#7
-Hermione- il respiro era sempre più lento -promettimi che vivrai. Promettimi che ti innamorerai di nuovo e che riderai e gioirai. Promettimi di ricordarmi senza rimpianti. Promettimi che se qualcuno, chiunque sia, ti renderà felice, tu lo accetterai. Promettimelo- la sua voce era ormai un sussurro, la malattia lo stava uccidendo. Hermione piangeva, le lacrime le solcavano le guance incontrollate, mentre tra le mani teneva quelle dell'uomo che amava. Sentiva il suo cuore sprofondare e non sapeva come avrebbe potuto amare di nuovo e soprattutto come avrebbe fatto ad amare qualcun altro. Deglutì il groppo amaro che aveva in gola, guardò suo marito negli occhi, quegli occhi azzurri come il cielo in cui poteva volare con un solo sguardo. Il cuore le saltò un battito. Si erano sposati solo due anni prima, per Hermione era stato il secondo giorno più bello della sua vita; il primo è stato quando era nata Rose Granger-Weasley, il frutto del loro amore. Rose aveva solo un anno e non avrebbe mai conosciuto davvero suo padre. Hermione represse un singhiozzo e si girò a guardare l'uomo che l'aveva resa felice più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
-Te.. te lo prometto Ron- sussurrò con voce rotta, mentre stringeva le mani di lui.
Ron sorrise come se avesse raggiunto l'obbiettivo più importante della sua vita, portò faticosamente una mano alla guancia di sua moglie asciugandole qualche lacrima, mentre sentiva l'anima scivolargli via dal corpo -Di a Rose che il suo papà l'amerà sempre; e amerò sempre anche te Hermione- poi Ron espirò chiudendo gli occhi, la mano gli ricadde sul letto d'ospedale su cui era costretto da mesi ormai, e non si mosse più. Hermione lo scosse, poi pianse dalla disperazione con il capo chino sul petto di lui; gridò e lo chiamò speranzosa che lui le rispondesse; ma lui non la sentiva più.
Ginny ed Harry che avevano aspettato fuori; avevano sentito gli urli disperati della Ex-Grifondoro e si erano precipitati subito dentro, quando capirono cos'era successo si avvicinarono ad Hermione, ma nessuno dei due la toccò. Harry e Ginny si abbracciarono mentre piangevano sul corpo di un amico, fratello e marito che aveva reso la loro vita una meraviglia.
Ronald Bilius Weasley si era spento all'età di 26 anni.
***
Erano passati tre anni da quel giorno, Hermione andava avanti solo grazie a Rose, l'amore per lei le evitava di cadere in una spirale di dolore. Ron non c'era più, aveva imparato a sopravvivere senza di lui ma il dolore della perdita non le dava tregua. La notte si coricava ancora nel loro letto e tastava l'altro lato per sentire se lui era con lei, ma ogni volta toccava il lenzuolo freddo, si raggomitolava su se stessa e cercava di dormire.
Sul comodino teneva una loro foto di quando lui l'aveva portata a Parigi, ogni mattina si metteva seduta sul letto, prendeva la cornice in mano e accarezzava la figura di Ron che l'abbracciava da dietro sorridendo. Quella mattina non fu diversa; fissò la cornice per qualche minuto guardando il sorriso di Ron, quello che si sarebbe trasformato poi in una risata. Lo sguardo le si incupì e si sforzò di non perdersi in ricordi dolorosi; si morse forte il labbro per impedirsi di piangere, doveva essere forte glielo aveva promesso. Rimise quindi a posto la cornice e si alzò dal letto.
Si lavò e si vestì pronta per accompagnare la sua bambina all'asilo.
Si avviò verso la camera della piccola, aprì piano la porta, per poi sedersi sul letto -Rose tesoro- la scosse leggermente per svegliarla, la bambina mugugnò prima di aprire lentamente un occhio e poi l'altro.
-Sonno- disse solo, Hermione rise leggermente -Lo so piccola mia, ma dobbiamo alzarci per andare a scuola- le rispose prendendola in braccio.
Un quarto d'ora dopo erano già pronte per uscire, si avviarono quindi per strada per il primo giorno di scuola di Rose.
