Amori silenziosi
Hermione camminava a passo spedito verso i confini di Hogwarts, non si era voltata indietro nemmeno una volta nonostante l'amica continuasse a chiamarla ad alta voce. La ragazza varcò la soglia e finalmente si bloccò e venne raggiunta da Rachel ansimante, non appena la mora si fu ripresa disse: "Herm, mi dispiace così tanto; anche se so che le mie parole non cambieranno molto." La più grande abbracciò l'altra e sospirò: "Ron è impossibile, io... io non voglio nemmeno parlare di lui." "Certo, credo di capire, ma forse è meglio che parliamo dentro; non trovi?" Domandò la ragazza guardandosi attorno con circospezione, diffidava da varcare i confini per la paura dell'arrivo dei Mangiamorte.
"Mi serve del tempo per riflettere." disse solo Hermione, mentre l'altra capendo l'intenzioni dell'amica le disse: "Herm, ti prego, almeno pensaci qualche giorno; ma vieni dentro." La riccia sorrise e confortò la più piccola: "Meglio che tu vada, se qualcuno chiede di me, digli soltanto che sto bene." Invano Rachel allungò la mano per affermare l'amica, ma ella si smaterializzò un istante prima. Rassegnata la giovane Corvonero varcò nuovamente i confini di Hogwarts e si diresse in biblioteca: si sarebbe rifugiata nei libri per sfuggire alla crudele realtà.
Tornando al castello vide di nuovo Ron e Lavanda intenti in atti amorosi, come se quello che poco prima era accaduto non contasse niente, notò inoltre i Malandrini discutere animatamente tra loro, alzò gli occhi al cielo e si diresse in biblioteca.
Luogo imprecisato del Regno Unito
"Dove sono finita?" questo fu il primo pensiero di Hermione quando si ritrovò in una via poco affollata, la ragazza aveva infatti pensato alla casa dei suoi genitori e non di certo a quella bizzarra via. Si guardò attorno e cercò di pensare lucidamente come fosse potuto succedere. Provò a smaterializzarsi, ma per qualche strano motivo non ci riuscì. Decise così di vagare alla ricerca di qualcuno che le potesse dire dove si trovasse.
Entrò così nell'unico ristorante, che tra l'altro aveva un'aria sinistra, e mosse qualche passo incerto verso il bancone. Venne subito accerchiata da un gruppo di uomini dalle non buone intenzioni. Stava per mettersi ad urlare, ma a che scopo? Stava per estrarre la bacchetta, ma quelli potevano essere benissimo Mangiamorte. Mentre elaborava tutto ciò non si accorse di un braccio che le cingeva le spalle, si voltò verso colui che doveva essere un ragazzo, il quale disse con un tono di voce distaccato: "Lei è con me."
Hermione non seppe se essergliene grata o se temerlo, senza molte scelte acconsentì a seguirlo verso un tavolo in fondo alla stanza e si sedette di fronte al misterioso ragazzo. Non lo vedeva in volto, perché portava un felpa nera con cappuccio che gli oscurava il viso, ma era abbastanza sicura di conoscerlo. L'altro le chiese a bassa voce: "Che ci fai qui Hermione?" "Come conosci il mio nome?" domandò lei dubbiosa, non bisognava essere un Corvonero per capire la delicatezza di quella situazione. L'altro sbuffò leggermente, si scostò il cappuccio per un istante, scoprendo un paio di occhi smeraldini e poi se lo rimise.
La ragazza balbettò incredula: "H-Harry? Sei davvero tu?" Lui la zittì e disse titubante: "Sì sono io e tu non hai ancora risposto alla mia domanda." L'altra non aveva voglia di raccontargli la faccenda di Ron, perciò borbottò: "Mentre mi smaterializzavo sono finita qui." E prima che lui potesse farle altre domande lei domandò: "Cos'è questo posto?" L'altro in tono glaciale rispose: "Benvenuta a Little Hangleton, più conosciuta come Cittadina della Morte." Lei sgranò gli occhi, ma non disse nulla; fece un cenno con il capo e invitò l'altro ad uscire da quel locale.
Quando furono usciti dal locale ed ebbero imboccato una via laterale, lei gli chiese: "Come mai sei qui?" Harry rispose vago: "Ricerche, ma ora dobbiamo trovare il modo di farti ritornare alla sicura Hogwarts." Pronunciò le due parole con tono leggermente schifato, ma non ebbe il tempo di accorgersene perché Hermione gli rispose secca: "Io lì non ci torno." Lui si mise davanti alla ragazza, incurante degli sguardi curiosi dei passanti, le appoggiò una mano sulla spalla e le disse: "Ora tu mi spieghi cos'è successo." Non era una domanda, suonava più come un ordine.
