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#1

Hermione Jean Granger era da sempre stata una ragazza con i piedi per terra, una persona razionale. Eccellente in tutte le materie o quasi... ma comunque sempre in grado di cavarsela da sola. Non poteva credere perciò a quello che stava facendo. Continuava a domandarsi perché avesse accettato, perché si era lasciata convincere. Ma lei lo sapeva bene, non poteva dire di no alla sua Professoressa preferita; e la McGranitt non le aveva lasciato molta scelta, quando lei era andata a chiederle aiuto per migliorare in pozioni.
Quindi ora era lì, camminava veloce per il corridoio del settimo piano, attenta che nessuno la vedesse o Merlino solo avrebbe saputo come avrebbero reagito i suoi amici. Harry e Ron non ne sapevano niente ed Hermione, onde evitare la terza guerra magica, non aveva raccontato nulla.
I suoi passi echeggiavano per tutto il corridoio a ritmo del suo cuore nervoso. Non erano mai rimasti da soli prima d'ora e lui era un ragazzo spregevole, viziato nonché uno stronzo colossale; ma era anche il migliore in pozioni e lei voleva prendere il massimo dei voti in vista dei M.A.G.O.
Arrivata davanti alla stanza delle Necessità notò che la porta era già lì semiaperta, segno che qualcuno doveva già essere al suo interno.
Hermione sentiva i battiti del suo cuore rimbombarle nelle orecchie, era nervosa e avrebbe preferito mille volte andare da tutt'altra parte. Quasi si girò per tornarsene da dove era venuta, ma appena le balenò quel pensiero, lo scacciò subito via. Lei era una Grifondoro e aveva affrontato ben di peggio, non sarebbe mai scappata. Eppure nell'affrontare Draco Malfoy, che evidentemente la stava aspettando all'interno della stanza, le stava crescendo un senso di timore non indifferente.
Poggiando una mano sulla manopola del portone la tirò a sé ed entrò. La stanza sembrava un salone da ballo con interi scaffali di libri sulle pareti, ma c'era una pista circolare al centro. Un tavolo giaceva dimenticato all'angolo estremo, vicino alla libreria sul lato destro; qualche foglio era già sparpagliato sopra il piano di legno. Due finestre enormi illuminavano tutto l'ambiente da cui entrava la luce tenue del sole invernale; le sue luci giocavano sui cristalli di un enorme lampadario che scendeva maestoso dal soffitto, proiettando un gioco di colori sul pavimento. Hermione rimase sbalordita dalla bellezza di quella stanza e al centro girato di spalle, c'era Draco Malfoy, una mano infilata nella tasca sinistra dei pantaloni eleganti, la camicia che gli cadeva leggera sulle spalle, il corpo aguzzo che svettava verso l'alto quasi fosse un cristallo lui stesso, teneva sulla mano destra un libro e sembrava lo stesse studiando attentamente. Non sembrava essersi accorto della presenza di Hermione che ora passava dallo sconcerto della bellezza, all'inquietudine.
La stanza era terribilmente simile al salone del Malfoy Manor, senza rendersene nemmeno conto il braccio in cui era incisa la sua condanna prese a bruciarle. Represse un singhiozzo, ma fece abbastanza rumore perché Draco Malfoy la notasse; chiuse di scatto il libro e si girò verso di lei, il viso di pura pietra e gli occhi di ghiaccio non lasciavano intravedere alcuna emozione.
-Sei in ritardo- disse solo con voce atona, mentre si spostava verso il tavolo su cui aveva fatto apparire dei calderoni e vari ingredienti.
Hermione però non lo stava ascoltando, era schiava dei suoi ricordi, mentre davanti ai suoi occhi tornava il salone del Manor, lei riversa a terra, i cruciatus di Bellatrix che le attraversavano tutto il corpo spaccandole tendini ed ossa, le sue risate nel vederla agonizzante e le sue urla strazianti; poi lui... Draco Malfoy che rimaneva immobile come una statua e la guardava mentre veniva torturata.
Non si era mai avvicinata a lui così tanto dopo le torture del Manor; Malfoy era una fonte di dolore anche quando teneva la bocca chiusa.
Prese a tremare senza nemmeno accorgersene, mentre portava il braccio incriminato in grembo, cercando di mantenere intatto quel suo ultimo pezzo di cuore che minacciava di crollare lasciando solo un vuoto.
-Ti vuoi muovere?- la voce fredda di Draco le arrivò come un sibilo alle orecchie, ma lei non riusciva a fare un passo; proprio non poteva avvicinarsi a lui o i ricordi l'avrebbero fatta a pezzi. Lui alzò lo sguardo squadrandola, e parve aver deciso di averne abbastanza, perché sbuffò facendo sparire tutto il materiale dal tavolo.
