Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

18. Una sola notte

Canzone per il capitolo:

Keep the streets empty for me - Fever Ray

**********************

«In che senso?» chiedo di getto, stranito per quell'affermazione che mai mi sarei aspettato. Per un attimo, avevo quasi iniziato a credere alla possibilità dell'agente della CIA...

«Quanti sensi potrebbero esserci? Nell'unico senso possibile, Harry»; è davvero imbarazzata e prova di tanto in tanto a guardarmi da sotto in su per capire se io le creda o meno.

«Mai... mai?» provo a chiederle.

Lei annuisce appena.

«Sam ha detto... beh, ha detto che sei venuta due volte, a essere sincero.»

Sally fa un gesto rapido con la mano. «Ho finto con lui... ho sempre finto con tutti. A nessuno piace far sesso con qualcuno che non riesce a... hai capito.»

«Ma ti piace farlo, almeno? O non senti proprio niente?»

Forse potrei sembrare un dottore mentre chiede i sintomi di una malattia curiosa e sconosciuta ma... non riesco proprio a capire. Mi sembra una faccenda così strana.

«Certo che mi piace, a chi non piace fare sesso? È solo che non riesco a... concludere.»

«E come mai non riesci? C'è un motivo particolare?»

Sally sospira e avvicina le ginocchia al petto. «Lo psicologo diceva di sì.»

«Lo psicologo?» domando stranito. Per qualche motivo, non riesco a immaginare Sally da uno strizzacervelli.

Si è irrigidita ancora e sono certo che stia per troncare di nuovo il discorso a metà, ma questa volta la anticipo. «Non ci provare ad alzarti o a chiudere la bocca, ora voglio che mi spieghi tutto. Fino a poco fa eravamo amici, giusto? Potresti spiegarmi cosa ti frulla in quella testolina?» dico, tentando di addolcire il tono.

«Il fatto è che... i miei genitori e mio fratello non sapevano che andavo dallo psicologo, e nemmeno conoscevano il motivo dei miei attacchi di panico. Non l'ho mai detto a nessuno.»

«Nemmeno a Ian?»

Scrolla la testa. Mi appoggio con la schiena al muro e le cingo le spalle con il braccio per avvicinarla, e mi tranquillizzo quando la sento accoccolarsi contro il mio petto.

«E a me... ti andrebbe di raccontarmi qualcosa?»

Non sono suo fratello, non sono praticamente nulla per lei... ma spero abbia voglia di aprirsi un po' con me.

E alla fine, lei lo fa davvero. Si mette comoda tra le mie braccia, sento ancora l'umidità delle lacrime sulla mia spalla, e inizia a raccontare.

«Quando ero piccola non ero molto diversa da come sono ora; io e Ian eravamo inseparabili, stavamo sempre insieme e io mi divertivo a giocare con lui con le macchine e i soldatini per fare la guerra. Sono sempre stata un po' un maschiaccio, forse perché io e Ian siamo gemelli e l'ho sempre avuto accanto...

Ma, a quel tempo, oltre a Ian, a mio padre e a mia madre, c'era un'altra persona che adoravo e per cui avrei fatto di tutto: mio zio. Ti ricordi di lui? Lo hai conosciuto anche tu.

Credevo di esserne innamorata, sai? Un po' come tutte le bambine lo sono degli zii o degli amici dei fratelli più grandi. Zio Fred era grande, bello, e tuttora è affascinante, non lo si può negare. E io ne ero innamorata persa. Se con Ian ci arrampicavamo sugli alberi e strappavo i pantaloni quando scivolavamo per la collinetta di terra dietro casa, quando arrivava lo zio correvo a mettere il mio vestito più bello; mi pettinavo i capelli e mi facevo aiutare dalla mamma a mettermi tanti fiocchetti nei capelli. Ian mi prendeva in giro chiamandomi femminuccia, ma io ne ero ben contenta; sapevo di essere carina e volevo esserlo per lo zio.