Arrivarono davanti all'edificio giallo canarino dove la sua bambina avrebbe frequentato gli anni scolastici prima di ricevere la sua lettera per Hogwarts. A differenza delle facoltose famiglie purosangue, Hermione non poteva permettersi una costosa educazione in casa da maestri privati per iniziare Rose alle arti magiche. Lei faceva quel che poteva, non che non fosse circondata da persone che la potessero aiutare, ma preferiva che Rose crescesse il più normalmente possibile, prima di essere catapultata in un mondo più complicato.
La piccola non era sola, certo! C'era tutto il clan dei Weasley e dei Potter, oltre ai coniugi Granger che davano loro un enorme amore; ma Hermione non riusciva a non pensare che alla sua bambina mancasse il suo papà, che avesse bisogno di Ron nella sua vita. Una lacrima sfuggì alla giovane donna, che se l'asciugò con un gesto secco della mano. Si riscosse costringendosi a tornare alla brusca realtà, si guardò intorno alla ricerca di Rose, ma la bambina sembrava scomparsa. Il cuore di Hermione perse un battito, mentre il terrore le montava alla gola. Iniziò a cercare freneticamente vicino alla scuola dove bambini e genitori iniziavano ad affollarsi.
-Rose!- chiamò sperando che sua figlia le desse segni della sua presenza, ma niente.
Sempre più agitata rifece il percorso all'indietro ritornando all'entrata del parco che c'era di fronte alla scuola; non era molto grande ma era attrezzato a posta per farci giocare i bambini. Attraversò mezzo parco prima di trovarla. Rose se ne stava vicino ad un bambino poco più alto di lei e con capelli talmente chiari da ricordarle la neve.
-Rose!- chiamò ancora, sentendo quel ghiaccio che le era premuto sul cuore sciogliersi lentamente; dio che spavento che si era presa!.
La bimba si girò poi corse tra le braccia di Hermione che subito la strinse a sé, la scostò dopo quelle che gli sembrarono pochi minuti e la guardò dritta negli occhi color miele come i suoi.
-Non farlo mai più chiaro? Devi sempre dirmi dove vai- l'ammonì severa. Rose la guardò con i suoi due occhioni da cucciola -Scusa mamma, ma ho conosciuto un nuovo amico- le disse indicando verso il bambino che stava a poco meno di un metro da loro; solo che adesso era accompagnato.
Hermione volse lo sguardo dove le indicava sua figlia, rimettendosi dritta e rimase immobile a fissare come un'idiota l'uomo alto che pareva una copia più grande del piccolo che teneva per mano.
Rose mosse qualche passo verso il bambino, che sorridendo, si fece prendere per mano. -Lui è Scorpius il mio nuovo amico- lo presentò Rose ed Hermione riuscì solo ad accennare un assenso.
Anche l'uomo adesso si era avvicinato, era cresciuto ma i tratti erano inconfondibili, nonostante avesse la struttura mascolina di un uomo formato, Draco Malfoy non aveva comunque perso quella sua fanciullezza sul viso che ancora ospitava un'espressione furba.
Sorrise gentilmente ad Hermione, in un primo momento parve non riconoscerla, ma fu solo un attimo che passò velocemente, o forse era stata Hermione stessa a sperare che non la riconoscesse.
-La stavo tenendo d'occhio. Non le sarebbe successo nulla di male- esordì Draco allargando il sorriso che gli illuminò tutto il viso. Era la prima volta che Hermione lo vedeva aprirsi in una sincera manifestazione di gentilezza nei suoi confronti. Non si incontravano da quando era finita la scuola e lei era stata ben disposta a non volerlo più rivedere; ma ora che era lì davanti a lei in tutta la sua splendida figura, si rese conto che, forse, anche Draco Malfoy era maturato in tutti quegli anni.
-Grazie- riuscì a dire senza che le tremasse la voce -Rose è una peste quando vuole- aggiunse cercando di mantenersi tranquilla. Le sembrava talmente surreale quella situazione che stava facendo un enorme sforzo per non scoppiare a ridere o a piangere.
Draco piegò leggermente la testa di lato e spostò gli occhi da Hermione ai due bambini che si tenevano ancora per mano e guardavano l'acqua, della fontana che era alla sua destra.
-Già ne so qualcosa- rispose per poi riportare lo sguardo su Hermione.
