», osservo.

«E vedi di ricordartelo», sbotta Harry arrivando improvvisamente in cucina.

Sono sorpreso dall'improvvisata, ma non glielo do a vedere e non mi muovo dalla mia posizione. Alzo soltanto gli occhi al cielo, continuando a guardare Sally negli occhi mentre lei alla fine gli sorride con imbarazzo.

«Ma è sempre così noioso anche a casa?» le chiedo sollevando le sopracciglia.

Harry si infila esattamente tra noi due e non si fa alcun problema a baciarla davanti a me, caricarla in braccio e issarla su. Lei ridacchia e, stretta con le gambe ai suoi fianchi, nasconde il viso sulla sua spalla. «Devi lavarti i denti, Harry», squilla lei.

Lui, ostinato, la bacia di nuovo, anche se lei continua a ritrarsi ridacchiando. «Allora, vieni in bagno con me.»

Fingo di essere incredibilmente interessato alla mia tazza di caffè, ma non riesco a impedirmi di guardarli. Sempre con lei in braccio, Harry si chiude nel bagno. E con tutti i trilli e le risate di Sally, alla fine Julie si sveglia. Quando la vedo uscire dalla stanza, è già rivestita. «Ehi», la saluto.

Si guarda intorno nell'ambiente con fare spaesato e solo in ritardo mi vede spuntare dalla cucina, così mi raggiunge. «Buongiorno», mormora sottovoce. Tiene le labbra premute tra loro e si guarda intorno: sembra in imbarazzo. «Dovrei andare al bagno...»

«Credo proprio che sia occupato in questo momento», dico lasciandole sentire gli acuti di Sally che arrivano oltre la porta chiusa.

«Ma stanno facendo...» domanda lasciando in sospeso metà frase.

Arrivo alla porta del bagno e mi metto a bussare con insistenza. «Sally, Julie vuole sapere a che base siete», urlo verso la porta chiusa.

Sento qualcosa rotolare a terra, forse il bicchiere di plastica che usiamo per gli spazzolini; il tutto è seguito da un'imprecazione di Harry, poi Sally alza la voce per rispondermi: sembra impegnata a fare qualcosa. «Io sto provando con la seconda base, ma lui non vuole!»

Julie ridacchia, io invece trattengo la nausea. «Harry, se sei all'improvviso diventato gay, possiamo chiedere a Lewis e Stefan di introdurti nel giro, eh.»

«Senti, Sam», mi richiama Julie sfiorandomi il braccio con la punta delle dita. Fingo di non ascoltare le risposte di Harry dall'altra parte della porta.

«Aspetta», la interrompo di botto.

Resta a bocca aperta. «Cosa?»

Mi meraviglio di quanto sia facile raggirarla. «Questo», mi avvicino e la bacio rapidamente sulle labbra. Lei sorride, ma ha ancora la bocca socchiusa. «Ok, ora puoi continuare.»

«Ehm...» si schiarisce la voce e io mi chiedo come possa imbarazzarsi ancora, dopo che stanotte le ho baciato ogni misero centimetro di pelle che mi ha concesso - superficie ben lontana dalla boccuccia che ancora tiene socchiusa -. «Mi ha mandato un messaggio mio fratello. Dice che oggi sia lui che Lewis sono a casa di riposo dal lavoro e mi ha chiesto se vado a mangiare a casa loro. Così, mi chiedevo... cioè...» balbetta parecchio prima di arrivare al punto. «Ti andrebbe di venire con me?»

«Perché no?» acconsento mentre termino il caffè e mi lascio seguire da Julie in cucina.

«VIENI SUBITO QUI!»

L'urlo potente di Harry viene seguito subito dalla porta del bagno che si spalanca di colpo, facendo spaventare Julie che mi si avvicina. Sally ne esce di corsa e corre come se avesse i carboni ardenti sulle chiappe. «Aiuto!»

Rapida come un fulmine e con un Ciao, Julie! borbottato in mezzo a una risata sincera, Sally si nasconde alle mie spalle e mi tiene per i fianchi, usandomi come scudo umano. Con molta più calma, Harry esce dal bagno a lunghi passi, lo sguardo spazientito, la mandibola tesa in evidente irritazione, ma soprattutto bagnato fradicio dalla testa ai piedi. «Vieni subito qui, microbo.»

«No», squittisce la ragazza alle mie spalle.

«Che ti ha fatto?» gli domando.

«Mi ha chiuso nella doccia», sembra parecchio incazzato. «Mi sembra evidente, no?»

«Siamo pari. Tu lo facevi sempre a me», ribatte lei prontamente e con sicurezza, anche se mi tiene ben fermo a protezione.

Julie ridacchia, io sbuffo, così... «Aspettate...», dico io con calma, poi scatto rapidamente di lato per lasciare via libera a Harry.

Mi ringrazia con un cenno della testa e si fionda su di lei. Continuano le urla mentre le carica di peso sulla spalla e la porta in camera. Scrollo la testa e guardo Julie, eppure lei sembra particolarmente divertita.

«Sono sempre così loro due?» si informa.

Ci rifletto su. «Lei sì: è fastidiosa e irritante di natura. Lui, invece, si risveglia solo perché ha lei vicino. Altrimenti, è solo noioso e rompipalle.»

«Direi che il bagno è libero...», osserva facendo un passo indietro. «Allora, ti va di venire a pranzo da mio fratello?»

«Ok, basta che non mi voglia ancora tagliare le palle.»

Sorride una volta arrivata alla porta. Mi rendo conto solo ora che ha gli occhiali un poco inclinati sul naso, e allo stesso tempo realizzo il fatto che mi sembri ancora più bella così. «Non preoccuparti, ti proteggo io.»

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Spazio Dory:

capitolo di passaggio, quindi non ho molto da dirvi.

Vi ringrazio soltanto perchè mi state seguendo davvero in tantissimi, sia su questa storia che su tutte le altre e vi ringrazio davvero davvero davvero davvero davveeeeeero tanto!

Un abbraccio a tutti quanti!!

INSTAGRAM: maiaiam88

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