Tutti i finesettimana era a casa nostra; a volte si assentava per più tempo perché fa il fotografo e gira il mondo per dei servizi fotografici, ma quando tornava per me era sempre una festa. Portava palloncini e ricordi da tutte le spiagge del mondo, e io facevo sempre la bambinetta affascinata da tutto il suo charme.

E poi ho iniziato a crescere e, all'età di dodici anni, avevo già capito parecchie cosa della vita, e avevo ben capito cosa fosse quella voglia che mi muoveva per farmi bella per l'ennesimo arrivo dello zio. Ma ora ero cresciuta e, anche se ancora una bambina, avevo iniziato a indossare gonne e pantaloncini sempre più corti... e lui cercava di venire a casa nostra sempre più spesso.»

Percepirei il violento tremore delle sue mani anche se non lo vedessi con i miei occhi, così gliele prendo nelle mie per tranquillizzarla. «Calmati... scusami, se non vuoi parlarne non...»

«Voglio, Harry... non ne ho mai parlato con nessuno se non con un dottore estraneo e... forse mi farà bene. Di te mi fido... non lo so perché.»

«Ok», le dico stringendola ancora di più.

Maledizione, ricordo l'attacco di panico che le era preso il giorno in cui aveva rivisto suo zio, e da questo racconto mi sembra di potermi aspettare soltanto una cosa. Qualcosa che forse non sono così pronto ad ascoltare.

«Un pomeriggio d'estate ero così felice perché zio Fred era tornato prima dall'Africa ed era venuto per cenare con noi; Ian era andato a fare i compiti dai suoi amici e io ero rimasta a casa ad aspettare il ritorno dei miei per la cena.»

Non ci riesco. «Cazzo, Sally... quello... quello stronzo ti ha...»

«No, no», si affretta a dirmi, «non è proprio come pensi tu. Lui non mi ha mai... hai capito cosa voglio dire. Però», continua, prendendo un lungo respiro, ma che non sembra dare forza alle sue parole, «però io lo provocavo.»

E a questo punto, Sally inizia a piangere, nascondendo il viso contro il mio petto.

Vorrei dirle che non deve continuare a parlare per forza, ma so che forse ha davvero bisogno di togliersi questo peso dal petto. Così resto in silenzio, aspettando che lei continui.

«Quel pomeriggio era la prima volta che restavamo da soli... e io... che stupida che ero... mi sedevo in braccio a lui, lo abbracciavo e gli baciavo la guancia di continuo e poi...», ma scrolla la testa e la vedo morsicarsi il labbro con forza.

«Ti ha fatto del male?»

Trattiene con forza le lacrime. «Lui provò a toccarmi, e quando ho capito che le cose si stavano facendo più grandi di me, gli dissi che non volevo ma...», prende un respiro profondo, e io con lei; «per fortuna Ian rientrò in casa prima del dovuto e lo zio, per paura di essere scoperto, mi lasciò andare.»

«Cazzo, Sally, ma perché non hai mai detto niente a nessuno?!» so che dovrei usare un tono di voce più calmo, ma proprio non ci riesco: sono furioso!

«Ti prego, non dirlo a nessuno.»

Cerco di calmarmi e, appena riesco a sedermi meno rigidamente, le lascio un bacio sulla testa. «Certo che non dirò nulla a nessuno ma... tu dovresti. Come puoi continuare a guardare in faccia quel pezzo di stronzo?»

«Dopo quel giorno non l'ho più voluto vedere; ho evitato tutte le feste comandate, se ero costretta a casa mentre c'era lui, mi fingevo malata e restavo in camera tutto il tempo... erano quasi sette anni che non lo vedevo e quel giorno, quando eravamo insieme io e te, sono entrata e l'ho visto spuntare nell'appartamento. Sono andata praticamente sotto shock: non mi aspettavo di vederlo.»

«Se tu parlassi con i tuoi, tuo zio avrebbe il trattamento che merita, e tu torneresti a stare meglio», cerco di consigliarla.

«No, Harry. Il problema non è lui... sono io.

Lo psicologo mi ha spiegato che sono io che cerco di auto-colpevolizzarmi per quello che è successo. Dovrei spostare la mia rabbia su di lui, e invece la rivolgo verso me stessa.»

