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2.16 Funghetto

Canzone per il capitolo:

Jar of hearts – Christina Perri

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Sally

Quando chiudo la porta di casa nostra, è il rumore secco che rimbomba nelle orecchie a farmi tornare parzialmente alla realtà. Fa ancora freddo fuori, lo sento penetrare nelle ossa nonostante la giacca che Harry ha insistito per darmi; è uscito dalla macchina solamente con la maglietta, solo per assicurarsi che io fossi coperta dal vento gelido che tira tra le montagne che circondano il lago.

Il viaggio di ritorno dall'ospedale è stato lungo e Harry ha guidato per tutto il tempo in silenzio, senza nemmeno guardarmi negli occhi una volta. So bene che è arrabbiato con me, fa bene a esserlo dopo quello che ho combinato ieri sera; ma più resta in silenzio e più io continuo ad avere paura di quello che cova dentro... l'ho deluso. L'ho deluso su tutta la linea, purtroppo mi sembra di non riuscire a fare altro negli ultimi tempi. Lui mi sta vicino, crede in me, mi sprona e mi incita a cambiare, a trovare le forze per andare avanti... e io ci ricasco puntualmente.

Questa, però, è la prima volta in cui è costretto a portarmi in ospedale perché ho perso troppo sangue. Le altre volte mi ha voluto medicare lui stesso, ha tolto le mie fasciature per controllare i tagli sulle cosce e sulle braccia e li ha disinfettati lui stesso. Insisteva per farlo. La mia pelle ora è in uno stato orribile, piena di cicatrici semi rimarginate, macchie e cerotti più o meno coprenti... non so come riesca ancora a trovare il coraggio per starmi vicino.

Lo so bene, questa volta ho sbagliato più del solito: sono andata troppo a fondo. Non volevo farmi così male... oppure sì. Mi sembra di non ricordare, è tutto confuso. Non voglio rinunciare alla mia vita, voglio continuare a tenermela stretta, ma ci sono momenti... quei momenti più difficili in cui mi sembra di non riuscire più a sopportare nient'altro, come se la porta si fosse chiusa sul futuro che credevo di poter avere; in quei momenti mi guardo indietro e vedo tutte le cose che ho sbagliato, i rimpianti e i pentimenti... il dolore arriva all'improvviso e gestirlo diventa difficile. Ero così felice di avere Harry, così entusiasta dei preparativi per il matrimonio, per il bambino... perderlo è stata l'ennesima riconferma di ciò che avevo sempre saputo: che posso fingere di vivere una vita normale, posso convincermi di valere abbastanza per poter essere sopportata dal ragazzo perfetto che è Harry... ma non sarò mai davvero abbastanza per lui e la mia vita non sarà mai normale. Tutto il dolore che l'aiuto di Harry mi aveva aiutato ad arginare, con l'aborto mi è ritornato addosso come un maremoto, ancora più intenso di prima; nel giro di una manciata di giorni sono tornati gli incubi, gli attacchi e il dolore... e io mi sono chiusa in me stessa... e non so più come fare perché so che Harry si sta allontanando sempre di più.

Mi siedo sul divano con le ginocchia strette al petto e continuo a guardarlo; Harry si aggira per il salotto con passo silenzioso, si accuccia davanti al caminetto per mettere qualche ciocco di legna impilato e accendere il fuoco. Sta cercando qualsiasi scusa per non dovermi guardare.

Resta spesso davanti al fuoco, per controllarlo o per osservare semplicemente la danza delle fiamme; sembra rilassarlo... ma ora mi sta tagliando fuori. È amareggiato e tutto quello che ora sento è la paura della sua reazione, della rabbia che sta covando e che sta trattenendo.

«Harry... mi dispiace...»

Scrolla soltanto la testa, la sua schiena e le spalle mi ostruiscono la visuale del fuoco. Tiene così stretto l'attizzatoio nella mano che riesco a scorgere il rossore sulle sue nocche. «Ti dispiace», il suo tono pare perfidamente sarcastico. «Ti dispiace...»

