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12.1

Il sapore ferroso del sangue mi lambisce le labbra. Me le lecco frustrato cercando di levare le prove del mio labbro spaccato. Mi hanno pestato, ma non è una novità. Da dopo la guerra almeno.
Ho perso il rispetto e il timore che incutevo alle persone, molti si sentono in diritto di potermi fare del male e la scusa è sempre la stessa.
Sono stato un mangiamorte. Questa è la mia punizione e nonostante Hermione Granger, eroina per eccellenza del mondo magico e rispettabile grifondoro, mi abbia difeso davanti all'intera sala grande le persecuzioni non si sono fermate. Sono diminuite ma avvengono lontano da occhi indiscreti. Vorrei mollare, non lo nego.
Nel buio della mia stanza ho quasi sperato di poter sparire per magia e andare in un posto dove nessuno potesse sapere chi fossi o cosa avessi fatto. Ma poi penso a lei. Alle sue parole e a come se ne sia infischiata dell'intera scuola e mi abbia teso una mano.
La prima dopo molto tempo.
L'unica che ha voluto credere che in me non ci fosse solo un serpeverde irrecuperabile e devoto a Voldemort.
Cammino nel corridoio imprecando contro grifondoro e i suoi dannati membri che si credono 'sto cazzo'. Il sangue scende in rivoli lenti ora e mi passo il dorso sulla ferita stringendo gli occhi per la fitta di dolore che mi attraversa il labbro.
Mi hanno accerchiato nei bagni. Grifondoro per lo più con qualche corvonero, in tutto saranno stati in sei. Hanno iniziato spingendomi, poi buttandomi a terra, infine sono arrivati i calci e poi i pugni. Ho combattuto comunque. Ho provato a difendermi, ma ho potuto fare poco, da solo contro quattro persone.
Abbasso la testa cercando di nascondere il mio viso ai pochi studenti che incrocio sul mio cammino, ma sento i bisbigli. Sento i pettegolezzi che lasciano le loro lingue velenose. La curiosità che mostrano per il mio comportamento schivo.
Cercano una storia, un errore a cui aggrapparsi per darmi contro. Un espediente per darmi di nuovo la colpa. Sono il capro espiatorio di qualsiasi male.
Così non mi sorprendo troppo quando le loro occhiate truci si posano su di me. Secondo la loro visione mi merito qualsiasi cosa mi sia successa e probabilmente entro domani sarà stato Draco Malfoy ad aggredire uno di quei quattro ragazzi che mi hanno pestato ridendo di me.
Svolto l'angolo diretto ai sotterranei, prima raggiungo la mia camera, prima potrò chiudere fuori il mondo esterno carico di pregiudizi. Prima riuscirò a respirare.
Soprappensiero sbatto contro qualcuno che viene nel senso opposto al mio. Non riesco a reprimere un verso di dolore per la botta che mi colpisce le costole contuse e doloranti. Sbatto velocemente le palpebre per ricacciare indietro le lacrime di dolore che mi stanno per scendere sulle guance. Prendo un profondo respiro sperando che lo sterno smetta di pulsarmi maledettamente.
-Scusa- sbiascico piano a chiunque sia andato addosso.
Non voglio alzare gli occhi, non voglio che vedano la mia faccia e quello che mi è successo.
-Malfoy tutto bene?-.
La voce la riconosco, ed è decisamente l'ultima che avrei voluto sentire.
-Sto bene- rispondo burbero cercando di superare Hermione accompagnata da Harry, visto che è proprio lui a rivolgermi la parola.
-Aspetta-. Il bambino che è sopravvissuto posa la mano sul mio braccio serrando la presa per impedirmi di andarmene.
Sospiro sconfortato. Vorrei dirgli di lasciarmi, vorrei che non mi vedessero conciato così, vorrei non essere così debole.
-Sicuro che vada tutto bene?-.
Strattono il braccio alzando mio malgrado il viso su di lui. Lo fulmino con lo sguardo perché non me la bevo la sua compassione. Sento un sospiro di sorpresa e vedo Hermione premersi la mano davanti alla bocca. Gli occhi che si velano di quella che mi sembra preoccupazione, il che è molto improbabile.
-Che ti hanno fatto?- chiede. Adesso la mano le è ricaduta contro il fianco. Gli occhi sono accesi da una scintilla che le ho visto durante la guerra, ma sono certo non sia per me. Non può essere per me.
-Nulla di irreparabile- rispondo freddo. Non voglio restare in questo corridoio dove tutti possono vedere. Voglio andarmene. Voglio rintanarmi nel mio buco da piccolo verme vigliacco quale sono.
-Chi ti ha conciato così?- la domanda arriva dal grande Harry Potter. Gli occhi verdi sembrano studiare i punti in cui so di avere le ferite aperte. Lo zigomo contuso, il labbro spaccato, l'occhio nero.
