L'ultimo conflitto
Lily si voltò in direzione di James, osservò i suoi occhi nocciola che riflettevano le luci degli incantesimi, il suoi capelli corvini erano scompigliato, la faccia in un'espressione attenta e guardinga, i vestiti bruciacchiati e pieni di polvere: non aveva idea da quanto stesse combattendo.
Gridò rivolta ad Hermione: «Non possiamo continuare così!»
La riccia si voltò e le rispose: «Lo so, ma oramai Draco e Rachel dovrebbero essere qui!»
«Cosa?» fece in tempo a dire Lily prima che una maledizione le sfiorasse il braccio, istintivamente si portò la mano sinistra sul gomito, ma constatò, per sua fortuna, che era solo un taglio superficiale «James dov'è nostra figlia?»
«A New York» rispose il mago parando uno shciantesimo.
«Come a New York!?»
«Doveva arrivare ore fa, forse i draghi non sono così veloci»
«Draghi?»
«Lily i rinforzi stanno arrivando: noi dobbiamo tenere duro!»
La donna alzò gli occhi verdi verso alla piana di fronte a lei, spostò lo sguardo a destra e a sinistra: nonostante i numerosi corpi a terra, i Mangiamorte restavano ancora in numero superiore rispetto agli Auror, erano almeno un centinaio schierati sul campo di battaglia e oramai loro erano a mala pena in dieci. Cento contro dieci, la sconfitta era assicurata.
«E come dovremmo guadagnare tempo?» chiese la donna.
James si strinse nelle spalle: «Non credo che loro vogliano giocarsela a scacchi dei maghi, dunque ciò che ci resta è combattere»
«Perderemo» constatò lei, non c'era nemmeno bisogno di abbozzare un interrogativo.
«Può darsi, ma di certo non ho intenzione di arrendermi ora»
Lei fece per voltarsi e iniziare a combattere, ma afferrò James per la manica e lo guardò.
«Che c'è, Evans?» fece lui.
Lei gli diede un dolce bacio di incoraggiamento e gli sussurrò all'orecchio: «Scusa»
James fece un sorriso spavaldo, come quando aveva quindici anni, poi disse con tono divertito: «Sai è bello sapere di avere ragione, ogni tanto»
Lei sorrise e roteò gli occhi, proprio come faceva da ragazzina, poi gli disse dando un'occhiata al cielo: «Ti voglio ancora vivo quando il Sole sorgerà, capito?»
«Ci si rivede all'alba, Evans»
Lei annuì, come per convincere sé stessa: «All'alba, Potter» sussurrò a denti stretti.
La girondolo balzò fuori dal nascondiglio e intraprese un duello con due Mangiamorte, non si voltò mai a guardare James dall'altro lato: lei sapeva che era vivo, doveva esserlo.
Quando i gargoyle piombarono su di loro, Draco stava dormendo.
Il serpeverde si era preso qualche minuto, o forse ora non sapeva dirlo con esattezza, di pausa, Rachel aveva insistito perché dormisse pima di arrivare a Manchester, lui aveva provato a contraddirla, ma le sue palpebre avevano avuto la meglio e così aveva scoperto che il dorso di un drago non era poi così scomodo.
Gli parve di aver appena chiuso le palpebre, che sentì qualcosa pulsare sulla sua guancia, aprì privano gli occhi e a poco a poco mise a fuoco la scena: Rachel lo stava schiaffeggiando, gridando il suo nome. Ancora intontito si rimise seduto e le chiese con tono assonnato:
«Che ore sono?»
Lei, nonostante sembrasse sul punto di avere una crisi nervosa, gli rispose con il tono più calmo che potesse assumere: «Dei maiali in pietra ci stanno attaccando»
Draco non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che un enorme gargoyle, grande quanto un letto a due piazze, gli passò accanto, rischiando di colpirlo con un ala, il ragazzo tirò indietro la testa e disse:
«Cosa diavolo ci fanno qui, questi cosi?»
Lei non gli rispose, stava cercando di parlare con il drago: «coraggio sputa fuoco! Fai diventare quei gargoyle polvere! Forza!»
Ma al drago parevano mosche e non si preoccupò minimamente di abbatterli, la ragazza sembrava sul punto di impazzire, rivolse a Draco uno sguardo spiritato e gli urlò: «Bene, è ora di mettere in pratica anni di insegnamento: arrostiamo qualche gargoyle!»
«Agli ordini, ci libereremo di questi polli di pietra»
Draco si prese un appunto mentale "Mai pronunciare frasi del genere a meno che non si faccia parte di qualche film americano babbano, poteva essere pericoloso".
Abbattere quei polli di pietra non fu così facile come pensavano.
Ci vollero circa due ore prima che lo stormo se ne andasse, prendere la mira e colpire le statue era quasi impossibile: il vento soffiava velocissimo e poi le figure alate non se ne stavano ferme un momento.
Quando l'ultimo gargoyle fu arrostito, l'unico contributo che il drago si degnò di dare loro, Draco era esausto, aveva il collo e le braccia intorpidite e sapere di dover affrontare una battaglia non era certo un buon modo per rilassarsi.
«Ti prego, dimmi che manca ancora molto» mormorò il biondo facendo appoggiare la schiena di Rachel contro il suo petto.
«In realtà mancano pochi minuti»
«Cosa?!»
«Tra poco scenderemo e inizieremo a vedere Manchester» spiegò lei «poi arriverà il momento di agire» pronunciò queste ultime parole come se nascondesse qualcosa, Draco notò qualcosa di strano nella sua voce, così le chiese:
«Tutto bene? E' solo una battaglia, ne hai già affrontate molte altre»
Lei scosse il capo: «Non è la battaglia che mi preoccupa»
«E allora cosa?» chiese il Serpeverde.
Lei non gli rispose, si mise a sedere e prese a frugare nella borsa, quando ebbe finito porse a Draco il Libro Maledetto; lui l'afferrò con delicatezza e le domandò: «Che c'entra questo ora?»
Sospirò e tentò di evitare il suo sguardo: «E' la chiave di tutto» Lo sguardo contrariato del ragazzo, suggerì a Rachel che doveva spiegarsi meglio: «Intendo dire che abbiamo sottovalutato il potere di questo libro»
«Come fai a saperlo?»
«Lo so e basta» rispose brusca.
Draco fece una smorfia di disapprovazione e disse: «Quando la battaglia sarà finita, cercheremo in tutte le biblioteche di Londra se necessario e scopriremo come leggere il libro»
«E se il Libro non volesse essere letto?» gli domandò.
«Che intendi dire? E' un libro»
Lei si morse il labbro inferiore: «Non è un semplice libro: è potente; il fatto che nessun altro volume lo citi, mi ha fatto capire che probabilmente pochi o forse nessuno sa della sua esistenza»
«Il che lo rende inestimabile» concluse Draco «dici che dovremmo distruggerlo?»
«Certo che no!» fece lei, poi lo aprì e lesse l'indovinello, che oramai conosceva a memoria: «Oscuri segreti
in questo libro sono celati,
l'umanità non era pronta perché venissero rivelati,
ma se il libro siete riusciti a sbloccare
l'ora è giunta, non si può più aspettare.
Ora ascoltatemi bene:
se il Libro Maledetto leggere vorrete
c'è un solo prezzo da pagare
ed è giusto per tutti"»
«Tempo fa, quando stavamo andando a New York, dissi di aver trovato la soluzione all'enigma, è così vero?»
«Credevo di averla trovata: pensavo che bisognasse uccidere il creatore del libro» rivelò lei «Ma dopo tutto quello che è successo a New York, ho capito: avevo interpretato male le parole»
«Intendi dire che il "prezzo da pagare che è giusto per tutti" sia dell'oro? Rapiniamo una banca»
«Non è qualcosa che si può comprare, pensaci Draco, c'è solo una cosa di giusta a questo mondo»
«La Morte» rispose secco.
«Esatto, il libro richiede un sacrificio» Il suo tono era austero.
«Semplice, in battaglia risparmiamo un Mangiamorte e lo uccidiamo, mentre stringe il libro tra le mani»
«Non è così semplice: non funzionerebbe»
«E tu come lo sai?» domandò lui.
«Il libro si rivolge al lettore, a colui che ha superato tutti gli enigmi, dunque c'è un solo modo per saldare il prezzo»
«Non vorrai...»
L'altra lo interruppe: «Sì»
Mancava poco meno di mezz'ora all'alba, avevano quasi superato la notte, oramai il tragurdo sembrava così vicino, pareva quasi di riuscire ad assaporare il dolce sapore della vittoria, ma naturalmente quando qualcosa deve andare storto accade sempre poco prima della fine, giusto per rovinare il tutto, questo pensò Lily Evans quando vide la maledizione arrivarle addosso.
D'accordo, ammise, forse affrontare due Mangiamorte contemporaneamente non era stata la più geniale delle idee, ma facendo qualche calcolo ciascuno di loro avrebbe dovuto affrontarne dieci alla volta per poterli sconfiggere.
Era difficile pensare che una battaglia potrebbe essere la tua ultima battaglia, oramai la donna non ci faceva più troppo caso: era scontato sopravvivere, insomma loro erano i buoni e i buoni vincevano sempre. Quanto si sbagliava.
Giunta sul campo di battaglia, intorno alle due, non aveva fatto altro che lottare incessantemente, si era riposata solo in pochi momenti, ma ogni volta era durato troppo poco, per potersi considerare una vera pausa. Riprendeva a combattere: ogni singola volta, conosceva oramai il riturale a memoria.
Sbucata fuori dal sasso, si guardava attorno cercando con lo sguardo Harry e James, poi alzava gli occhi al cielo per controllare se un drago passasse di lì, dopo di che affondava lo sguardo su un Mangiamorte e si slanciava in avanti: pronta a uccidere e ferire chiunque si mettesse sul suo cammino.
Questo ciclo avrebbe potuto continuare per ore, ma il destino volle che, evidentemente, Lily non vedesse l'alba.
All'inizio non si era accorta di nulla, gli incantesimi e le urla erano oramai diventate un consono sottofondo; eppure il grido di Harry l'aveva riscossa: quel ragazzo non urlava quasi mai, la voce di suo figlio le era arrivata diritta nel cervello: «Mamma! Dietro di te!»
Era la prima volta che lo sentiva chiamarla mamma, di solito evitavano di darsi appellativi: sarebbe stato strano, causa il problema delle dimensioni, ma a lei poco importava: Harry era suo figlio, non c'era molto da discutere.
Lily aveva abbandonato il duello con il Mangiamorte di fronte a lei, si era voltata all'istante, i capelli rossi svolazzavano al vento e le erano poi ricaduti sulle spalle. Le sue pupille si erano concentrate sul getto di luce che stava giungendo minaccioso diretto contro il ventre delle donna.
Una frazione di secondo.
Severus accanto a lei urlò, ma non fece in tempo a fare nulla. Lily chiuse gli occhi, non voleva vedere la morte in faccia, il suo ultimo pensiero andò a Rachel, Harry e James: alla sua famiglia.
Ciò che fece più male non fu morire, anche perché Lily non rimase uccisa; quello che le lacerò il cuore fu un urlo agghiacciante che le fece accapponare la pelle da capo a piedi.
Aprì gli occhi: era viva; vide James disteso di fronte a lei, lo sguardo vuoto rivolto verso il cielo: era appena morta.
Ci mise diversi terribili istanti per realizzare l'accaduto, cadde in ginocchio e prese delicatamente la testa dell'uomo che aveva sempre amato, non le importava se l'avessero uccisa di schiena, se Severus non l'avesse coperta.
Mise le mani sulle guance del Grifondoro e chinò il volto, sfiorando quello di James, pianse.
Lacrime colme di sconforto scivolarono lungo il suo giovane viso, il petto fu scosso da tremiti, i capelli facevano da scudo: era un momento estremamente delicato e non desiderava avere lo sguardo di tutti addosso.
Chiuse gli occhi e sussurrò diverse volte il nome del marito, non vi fu alcuna risposta.
Probabilmente morire le avrebbe fatto meno male.
Non voleva lasciare il corpo di James, non voleva abbandonarlo lì alla mercé dei mangiamorte o di chiunque altro, meritava una degna sepoltura: era morto e vissuto da eroe, l'aveva salvata, Lily ancora stentava a credere che un uomo fosse arrivato ad amarla talmente tanto da donare la propria vita per lasciarla vivere: era qualcosa di inconcepibile.
Solo quando sentì una mano sulla schiena drizzò il capo e si voltò immediatamente: aveva ancora gli occhi verdi gonfi e le guance rosse, la vista di Harry la rilassò un poco.
«Dobbiamo andare»
«Non lo lascio qui» scosse il capo ripetutamente.
«Lily, per favore: non puoi stare qui in mezzo, rischierai di venire uccisa»
«Harry ti ripeto che io non abbandono tuo padre, mio marito, qui»
«Mi dispiace, mamma»
Harry l'afferrò per i fianchi e la tirò su di peso, Lily scalpitò e cercò di dimenarsi, Harry non volle sentire ragioni e si fece strada tra incantesimi e scudi; la donna fece resistenza e, con lo sguardo fisso sul corpo di James, gridava a gran voce il suo nome.
Quando furono al sicuro, Harry lasciò andare la madre, lei non gli disse nulla, lo guardò con occhi spenti, ciuffi rossi le ricadevano disordinatamente sul viso.
Hermione accanto a loro indicò il cielo: «Guardate!»
La donna alzò il capo e aguzzò la vista: un drago si avvicinava velocemente verso il campo di battaglia, erano salvi.
«Ce l'hanno fatta» sussurrò Harry.
Attesero circa due minuti e poi capirono: il drago non aveva intenzione di fermarsi, gli Auror e i Mangiamorte stavano ancora combattendo, Hermione chiese: «Perché non rallentano?»
Quando mancavano pochi metri da terra Harry urlò: «E' una missione suicida, giù!»
Pochi minuti prima dello schianto, Rachel rifletteva sul suo inesistente tragico testamento.
Sarebbe stato divertente iniziare con: «Rachel Lily Potter, la ragazza che morì cadendo da un drago» Già, si disse, sarebbe stato esilarante.
«Rachel, per l'amor del cielo, ferma questo dannato drago!» La voce del Serpeverde la fece riscuotere dai propri pensieri.
«Me lo avevi promesso, Draco, avevi giurato: va!» esclamò lei.
«Non ti lascio qui»
«Mantieni la promessa e vattene: non c'è più tempo Draco!» era fuori di lei.
«Non esiste: sono con te, fino alla fine, intesi?» il suo volto si fece serio.
«Morirai, moriremo entrambi»
«E allora sarò grato di aver passato i due giorni precedenti alla mia morte con la mia ragazza in una fantastica gita romantica a New York cavalcando un drago»
Non era il momento più adatto, ma la ragazza accennò un sorriso.
«Il libro non si distruggerà, vero?» chiese dubbioso.
«E' potente, riuscirà a non bruciarsi, spero che Harry riesca a trovarlo»
«Il nostro sacrificio non sarà vano, te lo prometto: affronteremo questa ennesima sfida insieme» il brutto? si disse Rachel, Il brutto era che ci credeva davvero, dal suo tono pareva veramente convinto di ciò che diceva.
Lei annuì soltanto, poi disse guardando il campo di battaglia sotto di loro: «Manca meno di un minuto all'impatto»
Draco prese un bel respiro, lei gli afferrò la mano e gli disse: «Ti amo, più di ogni altra cosa, lo sai vero?»
«Ti amo anche io, Sergente Potter» rispose lui guardandola negli occhi e accarezzandole i capelli neri con l'altra mano.
Rachel guardò il suolo: decine di uomini e donne giacevano inermi, mentre altrettanti combattevano, altri ancora urlavano alla vista del drago; iniziò a distinguere gli alberi, poi i rami e per fino le foglie. Cercò di non fissare per troppo tempo un punto, non avrebbe mai potuto sopportare di vedere sua madre o suo padre, Harry, Hermione o Sirius, Remus e Dora.
Il tocco caldo di Draco sulla sua guancia la fece voltare verso di lui, egli le disse: «Concentrati su di me, non guardare giù»
Qualche lacrima le scivolò dalla guancia, il fidanzato le sussurrò dolcemente: «Non ti lascerò, qualsiasi cosa accada l'affronteremo insieme»
«Insieme» ripeté per fare forza ad entrambi, esitò un istante: fu tentata di smaterializzarsi e scappare, ma sapeva che non sarebbe stata la soluzione ai suoi problemi; osservò gli occhi color cielo di Draco, poi chiuse le palpebre.
Ripensò ai momenti felici, ai Natali trascorsi in famiglia, alle feste, ad Hogwarts, ai fine settimana con i Malandrini, avrebbe dato tutto pur di poter tornare alla sua vita spensierata, ma il tempo non si può riavvolgere. Scene gioiose le adornarono la mente, esse celarono le urla e il fischio dell'aria che le stava assordando le orecchie, segno che mancava troppo poco tempo allo schianto.
Rachel Lily Potter era felice, nonostante tutto era grata per quei brevi sedici anni di vita, non era pronta a morire, nessuno lo era, ma era consapevole di aver lottato fino alla fine.
Strinse le palpebre, afferrò le mani di Draco e tutto si fece buio.
Luce. Una luce chiara e calda fu la prima cosa che Harry Potter vide.
Il ragazzo si trovava disteso a terra, raggomitolato in posizione fetale, sbatté diverse volte le palpebre e un rumore fastidioso gli fischiò nelle orecchie, impedendogli di sentire altro. Mise a fuoco l'alba di fronte a sé: il Sole era sorto.
Harry si mise a sedere, afferrando la bacchetta a tentoni, si alzò poi in piedi e rischiò di ricadere a terra.
Di fronte a lui un panorama post-apocalittico gli fece raggelare il sangue: centinaia di corpi a terra, morti: riconobbe diversi Mangiamorte con cui aveva duellato e persino qualche Auror. Il suo sguardo sconcertato scorrette da una parta all'altra: in mezzo ad ogni cosa giaceva un enorme drago nero e viola privo di vita.
Il piano aveva funzionato, forse fin troppo bene.
Harry si voltò e vide Severus Piton rannicchiato, si avvicinò lentamente, zoppicando. Girò attorno all'uomo in ginocchio e si portò una mano alla bocca alla vista di un ciuffo di capelli rossi che brillava alla luce del Sole.
Continuò a camminare e vide sua madre, morta, tra le braccia dell'ex professore di Pozioni, gli occhi erano chiusi, la bocca semiaperta e sulla fronte un taglio profondo le rigava il volto. I vestiti erano impolverati e sporchi, probabilmente dai numerosi combattimenti; si fermò per diverso tempo per interiorizzare il fatto, diede un ultimo sguardo verso Lily e si voltò nuovamente.
Vicino al masso dietro al quale avevano riposato in vari momenti durante quella lunga battaglia, Hermione si diresse con passo incerto verso di lui, mormorò: «Harry»
Il ragazzo non decifrò se fosse stupita poiché non era morto, oppure se il suo tono era colmo di orrore rispetto a quello che era successo. Il Prescelto le rivolse un'occhiata disperata e si avvicina a lei, poi l'abbracciò: doveva toccare qualcosa di vivo, in mezzo a tutti quei cadaveri.
Harry si staccò qualche minuto dopo, poi si avvicinò al drago con passo incerto, superò diversi corpi di Mangiamorti e Auror: nessuno sembrava essere sopravvissuto.
Man mano che la figura della bestia si faceva più vicina, Harry capiva quanto fosse stato inutile lottare: erano tutti morti, indecentemente dal loro schieramento, la Morte non aveva risparmiato nessuno, questo gli fece paura.
Arrivato nei pressi dello schianto, notò una lunga striscia nera, dove il drago si era trascinato prima di morire per l'impatto, iniziò a girare intorno all'animale e realizzò quello che la sua mente aveva solo ipotizzato, pochi minuti prima.
Vide sua sorella e Draco Malfoy distesi accanto alla bestia, le loro mani erano unite e avevano entrambi gli occhi chiusi, lei indossava ancora la cravatta di Corvonero, mentre lui la felpa di Hogwarts: quell'orribile vista gli fece distogliere lo sguardo.
Camminò facendosi largo tra ciò che rimaneva dell'ala del drago, trovò la borsa di Rachel. Non seppe bene perché, ma ci frugò dentro, sapeva che doveva esserci qualcosa di importante. Tastò qualcosa che emanava molto potere magico, l'afferrò e si ritrovò in mano il libro di cui Rachel gli aveva parlato settimane prima.
Lasciò cadere la borsa a terra e osservò il retro: la rilegatura scura improvvisamente prese a brillar e le parole iniziarono a formarsi:
«Il debito è stato saldato,
ma giustizia non è ancora stata fatta»
Harry capovolse il libro e passò il pollice sopra la copertina impolverata, lesse mentalmente: "Libro Maledetto - Profezie per ogni occasione"
Alzò il capo lentamente verso il Sole che s'alzava, segnando l'avvento di un nuovo giorno, le pupille riflettevano il bagliore dei raggi caldi; strinse il libro con i polpastrelli e, circondato da centinaia di corpi privi di vita, sussurrò: «Oh mio Dio»
~ FINE 3° PARTE ~
Angolo Autrice:
Buona Vigilia.
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