«Ho fatto una cazzata... non accadrà più», mi affretto ad aggiungere.

Nascondo le mani dentro le maniche della larga felpa dei Guns che mi aveva regalato la settimana scorsa, un modo per scaldare le dita rattrappite dal freddo e coprire le garze che nascondono i tagli sui polsi. Scrollo la testa, continuando a darmi dell'idiota perché ho sbagliato di nuovo. Ho paura di averla combinata davvero grossa questa volta.

«Questa l'ho già sentita. Ricordo bene la tua promessa.»

«Perdonami... ieri sera ero sola, tu eri a lavoro e... ho pensato a tutto quello che è successo e sono stata male. Ma non volevo chiamarti, lo faccio sempre e tu non puoi sempre correre da me. Hai il ristorante da portare avanti e... e volevo cavarmela da sola, ma non ce l'ho fatta.»

Continua a mostrarmi le spalle anche quando si alza in piedi, nonostante le mie parole, nonostante le lacrime che spezzano il mio respiro e che sono chiaramente udibili. Harry continua a non voler incontrare i miei occhi.

«Se io non fossi arrivato in tempo, saresti morta. Lo sai?»

Annuisco al suo tono esageratamente calmo, controllato; asciugo nuove lacrime con la manica della felpa. «Lo so.»

Il suo scatto improvviso mi spaventa: il soprammobile in ceramica che prima era appoggiato sul caminetto vola attraverso la stanza, infrangendosi in centinaia di pezzi sul muro a un paio di metri da me. «Lo sai... tu lo sai», ripete in tono energico.

Ho davvero paura di lui in questo momento, è la prima volta che lo vedo comportarsi in questo modo. Anche se mi sento ancora indebolita dall'ultima trasfusione, mi alzo in piedi e vado verso di lui, nella speranza di calmarlo. Ma quando mi avvicino, ecco che si volta di scatto ed esce dalla sala. Sento i suoi piedi correre su per le scale e chiudersi in camera da letto. Non capisco che cosa stia facendo fino a quando il rumore ripetuto dei cassetti aperti e poi richiusi mi lascia intuire le sue intenzioni.

Panico.

Ma non ci credo, non posso crederci. Salgo le scale lentamente, prendendo respiri profondi e trattenendo le forze; sento la pressione ancora troppo bassa che mi indebolisce, ma arrivo arrancando fino alla camera. Il letto è ricoperto di jeans e magliette e Harry si agita per la stanza mentre riempie la sua valigia. «Cosa stai facendo?»

Devo ripetergli la domanda parecchie volte prima che mi risponda, e quando lo fa continua a non guardarmi nemmeno in faccia. «Me ne vado da mia sorella. Sono stanco, Sally. Sono sfinito da tutto. Sono arrivato al limite e io non riesco più a resistere. Basta.»

«Sei stanco di me?» gemo sedendomi sul letto quando non trovo più le forze per stare in piedi.

Resta fermo per un istante, sembra vacillare quando incrocia per un istante il mio sguardo, poi richiude la valigia con un gesto secco e i suoi occhi verdi ormai sono lontani da me. Freddi e vuoti. «Sì, sono stanco di te. Ti ho dato tutto, Sally, ti ho dato ogni cosa. Ti ho curata ogni singolo giorno, ti sono stato vicino, ho sopportato i tuoi pianti e ti ho raccolto da terra più volte di quelle che vorrei aver visto. Il bambino non lo hai perso solo tu, non hai sofferto soltanto tu, porca puttana!

Eravamo in due in questa cosa, ma tu... tu mi hai tagliato fuori. Ti sei chiusa nel tuo dolore e non mi hai permesso di aiutarti. Non hai minimamente pensato che anche io avessi bisogno di essere aiutato, che anche io abbia sofferto.

E io mi rifiuto di...» si passa una mano sul viso, premendo per più tempo le dita sugli occhi per impedire alle lacrime di uscire, «io mi rifiuto di ritrovarti nelle condizioni in cui ti ho vista ieri. Io non so se volevi farti male fino a questo punto, ma non ho intenzione di trovarti un giorno al mio ritorno a casa e ...

