Capitolo 52 - Assemblea
Harper
Thoth:”Penso solo che sia più saggio mandare delle sentinelle per tutto il mondo, in modo tale da tener d'occhio gli esiliati, i pentiti e i traditori fuggiti.”
Alza la voce Thoth, nella Sala dell'Assemblea.
Cassiel:”Impossibile!”
Sbotta Cassiel in un ringhio.
Thoth:”Siete degli sciocchi! Stiamo facendo il possibile per tentare minimamente di risolvere, almeno per metà, la situazione!”
Ribadisce il mio consigliere.
Quante alzate di voce, mi tocca massaggiarmi le tempie, se forse gli Arcangeli spiegassero ai miei consiglieri perché non possiamo mandare infiltrati invece di starnazzare come delle candide oche affette da artrite, forse la smetterebbero.
Lancio uno sguardo scocciato verso i Consiglieri di Lucifer, che paiono avere la mia stessa espressione scocciata.
Andras:”Perché voi volete sempre avere il controllo su tutto, sveglia! Quel vecchio bastardo non C’è!”
Sbotta Andras.
Harper:”BASTA!”
Alzo la voce, facendola rimbombare.
Harper:”Andras, come osi mancare di rispetto all'Altissimo in una zona che non è la tua?! Non mi pare che gli Angeli abbiano soprannominato Lucifer con nomignoli poco carini, eppure siamo in casa loro. Sembra che ho a che fare con dei bambini…”
Mormoro le ultime parole in un sospiro.
Andras:”Mi dispiace, mia regina, mi sono fatto prendere la mano.”
Si scusa subito Andras.
Annuisco annoiata, mi alzo dal mio posto e vado verso il centro dell'aula, tra gli Angeli e i Demoni, sotto l'attento sguardo confuso di entrambi.
I miei tacchi rimbombano per la stanza, nel mentre raggiungo il centro della sala, finalmente un po' di silenzio, anche se camminerei volentieri scalza.
Mi fermo giusto al centro, con gli Angeli alla mia destra e i Demoni alla mia sinistra in questa possente stanza in stile greco.
Harper:”Adesso, parlerò una sola volta e parlerò per tutti. Sono tempi difficili, molto difficili, molte guerre sono incombenti, siamo in pochi, senza i nostri pilastri maggiori a sorreggerci come è sempre stato fin dell’alba dei tempi. Il motivo per il quale non possiamo mandare sentinelle per tutto il mondo è che abbiamo poche risorse che servono a palazzo. Facciamo che, domani, dovessimo mandare uomini per tutto il mondo, ne servirebbero migliaia per Continente, per paese, per nazione. Ebbene, noi chi avremo? Abbiamo fatto tornare esiliati, traditori, solo per un po' più di supporto, che senso avrebbe mandarli via? Demangelus potrebbe tornare anche in questo preciso istante e distruggere agli Inferi in meno di cinque minuti senza nessuno a proteggerli. Quindi adesso, chiudete quelle bocche una volta per tutte.”
Faccio tranquillamente, facendo per andarmene.
Metadron:”Harper dove vai? Non abbiamo ancora trovato un modo d'occhio i potenziali pericoli per Paradiso e Inferno.”
Alza la voce Metadron.
Harper:”Semplice, a questo punto lì aspettiamo, saremo più forti di loro comunque.”
Alzo le spalle proseguendo.
Arrivata fuori dalla Sala, mi guardo attorno.
Non si vede niente, poco e niente.
I vari cori, che una volta brillavano di luce propria, sono spenti, morti.
L'aria, non è più un'ondata d'amore e pace, ma pesante e triste, che ti lascia spaesato per un po'.
Porgo lo sguardo dove una volta vi era la mia dimora, sul palazzo dei Serafini, enorme, prorompente, innalzato sopra ogni cosa, sotto la calda luce del Padre, adesso freddo e spento, tra la nebbia, sembra una grande struttura dell'orrore.
Gli Angeli sono deboli, loro si nutrono di Amore, lo stesso che ora non hanno più la possibilità di respirato e nemmeno di farlo, adesso sono tristi, ma continuano ad avere forza e speranza, ciò che ancora lì rimane in vita.