Riesco a liberare il braccio dalla sua presa e faccio un passo indietro.
Sento le chiacchiere, le voci degli studenti che passano nei corridoi, gli indici puntati su di me accusatori.
Sono io il cattivo della storia.
Hermione mi fissa come se avesse visto qualcosa di orribile e per una frazione di secondo immagino che stia pensando a cosa ho fatto. Come mi sono ridotto in questo modo? A chi ho fatto del male?.
Solo l'eventualità mi fa sprofondare il poco cuore che mi è rimasto.
Resterò comunque il mostro. L'assassino. Un mangiamorte.
-Nessuno- biascico nel patetico tentativo di non ricevere ulteriori attenzioni. Voglio solo andarmene.
Potrei sparire e nessuno se ne accorgerebbe.
-Io un'idea ce l'ho- commenta Harry incrociando le braccia e non sembra contento, ma il motivo non saprei proprio dirlo -Se volete scusarmi, vado a fare visita ad un paio di studenti-.
Sparisce lungo il corridoio a passo di carica marciando come il condottiero che è, mentre Hermione rimane con me. Allunga una mano piano come se avesse paura di spaventarmi.
E forse è così, perché arretro appena involontariamente come un animale selvatico. Forse ne ho l'aspetto. I miei occhi sono freddi come ghiaccio, ma infondo sono terrorizzati. Sono solo in questa scuola e solo nella mia vita. Nessuno tiene a me; esistiamo davvero se nessuno ci ama?.
-Vieni con me- sussurra lei voltandosi.
E io la seguo come un cucciolo sperduto, perché non ho altro a cui aggrapparmi, non ho altre speranze e forse anche questa è un'illusione. Forse la morte non sarebbe stata poi un'opzione così orribile in confronto a tutto questo.
Non si volta nemmeno una volta a controllare se la sto seguendo. I ricci le ondeggiano leggeri sulla schiena sfiorandole le spalle e sono talmente tanti che non so proprio come faccia a domarli tutti.
Le forme aggraziate sono nascoste dalla divisa della scuola, ma la sua sicurezza traspare in ogni movenza.
È bellissima e letale.
Svoltiamo l'angolo del corridoio solo per finire nel bagno di Mirtilla Malcontenta. È delle ragazze, ma è anche abbandonato perché nessuno vuole sentirla mentre si lamenta tutto il giorno.
Grugnisco restio, non è che me la senta molto di vedere un fantasma morto da cinquant'anni che critica le ferite che ho in faccia.
-Forse è meglio se torno al mio dormitorio- suggerisco, ma la realtà è che non voglio che veda la condizione disperata in cui sono. Il male che sento stritolarmi lentamente il cuore, spina dopo spina.
Continuo e straziante come l'esistenza di chi ha fatto un errore e ne dovrà sempre portare il peso.
Io dovrò sempre pagare il prezzo del marchio che ancora mi sfigura il braccio.
Non lo scopro mai, me ne vergogno e non posso essere biasimato lo so. So che perdonarmi, che capirmi non è possibile.
Non mi illudo che Hermione Granger, la paladina della giustizia, eroina della guerra magica, possa anche solo averci pensato. Mi ha teso una mano perché il suo essere se stessa glielo impone, ma non c'è altro che possa avere a che fare con me.
Sono solo.
-Penso che ora entrerai nel bagno senza farti pregare- ribatte lei senza scomporsi di un millimetro. Senza nemmeno degnarmi di un'occhiata.
Vorrei controbattere, rispondere con le parole mordaci che mi stanno scottando le labbra, ma mi trattengo. Non posso permettermelo.
Chino la testa con la rabbia che striscia sottopelle. Ancora una volta prendo ordini, ancora una volta non ho scelta. Hermione è l'unica cosa che impedisce agli altri studenti di peggiorare ulteriormente la mia già precaria situazione.
La sua mano tesa è stata un monito per tutti e questo mi pone in debito con lei.
La seguo in silenzio fino a che non entriamo, lei si dirige ai lavandini armeggia con delle boccette, apre l'acqua e inumidisce una pezza. Ha un cipiglio serio che gli fa incurvare le sopracciglia, il profilo autoritario le mani decise nei movimenti.
Sa quello che fa ed è precisa nel farlo.
Io mi appoggio alla parete vicino al ciglio della porta, vicino ad una via di fuga ma non so perché dovrei scappare.
Sono in debito con lei e un Malfoy non si può sottrarre ai suoi debiti.
Il taglio al labbro brucia maledettamente e quando mi ci passo la lingua sopra sibilo per la fitta di dolore. Stringo le braccia incrociate intorno al corpo e sento le costole urlare dal male. Chiudo gli occhi prendendo un profondo respiro. Cerco di immaginare di stare bene, forse l'illusione può aiutarmi a riprendere il controllo almeno su di me.