Non voglio nemmeno pensarci.»

Assicura le chiusure della valigia e la solleva con un gesto rapido. Evita il mio sguardo mentre esce dalla porta, la sua mascella è rigida e tesa. Non l'ho mai visto così arrabbiato. «Harry, ti prego aspettami... non accadrà più. Te lo prometto», sono così agitata e impaurita che mi manca il respiro, le forze, il battito del cuore.

Riesco ad afferrare il suo polso prima che arrivi davanti alle scale. Lo scatto che ho fatto per alzarmi dal letto mi ha dato il capogiro, ma tengo duro e cerco di mantenere le forze. Harry si volta a guardarmi e lo sguardo che trovo è doloroso per quanta forza sta mettendo nell'annullarmi. «Io non credo più alle tue promesse. Mi avevi giurato di non farti più del male e invece hai continuato a farlo lo stesso, e ieri sei arrivata persino ai polsi, Cristo santo! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto!?

Non hai minimamente pensato a quanto possa aver sofferto io, a quello che ho provato quando sono entrato in quel bagno e ti ho trovata nella vasca con tutto quel sangue... io... io...

Sei egoista, Sally. Pensi solamente al tuo dolore, ai tuoi problemi... io non conto più niente per te. È evidente.

E se le cose stanno così... io non ho più altra scelta. Theodore al tempo mi aveva avvertito; mi aveva detto che non sarebbe stato facile starti accanto, ma io ho combattuto lo stesso, ho creduto davvero di poterti aiutare... ma questa cosa è evidentemente più grande di me e io non posso più fare nulla per aiutarti.

Non so se cambierà qualcosa, ma io non voglio più andare avanti così, non voglio restare qui a guardarti autodistruggerti fino a che non arriverai alla fine, a guardarti senza poter fare niente. Io non voglio più pulire il tuo sangue.

Ora voglio proteggere anche me stesso.

Verrò a prendere il resto delle mie cose più avanti, ora ho bisogno di stare solo.»

«Ti prego, Harry... non lasciarmi qui sola», ormai non riesco più a fermare il pianto incontrollato che mi scuote il torace.

Harry si ferma un'ultima volta quando sente i miei singhiozzi. Ormai vedo solo il suo profilo, la mascella tesa e lo sguardo che sembra non volermi più vedere... ma è attraverso le mie lacrime che lo guardo ignorarmi, è tra i miei singhiozzi che sento pronunciare le sue ultime parole. «Sei voluta essere tu sola in tutto questo. Ora non è più un problema mio.

Addio, Sally.»

Non riesco a capire che cosa mi abbia svegliato, forse un rumore o una vibrazione... come fosse stato un tonfo contro la parete. Sento un odore strano pizzicarmi le narici, un sentore che però è tristemente familiare. Apro con fatica gli occhi che paiono impiastricciati di lacrime seccate da tempo, impiego un sacco di tempo a mettere a fuoco la stanza d'ospedale nella quale mi trovo. Sono sola e la debole luce sopra la mia testa è accesa e riempie il silenzio con il suo ronzio appena percettibile.

Se sposto lo sguardo alla finestra dalle tapparelle chiuse, riesco a intravedere la notte al di fuori.

Di nuovo una stanza d'ospedale, di nuovo il senso di colpa per aver infranto ancora una volta la promessa. In fondo, era la mia ultima e irrazionale speranza che Harry potesse tornare per impedirmelo, per ricordarmi che sono nuovamente venuta meno alla parola data. Solo per vederlo ancora una volta. Un'ultima volta soltanto.

Dopo quell'ultimo giorno a casa nostra, lui non era più tornato, e io non ero più uscita di casa. Harry era stato chiaro: l'avevo deluso e lui non voleva più saperne nulla di me.