Spicco il volo e cado in picchiata verso casa, già, casa…
Ormai non lo reputo il mio regno, ma il luogo da cui provengo, il luogo in cui sono stata legata, in un modo o nell'altro capisco che tutto questo fa parte del mio destino, per quanto esso possa cadere in picchiata svariate volte, capisco che vinceremo sempre.
Scendendo, passo davanti al coro degli Arcangeli e senza pensarci un'attimo, mi fermo.
Mi addentro per i candidi e angelici corridoi, adesso divenuti grigi, grezzi, tristi.
Ricordo ancora perfettamente dove è situata la sua stanza e mi dirigo verso essa.
Arrivata davanti alla sua porta, vedo appena uscire due infermiere a detta del camice, due nobili anime umane che si sono offerte di seguire le cure di Michele a quanto pare.
Harper:”Buonasera. Sono Harper, Regina degli Inferi, vorrei vedere il Comandante se non reco troppo disturbo, per favore.”
Mi annuncio, guardandole supplichevole.
Le due assumono delle facce a dir poco sconvolte e mi guardano con la paura negli occhi, a primo impatto non capisco perché tali espressioni, poi collego.
Ovvio, “Regina degli Inferi “, come minimo mi immaginavano una volgare demone rossa, con tanto di coda appuntita e corna.
Sento una mano avvolgere la mia spalla e mi volto, trovando un volto familiare davanti.
Rafael:”Non c'è da preoccuparsi, Harper non è un pericolo con noi, anzi, penso che al nostro carissimo Arcangelo faccia piacere sentire la sua presenza.”
Sorride codesto, sfoggiando quella rassicurazione negli occhi così contagiosa, che anche il più ignobile dei furfanti riuscirebbe a sciogliersi.
X:”Ma certo. Scusateci.”
Sorridono loro verso di me, facendo un piccolo inchino e andando via.
Harper:”Rafael, grazie.”
Sorridono grata, andando verso la camera.
Rafael:”E di cosa dolce Harper. Per quanto il tempo passi e tu ad oggi sia una Regina, rimani sempre per tutti noi la dolce e diversa ragazza che suovana il pianoforte nella Piazza Massima.”
Sorride, accompagnandomi.
Appena entriamo, ecco che mi colpisce un tonfo al cuore.
Michele è steso su di un letto d'ospedale, attaccato ad innumerevoli macchine per tenerlo in vita e ad una sacca ematica per nutrirlo.
Il colorito della sua pelle non è più candido, come se fosse fatto di perla pregiata, oppure del più candido dei marmi, ma semplicemente umano.
Persino i suoi capelli hanno perso quella lucentezza, ed il suo corpo, il suo corpo sembra più asciutto, più debole.
Fa strano non sentire la sua potente aura, quell'aura che ti faceva star bene già da dieci chilometri di distanza, adesso è semplicemente normale, semplicemente… umano.
Harper:”Oh mio Dio…”
Sussurro a voce spezzata.
Rafael:”Ah, ah. Se Lucifer dovesse sentirti si arrabbierebbe tantissimo.”
Mi rimprovera Rafael, sorridendo appena. Poi si avvicina a Michele, gli prende la mano e la stringe, china il capo verso il suo viso e gli lascia un piccolo bacio sulla fronte.
Rafael:”Ciao fratello…”
Sussurra appena.
Il mio cuore non può fare a meno di stringersi a quella vista. Michele e Rafael, insieme a Gabriel, hanno un rapporto indissolubile, sin dell’alba dei tempi.
Si narra che dopo la caduta del Fratello Perfetto, Gabriel e Rafael furono coloro che più smetterò vicino al loro Comandante, costruendo un rapporto che niente e nessuno è riuscito mai a rompere.
Harper:”Rafael, ma tu non hai provato a fare niente? Hai i tuoi poteri estremamente curativi. Adesso Michele è umano, possibile che non ti sia venuto in mente?”
Domando confusa.
Rafael sospira profondamente e mi guarda con i suoi chiari, ma estremamente avvilito.
Rafael:”Ci ho provato, ma con l'equilibrio spezzato e nessuna fonte di nutrimento i nostri poteri sono diventati nulli.”
Sospira affranto.
Harper:”Non darti le colpe… vedrai che si riprenderà e quando succederà, saremo un passo avanti a tutti, dammi retta.”
Sorrido, rassicurandolo appena.
Passano le ore e devo dire che mi sono sentita con un umana che si confessa ad un prete.