«Perché dovresti fare una cosa del genere? Non hai alcuna colpa.»

La sua mano si stringe intorno alla mia. «Perché è vero, Harry, è stata tutta colpa mia. Se io non avessi fatto la stupida, non sarebbe mai successo niente. Ero io che lo provocavo.»

La allontano appena per riuscire a guardarla negli occhi. «Come puoi dire una cosa del genere? Tu non hai nessuna colpa, eri una bambina, per la miseria!»

«Lo so, Harry... so che a dodici anni una ragazzina pensa di sapere le cose importanti della vita, ma non è così, e quel giorno me ne sono resa ben conto... so che se una donna dice no, non importa se è stata lei a provocare o meno, l'uomo si deve fermare.

So la teoria, ma il mio cervello e la mia coscienza si rifiutano di metterla in pratica, e questo si riversa nella mia vita sessuale. Ho un blocco enorme e non riesco a liberarmene. Continuo a darmi la colpa di quello che è successo e che poteva succedere, e tutto ciò che sono diventata in seguito l'ho fatto per allontanarmi da quel giorno: dalla ragazza che ero. Non ho più indossato una gonna, o un vestito, degli orecchini o delle scarpe con il tacco se non è necessario; cerco di nascondermi dietro le mie magliette larghe, i capelli sempre legati, il viso sempre struccato, mi comporto come un maschiaccio, lo so... ma non posso farne a meno: cerco in tutto e per tutto di non attirare l'attenzione su di me... di non piacere a nessuno, in un certo senso.»

Sorrido appena. «Su questo, credo proprio che dovresti lavorarci ancora un po'.»

Finalmente riesco a strapparle un sorriso; le prendo il mento tra il pollice e l'indice. «Tu non hai nessuna colpa, Sally. Devi convincertene. Non importa se tu non eri più piccola, ma a dodici anni eri comunque una bambina per un uomo come lui. Se una ragazza mi dicesse di fermarmi perché c'è qualcosa che non va, io lo farei subito, e tutti gli altri uomini lo farebbero allo stesso modo. Ma lui non lo ha fatto e, se non fosse arrivato tuo fratello, chissà cosa sarebbe potuto succedere. Quindi, la colpa è soltanto sua.»

Lei annuisce piano e si avvicina per farsi abbracciare. Vorrei poter fare di più per lei, e invece resto con il viso immerso tra i suoi capelli, respirandone l'odore e sperando di non dover mai più incrociare quell'essere vile nella mia vita, altrimenti potrei davvero fare qualcosa di cui mi pentirei.

«Ora vieni. Andiamo a toglierti quella maschera che ti si è formata in faccia», le dico prendendola per mano e aiutandola ad alzarsi. È svuotata, si vede da come cammina e dal suo sguardo, ma sono convinto che le abbia fatto bene sfogarsi e condividere questo problema con qualcuno.

Nel bagno, appoggiato al lavandino accanto a lei mentre la guardo lavarsi il viso, cerco di mettere ordine tra i miei pensieri, confusi e sballottati da quello che mi ha raccontato. Quel poco che si è sentita di dirmi non è di sicuro tutta la verità; non so cosa suo zio le abbia davvero fatto prima che l'arrivo di Ian la salvasse, ma qualcosa deve essere successo; di certo, ora che si è calmata, non voglio chiederle nulla per non farla ripiombare nello stato dal quale è appena uscita a fatica.

Mi avvicino e la aiuto ad asciugarsi il viso; non so perché lo faccio, è inutile, ma è l'unica cosa che posso fare per lei. Le passo la mano sulla fronte per spostare i ciuffi dei capelli spettinati, e poi scendo giù fino alla guancia; lei inclina la testa leggermente per trovare un appoggio sul mio palmo. Con gli occhi appena socchiusi dal mio tocco, mi sfiora leggermente il petto nudo, seguendo il profilo dei tatuaggi sotto le clavicole e scendendo giù lentamente.

«Ehm... Sally?» mormoro cauto.

«Mmm?»