Lui mi ha salvata così tante volte, quando forse nemmeno se ne rendeva conto. E adesso, oltre ad aver perso Harry, ho finito per perdere anche Sam. L'ho trattato orribilmente, non ho voluto vedere quello che i suoi occhi avevano cercato tante e tante volte di comunicarmi senza l'aiuto delle parole. Avrei dovuto capirlo ogni volta in cui mi abbracciava che c'era qualcosa di più, che quello che provava per me non se n'era mai andato... ma mi è sembrata un'evenienza così lontana e improbabile per il ragazzo che credevo di conoscere, ed è passato così tanto tempo...

Ma Theodore me l'aveva sempre detto: Sally, tu non riesci mai a credere che qualcuno possa volerti bene e amarti davvero, così lo allontani. Preferisci soffrire da sola, piuttosto che impegnarti e credere di essere abbastanza per qualcuno.

Ed è proprio così che ho fatto. Ho allontanato Harry e ora è il turno di Sam. Sto solo aspettando mio fratello, e poi resterò completamente sola.

Di nuovo, non so che cosa ho pensato quando mi sono chiusa in quel bagno. Non volevo farmi così tanto male; Harry ha sempre avuto paura che io mi volessi togliere la vita, ma non è mai stata quella la mia intenzione. Ho bisogno di farmi del male per non pensare ad altro che al dolore fisico; ma più il dolore che sento dentro al cuore si fa forte, più i pensieri si accalcano e mi bloccano il respiro, e più ho bisogno del male fisico che riesco a provocarmi da sola: come fosse l'ultimo barlume di controllo che posso sperare di mantenere sulla mia vita. Ma, di nuovo, sono andata troppo a fondo, non mi sono controllata come ho fatto tutte le altre volte in cui mi nascondevo per farmi del male, e il sangue che ho perso forse è stato troppo... non ricordo, devo aver perso i sensi. Adesso mi fa anche male la testa, forse l'ho sbattuta da qualche parte.

In tutta la confusione di ricordi che mi martella nella testa, però, ricordo distintamente due voci: quella di Sam, la cui preoccupazione intrisa nel tono mi fa stringere il cuore per il senso di colpa, per lo spavento che devo avergli provocato, e quella di Lewis. C'era anche lui, ne sono certa; probabilmente era nell'ambulanza con me.

Aspetto a lungo, non so nemmeno io quantificare il tempo. Forse fuori di qui c'è Sam, magari mio fratello, oppure non c'è semplicemente nessuno... ma ora non voglio saperlo. Dovrò affrontare tutti quanti una volta uscita da qui, e ora voglio restare ancora un po' qui dentro, in silenzio con i miei pensieri, a riflettere sul da farsi.

Quando la porta si apre, riesco a scorgere un'infermiera entrare. Si avvicina al letto e controlla il sacchetto della mia flebo, diminuendo appena la velocità delle gocce che scendono con cadenza regolare. Vede che sono sveglia ma non dice nulla, né un sorriso, né una parola.

Una volta che la donna se n'è andata, cerco di riposare; provo ad azzerare i miei pensieri, a riflettere su come andrò avanti una volta che sarò uscita da qui... cosa dirò ai miei genitori, cosa ne farò della mia vita ora che Harry è scomparso e Sam, come immagino, non vorrà più vedermi. Forse, sarò costretta a tornare dai miei genitori e trovarmi di nuovo un lavoro.

Passano delle ore, oppure sono soltanto alcuni minuti, ma ogni cosa perde improvvisamente di importanza quando una voce, quella voce che mi è sembrato di non sentire da un'infinità di tempo, torna a risvegliarmi dai miei pensieri. «Funghetto?»

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Spazio Dory:

zan zan... chi sarà mai? Direi il proprietario del prossimo POV ;-)

Ora avete capito qualcosa di più sul perché Harry ha lasciato Sally, ma nel prossimo capitolo sarà spiegato tutto senza più altri dubbi e voi potrete tornare a vivere in pace e a non augurarmi la morte ahahah.

Fatemi sapere che cosa ne pensate nei commenti e non dimenticate di votare ;-)

A presto!

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