La Ex-Grifondoro deglutì a vuoto quando quelle due iridi di ghiaccio rincontrarono i suoi occhi, aveva sempre avuto quel calore infondo alle pupille?. No! Si stava distraendo. Hermione scosse lievemente la testa costringendosi bruscamente a tornare alla realtà.
-Scorpius è tuo figlio?- chiese e dopo lo sguardo che le rivolse Draco si diede della stupida per aver fatto una domanda così idiota. Si morse il labbro inferiore e cercò di rimediare - è la tua fotocopia-.
Draco rise, di una risata genuina e rude, una di quelle che ti entra sotto pelle per la loro disarmante spontaneità. -Si in effetti mi assomiglia un po'- le disse confermando le ipotesi di Hermione.
In quel preciso momento la campanella della scuola suonò. Hermione sorrise a Draco - Forse è il caso di portare i piccoli a scuola-
-Credo che tu abbia ragione- concordò lui accennando ancora un sorriso.
Si incamminarono quindi fuori dal parco e nel giro di pochi secondi erano già di fronte alla materna, dove gli ultimi genitori si affrettavano a salutare i loro pargoli.
Hermione si inginocchiò di fianco alla figlia -Mi raccomando fai la brava d'accordo? E ricorda che se hai bisogno di sentire il tuo papà, metti una manina sul tuo cuore, lui sarà sempre lì- le disse con le lacrime agli occhi. Rose sfonderò un sorriso che ad Hermione ricordò dolorosamente Ron.
-Si mamma! Ti voglio bene- le disse la bambina, prima di correre dentro mano nella mano con Scorpius.
Hermione ricacciò indietro le lacrime che, prepotenti, volevano scenderle sulle guance. Si girò ed incontrò le chiare iridi di Draco che, per un momento, le fecero dimenticare il dolore.
Lui non disse nulla e per Hermione fu una novità, il Draco che ricordava lei era un ragazzo che coglieva sempre il momento più opportuno per ferirla; invece ora la guardava soltanto, senza nessun accenno di ilarità sul volto.
-Tutto bene?- le chiese tranquillamente.
-S...si tranquillo-
Draco continuava a guardarla intensamente, senza mai staccare gli occhi dai suoi, era diventato quasi ipnotico il suo sguardo; tanto che non si accorsero di quanto tempo fosse passato, prima che lui lo distogliesse ripuntandolo sulla scuola.
-Vedrai che se la caveranno- disse per poi voltarsi di nuovo verso Hermione che non aveva proferito parola; di nuovo quelle iridi ghiacciate le incatenarono gli occhi.
Hermione aveva sempre pensato che fissare in silenzio qualcuno fosse una cosa estremamente imbarazzante oltre che inutile; ma in quel momento si ricredette, le iridi limpide di Draco Malfoy le stavano raccontando una storia che nessuno aveva mai sentito.
-Si- sussurrò -se la caveranno.
***
Il giorno dopo Hermione era di nuovo davanti a quella scuola seduta su una panchina, si guardava intorno come in cerca di qualcosa, poi riportò lo sguardo sulla sua piccolina. Stava giocando allegra in quei minuti prima del suono della campanella, erano nel parco di fronte alla scuola, lo stesso dove il giorno prima avevano incontrato Malfoy. Hermione si ritrovò, suo malgrado, a ripensare all'assurda conversazione che aveva avuto il giorno prima con Draco, alla tranquillità e gentilezza che lui le aveva dimostrato, a quanto fosse cambiato in tutti quegli anni.
-Un soldo per i tuoi pensieri- una voce la riportò sul pianeta Terra; Hermione si riscosse e voltò il viso incrociando i limpido occhi di Draco Malfoy. Sorrise spontaneamente -Ciao- lo salutò.
-Ciao- le rispose ricambiando il sorriso.
-ROSE!- chiamò Scorpius Malfoy, subito i due adulti portarono l'attenzione ai loro bambini, Rose si era appena voltata ed era corsa incontro a Scorpius abbracciandolo come un Koala abbraccia il suo Eucalipto.
-Hanno legato molto in fretta- esordì l'Ex-Grifondoro.
Draco annuì tornando a guardare Hermione, la ragazza aveva ancora gli occhi puntati sui bambini, quindi lui si ritrovò a fissarne il profilo delicato, era cresciuta e cambiata; i tratti da donna erano ben visibili e sotto poteva ancora sentire il suo coraggio ardere come una fiamma costante.