Ho iniziato a parlargli, a raccontargli come mi sento, il dolore che provo e tutte le difficoltà che si stanno sovrastando tra loro. In qualche breve istante della nostra (mia) conversazione, mi è sembrato come se nulla fosse cambiato, che eravamo mesi indietro, dove io mi allenavo con lui.
Tornata agli Inferi, non posso fare a meno di notare un gran trambusto provenire dalla Sala del trono.
Cos'è tutto questo casino?!
Che si sia… svegliato?!
Come una forsennata corro verso di essa e quasi inciampo sui tacchi che sono obbligata a portare, la speranza cresce e con essa anche i battiti cardiaci, che si fosse svegliato mentre io non ero lì con lui?!
Dephana:”Ditemi subito dove diamine si trova quel pesce lesso!”
Sento sbraitare da una voce familiare, troppo familiare.
Giurerei che se non fossi me, arriverei a pensare persino che quella sono io che cerco Lucifer.
Ma no, è solo quel dolce angioletto di Dephana, che sicuramente sta cercando Apollion.
Harper:”Dephana! Apollion è ancora in Paradiso a sbrigare certe cose con gli Arcangeli, cos’è successo?!”
Sbotto appena varco la soglia e vedo lei che non si scompone nemmeno per un singolo istante, mantenendo la sua postura retta e possente, sottolineando i suoi un metro e ottanta di donna.
Dephana:”Quel cretino mi ha piantata in asso, dovevamo… ehm… sbrigare certe faccende.”
Ehm… cos'è quel tono così innocente? Dalla bocca di Dephana poi.
Harper:”In che senso?”
Dephana:”Harper cara, meglio non fare mai queste domande, potresti non rimanere contenta al momento della risposta.”
Esordisce con un sorriso malizioso sul volto, ed allora collego.
Harper:”DEPHANA!”
Sbotto arrossendo, scacciando quel pensiero dalla mente.
Harper:”Hai presente che ora ho l'immagine di te e Polly mentre… ti prego non mi ci far pensare!”
Batto i palmi delle mani sulla fronte, tentando di scacciare quell'immagine dalla mente, mentre Dephana si appresta a fare una risata sonora.
Almeno lei si diverte.
Harper:”Piuttosto, sono tornati i miei Consiglieri?”
Domando alle guardie che scattano subito sull'attenti.
X:”Si, mia signora, li andiamo subito a chiamare.”
Annunciano, mentre una cammina a passo svelto verso uno dei tanti corridoi.
Dephana:”Mh, da quando Lucifer non c’è sembrano essere più sull'attenti.”
Osserva Dephana guardandoli pensierosa.
Felixa:”Questo perché hanno più paura di lei che di lui.”
Ridacchia Felixa facendo il suo ingresso nella sala, con un morbido vestito azzurro addosso che la fa sembrare leggiadra in tutto e per tutto.
Felixa penso sia una delle poche demoni alle quali non piace vestirsi sempre in modo provocante ma anche in modo aggraziato.
Felixa:”Avete visto Belial?”
Domanda poi rivolgendosi uno sguardo sereno.
Dephana:”In Paradiso.”
Sbuffa Dephana.
Felixa:”Credimi, ma mai avrei pensato un giorno di sentire questa frase.”
Ridacchia Felixa.
Harper:”Come stanno Rudolf e Clara? Spero che la casetta nella zona protetta sia di loro gradimento.”
Eh sì, almeno Rudolf e Clara dovevo tenerli fuori da questa faccenda per via del bambino e che lei è per metà umana ed è più soggetta a stress, malattia e altre cose che gli umani fanno perdere i loro figli.
Felixa:”Molto e ti ringraziano, la gravidanza procede bene.”
Sorride ancora.
Sento dei passi in lontananza e una guardia, accompagnata dai miei Consiglieri, fa la sua composta entrata.
Andras:”Ci dica tutto, mia Regina.”
Si inchina leggermente Andras.
Harper:”Sono veramente allibita per il vostro comportamento assunto in Paradiso, sappiate che prenderò seri provvedimenti per ciò. Adesso, ditemi i miei impegni per oggi.”
Faccio tranquilla, intuendo anche un po' di timore.
Nicole:”Sono passati tre giorni, mia signora, dovete assolutamente andare dal Diamante per rigenerarlo.”
Comunica Nicole pacata.
