①⑥ Grazie
Uraraka's POV
La luce del mattino mi pizzicò gli occhi, costringendomi ad aprirli. Portai una mano davanti ad essi per evitare di restare cieca. Scorsi un braccio muscoloso circondarmi le spalle e un altro che sue tendeva sotto al mio collo, fino a sporgere alla fine del letto.
Mi voltai, sorprendendo un piccolo Bakugou addormentato, lo sguardo innocente e non così tanto... beh, da Bakugou. Mi rivenne in mente ciò che successo la sera prima e persi un battito. Era successo davvero?
Guardai in basso. Come immaginavo, c'era una chiazza di sangue sul lenzuolo, al di sopra del ginocchio. Io ero praticamente in mutande, anch'esse sporche.
"Oh, cavolo! Devo ripulire assolutamente questo casino!" Pensai, riferendomi al lenzuolo. Non volevo che i genitori di Katsuki lo sgridassero per aver fatto l'amore sul loro letto.
Mi alzai a sedere, il braccio di lui ancora intorno al mio collo. Lo scostai, poggiandolo delicatamente sul cuscino, accanto all'altro braccio, e poi guardai il biondo. Era così tenero mentre dormiva. L'avrei mangiato di coccole!
Prima di scendere, gli lasciai un bacio sulla fronte, sorridendo. Dopodiché, pigiai i piedi nudi sul parquet e andai in bagno a cambiarmi.
"Appena si sarà svegliato, pulirò tutto!"
Presi un intimo dal mucchio di panni che Bakugou mi aveva gentilmente offerto, appartenenti a sua madre, poi mi infilai sotto la doccia e feci scorrere l'acqua.
[Qualche minuto dopo...]
Katsuki's POV
Il dolce profumo di uova strapazzate e pancake mi invase le narici. Aprii gli occhi lentamente, acciecato dalla luce del sole che filtrava dalla finestra, e mi drizzai a sedere. Sfregai la tempia e sbadigliai, ancora mezzo assonnato.
Appena connessi il cervello, mi rivenne in mente la serata passata con Uraraka. Solo allora mi accorsi di essere... nudo!
"Meno male che non ci sono i miei!" Pensai, coprendomi il volto.
Con uno scatto, corsi in bagno e chiusi la porta. Controllai il cestino della spazzatura sotto al lavandino, dove la sera prima avevo gettato scrupolosamente il preservativo usato. Avrei dovuto portare fuori il sacchetto la mattina stessa, per evitare guai.
Fissai allo specchio la chioma bionda a porcospino completamente scompigliata e sbuffai. Dopodiché, mi fiondai in doccia e ci rimasi per un bel po', con mille pensieri che frullavano nella mia testa.
"Cosa diremo agli altri? Pff, fanculo gli altri! Non devono venire a sapere gli affari nostri."
Mi sfregai il viso con l'acqua bollente e passai la spugna intrisa di sapone al cocco su tutto il corpo.
"E se Deku lo scoprisse? Cosa penserà sapendo che io e Uraraka stiamo... insieme?"
Girai la manovella dell'acqua per chiuderne il getto e uscii dalla doccia. Mi passai l'asciugamano sulla testa e strofinai per bene i capelli. Dopo aver indossato un paio di boxer puliti e dei calzini neri, andai in camera mia a prendere un paio di pantaloni e una maglietta. Decisi di indossare la mia seconda preferita: una semplice t-shirt nera con sopra una fiamma. Quella col teschio era la mia numero uno, ma era troppo sporca.
Appena scesi le scale, trovai Uraraka al telefono. Rimasi ad ascoltare, senza farmi vedere.
«Sì... d'accordo, ma... avevate detto che non era grave e che le sue condizioni sarebbero migliorate!» stava esclamando, con voce spezzata. «D-dovreste sapere come fare il vostro lavoro!»
Singhiozzò, finché non esclamò: «Al diavolo!» e riattaccò, portandosi le mani al ventre.
Mi fiondai da lei. «Ehi, che succede?»
Uraraka si voltò di scatto. «Oh, m-mi hai spaventata!» disse, asciugandosi le lacrime. «Scusa, ehm... si tratta di mio padre.»
«Che ha?» domandai.
«I dottori hanno detto che stanotte ha avuto delle ricadute. La pressione bassa lo ha fatto svenire e ora è in coma da un paio d'ore.»
Rimasi in ascolto.
«Fa fatica a respirare e...» singhiozzò più forte. «Questi dottori sembra che non sappiano cosa fare, sono dei buoni a nulla!»
«Cazzo, ma... dicevano che era tutto okay!» esclamai irritato.
«Infatti! A quanto pare non sanno neanche loro come fare il proprio lavoro!» strinse i pugni.
Io digrignai i denti. «Io li ammazzo!»
Uraraka tirò su col naso. «N-non stare così per me. Scusa se ti ho fatto arrabbiare. Piuttosto, ti ho preparato la colazione.»
Io la ignorai. «Non sono arrabbiata con te, ma con quei dottori di merda!»
«Bakugou, non possiamo farci niente tanto.»
«Io posso incenerirli, se non si sbrigano a fare bene il loro lavoro!» gridai, furente.
«Bakugou, ti prego! Non aiuti così!»
«Tsk!»
Uraraka mi mise una mano sulla spalla. «Non fare così.»
«È che non sopporto di vederti soffrire così.» grugnii.
Lei per tutta risposta poggiò la fronte sul mio petto. «Sei così carino a preoccuparti per me, ma arrabbiarti come tuo solito non è la soluzione, stavolta. Io... ho solo bisogno che tu mi stia vicino.»
Sgranai gli occhi, andando poi a circondarla con le braccia in un caloroso abbraccio. Poggiai il mento sulla sua testa e la strinsi a me, come fosse mia. Mia e solo mia. Nessuno le avrebbe mai fatto del male né fatto soffrire. Lo avrei impedito!
«Se la caverà.» riuscii a dire.
Uraraka chiuse gli occhi e si poggiò più a me, mormorando un dolce: «Grazie.»
Non potei fare a meno di sorridere.
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