Sala del Trono, Riddle Manor
Voldemort sedeva impaziente picchiettando le dita contro il bracciolo in avorio del suo trono, si alzò poi di scatto: odiava dover aspettare, anche se aveva imparato che la sua impulsività non portava a molto, non potè resistere ad uscire dalla per osservare con i suoi occhi i progressi dell'ingegnoso piano. Esso procedeva spedito da circa una settimana, sebbene non sarebbe stato possibile realizzarlo prima di almeno dieci giorni, il Signore Oscuro era speranzoso. Con un ghigno sul volto si diresse negli appartamenti dei suoi Mangiamorte.
Era mattino inoltrato e molti di essi erano in incognito in varie città dell'Inghilterra, ma Voldemort non ci fece caso, snobbò molti dei suoi e si diresse spedito verso quello della sua prediletta. Busso per tre volte sulla superficie in legno di abete della porta, attese qualche istante prima che la signora Lestrange gli aprisse. Appena scorse la figura dell'uomo, ella rizzò di scatto e si sistemò insistentemente i ricci neri ribelli che le cadevano sul viso.
Voldemort non fece una piega ed entrò nella lugubre stanza. Bellatrix lo fece sedere su una poltrona di pelle nera, mentre lei si accomodava nel divano di fronte, a separarli solo un tavolino basso trasparente sul quale poggiavano diversi oggetti bizzarri e sui quali era meglio sorvolare. Lo sguardo di Voldemort puntò al volto della donna che sorrise e gli disse, quasi leggendogli nel pensieri: "Mio Signore il piano procede, i Mangiamorte si stanno dando un gran da fare e tutto sarà pronto la prossima Luna Piena, tra dieci giorni."
Un sorriso compiaciuto comparve sul volto del Signore Oscuro che replicò, quasi raggiante: "Mia cara hai fatto un ottimo lavoro, Nagini dovrebbe essere qui a momenti per portarmi ciò che ci serve per ultimare il piano." Non fece in tempo a concludere la frase che da una nube scura di materializzò il serpente, esso chinò il capo verso Bellatrix, poi si rivolse al padrone. Spalancò la bocca, scoprendo le fauci, e fece rotolare sul palmo candido dell'uomo una boccetta. Strisciò poi fuori dalla porta e Voldemort poté udire i suoi sibili per molto a lungo.
Spostò poi lo sguardo sulla donna, alzò la mano che regala la fiala e disse solenne: "Bella, quello che vedi qui è ciò che da molto stavo cercando, prima ancora di venire in possesso della Bacchetta di Sambuco. Se ti dicessi subito cosa ci sia qua dentro, probabilmente daresti di matto all'istante: ciò che si cela dentro questa boccetta è un qualcosa di estremamente potente e pertanto va bendato con cura." Bellatrix pendeva dalle labbra del suo Signore perciò gli domandò con un pizzico di impazienza: "Mio Signore, quindi che cosa contiene quella boccetta?"
L'altro sorrise compiaciuto, avvicinò la fiala a Bellatrix, tolse il tappo in sughero per un istante in modo che lei potesse vederne il contenuto e attese la reazione dell'altra. La Mangiamorte balbettò sbalordita: "Mio Signore, c-come ha fatto ad ottenerlo? E' estremamente raro, pensavo fosse solo una leggenda." Il Signore Oscuro si alzò, aprì la porta e rispose prima di uscire: "Bellatrix ricordati sempre che in ogni leggenda si cela sempre un po' di realtà." Detto ciò chiuse la porta e lasciò la donna a bocca aperta.
Terzo scaffale, Biblioteca Hogwarts
Rachel sfiorava il polpastrello sulle copertine dei libri, non sapeva bene cosa stesse cercando, sapeva solo che appena lo avesse trovato l'avrebbe percepito. Scivolò lungo il ripiano in basso, poi quello più in alto e ancora quello superiore, ma niente: la scintilla non scattava. Quando raggiunse il ripiano all'altezza dei suoi occhi trovò qualcosa che la incuriosiva. Arrestò pertanto i movimenti lesti della mano e raccolse il libro: la copertina rosso scura rigida era ornata con ghirigori dall'aria antica, ma non vi era alcun titolo. Fece per aprire il libro, quando sentì una mano sulla sua spalla.
La ragazza si voltò di scatto, pronta a tirare un pugno sul naso all'individuo, ma bloccò il suo braccio a mezz'aria non appena vide il ragazzo. Alzò gli occhi al cielo, lo prese per il colletto e lo trascinò in fondo alla biblioteca. Si guardò attorno e lo rimproverò: "Che ci fai qui? Sai che non possiamo farci vedere insieme!" L'altro divertito rispose: "Quanto sei noiosa, volevo solo restituirti una cosa." Detto ciò le porse la cravatta di corvonero e le guance della mora si tinsero di rosso. Lei sbottò imbarazzata: "Grazie, ecco qua."
