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Faccia a faccia


Gellert Grindelwald evitò l'ennesimo incantesimo, l'uomo fu sul punto di fermarsi e gridare con tutta la voce che aveva in gola per domandare ad entrambe le parti il senso di quell'inutile spargimento di sangue; ecco che cos'era secondo lui quell'improvvisata battaglia. Evidentemente, però, lui e quello smidollato di Voldemort avevano idee diverse in ambito di combattimento.

Secondo Grindelwald quella era un barbaro conflitto che non poteva di certo essere paragonato alla guerra. Da giovane aveva letto un libro mitologico che spiegava alla perfezione la differenza tra Ares e Marte, la barbaria e la guerra; definizione che in quel momento calzava a pennello. La prima era spietata e bramosa di accecata giustizia, mentre la seconda è come una sottile e nobile arte.

Il confine tra queste due importanti parole è molto sottile e molto spesso agli uomini piace confonderlo, o per pura ignoranza, ma anche per convenienza. Grindelwald, negli anni quaranta, aveva scatenato una guerra; Lord Voldemort, invece, un barbaro regno buio, quasi fosse il Medioevo del nuovo millennio.

L'anziano mago si riscosse dalle sue riflessioni, le quale di certo avrebbe sicuramente preferito approfondire piuttosto che dover schiantare e ferire maghi per salvarsi la pelle. Abbassò la testa di scatto, ci mancava solo che una maledizione lo colpisse. Certamente non era questo che si era aspettato quando Deneb gli aveva detto che avevano compagnia, pensava più a una chiacchierata, magari davanti ad un focolare ardente e a dei pasticcini. 

Il suo stomaco brontolò, erano giorni che non mangiava un pasto decente: quanto avrebbe voluto uno di quegli hamburger che aveva mangiato a Londra o una succulenta bistecca al sangue, magari anche con della lattuga. Ecco ora oltre alla preoccupazione di non morire, di trovare Albus e di convincerlo a parlagli, aveva anche fame. Decise che il suo stomaco potesse aspettare, schiantò un altro Mangiamorte e sfrecciò tra i corridoi di Hogwarts.

Era più o meno un'ora buona che cercava di trovare Silente, ma sembrava che di lui non ci fosse traccia, nonostante fossero rimasti in pochi sul campo di battaglia. Pareva come se i Mangiamorte si stessero ritirando lentamente, rendendo più equo lo scontro. Gli era capitato un paio di volte di essere scambiato per uno di loro.

La prima volta era stata una donna dai capelli rossi, l'aveva osservato un istante, poi aveva iniziato un duello con lui, ma Gellert non aveva nessuna intenzione di sprecare tempo a combattere, per tanto aveva creato un diversivo e aveva ripreso il suo piano.

La seconda volta non era stato così fortunato, conosceva bene colei che l'aveva riconosciuto. Si trovava nella Sala Grande, era entrato solo per dare un'occhiata veloce, quando uno schiantesimo era guizzato sfiorandolo alla spalla sinistra. Si era voltato, pronto ad attaccare, quando gli occhi attenti e la dicitura severa del volto di Minerva McGranitt gli si erano incollati addosso.

La donna non aveva fiatato, lui l'aveva imitata. Si erano guardati e per quel millesimo di secondo era sembrato che la battaglia si fosse fermata, poi la donna aveva socchiuso le palpebre e gli aveva rivolto la parola, con tono carico di sdegno. 

«Gellert Grindelwald» poi la donna aveva detto qualcosa che mai il mago si sarebbe aspettato: «Sei duro a morire»

«Cosa?» fece lui stupefatto, quasi strozzandosi con la sua stessa voce.

«Se stai cercando Albus ti avverto che questo non è il momento migliore per farlo, se non l'hai notato siamo nel bel mezzo di una battaglia»

«Non vuoi uccidermi?»

«Sebbene le tua proposta sia molto allettante sono costretta a declinarla, non sono così sciocca da pensare a te piuttosto che salvarmi la vita, in ogni caso credo tu debba stare più attento a farti vedere in giro, qualcuno avrebbe potuto riconoscerti»

«Minerva io...» iniziò lui.

«Cosa Gellert? Credi di essere al sicuro? Ascoltami bene, Voldemort potrà essere avventato e stupido quanto vuole e così le sue schiere di Mangiamorte; ma fidati di me conosco Albus da tantissimo tempo, proprio come te, e credo concorderai se dico che fa fatica a dimenticare»

«Che significa? Intendi dire che mi stava cercando? O che sarà impossibile avvicinarlo?»