Diamine, il diamante, mi porterà via tanta di quell'energia che se Demangelus dovesse venire da qui a tre ore, conterei meno di zero.
Belial:”Eccoci arrivati!”
Comunica entusiasta Belial.
Belial:”Ma buonasera demonietta mia.”
Accorre vicino alla moglie, baciandole la mano in modo galante.
Felixa ridacchia imbarazzata, lusingata certamente da quelle smancerie così improvvise.
Felixa:”Belial ma cosa fai… sono passati secoli ormai…”
Quasi balbetta, tentando di nascondere le sue guance paonazze.
Belial:”Proprio per questo, abbiamo passato così troppo tempo lontani, dobbiamo rimediare… e poi, anche se un po' tardi, sto capendo piano piano che potrei perderti di nuovo e in circostanze peggiori.”
Sussurra con la fronte poggiata su quella della moglie, nessuno riesce a sentirli, o per lo meno a notarli, ma a me si stringe il cuore e all'improvviso un'emozione si impossessa di me: l’invidia.
Certo che sono invidiosa, l’uomo che amo è sdraiato su di un letto, impotente e fragile come un grissino.
Quanto vorrei che le parole che Belial ha regalato a sua moglie, le pronunciasse Lucifer al mio orecchio, casomai sul letto abbracciati, la luce spenta e solo il leggero fuoco del camino ad illuminare il suo viso perfetto ed i suoi occhi pari a cristalli. Quanto vorrei tornare indietro, in quei momenti felici e scherzosi, dove entrambi ci regalavamo una marea di sorrisi, o perché no, sguardi arrabbiati.
Pagherei oro per fare un'ultima litigata con lui, casomai una di quelle litigate dove vorresti spaccare tutto, ma al tempo stesso baciarlo all'impazzata, perché ti fa incredibilmente male tutta quella tensione.
Pagherei oro per punzecchiarlo come se non ci fosse un domani, vedere la sua espressione contrariata e il suo viso crucciato, già, pagherei con la mia stessa vita, perché non mi importa più ormai di me stessa da tempo, da quando lui è entrato nel mio cuore, lui viene al primo posto su tutto, sempre.
Apollion:”Harper… tutto bene…?”
Sento una mano poggiarsi sulla mia spalla e sussulto, trovandomi davanti gli occhi di Apollion.
Harper:”Un… si si.”
Farfuglio, tentando di ricompormi.
Apollion:”Non mi pare, quelle che hai sul volto sono lacrime a quanto vedo.”
Bisbiglia, prendendosi anche la briga di asciugarmi il viso con semplici gesti veloci.
Harper:”Ricordi, mio caro Apollion, semplicemente ricordi.”
Sorrido appena, tanto per sdrammatizzare.
Harper:”Orsù, c’è del lavoro da svolgere! Ebbene, vado a salvare l'Inferno anche oggi. Ci vediamo per l'ora di cena.”
Sorrido a tutti, salutando con un bacio Apollion e sussurrandogli un “grazie” frettoloso, andando verso i corridoi più scuri e isolati.
Dephana:”Ora che sei tornato, non sparire più, sennò la prossima volta taglio quella tua bella testa che ti ritrovi e la inchiodo su di un crocifisso, andiamo!”
Sbotta Dephana e non posso far a meno che ridacchiare sentendo tutti i presenti della sala rabbrividire al solo pensiero della scena.
Dephana:”Cosa avete da guardare babbei?! Volete forse avere lo stesso trattamento?!”
Sbotta nuovamente e tutti si ammutoliscono all'istante.
Quella donna mi stupisce ogni giorno di più.
Appena entro nella stanza, la solita aura di disperazione e paura mi avvolge in un abbraccio, ricordandomi che qui dentro Lucifer incamerava tutte le emozioni di troppo, rimanendoci chiuso persino per mesi.
Osservo il Diamante Infuocato e non posso far a meno di notare che il leggero fuoco blu è più debole del solito, meglio sbrigarsi.
Senza perdere tempo ulteriore, alzo le maniche del leggero abito bianco che indosso e porgo le mani a mezz'aria verso l’oggetto, prendendo respiri profondi e preparandomi ad emanare energia.
Inizio la procedura, fa male, ma ormai è diventato sopportabile il dolore. Tutto sembra andare secondo i piani, quando poi, d'un tratto, una forza mi investe e una luce mi abbaglia.
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