L'altro afferrò la cravatta di serpeverde e se la mise al collo, mentre Rachel gli diceva: "Mio padre ci ha quasi scoperti, sai che andrebbe su tutte le furie se ci vedesse insieme." "E da quando ti importa ciò che pensa tuo padre? Mi sembra che ieri sera la pensavi diversamente." Rispose lui divertito, l'altra ancora più imbarazzata replicò impacciata: "Sei impossibile." Lui sorrise e poi si ricordò il motivo per cui era venuto da lei: "E quindi abbiamo perso anche la Granger?" Lei si fece cupa: "Ron è un tale idiota, credo che le serva tempo per pensare." Lui le appoggiò un braccio sulla spalla e la rassicurò: "Hey, se la caverà benissimo; però sai che ce lo vedo Weasley e la Brown?"
Lei alzò gli occhi al cielo e sussurrò a bassa voce: "Com'è che ti interessa tanto?" Lui la rassicurò: "Siamo gelosi, eh? Tranquilla la Mezzosangue..." L'altra tossì. "Oh e va bene, la Granger non mi interessa e poi io ho te." Detto ciò le scoccò un bacio dolce sulla fronte e si avviò verso l'uscita. L'altra rimase un istante ad osservare il punto in cui si trovava il ragazzo prima, poi si riscosse dai suoi pensieri e riprese la ricerca del libro. Quando finalmente lo ebbe trovato, lo fece scivolare nella borsa e uscì: sapeva bene che non poteva prendere un libro così, ma era pur sempre la figlia di un Malandrino e poi quel libro le serviva, ne era certa.
Green Street, Little Hangelton, inghilterra
Il silenzio che era calato tra i due quando la ragazza poco prima aveva finito di raccontare l'accaduto persisteva nel durare. Harry rimuginava sull'accaduto, così come Hermione; poi lei disse: "Non dici niente? Credevo ti interessasse visto che me lo hai chiesto, forse voi maschi siete tutti uguali. Tu e Ron, ah Ron quell'idiota." Lui non provò nemmeno a fermarla, la ragazza parlava a macchinetta: "Sai credevo di amarlo, insomma ci conosciamo da quasi otto anni, abbiamo passato Natali e feste insieme, certo battibeccavamo, ma pensavo fosse normale. Poi lui l'estate scorsa se ne esce con: «Hermione vuoi stare con me?»."
"In effetti non mi ricordo perché gli ho detto di si, forse perché glielo dovevo: mi aveva accettato e con lui anche la sua famiglia. Mi dicevo: con il tempo imparerai ad amarlo e così è stato. Era buffo e divertente i primi tempi, era l'unico che riusciva a strapparmi un sorriso in questi tempi duri. Poi c'è stata Romilda, solo una storia passeggera mi aveva detto e io gli ho creduto. L'ho perdonato e siamo tornati insieme, ma mi accorgevo che era più distaccato e io davo colpa alla guerra. E dopo mesi con chi lo trovo? Con quella gallina di Lavanda. Ma sai che c'è?"
"Non mi importa. Insomma chi ha bisogno di lui, ha anche osato darmi della noiosa che pensa solo alla guerra: c'è guerra è ovvio che ci pensi. Chi non ci penserebbe? Forse solo lui, è così infantile..." Probabilmente Hermione avrebbe continuato per ore, se non fosse stata interrotta da Harry che le urlò: "Giù." Lì per lì la ragazza non comprese le parole dell'altro, fece per ribattere, ma un incantesimo rischiò di colpirla. Harry trascinò l'altra dietro a qualche bidone e inizio a difendersi e Hermione fece lo stesso.
Nel mezzo della battaglia il moro le disse: "Expelliarmus... ci stavano tenendo d'occhio... Pietrificus Totalus... avrei dovuto capirlo... Bombarda Maxima." Lei gli rispose: "E' colpa mia... Finite Incantatem... non dovevo lamentami con te... Stupeficium... e distrarti!" Gli assalitori non avevano nulla a che fare con i Mangiamorte, sembravano solo maghi malviventi, dopo una decina di minuti Harry ne ebbe abbastanza, afferrò la mano della ragazza, urlò: "Protego Horibillis!" E si smaterializzò, lasciando gli assalitori di stucco.
Spazio Autrice:
Ecco qua un altro capitolo; questo, a differenza dell'altro, è più consistente e costituisce una parte molto importante della narrazione.
Chissà chi è il ragazzo misterioso di Rachel?
E che cosa contiene la fiala che Nagini (dopo anni aggiungerei) ha trovato?
Dove si sono smaterializzati Harry e Hermione?
E qual è il libro che Rachel ha trovato?
Avete qualche idea? Fatemelo sapere nei commenti!
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