«Posso consigliarti sì, ma aiutarti è fuori questione; sarò anche un'orgogliosa Grifondoro, ma non sono di certo stupida» Detto ciò la donna parò un incantesimo che stava per colpire entrambi, fissò l'altro con espressione severa e saccente, poi intraprese un duello con un Mangiamorte.

Gellert ci mise qualche secondo ad elaborare quello che era appena successo: Minerva McGranitt l'aveva da sempre affascinato, non provava per lei nessun tipo di attrazione fisica o sentimentale, ma era una donna forte, coraggiosa e determinata, sicuramente sapeva il fatto suo e sembrava che nulla la potesse spaventare. 

Nonostante ciò mentre parlava di lui e di Albus per un istante gli era sembra di vedere un'ombra posarsi sui suoi occhi e impadronirsene facendole assumere un'espressione di terrore, che però era scivolata via in un battito di ciglia, lasciando spazio alla solita aria severa.

Il mago avrebbe tanto voluto restare lì a pensare magari davanti ad un bel piatto di zuppa fumante, esatto aveva ancora molta fame, ma delle urla gli fecero cambiare idea. Grindelwald si voltò in direzione delle voci e vide che un enorme pilastro stava cadendo addosso ad un gruppo di Auror.

Senza pensarci due volte si avvicinò e lanciò un potente incantesimo di levitazione senza l'ausilio della bacchetta, le sue mani erano rigide e tese e compivano piccoli movimenti verso l'alto, il pilastro davanti a lui faceva lo stesso.

Gellert concentrò tutte le sue forze e la sua magia per reggere almeno due tonnellate di marmo e calce, spostò piano le mani, l'una verso l'altra, dopo di che sgranò gli occhi e le unì in modo secco battendole; il pilastro si frantumò, appena in tempo il mago ruotò le dita e i pezzi dell'enorme colonna si dissolsero divenendo solo un enorme ammasso di polvere.

Ci fu il silenzio.

Gli Auror coinvolti avevano ancor ala testa puntata verso l'alto, i Mangiamorte che avevano provocato il crollo guardavano Grindelwald stupefatti e nessuno osò muoversi. Il mago sbatté le palpebre un paio di volti e sospirò, finalmente un rumore ruppe il silenzio.

«Gellert?»

La voce di Albus Silente risuonò come un debole sussurro, l'anziano mago si avvicinò all'ex-amico fino ad essere a cinque metri dall'altro. Grindelwald dal canto suo fissò la figura dell'uomo farsi più vicina, i passi lenti di Silente rimbombarono, mentre anche i Mangiamorte parvero restare paralizzati dalla situazione.

«Gellert Grindelwald» ripeté Albus Silente con un tono di voce più alto.

«Albus» fece lui, mormorando quell'unico nome che gli era rimasto in testa per anni.

I due si guardarono, gli occhi attenti e sconcertati di Silente scrutavano insistentemente la figura dell'altro mago, cercando di coglierne tutti i particolare, quasi volendo stamparla in mente per non dimenticarla; Grindelwald lo fissava incredulo, ma con un punta di felicità che si preoccupò bene di non far trasparire.

Gellert udì dei rumori, fece scorrere lo sguardo tra i presenti, poi disse in modo frettoloso: «Devo parlarti, Albus, non ho molto tempo, prendi lei e vieni via con me»

Silente era stato messo in una posizione scomoda, perché proprio come quasi settant'anni prima si ritrovava costretto a scegliere tra l'andare con Grindelwald portandosi dietro Ariana oppure restare con chi gli era leale, un tempo la famiglia ora gli Auror.

Albus esitò un istante, poi si avvicinò di più al mago oscuro, camminando con passo spedito, gli arrivò di fronte; Grindelwald lo guardò.

Silente si voltò verso gli Auror e disse: «Siate forti, ritornerò, prima però devo chiarire questioni rimaste a mezz'aria per troppo a lungo»

Prima che qualcuno potesse ribattere, che qualcuno lo giudicasse, o che lo accusasse, Silente afferrò la mano di Grindelwald e si smaterializzò con lui.

Un silenzio di tomba invase la stanza, nessuno proferì parola. 