Per un attimo Hermione pensò che se ne sarebbe andato lasciandola sola e quasi provò un moto di sollievo, sperando che davvero lui uscisse da quella porta; ma non fu così.
Draco Malfoy prese a camminare piano verso di lei fino a che non le si ritrovò di fronte. Il silenzio della stanza era come una spada puntata alla gola, carico di tensione e in un solo secondo avrebbe potuto ucciderla.
Lui la guardò negli occhi ed Hermione provò a mantenere lo sguardo in quei due specchi d'argento, ma fallì miseramente abbassando i suoi sul braccio in cui la cicatrice 'Mudblood' spiccava come fosse stata appena fatta.
Draco Malfoy parve cogliere al volo quel movimento, perché si avvicinò di un altro passo ed Hermione sentì il calore irradiato dal suo corpo sfiorarle la pelle.
Quando lui le appoggiò due dita leggere sotto il mento per alzarglielo, lei rimase immobile, pietrificata sul posto, incapace di muoversi per ritrarsi a quel tocco che, stranamente, non l'aveva disgustata o amareggiata; no il cuore le fece un balzo e le mancò un attimo il respiro. Era certa che lui lo avesse sentito, ma se anche così fosse stato, quando alzò gli occhi; Draco Malfoy aveva un'espressione seria e concentrata, nessuna aria di ilarità o cattiveria.
-Guardami Granger- le disse in un sussurro e lei come ipnotizzata lo guardò.
Draco tolse la mano da sotto il suo mento e la portò al braccio sinistro, si slacciò i bottoncini della manica della camicia e poi iniziò ad arrotolarsela. Lentamente scoprì il suo polso ed Hermione potè vedere le piccole vene azzurrine che gli correvano su per il braccio, la pelle pallida sembrava fredda come il ghiaccio; poi Draco continuò ad arrotolarsi la manica fino a che il primo pezzo del marchio nero non andò scoprendosi; Hermione trattenne il fiato, non lo aveva mai visto da così vicino.
-Non... non devi- sussurrò lei, incapace di usare una voce più salda.
Lui la guardò con espressione indecifrabile -Zitta Granger- le ordinò. Hermione fece per controbattere, ma poi si zittì. Le sembrava di essere in una realtà parallela, non le sembrava nemmeno di essere lei quella a poco meno di un metro da Draco Malfoy.
Lui si arrotolò tutta la manica finché il Marchio Nero non fu libero e ben visibile sull'avambraccio. Spiccava quasi fosse vivo e in rilievo, pareva minacciarla anche quando il suo creatore era ormai morto.
Draco la guardò negli occhi castani, poi piano, quasi temesse di essere allontanato da un momento all'altro, le prese il braccio in cui aveva la cicatrice. Hermione pensò che avrebbe dovuto ritrarsi, tutta quella situazione era ai confini della realtà, ma, quasi come se fosse sotto incantesimo, si lasciò prendere il braccio da lui.
Le lunghe dita diafane di Draco le accarezzarono la cicatrice ed Hermione sentì un brivido scenderle lungo la schiena. Draco le prese la mano e la portò sul teschio del marchio nero, Hermione lo accarezzò, guidata da un istinto completamente padrone di se stesso, potè sentire la ruvidezza del marchio, la pelle in rilievo lì dove giacevano le linee nere e per un attimo sentì il dolore di lui attraverso quel tocco. Lo guardò e notò la rigidità delle sue spalle, gli occhi erano serrati e la mascella contratta, come se ancora soffrisse dentro di sé.
-Marchiati a vita- sussurrò lui riaprendo gli occhi e puntandoli su di lei. Hermione non sapeva cosa rispondergli, perché era vero, erano stati presi e usati come carne da macello e prima di allora non si era accorta che anche lui doveva aver sofferto durante la Guerra.
Draco le posò una mano sulla sua ed Hermione potè constatare che la sua pelle era bollente a dispetto del bianco candido. Lui le girò il braccio così che la cicatrice di lei fosse al fianco del marchio.
-Ogni volta che guardo il Marchio Nero rivedo te. Rivedo mia zia che ti tortura, rivedo il tuo sangue sul pavimento. Rivedo i suoi Cruciatus, sento le tue urla e rivedo me immobile che ti guardo- ogni parola una pugnalata che arrivò dritta al cuore di Hermione, senza rendersene conto lente lacrime silenziose avevano iniziato a scenderle dalle guance. Come aveva potuto pensare che lui avesse sofferto quando era pronto a distruggerla ancora?. Fece per ritrarre il braccio, voleva andarsene, voleva correre via da lui; ma lui la teneva in una presa ferrea continuando a guardare la cicatrice - 'Mudblood', Mezzosangue- sussurrò ancora. Hermione abbassò la testa di lato, lui non la lasciava e lei non aveva più forze per combattere, era stanca, mentre amare lacrime le corrodevano le guance e le serravano la gola.
Draco Malfoy parve non farci caso, portò una mano ad alzarle il viso, ma Hermione la scostò bruscamente e lo guardò -Ogni notte da quel giorno, il senso di colpa mi divora. Il dolore non mi dà tregua. Ho sperato di mettere fine alle mie sofferenze, ma poi ho pensato che non avevo diritto di avere un dono tanto grande e invece avrei dovuto vivere per ricevere la punizione che merito e che tutti mi stanno infliggendo. Hermione...- quando disse il suo nome lei lo guardò con gli occhi spalancati -Non ti chiederò di perdonarmi perché sarebbe chiedere troppo. Ma capisco cosa provi quando guardi una sala da ballo, capisco gli incubi e il dolore. Ti chiedo di affrontare i tuoi demoni e ti chiedo di farlo iniziando con me-.
Ora l'aveva lasciata andare, libera di uscire da quella porta se solo avesse voluto. Ma Hermione non si mosse, si asciugò le lacrime ancora scossa dalle parole di lui, poi parlò con voce sorprendentemente ferma.
-Tu non sei un mio demone Malfoy. Io sono il tuo. Ti perdono perché ti capisco, voglio che tu sia libero-.
Ad Hermione il cuore batteva forte e non sapeva da dove avesse trovato il coraggio di parlare. Draco spalancò gli occhi argentei ed Hermione vide crollare tutta la sua maschera di freddo autocontrollo, sembrava fragile e completamente inerme. Spinta da un desiderio di protezione che nemmeno lei sapeva di poter provare, si slanciò in avanti e lo abbracciò. Draco rimase immobile per qualche minuto prima di stringerla a sé, come se lei fosse stata la sua ancora di luce che lo salvava dal buio in cui era caduto.
Hermione si staccò leggermente -Il tuo cuore batte- gli disse posando una mano sul suo petto -Questo è il tuo dono. Vivi con me- gli sussurrò. Erano vicini, molto vicini e lei senza pensarci un attimo di più, appoggiò delicatamente le labbra su quelle di lui che ricambiò con la stessa potenza di un assetato in cerca di acqua. Era tutto completamente folle, talmente inverosimile che Hermione non realizzò che le labbra che tanto si abbinavano alle sue erano quelle del serpeverde finché non aprì gli occhi scostandosi un poco per guardarlo. Le iridi di Draco Malfoy erano argento liquido e puro, incandescente come lava vulcanica, non aveva accennato a lasciarla andare nemmeno quando ormai le loro labbra non si toccavano più. Continuò a tenerla stretta ed Hermione sentì quel peso opprimente allo sterno, che non accennava a lasciarla da quando la guerra era finita, allentarsi un poco. Era tutto talmente inverosimile, mentre lui la guardava con un desiderio così intenso che sarebbe stato capace di smuovere mari e monti pur di ottenere quello che voleva. Era stata guidata dalla follia quando aveva appoggiato le sue labbra su quelle fresche di lui, ma ora quando Draco si riavvicinò a lei, Hermione fu consapevole di stare per baciarlo perché era il suo cuore a desiderarlo. Così si alzò in punta di piedi accogliendo quel piccolo peccato sulle labbra e desiderando che quell'attimo di pura passione non si spegnesse mai. Si baciarono ancora e ancora dimentichi di dove fossero, dimentichi di essere Grifondoro e Serpeverde, completamente indifferente nell'essere Hermione Granger e Draco Malfoy. Si baciarono fino a perdere il fiato, fino a che ormai non fu buio, scordandosi di Hogwarts, dei loro amici e di tutto quello che era il mondo esterno, tranne di loro due. Si baciarono e parlarono per ore ed ore scoprendo di avere più cose in comune di quanto pensassero e di capirsi meglio di chiunque avesse mai provato a farlo.
Erano come il sole e la luna talmente diversi da credere di non poter stare insieme, separati per sempre dal giorno e dalla notte, ma l'uno senza l'altro non poteva esistere. Solo in quei piccoli momenti quando il sole saliva all'alba e la luna scappava via e quando poi il sole tramontava baciando la sua amata luna che tornava in cielo, solo in quegli istanti i due innamorati potevano vedersi. Così erano loro due; era arrivata l'alba per loro e finalmente erano riusciti ad incontrarsi.
Hermione Granger e Draco Malfoy se ne fregarono del mondo intero. Avrebbero pensato alle conseguenze un altro giorno; ma in quel momento volevano disperatamente salvarsi dal dolore e forse avrebbero potuto farlo insieme.



***

Eccoci miei cari nargilli! La prima Shot. Come vi è sembrata? Hermione è stata un po' avventata secondo voi? Forse un po' impulsiva?
Il nostro povero Draco non se lo aspettava proprio.

Chiaramente è una Shot quindi non ci sarà il seguito. Spero vi sia piaciuta, se è così commentate e mettete stelline altrimenti fa lo stesso mi divertirò a scrivere comunque!

Bisoux e alla prossima! 😘

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