«Potresti evitare di fare così? Mi hai già lasciato sconvolto alla piscina e.. beh... ecco, non sono fatto di cartone.»

Le sue mani si tolgono dalla mia pelle, ma sono lente, quasi esitanti. «Scusa, ma anche io sono andata via da quella maledetta piscina in condizioni non ottimali e... volevo toccarti da un po'... da un bel po' di tempo, a dire il vero.»

Allora questo cambia tutto; le prendo la mano e, portandomela alle labbra, inizio a baciarle delicatamente il palmo. «Ah, sì?»

Lei annuisce, lo sguardo che naviga finalmente attento e vigile di nuovo verso i miei occhi.

«Allora la cosa è reciproca», tengo ferma la sua mano e inizio a lasciare una scia di baci dal palmo fino al polso.

La tensione tra di noi sta ritornando esattamente ai livelli del ballo alla piscina. «Harry... non è una buona idea», sussurra.

Mi fermo per un istante e la lascio intrappolata a me soltanto con lo sguardo. «Non vuoi a causa di quello che mi hai raccontato, o per le tue seghe mentali su di me e su di noi?»

Aggrotta appena le sopracciglia, ma continua a fissarmi le labbra con desiderio, e solo quello riesce a darmi una risposta sui suoi pensieri. «Non è per quello che ti ho raccontato; è successo tanto tempo fa, è acqua passata...», mi avvicino di un passo e lei indietreggia di rimando, «ma non voglio andare a letto con te, Harry. Io sto davvero bene insieme a te, ma come amici, e sarebbe strano domani parlarci e frequentarci come niente fosse; io non voglio in alcun modo una storia con nessuno, né ora, né nell'immediato futuro. Devo prima risolvere i miei problemi.»

Faccio di nuovo un passo cauto verso di lei, e questa volta non indietreggia. «Provane un'altra», sussurro appena con il sorriso.

Lei scrolla piano la testa e svicola alla mia destra. «Andiamo a dormire, Harry.»

Mi rendo conto di inseguirla come un cagnolino potrebbe fare con la propria razione di cibo giornaliera, ma non posso farne a meno. E lei quasi mi chiude la porta in faccia.

«Ehi!» strillo.

«Ti ho detto che non voglio venire a letto con te», ribadisce lei.

«E io non ho detto che voglio venire a letto con te, ma tu hai detto di andare a dormire e stavo andando a fare proprio quello.»

«Vuoi dormire qui nella mia stanza?» chiede, alzando vistosamente un sopracciglio.

«In effetti, sarebbe meglio in camera mia... se domani mattina io uscissi dalla tua camera ancora in costume, Ian potrebbe avere qualcosa da ridire in proposito.»

Con un sospiro, lei sfila il cuscino dal suo letto e trascina i piedi fino alla porta. «Ok... anche se non credo sia una buona idea dormire nello stesso letto.»

Oh, non è affatto una buona idea, ed è proprio quello il motivo per cui lo sto facendo; e lei potrebbe darmi circa un milione di altre motivazioni per non farlo, per dormire in camere separate, ma non lo sta facendo; e questo mi dà molte risposte. «Immagino che ti dovrai fidare di me.»

Arriviamo fino alla mia camera e mi assicuro di chiudere la porta a chiave per evitare incursioni notturne dei miei amici. «Più che altro è di me che non mi fido», borbotta piano.

Balza poco delicatamente sul mio materasso e si infila velocemente sotto le lenzuola, schiacciandosi contro il muro per farmi posto. «Quella dovrebbe essere la mia parte, sai? Io dormo sempre contro la parete», dico a braccia incrociate.

«E mi faresti rischiare di finire con il mio dolce sederino a terra in questo misero letto da una piazza e mezza?» domanda lei con finto sdegno. Sembra davvero che le sia ritornato il buon umore.

Mi intrufolo sotto le lenzuola con lei e mi giro a guardarla con un gran sorriso soddisfatto sulle labbra. «Non dovresti nominare il tuo sederino quando sei sotto le lenzuola con un uomo, non lo sai?»