Li riapro ed Hermione mi è di fronte.
L'improvvisa vicinanza mi lascia sorpreso e non reagisco quando sento la pezza umida che si posa sul mio labbro; la sua mano che la preme e le dita che sfiorano la mia guancia.
La guardo sbalordito e i suoi occhi sono seri, determinati e caldi come il sole.
-Volevo solo curarti senza che tu facessi tante storie-.
Rompe il silenzio piano, con parole appena sussurrate e io non capisco cosa sento.
-Non eri tenuta a farlo- rispondo perché è vero. Niente la costringeva a farlo, aveva già sufficiente potere su di me.
-Io voglio farlo Draco-.
Si avvicina, sposta la pezza sul sopracciglio dove un altro taglio è aperto.
Rabbrividisco per il freddo che placa il dolore, ma sento la tensione e la diffidenza aggrapparsi con artigli maligni alla mia pelle.
-Ho già un debito da saldare, non ne voglio un altro- ribatto acido, terrorizzato. Perché lei mi ha chiamato per nome. Non sono Malfoy, Il mangimorte, il traditore.
Ma solo Draco. Solo il mio nome che detto da qualcun altro assume quasi valore, ho quasi un'identità, sono quasi umano.
-Non hai nessun debito nei miei confronti- la voce si alza, è leggermente adirata e la mano preme con più forza la pezza sul mio viso.
-Mesi fa in Sala Grande mi hai aiutato. E mi stai aiutando anche ora. Perché?- domando confuso, perché non so cosa voglia da me questa ragazza che potrebbe avere qualsiasi persona ai suoi piedi.
Lei rimane in silenzio, continua a tamponare le mie ferite che smettono di bruciare e sento la pelle che lentamente inizia a rimarginarsi. Si avvicina ancora per controllare il taglio al labbro che è quello messo peggio. Sento il suo respiro solleticarmi la pelle, il suo profumo di vaniglia invadermi le narici.
Espiro piano riempiendomi i polmoni, ma l'ampliamento della cassa toracica mi fa sfuggire un sibilo di dolore per le costole che mi fanno male.
Dannati bastardi.
Lei se ne accorge e mi fissa negli occhi, mi uccide, mi brucia.
-Ti fa molto male?- domanda sfiorandomi le costole con le dita e avverto il suo tocco. Supera il tessuto della divisa e lo sento come se accarezzasse la mia pelle, come se le stesse passando direttamente sulle ossa doloranti.
-Abbastanza- mormoro, incantato, perso o solo stordito da qualsiasi cosa stia provando in questo preciso istante. Sembra bello e al di fuori della mia portata.
Le dita della sua mano si abbassano fino al bordo del maglione e della camicia sottostante. Non so cosa voglia fare, cosa stia succedendo, le mie capacità celebrali sono in sciopero al momento. Così rimango fermo come un fantoccio mentre si introduce sotto i miei vestiti risale piano la cassa toracica con i polpastrelli in una carezza impercettibile e il mio respiro è rarefatto. Non ci capisco nulla, ma non ho intenzione di spezzare qualsiasi cosa mi stia succedendo e che mi sta facendo sentire vivo dopo mesi di niente.
Il silenzio è avvolgente e qualcosa ci tiene legati a quell'attimo insieme. Hermione mi fissa negli occhi, non li abbassa e non c'è traccia di vergogna in quello che fa. Mi tocca come se non sapesse chi sono.
Stende la mano scaldandomi la pelle, mormora qualcosa a bassa voce che io non sento e la pressione alle costole svanisce, il dolore si attenua. Posso respirare senza problemi.
-Meglio?- domanda sorridendo appena e io non posso fare a meno di sollevare un angolo della bocca in direzione di questa straordinaria mezzosangue che è mille volte migliore di qualsiasi purosangue abbia mai conosciuto. È mille volte migliore di me.
-Come hai fatto?- chiedo sorpreso.
-Alcuni incantesimi riesco a farli senza bacchetta. Questo era semplice- spiega, mentre la sua mano rimane ancora lì, ancora appoggiata piano sulla mia pelle.
-Sei sorprendente Hermione Granger- mormoro affascinato, perché in tutti questi anni non me ne sono mai accorto o forse i bisbigli di mio padre hanno plasmato la mia opinione per troppo tempo.
Lei sgrana leggermente gli occhi, poi il sorriso le si allarga e mi scalda il petto e forse quel pezzo di ghiaccio che ho al posto del cuore.
-Anche tu non sei male Draco Malfoy- lo dice piano come se fosse un segreto solo nostro e a me sta bene, perché lei è l'unica che mi sta trattando come un essere umano.
La fisso in quegli occhi limpidi, coraggiosi e selvaggi. Riesco quasi ad afferrare ogni suo pensiero dentro le sfumature dorate dell'iride. Divento consapevole delle sue guance che si stanno arrossando e delle sue dita che si aprono a ventaglio sul mio ventre.
Sento ogni respiro che lascia le mie labbra, avverto un insistente battere frenetico nella mia cassa toracica e non me ne accorgo nemmeno che mi sono mosso fino a che le mie dita non sfiorano le sue guance.
È bollente e rilascia un lieve sospiro. Annego dentro quegli occhi intensi, dentro quel mare di confusione. Hermione non abbassa lo sguardo, non toglie la mano dal mio ventre, non si ritrae da me. Hermione mi vede; mi vede davvero.
Non rispondo delle mie azioni, non so cosa mi succede. Ma so cosa voglio.
Faccio scivolare i polpastrelli lentamente a contornarle la mascella, le alzo leggermente il mento, con il pollice le sfiorò il labbro inferiore.
Mi sento pazzo. Fuori di senno, perché è tutto surreale e lei non mi rifiuta. Quasi si appoggia al mio tocco freddo come la neve.
-Baciami-.
È poco più di un sussurro e ancora una volta lei mi sorprende, mi prende in contropiede. Non ci sono accenni di ripensamento in quegli occhi, mi guarda come se non volesse altro che me. Lo avverto e non ha paura Hermione. Non le interessa quello che dicono tutti gli altri studenti. Non le importa delle scelte sbagliate che ho fatto. Non le importa che davanti a lei ci sia Draco Malfoy, colui che l'ha sempre disprezzata.
Hermione dimostra ancora una volta di essere migliore, di essere all'altezza, di essere addirittura oltre.
E io non posso resisterle, perché farlo sarebbe da stupidi. Ho già fatto troppe scelte sbagliate nella mia vita.
Sfioro le sue labbra in un tocco leggero, se volesse scappare potrebbe farlo prima di cadere. Prima di condannarsi. Ma lei non lo fa. Sposta la mano sul mio fianco, l'altra che si apre a ventaglio sulla nuca fra l'attaccatura dei miei capelli biondi e preme con forza le nostre labbra insieme.
Risucchio un respiro brusco, poi l'avvolgo stringendola a me. Mi brucia Hermione. Mi sta facendo divampare come un incendio sciogliendo il ghiaccio che mi ha ibernato. Mi sta facendo vivere.
La sua lingua si insinua coraggiosa, prepotente e mi fa andare fuori di testa mentre si preme contro di me.
Senza remore. Senza paura.
Una combattente che sa quello che rischia, sa affrontare le conseguenze di tutto questo.
Esploro la sua bocca volendo sempre di più, la voglio vicino, la voglio sotto pelle.
Mi stai salvando Hermione.
Le sue unghie mi accarezzano leggere i capelli e mi spediscono brividi incontenibili lungo la schiena. Me ne frego del pestaggio e delle ferite. La sollevo da terra e la adagio di fianco al lavandino. Apre le gambe, mi accoglie, mi invita.
Più vicina Hermione. Ti voglio più vicina.
Arpiono il braccio intorno alla sua vita e la premo contro di me. Un sussulto lascia le sue labbra gonfie, si stacca solo un secondo. La sua mano sulla guancia, l'altra ancora salda dietro la nuca. Mi guarda profondamente. Mi studia. Mi scuote.
Cosa mi stai facendo Hermione?.
Mi avvicina ad un soffio dalle sue labbra. Gli occhi ancora fissi nei miei, tanto che temo abbia potuto vedere ogni piega della mia anima danneggiata.
-Non sei più solo-.
È solo un sussurro. Ma è forte come se lo avesse urlato. Allargo gli occhi stupito, il cuore che martella furiosamente nel petto. Un calore che non ha nulla a che fare con la passione prende possesso di ogni mio nervo e la guardo. Muto. Perché non so cosa dire.
Pensavo di non valere più nulla. Pensavo che nessuno potesse sopportare la mia presenza. Pensavo che preferissero vedermi morto piuttosto che darmi un'altra possibilità.
Sono arrivato qui come un involucro senza alcun valore, ma lei mi sta salvando.
Lei vuole starmi affianco.
Mi sorride accarezzandomi piano la guancia e quando si avvicina il bacio è lento, dolce e rimette insieme i pezzi rotti del mio cuore.
Non sono più solo.



***
Ed ecco FINALMENTE il capitolo che mi era stato chiesto. Chiedo venia per l'attesa. So che metto a dura prova la vostra pazienza. Spero di aver rimediato con questo capitolerò.

Bisoux

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