-Ho qualcosa che non va?- le chiese lei preoccupata. Draco sbatté un attimo le ciglia per poi ricomporsi -No, stavo solo pensando a quanto fossi cambiata da quando andavamo a scuola- le sorrise titubante, sapeva che era un argomento abbastanza delicato, ma cosa poteva dirle visto che lei lo aveva colto in flagrante mentre la fissava?.
Lei parve adombrarsi un attimo, per poi tornare serena. -Sono cresciuta, ma sono sempre la stessa- rispose in un sussurro.
-Nessuno rimane sempre uguale- ribatté lui. Hermione lo guardò, Draco era seduto di fianco a lei ad una distanza più che consona, né troppo vicino da invadere il suo spazio vitale, né troppo lontano in modo da non frapporre un netto distacco tra loro. All'improvviso Hermione sentiva il desiderio di averlo più vicino, di sentire se quella pelle diafana era davvero fredda come sembrava o se invece nascondesse un incendio sotto pelle.
-Forse hai ragione. E tu? Tu sei cambiato?- chiese mentre lui continuava a guardarla con quello sguardo limpido come il cielo. L'Ex-Serpeverde non ebbe modo di rispondere subito, perché la campanella della scuola iniziò a vibrare per avvisarli dell'inizio delle lezioni.
Draco sospirò, per poi alzarsi e porgerle una mano. Hermione esitò un solo istante, poi avvinta dalla curiosità afferrò la mano di lui. Era davvero bollente, un incendio a stento domato.
Lui la tirò leggermente per farla alzare, e quando lei si ritrovò in piedi, si accorse che la distanza tra loro era diventata leggermente più intima. Il viso di lui era più vicino e lei poté scorgere le sue iridi screziate che da lontano si poteva pensare fossero solo di un semplice grigio, ma che in realtà erano un mix di colori freddi molto più intensi.
Si tenevano ancora per mano e ad Hermione corse un leggero brivido giù per la schiena, che prontamente attribuì al leggero venticello freddo che c'era quella mattina.
Lui la guardava ancora, con la stessa sorprendente intensità.
- Vorrei potertelo dimostrare- Fu lui a spezzare il silenzio per primo, e lo fece con voce calda e piena di promesse.
***
Per la successiva settimana Hermione si ritrovò a portare la sua bambina alla materna, incontrarsi con Draco e Scorpius e poi quando i bambini entravano a scuola lei si scusava per tornare a casa, sempre restia a rimanere sola.
Parlare con Draco era piacevole, sapeva essere comprensivo e divertente e si era rivelato un ascoltatore più abile di quanto si aspettasse. Aveva paura che prima o poi quella bolla di pace che avevano creato sarebbe scoppiata riportando a galla vecchi rancori e ferite non ancora guarire; ma fino adesso non era ancora successo e lei aveva deciso di godersi quei piccoli momenti di tranquillità con la persona più improbabile che le potesse venire in mente.
Lui sembrava un'altro, Hermione si chiedeva spesso se fosse cambiato durante quegli anni o se fosse sempre stato così, sotto quella corazza che indossava a scuola.
Draco si era rivelato anche un padre attento e premuroso non solo con Scorpius. Hermione ripensò a quando, due giorni prima, Rose si era sbucciata un ginocchio. La piccola era scivolata sulla ghiaia del vialetto del parco e il primo a raggiungerla fu proprio Draco. Le aveva asciugato le lacrime e poi l'aveva presa in braccio sussurrandole all'orecchio parole, ad Hermione sconosciute, ma che avevano saputo calmare subito la sua bambina e l'avevano fatta smettere di piangere.
Le aveva poi baciato la ferita, curandogliela e Rose gli aveva sorriso abbracciandolo e dandogli un bacio sulla guancia, per poi tornare a giocare. Hermione aveva assistito alla scena affascinata dalla delicatezza di Draco e dalla cura che aveva messo nel tranquillizzare Rose; le si era stretto il cuore al pensiero che la sua piccolina non potesse avere sempre quelle attenzioni.
Scosse la testa, riprendendosi mentalmente, doveva smettere di vagare con il pensiero. Quel giorno aveva un appuntamento con Draco e Scorpius. Le due pesti avevano talmente insistito per andare a giocare al Malfoy Manor che Hermione e Draco avevano dovuto cedere per evitare di incorrere in una nuova guerra magica. La Ex-Grifondoro era nervosa, il Malfoy Manor non era stato teatro di bei ricordi, poteva ancora sentire i Cruciatus sulla sua pelle, ma era passato tanto tempo e ora si impose di rimanere tranquilla, non c'era più nulla che potesse farle del male.
Fece un respiro tremante, mentre teneva saldamente per mano Rose che era fuori di sé dall'eccitazione, poi suonò per farsi aprire il maestoso cancello che delimitava la proprietà dei Malfoy.
Questo si spalancò all'istante, un elfo domestico gli era subito apparso davanti, ed Hermione storse il naso contrariata, ma non riuscì a proferire parola poiché Rose aveva iniziato a correre come una matta verso il portone principale. Hermione fece un cenno di scuse all'elfo per poi mettersi ad inseguire la piccola a passo spedito.
-Rose! Aspettami!- le urlò dietro, ma la bambina non l'ascoltava nemmeno.
Davanti al portone principale c'erano ad attenderle due esemplari di Malfoy praticamente identici; sorridevano entrambi e gli occhi di Scorpius si illuminarono come fari quando intravide Rose corrergli incontro e saltargli addosso abbracciandolo. Hermione gli aveva ormai raggiunti ed era scoppiata a ridere guardando quei due piccoli diavoletti che si abbracciavano come se non si vedessero da una vita. Era talmente assorta dalle due pesti da non accorgersi dello sguardo luminoso di Draco su di sé, finché non si voltò per salutarlo.
-Ciao- sussurrò sorridendo.
-Ciao- le rispose lui ancora assorto. Poi parve riprendersi dal suo stato di trans e sorrise di rimando -prego signore entrate pure!- le invitò ingrossando la voce e facendo un gesto più che plateale per farle entrare.
Hermione e Rose risero insieme e Draco rimase incantato a guardarle finché non ebbero superato la soglia e non furono entrati nel grande atrio.
-Ho fatto preparare il the per noi, mentre i bambini giocano nella stanza di Scorpius- disse guardando Hermione che nel frattempo stava studiando attentamente l'atrio.
Era come se lo ricordava, solo che ora la casa sembrava più serena e viva, le ombre non erano così scure come nei suoi incubi, eppure quella era la stessa casa dove era stata torturata e dove, per poco, non aveva perso la vita.
Draco parve accorgersi del suo disagio, sussurrò qualcosa all'elfo domestico che aveva accolto Hermione e Rose e questi annuì inchinandosi e portando i bambini via lungo un corridoio, probabilmente verso le stanze dei giochi.
Una volta che furono soli, Draco si avvicinò di qualche passo a lei, non voleva turbarla toccandola, probabilmente non le avrebbe fatto piacere; si limitò quindi ad accostarsi alla sua schiena che ora era scossa da lievi singhiozzi.
-Stai bene?- sussurrò, per poi darsi dell'idiota da solo; ovviamente non stava bene.
Hermione si girò trovandosi un Draco Malfoy accigliato e preoccupato molto vicino.
-Si, io... perdonami- sussurrò, mentre una lacrima le scivolava silenziosa lungo la guancia. Non avrebbe mai pianto di fronte a lui se fossero stati ancora a scuola, ma ora Draco sembrava cambiato e lei aveva bisogno di esternare la sua inquietudine. Dopo quello che era successo l'unico con cui aveva parlato delle torture era stato Ron, ma anche lui per quanto l'avesse amata non aveva potuto immaginare quanto dolore avesse dovuto sopportare. Draco invece era presente, lui aveva visto tutto, aveva sentito, Hermione ne era certa, il dolore profondo che aveva provato non solo fisicamente, ma anche psicologicamente.
-Non chiedermi scusa- le rispose lui avvicinandosi ancora, Hermione poteva sentire il calore irradiato dal suo corpo avvolgerla tenendola al sicuro - Hermione... posso...?- le chiese titubante.