Lei scoppia e ridere e poi sospira, finendo per affondare e nascondere la faccia nel cuscino. «E tu non dovresti permetterti di sorridere così, sai? Il tuo sorriso dovrebbe essere illegale.»

Resto stranito. «Il mio sorriso? È questo che ti piace di me?» tutte mi hanno sempre detto gli occhi, l'altezza... altro... ma mai il sorriso. A chi piace il sorriso?

Sally sguscia fuori dal suo rifugio e si appoggia sui gomiti, ma è così vicina che mi basterebbe scostarmi di una manciata di centimetri per sentire il suo respiro sulla mia pelle. «Il sorriso», mormora portando l'indice sulle mie labbra e poi inizia a salire, verso il naso e la fronte, accarezzandomi piano e facendomi sciogliere lentamente, «il tuo profilo... gli occhi... sei da mandare fuori di testa le ragazze, Harry», sussurra con voce quasi roca.

Alzo le sopracciglia e mi faccio un po' più avanti, e lei non si muove. Non mi avevano mai fatto dei complimenti così apertamente prima e... mi piacciono, devo ammetterlo. «Wow, sei in vena di complimenti questa sera, ma se mi parli ancora un po' così, non posso più rispondere delle mie azioni.»

Mi guarda negli occhi come se potesse legarmi a lei soltanto con il suo sguardo, ardente di desiderio come il mio, e si avvicina ancora fino a farmi sentire il suo respiro sulle mie labbra. «Tu mi vuoi davvero, Harry?»

Chiudo gli occhi per un istante, sentendo le sue dita ancora su di me. «Non sai quanto», riesco soltanto a dire.

Io non la sto toccando, sto cercando di trattenermi perché, se vuole qualcosa da me, non voglio essere io a estorcergliela con le parole; non ha avuto esperienze piacevoli in passato e, anche se non riesco a comprenderle a fondo, posso immaginare quanto io debba mostrarmi delicato e attento. Ma è così difficile...

Trova una via di fuga dal mio sguardo ma, quando penso che si sia di nuovo allontanata, la sento avvicinarsi con tutto il suo corpo, la testa nascosta nell'incavo della mia spalla dove la sento sospirare a fondo.

«Perché non vuoi, Sally?»

«Ho paura.»

«Non devi aver paura di me», la rassicuro e, cedendo il posto all'istinto, non mi accorgo nemmeno di aver appoggiato le mani sui suoi fianchi per spingerla ancora di più contro di me.

«Ho paura che domani sarà tutto diverso... che saremmo in imbarazzo, e che non riusciremmo più a scherzare come prima. Io ho bisogno di te, del mio angolo di normalità. Tu sei l'unica persona con cui sono mai riuscita a sentirmi davvero me stessa... non mi è mai capitato prima e in questo momento della mia vita ne ho bisogno.»

Con le labbra cerco il suo collo e mi immergo tra i suoi capelli, respirando a pieni polmoni il suo profumo. «Non pensavo di aver mai l'occasione di convincere una donna in questo modo ma, te lo prometto, Sally: sarà soltanto per una notte. Una soltanto, e poi basta. Appena sorgerà il sole, sarà come se non fosse successo niente.»

Sento la sua bocca calda sul collo, ma è ferma, in attesa. «Dici sul serio? Che potrebbe funzionare?»

«Te lo prometto. Se domani vuoi ricominciare a rubarmi il gelato, io mi incazzerò allo stesso modo di ieri... ma ti prego... solo una notte... fino all'alba. Concedimelo.»

Ormai ho perso ogni controllo e sono in un viaggio disperato su per la sua gola e fino al mento, alla ricerca ossessiva delle sue labbra. Le trovo, ma lei mi ferma per un ultimo istante. «Una sola notte?»

Annuisco. «Una sola notte.»

*******************************

Spazio Dory:

immagino voi tutti lì dietro a bisbigliare: <sì, sì, ci credete soltanto voi alla questione di Una notte soltanto...> eheheheh

Voi dite che riusciranno a rispettare la promessa???

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

A presto!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro