Capitolo 91 - Lui sta arrivando
Harper
Appena entro nella stanza delle riunioni, noto che attorno al tavolo, dalla forma rotonda, vi sono i Consiglieri. Belial, Apollion, Aamon, Abraxas, Fargas, Sebastiel, Vassago ed infine Raum. Il cuore mi scoppia dal petto per l'agitazione, vorrei solo fuggire via ed evitarli tutti fino al ritorno di Lucifer, che saprà sicuramente come comportarsi: in una maniera assolutamente esagerata e spropositata.
Harper:”Buonasera.”
Annuncio cortese, facendo battere le suole delle mie scarpe sino alla poltrona sulla quale mi siedo. La cosa che non aiuta la mia agitazione è che sia Apollion che Belial non si guardano, preferiscono fissare il basso, ignorando completamente la mia presenza. Gli altri consiglieri, al contrario, mi guardano col volto fiero, non so esattamente perché, forse vogliono donarmi sicurezza.
Harper:”Il Paradiso ci ha fatto dono di un oggetto inestimabile.”
Nessuno parla. Inizio ad innervosirmi.
Harper:”L'Armatura di Michele.”
Belial si sta quasi per strozzare con la saliva, puntando lo sguardo verso di me. Apollion spalanca di poco gli occhi, guardandomi scioccato. Gli altri consiglieri un po' sconvolti.
Belial:”Eh?!”
Belial è l'unico a parlare.
Belial:”Ma… chi la dovrebbe indossare? Lucifer? Non… può!”
Obbietta, riferendosi ai sigilli.
Harper:”A quanto pare io.”
Increspo le labbra.
Aamon:”Harper ci affogheresti dentro.”
Aamon decide di rivolgermi la parola.
Harper:”È per questo che ne hanno forgiata una identica solo per me, col pentagono inciso sopra. La battaglia ormai è imminente: giorni, forse poche settimane. Il Paradiso ha voluto dare un contributo.”
Spiego, vedendoli tutti leggermente increduli.
Apollion:”In quanto alla chiave?”
Apollion prende la parola, prendendosi subito dopo a quanto dimostra il suo viso. Riceve degli sguardi interrogativi dagli altri sette consiglieri.
Giusto… loro non sanno niente!
Spiego il contatto che ho avuto con Lucifer a tutti, anche meglio a Apollion, che sapeva solo questa piccola parte. Mi ascoltano attenti, quando poi finisco, spiegando anche che non mi ricordo l'ultima frase fatta nel preciso e che Emachiele ha detto che l'Altissimo sta facendo in modo di non farmi indizi esterni.
Belial:”Che situazione…”
Sussurra Belial.
Belial:”È possibile che noi sappiamo di cosa si tratti e che Dio non voglia farcelo ricordare?”
Fargas:”Improbabile. Lucifer è sempre stato geloso nei riguardi della Corona, non mi stupirebbe se non l'avesse detto nemmeno a noi.”
Fargas guarda il Demone dagli occhi grigi.
Apollion:”Sicuramente. Se mai ci fosse stata una possibile chiave per dare accesso alla Corona, non l'avrebbe detto neanche in una stanza blindata ed insonorizzata.”
Apollion pare pensieroso, con l’indice e il pollice che gli contornano il mento.
Apollion:”Tuttavia io la penso come gli Angeli, sicuramente si tratta di più oggetti.”
Il silenzio cala. La convenzione è ufficiosamente finita.
Harper:”Molto bene, vi auguro a tutti una buona serata.”
Mi alzo e mi dirigo verso l'uscita a grandi passi.
Vassago:”Mi sto studiando!”
Vassago alza la voce, facendomi bloccare e girare verso di lui. Gli altri Consiglieri lo guardano confusi.
Vassago:”Siete due bambini, Belial e Apollion, tutti e due. Mi vergogno profondamente di voi”
Indica i due consiglieri seduti, che lo guardano come se oltraggiati.
Belial:”Non guardare me, è lui che ha avuto la geniale idea di pugnalare la Regina!”
Sbotta Belial, indicando Apollion.
Apollion:”Non voglio toccare l'argomento.”
La voce del Consigliere trasmette freddezza e orgoglio allo stato puro.
Belial:”Eh no!”
Ringhia Belial, alzandosi dalla sedia e sbattendo un pugno sul tavolo.
Belial:”Non ti sei minimamente preoccupato di sistemare le cose, di chiedere scusa o fingerti quantomeno dispiaciuto. Non posso credere che dopo tutti questi millenni passati insieme tu abbia fatto questo.”
Gli urla contro, mentre lui non si scompone minimamente.
Apollion:”Scuse? Fingermi almeno dispiaciuto?!”
Apollion sgrana gli occhi verso Belial.
Apollion:”Hai idea di chi siamo o no?!”
Sbotta, adirato.
Belial:”Ah… e va bene.”
Belial tira fuori un pugnale benedetto dalla giacca, sia io che gli altri consiglieri ci mettiamo in una posizione di allerta.
Vassago:”Belial, cosa vuoi fare?”
Vassago gli si para davanti allargando le mani.
Vassago:”Posala.”
Apollion:”Ora vorresti uccidermi? Ma non farmi ridere.”
Ghigna Apollion.
Belial:”Oh, non ci sarebbe il gusto. Vado a chiedere a Valila cosa ne pensa della situazione. Vediamo se farà in tempo a rispondere.”
Sibila maligno, allargando le sue labbra in un sorriso sadico e provocatorio.
Apollion:”Non oseresti…”
Il Consigliere cambia subito espressione, sgranando gli occhi.
Belial:”Eccome se oserei, dopodiché verrei da te con la mia bella faccia tosta e farei finta di niente, voglio vedere quanto riesci ad essere… Demone!”
l'ultima parola la urla scagliando la lama in direzione della testa di Apollion, che schiva prontamente.
Ma cosa diamine sta succedendo?!
Harper:”Adesso basta. Sedetevi, è un ordine.”
Ringhio, facendo si che tutti mi guardino in cagnesco.
Vassago:”Era ora che intervenissi…”
Bofonchia indignato Vassago.
Harper:”Starete qui seduti per tutta la notte. Seduti vi ho detto. Il primo che si alza gli faccio recitare per dodici ore tutti gli esorcismi più dolorosi. Mi sono stufata di questa faccenda, ho cose più importanti a cui pensare e di certo non sono le vostre crisi isteriche, le mie mi bastano.”
Faccio arrabbiata.
Vassago:”E noi che c'entriamo?!”
Vassago mugola in disaccordo.
Harper:”Fate ragionare questi due.”
Detto questo, esco finalmente dalla stanza, mi dirigo verso la Sala del Trono, tra i pensieri.
Questa cosa si sta dilungando troppo, se Apollion non vuole chiudere scusa è sicuramente dato dal suo orgoglio, più il mondo intero insiste e più non farà assolutamente niente per rimediare a tutto ciò. Che poi, le sue scuse per me sono come un piatto di spaghetti con il pomodoro: assolutamente inutili. L'unica cosa che mi interessa è che chiarisca con Belial, non posso vederlo in queste condizioni. Soffre, soffre da morire per questo gesto assolutamente incoerente, una cosa che non potevo aspettarmi da lui, da nessuno qui dentro, a dire il vero.
Mi distraggo quando vedo una sagoma slanciata, dalla capigliatura chiara e una camminata svelta. Valila percorre il mio stesso corridoio con tanti fogli stretti al petto e il volto basso.
Harper:”Da chi scappi?”
Domando, guardandola consapevole.
Lei si ferma e lentamente volta il capo, uno sguardo omicida mi colpisce, non scalfendomi minimamente: lo sapevo.
Valila:”Da te.”
Asserisce, voltando subito la testa e procedendo con il suo cammino.
Harper:”Pensi che permetterò mai a Lucifer di far giustiziare tuo padre?”
Alzo la voce di poco, in modo che lei mi senta.
La ragazza si blocca, soprappensiero, quando poi scuote la testa e continua nuovamente a camminare in modo veloce.
Increspo le labbra, dispiaciuta. Troppi problemi si stanno susseguendo. Però, ora che ci penso, Lucifer non lo vedo da questa notte. Sono quasi ventiquattro ore che è sparito, non lasciando alcuna traccia di sé. Fermo una guardia e quando gli domando del Re essa non mi sa rispondere. Lo congedo in modo dolce, facendogli capire che non è colpa sua, ma che Lucifer avrà trovato un posto adeguato nel quale nascondersi. Dove potrà mai essere? Possibile che ci sia rimasto così male ieri sera, quando l’ho rifiutato? Ma infondo cosa posso mai fare… l'unico uomo che amo e venero allo stato puro è colui che in questi mesi mi ha fatto letteralmente perdere il senno, non voglio solo il suo involucro. Vado nella sua stanza, penso che almeno li possa essere. Appena entro quello che mi trovo davanti è una testa bionda.
Harper:”Michele, cosa ci fai qui?”
Gli domando, vedendolo che sta cercando qualcosa nel bagno.
Michele:”Harper! Non trovo Lucifer da nessuna parte, volevo assicurarmi che stesse bene.”
Risponde con la sua solita aria da padre premuroso, sempre attento ai dettagli.
Harper:”È andato via stanotte dopo un piccolo disguido. Non è uscito dagli Inferi, sarà qui nel castello a girovagare nell'ombra.”
Faccio spallucce.
Michele:”Che genere di disguido?”
Assottiglia gli occhi, avvicinandosi lentamente a me.
Harper:”Non attacca, bello. Vecchia pettegola come sei andresti a sbandierarlo a Inferi, Paradiso e Terra.”
Incrocio le braccia guardandolo male.
Michele:”Harper ma lo sai che non riesco a mentire! Ma cercherò di fare un eccezione, dimmelo dai.”
Sorride in modo innocente.
Harper:”Dillo ad un solo essere sulla faccia del Creato e io giuro che ti troverò e ti taglierò… hai capito, non farmi essere volgare.”
Lo guardo male e lui annuisce prontamente, mettendosi comodo per il racconto.
Narro della sera prima, di cosa è successo con Lu e cosa mi ha detto prima di lasciare la stanza. Lui ascolta in modo attento e non mi interrompe, curioso di tutte quelle informazioni.
Michele:”Affascinante, veramente affascinante.”
Ora sembra serio mentre chissà cosa gli passa per la testa.
Michele:”In pratica ti ha fatto capire che i sentimenti del nostro Lucifer vanno oltre ai sigilli. Il legame di sangue è molto forte.”
Harper:”Ci ero arrivata anche io. Solo che non voglio per nulla al mondo sostituire mio marito. Certo, lui avrà il suo stesso corpo, i suoi stessi occhi, ma fondamentalmente non è lui, affatto.”
Faccio spallucce.
Michele:”Il nobile sentimento dell'amore non conosce aspetti. Ecco perché sei stata tu la prescelta. Non ti sei mai lasciata soggiogare dalla lussuria che emana mio fratello. Sono felice che tu abbia trovato la tua felicità, ancora di più perché l’hai donata a lui… credimi Harper, io amo Lucifer più di chiunque altro, secondo solo a Dio… e questo non ha mai potuto perdonarmelo.”
Finisce la frase con una nota stridula, dettata dal nodo in gola che ha in modo evidente. Abbassa di poco il capo, nascondendo una piccola lacrima uscire dai suoi occhi cristallini.
Sorrido appena, quasi commossa da l'intensità di quelle parole, semplici e coincise, ma che in loro cela un grande significato. Porto una mano sulla sua spalla, come per consolarlo.
Harper:”Lui è così. Noi tutti non ne possiamo fare a meno per questo.”
Michele, commosso da chissà quali pensieri, regala a quella singola lacrima delle sorelle, che assieme alla primogenita gli accarezzano il volto, quasi sfregiandolo, perché quelle lacrime così tristi e prepotenti, sul suo viso dolce, perfetto e candido, risultano come crudeltà che gli scendono sulle guance. Mi abbraccia, abbandonandosi finalmente al dolore che lo attanaglia dall'alba dei tempi. Lo stringo forte, colui che amo come un fratello adesso è tra le mie braccia, tra le mie incasinatissime braccia che non fanno altro che sorreggere pesi enormi, pesi che non si reggono più da soli sul petto, ma che adesso pare si siano svuotate solo per far spazio al suo di dolore, accogliendolo per alleggerirlo. Rimaniamo lì per non so quanto, tra i suoi singhiozzi e i miei sussurri di incoraggiamento. A spezzare il momento è la maniglia della porta che si apre.
Lucifer:”Vi ho per caso disturbati?”
Lucifer è lì, che alza un sopracciglio come se per sfida, maledicendo con gli occhi Michele, che ora si è staccato, asciugandosi le lacrime.
Lucifer:”Ancora questa storia di buttare acqua dagli occhi?”
Harper:”Ma dove diamine eri finito?!”
Sbotto istintivamente, alzandomi in piedi.
Michele però sentendo quella frase scoppia a ridere, una risata che fatica a trattenere.
Michele:”Non ci credo… anche in questo stato usi lo stesso termine! Si chiamano lacrime, Lucifer.”
Calma la sua ilarità, inducendo poi suo fratello a guardarlo scettico.
Lucifer:”Lo so come si chiamano, ma per me l'unico senso che hanno è essere acqua.”
Ridacchio anche io, ma d'un tratto la porta si spalanca, andando a sbattere contro la schiena di Lucifer che era rimasto lì in piedi. Lui non si sposta di un millimetro all'impatto, ma quando lo fa, una Felixa preoccupata irrompe nella stanza.
Harper:”Che succede?!
Sbotto, correndo da lei.
Felixa:”Devi venire fuori! Adesso!”
Il volto contorto dall'agitazione, la paura che solca i suoi occhi.
Guardo Michele che si è già alzato, pronto a venire con noi.
Harper:”No, tu rimani qui, potrebbe essere pericoloso.”
Lucifer:”Vengo anche io.”
Si fa avanti Lucifer.
Nemmeno il tempo di dirgli di rimanere che Felixa mi prende il polso e corre verso l'uscita degli Inferi.
Felixa:”Io… volevo fare una passeggiata…”
Inizia a dire mentre corre.
Felixa:”Belial non è tornato…”
Aggiunge dopo poco.
Arrivate all'uscita usciamo subito. Non noto nulla di strano, ma poi Felixa inizia a correre di nuovo. Arriviamo alla prateria e quello è agghiacciante. Dietro alle mie spalle posso sentire gli occhi di Lucifer che mi guardano consapevoli, dietro di lui una guardia che vedendoci preoccupati ci ha seguiti.
Harper:”Vai a chiamare tutti i Consiglieri… anche i miei e Hayden, il Vice Comandante.”
Mi rivolgo al soldato, anche lui senza parole.
Guardo il cielo con le lacrime agli occhi.
Rosso, tremendamente rosso come il sangue che starà per versarsi. Lui sta arrivando, lui sta arrivando e si sta preparando.
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