La Ex-Grifondoro annuì, provando uno strano calore al suono del suo nome. Draco alzò lentamente una mano e, con una lentezza snervante, le asciugò con tocco lieve la lacrima che le era scivolata sulla guancia. Hermione trattenne il respiro sentendo la punta delle dita di lui calde contro la pelle morbida.
Draco la stava guardando negli occhi, intrappolandola in quella tempesta di colori che l'affascinavano fin nel profondo dell'anima.
Lui stava continuando ad accarezzarle la guancia con il pollice, diffondendole un piacevole calore in tutto il corpo e si avvicinò di un altro passo.
Un lieve tossicchiare li distrasse e si allontanarono subito l'uno dall'altra. Le guance di Hermione si fecero subito rosse, mentre Draco rivolgeva la sua attenzione all'elfo domestico appena apparso.
-Krug non voleva disturbare signore. Krug voleva solo avvisare che il The è pronto- disse l'elfo titubante.
-Tranquillo Krug non hai disturbato, grazie puoi andare- gli rispose Draco accennando un sorriso e congedandolo. L'elfo fece un profondo inchino e poi si smaterializzò.
Draco condusse Hermione oltre una soglia e attraversarono una stanza impersonale che fungeva da accoglienza degli ospiti, poi entrarono da un altro portone ritrovandosi davanti ad un ambiente decisamente più piccolo e confortevole.
-Hai ancora gli elfi domestici- affermò lei con un piccolo tono di accusa.
Draco sorrise sornione -Si, ma adesso li pago uno stipendio mensile-.
Hermione abbassò gli occhi sorridendo leggermente, mentre entravano nella piccola stanza che sembrava fungere da studio.
Sul basso tavolino di legno pregiato, stava un set di argento da the. Due tazze, la teiera, la zuccheriera e un piattino con alcuni dolcetti dall'aspetto davvero invitante.
La saletta era semplice se messa a confronto con il resto della casa; un camino diffondeva un piacevole calore e di fronte c'erano due poltrone con in mezzo il tavolino da the. In fondo alla stanza un'enorme libreria era ricoperta da volumi di ogni tipo e le mani di Hermione fremettero al solo pensiero di sfogliarli, di fronte un tavolo in mogano scuro con sei sedie intorno era posizionato in modo da stare né troppo distante né troppo lontano dalla libreria.
-Mi permetti...?- le chiese Draco improvvisamente alle sue spalle. Hermione sussultò leggermente quando sentì il suo fiato caldo accarezzarle la nuca; lo guardò di traverso e lui fece un cenno al cappotto che lei non si era ancora tolta.
-Oh... si certo- rispose permettendogli di afferrare i lembi superiori dell'indumento, lui glielo tolse sfiorandole lascivo le spalle, soffermandosi un secondo in più del necessario, per poi appendere il cappotto su un attaccapanni e palesarsi di nuovo di fronte a lei.
-Vogliamo accomodarci?- le chiese sorridendo.
Trascorsero un piacevole pomeriggio in cui Hermione scoprì che Draco aveva scelto la scuola, in cui sia Rose che Scorpius andavano, per dare un po' di respiro a suo figlio e permettergli di vivere un'infanzia serena. Draco le raccontò degli anni che susseguirono la fine della scuola, come faticosamente si era ricostruito una reputazione che ora cercava di mantenere il più immacolata possibile; le raccontò di come i sui genitori, principalmente sua madre, avessero deciso di trasferirsi in Francia, con un riluttante Lucius, in una delle proprietà dei Malfoy, lasciando così un po' di respiro anche a Draco.
Hermione rise alle battutine che le faceva lui, mentre raccontava di come Scorpius avesse imparato a camminare e come avesse subito preteso di farlo da solo.
Ogni volta lui evitava accuratamente temi come i loro anni passati ad Hogwarts o la Guerra Magica ed Hermione gliene fu grata.
-Mi piacerebbe porti una domanda, ma non vorrei sembrarti indiscreta- esordì poi Hermione titubante.
Draco alzò leggermente un sopracciglio per poi sorridere rassicurante -Se posso rispondere lo farò. Chiedimi ciò che vuoi-.
Hermione prese a mordicchiarsi il labbro inferiore, da quale pulpito le era venuto in mente di uscirsene così!?. Sperava di non turbarlo troppo, solo che si era posta lo stesso quesito più volte in quei giorni e moriva dalla voglia di sapere.