L'equilibrio creato sembrò spezzarsi quando dalla porta della Sala Grande entrò Lord Voldemort. 

Il Signore Oscuro camminò verso gli Auror mentre i Mangiamorte si smaterializzavano dietro di lui, in prima fila Bellatrx Lestrange e Lucius Malfoy, in totale i suoi seguaci erano all'incirca un centinaio e mezzo.

Dall'altro lato gli Auror e l'Ordine si disposero a ventaglio, tra i volti noti c'erano i Potter, Remus Lupin, Sirius e Tonks. 

«Cosa vuoi, ancora?» domandò con tono impertinente James Potter.

Voldemort lo guardò negli occhi poi rispose alzando una mano: «Distruggervi» Mentre diceva ciò un pezzo di colonna si disintegrò. Gli Auror indietreggiarono, mentre i Mangiamorte risero di gusto.

«Prima, però, vi offro una possibilità: chiunque voglia può unirsi a me, lo faccia ora o morirà in seguito»

I componenti dell'Ordine si scambiarono occhiate cariche di preoccupazione, ma nessuno passò dalla parte di Lord Voldemort, egli allora sentenziò:

«Mi duole informarvi che avete appena consegnato voi stessi alla vostra fine» Fece una breve pausa, poi riprese: «Anche se non sono venuto qui solo per guadagnare seguaci, prima che Hogwarts crolli c'è ancora qualcosa di utile che può offrirmi»

Il Signore Oscuro mosse qualche passo in avanti, con il serpente che gli strisciava accanto: «Vedete Auror, durante la battaglia la mia fedele Nagini è andata alla ricerca dell'oggetto delle mie brame, ad ostacolarla è stato uno sciocco ragazzo, ma soprattutto il fatto che ciò che voglio è legato ad un antico sortilegio che mi impedisce di ottenerlo»

«Cosa stai cercando?» domandò cauto Kingsley Shacklebolt.

Il Signore Oscuro gli scoccò un'occhiata carica d'odio, poi replicò con il tono più neutro possibile: «La Spada di Godric Grifondoro, che come voi ben saprete può essere usata solo da un vero Grifondoro»

Un mormorio si innalzò dal lato dei maghi della luce, che venne zittito quasi immediatamente dal Signore Oscuro che disse con tono più alto, in modo da farsi sentire: «Datemi la Spada e prometto che questa notte vi risparmierò la vita, datemi la Spada e dormirete sogni tranquilli, datemi la Spada e a nessuno di voi verrà torto un capello»

«Come sappiamo che non stai mentendo?» domandò Remus Lupin.

«Avete la mia parola» ribatté Lord Voldemort.

«Il che è abbastanza per non fidarci di te» replicò Sirius alzando le sopracciglia.

«Insolente!» esclamò Bellatrix Lestrange avanzando un passo, ma Lord Voldemort mise una mano davanti alla donna ed ella tacque.

Lord Voldemort fece per parlare, quando una donna avanzò tra la folla ed emise un grido.

Sibilla Cooman pronunciò poi con voce triplicata:


« L'ultimo respiro è stato esalato,

il tempo vedrà eroi cadere

e il prigioniero verrà liberato,

il mondo la luce dovrà temere.

Gli uomini camminano verso Ovest

e le tre brame li guideranno come comete.

Non ci sarà vittoria

 a nessuno andrà la gloria

il filo è stato spezzato,

il destino è già segnato.

Il solo modo per ristabilire l'ordine...»


A quel punto Lord Voldemort capì che Sibilla Cooman stava per pronunciare qualcosa di troppo importante perché venisse svelato, avrebbe potuto rivelare i suoi piani o i suoi segreti, così gridò, sovrastando la voce della donna: «Avada Kedavra!» Un getto di luce verde la investì e lei non finì mai di pronunciare la sua ultima profezia.

Grida di disapprovazione e rabbia si innalzarono tra i membri dell'Ordine della Fenice che Tom Riddle zittì con un gesto della mano. Disse poi con tono persuasivo: «Datemi la Spada e nessun altro si farà del male!»

Nessuno si mosse, il Signore Oscuro studiò il volto di ogni mago della luce che aveva di fronte, si voltò poi per tornare dai suoi alleati, ma il suono di alcuni passi lo incuriosì ed egli si voltò nuovamente.

«Harry Potter» Lord Voldemort scandì bene queste due parole.

«Vuoi la spada, Tom?» domandò Harry sostenendo lo sguardo dell'uomo.

«Harry! Cosa stai facendo?» lo chiamò la madre.

«Zitta donna! Harry Potter che mi offre la Spada di Godric Grifondoro, che dolce ironia»

James Potter sostenne la moglie: «Harry cosa ti salta in mente? Torna qui!»

Il ragazzo rifilò un'occhiata gelida al padre e poi parlò a Riddle: «La Spada di Godric Grifondoro, uno degli oggetti più rari esistenti al momento, solo un vero Grifondoro può usarla, forgiata dai folletti per uno dei fondatori di Hogwarts in persona, se entra in contatto con qualcosa più potente di lei, la fortifica»

«Esatto, ora dammela!» 

«Non c'è fretta, sono io che ho il coltello dalla parte del manico, non è vero Tom?»

«Come osi chiamarmi con quello sporco nome?!» scattò lui.

Harry sorrise e poi disse: «Prima che io te la consegni, forse è meglio spiegare a tutti come mai Lord Voldemort la desideri tanto. Lo faccio io oppure vuoi farlo tu?»

«Non so di che cosa tu stia parlando, ma ti avverto, se dici una sola parola in più io ti uccido» Gli occhi rossi di Voldemort si infuocarono per un istante.

Harry iniziò a camminare guardando sia i Mangiamorte che gli Auror e iniziò a dire: «Nella mia dimensione, Lord Voldemort aveva molti segreti. Molte congetture erano state fatte sul suo passato, ma tutto ebbe inizio da una notte, notte che né io né lui dimenticammo mai: 31 ottobre 1981»

«Basta!» Sbraitò Voldemort, ma Harry continuò.

«Quella sera Lord Voldemort si fece vivo a Godric's Hollow, irruppe nella casa dei Potter, assassinò brutalmente James Potter...»

«Harry» sussurrò James.

«Addirittura rise di fronte ad un uomo disarmato, poi salì le scale, sfondò la porta della camera e offrì a Lily Evans una possibilità, la mia vita in cambio della sua. Lord Voldemort protese la bacchetta per scagliare l'incantesimo mortale su di me, un neonato, mia madre, Lily Evans, si mise davanti e parò il colpo, compiendo un sacrificio. La Maledizione senza Perdono rimbalzò e colpì Voldemort stesso, il quale morì e mi procurò questa» a quel punto si toccò la fronte, mostrando la cicatrice «Quella notte Tom Riddle morì e io sopravvissi»

Continuò poi: «Per anni tutti i maghi credettero che fossi il loro salvatore, di Lord Voldemort non c'era traccia e tutti lo credevano morto. Ad undici anni andai ad Hogwarts e alla fine dell'anno stesso affrontai Voldemort, si era impossessato del corpo di un mio insegnante. Anche quella volta, grazie a mia madre, lo sconfissi. Dico grazie a lei, perché in seguito scoprii che era stato il suo amore per me a farmi sopravvivere»

«Credetti che fosse morto, per sempre, ma Silente confermò le mie maggiori paure: Lord Voldemort era ancora vivo, o meglio era ridotto a poco più di un'anima in cerca di un corpo. Fu così che iniziò un altro anno ad Hogwarts e la Camera dei Segreti venne aperta, nessuno sapeva chi o perché fosse stata aperta. Scesi nella camera e affrontai il mostro che si celava al suo interno, il Basilisco, non ero da solo, però, la Camera era stata aperta grazie ad un oggetto interessante, un diario; o meglio il Diario di Tom Riddle. Anche in quell'occasione, grazie anche a Fanny, riuscii a sconfiggere per la terza volta Voldemort»

«Durante il mio terzo anno ad Hogwarts Lord Voldemort non si fece vivo, ma aveva preferito nascondersi, per accumulare forze e un servitore, che si rivelò essere Peter Minus. Egli, come anche in questa dimensione, era il custode segreto dei Potter, rivelò a Voldemort la loro posizione e io rimasi orfano» Qui Harry cercò con lo sguardo il topo di fogna, ma non lo trovò.

«Verso la fine del mio quarto anno ad Hogwarts successe quello che mai avrei immaginato, le mie paure si fecero vere: Lord Voldemort riuscì a tornare e aveva di nuovo il suo corpo. Anche in quell'occasione ci affrontammo, riuscii a scappare, ma con la certezza che non sarei rimasto al sicuro»

«Il mio quinto anno fu forse il peggiore, scoprii che tra me e Riddle c'era una connessione mentale, non sapevo cosa fosse, ma riuscivo a vedere quello che lui vedeva. Inizialmente era vantaggioso, ma ben presto anche lui scoprì questa connessione e la usò a suo vantaggio, mi fece vedere immagini false, commisi molti errori e Sirius Black morì a causa mia. Ero furioso e ci affrontammo per la quinta volta, il suo spirito si impossessò di me, ma riuscii a respingerlo»

«Fu solo, però, durante il mio sesto anno che Albus Silente mi fece vedere qualcosa che mi cambiò la vita, che mi fece aprire gli occhi: un ricordo. Non era però uno dei suoi, ma di un suo ex-collega: Horace Lumacorno e da quel momento capii che c'era un unico modo per sconfiggere Voldemort una volta per tutte»

«Basta! Ti ho detto di smetterla!» urlò Lord Voldemort, oramai fuori di sé.

Tom venne interrotto da Harry che disse: «Vi ho mentito, ho mentito a tutti voi. Ho detto che avevo sconfitto Voldemort, ma non era vero; sono solo scappato dall'altra dimensione. Dopo aver visto quel ricordo ho capito che nessuno avrebbe potuto sconfiggerlo, nemmeno io; sono venuto qui nella speranza che le cose fossero andate diversamente, ma mi sbagliavo»

Lord Voldemort lo guardo stranito e con lui tutti i presenti, Harry sfilò dalla giacca la Spada di Godric Grifondoro e disse: «Ed è per questo che ti offro la spada»

«Harry!» urlò sua madre.

Lui non le diede ascolto e fece levitare l'oggetto fino a che Tom Riddle potesse toccarlo, poi Voldemort disse: «Hai compiuto una scelta saggia questa notte Harry Potter, la mia parola resta: non vi ucciderò e come tu hai ben ricordato, nessuno può sconfiggermi»

Detto ciò Tom Riddle fece segno ai suoi e si smaterializzò, dopo qualche minuto tutti i Mangiamorte si furono Smaterializzati.

Subito Lily, James, Sirius e Remus corsero incontro al ragazzo assalendolo di esclamazioni: «Che cosa hai fatto?!» «Harry ci hai traditi!» «Come hai potuto!»

Lui zittì tutti e disse: «Tornate a Grimmuld Place, prendete le vostre cose e andatevene. Ci incontreremo a Villa Conchiglia, sarà il nostro Quartier Generale. Dove sono i Weasley? Rachel e Draco?»

«Siamo qui!» esclamò Rachel Potter entrando nella Sala accanto a Draco, a parte qualche ferita superficiale sembravano stare bene.

«Per quanto riguarda ai Weasley, Harry» iniziò Tonks «La Torre Sud è crollata e loro con essa»

Lui inspirò, poi mormorò a denti stretti : «No, non è possibile! Sta succedendo di nuovo: stanno morendo tutti» 

«Harry perché dobbiamo andarcene e dovremmo ascoltarti dopo che hai dato la Spada di Godric Grifondoro a Tu-sai-chi?!» sbottò Sirius.

«Cosa?» gli fece eco Draco.

«Se intendi la vera Spada, eccola qui» prese il Cappello Parlante ed estrasse l'oggetto «Lord Voldemort non ci metterà molto a scoprire la verità e la vostra copertura è a rischio, andate via da Grimmuld Place trasferitevi a Villa Conchiglia, Bill mi ha detto che si è trasferito in Francia quindi la casa è libera, inoltre Voldemort non sospetterà mai che siamo lì»

«E tu?» fece Remus.

«Io devo scambiare due parole con un nostro possibile alleato. Silente dov'è?»

Gli adulti si guardarono tra loro.

«Allora?» li incalzò lui.

«E' andato con Grindelwald» fece cupo Remus.

Contro ogni previsione, Harry parve sollevato e disse: «Ottimo»

«Cosa?» fece James Potter.

Harry, che reggeva ancora la Spada di Godric Grifondoro tra le dita, disse guardando le macerie: «Sentite, so che è difficile, ma fidatevi di me: ho un piano»





Angolo Autrice:

Tan tan taaaaaaaaaannn



graziepregociao






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