-Hermione, la domanda?- la voce di Draco la riscosse. Hermione fece un profondo respiro, mentre sentiva il suo cuore saltare leggero un battito al suono del suo nome detto dalla voce di lui.
Fece un altro respiro, poi racimolò il coraggio necessario per parlare -La... mamma di Scorpius, ecco...- si fermò abbassando gli occhi, incapace di proseguire oltre. Sentiva le guance andare a fuoco e si diede mille volte della stupida.
Draco rimase in silenzio così allungo che Hermione temette si fosse offeso
-Draco io... non...- cercò di scusarsi per l'invadenza tirandogli un'occhiata per poi riabbassare subito gli occhi sulle mani che teneva serrate in grembo.
-Astoria Grengrass la ricordi?- le chiese, la ragazza annuì -Guardami Hermione- le intimò e lei non poté fare altro che alzare titubante lo sguardo.
Gli occhi di lui si erano incupiti e lei si pentì per l'ennesima volta di avergli fatto quella domanda.
-È lei la madre di Scorpius- rispose con voce glaciale, si vedeva che per lui era ancora un argomento intoccabile, infatti non ne parlava mai. Hermione iniziava a sentirsi a disagio e per una frazione di secondo rivide davanti a sé lo stesso Draco Malfoy che le dava il tormento a scuola.
-Io... non volevo...- cercò di scusarsi.
-Si invece- la interruppe lui bruscamente.
La tensione era palpabile, aleggiava intorno a loro come una cortina invisibile ricoperta di spilli; Hermione l'avvertiva ma non poteva vederla.
-Draco davvero... io...- tentò ancora sentendo un groppo serrarle la gola.
Lui si alzò facendola sussultare - È per questo che hai cercato di avvicinarti a me?! Per confermare i sospetti di tutti??- le chiese adirato, nessun segno di gentilezza abbelliva i suoi lineamenti, che adesso erano tirati. Gli occhi argentei infuocati la scrutavano dall'alto, dentro Hermione ci vide rabbia, tantissima rabbia e delusione e forse, ancora, dolore.
Le tremò il labbro e se lo morse per cercare di tenerlo fermo -Non capisco di cosa stai parlando- bisbigliò poi con voce sorprendentemente ferma. Alzò lo sguardo in quello di lui e cercò con tutte le sue forze di mantenere il contatto visivo, ma gli occhi di lui erano un concentrato di pura furia.
-Ma fammi il piacere!- sbottò Draco con voce rabbiosa, per poi passarsi entrambe le mani tra i capelli, quasi fosse esasperato -L'amichetta di Harry "Sonoilsalvatoredelmondomagico" Potter, non capisce a cosa mi riferisco. Scommetto che non fate che parlarne e magari pensate anche che me lo merito pure o addirittura che è colpa mia!- continuò furioso.
Hermione spalancò gli occhi sorpresa da quella sfuriata; si alzò dalla poltrona così da rimanere di fronte a Draco Malfoy che sembrava scosso da una rabbia incontrollata, ma nei suoi occhi lei vi leggeva un dolore indescrivibile.
-Draco... ti prego...- ritentò, voleva scusarsi per avergli riaperto delle ferite non ancora rimarginate, voleva scusarsi per averlo fatto scattare così anche se non capiva come.
Lui le riportò addosso quegli occhi argentei che ora sembravano vuoti come il fondo di un pozzo -Vattene Mezzosangue, sei come tutti gli altri- disse solo, per poi voltarle le spalle e andare via.
Hermione rimase immobile, quasi come se si fosse potuta sgretolare se avesse mosso un solo passo. Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre sentiva il suo cuore frantumarsi in mille pezzi e la cicatrice sul braccio pizzicare.
Mezzosangue.
La sua condanna.
CONTINUA...
ATTENZIONE QUESTO È IL PREQUEL DI UNA STORIA CHE USCIRA ENTRO LA FINE DEL MESE. SO CHE DEVO FINIRE "LA GUERRA DEI MONDI" MA PER ORA NON CI RIESCO; NON L'ABBANDONO, SARÀ SOLO MESSO IN PAUSA.
LA STORIA CHE USCIRÀ LA PROSSIMA SETTIMANA SI CHIAMA LUMUS.
Questo è tutto miei Nargilli buona lettura!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro