Capitolo 5
Se ne stava lì dietro il vetro in attesa che gli aprissi.
Alto, muscoloso e parzialmente coperto dall'ombra scura della notte. Se fosse stato uno sconosciuto probabilmente sarebbe apparso minaccioso. Per non parlare del suo volto che sembrava mostrare un'espressione infuriata.
Ma forse era solo una mia impressione.
Mi affrettai ad abbassare la maniglia e farlo entrare, preoccupata che stesse morendo di freddo anche se lui non lo dava a vedere, rimanendo perfettamente immobile.
- Dimmi che non sei sola in casa - disse a denti stretti. Bene, fantastico. Era incazzato.
Gemetti nella mia testa mentre facevo qualche passo indietro e lui contemporaneamente ne faceva lo stesso numero in avanti.
- Christian.. - mormorai sulla difensiva.
Si bloccò improvvisamente. - Cristo, Thia! Credevo ne avessimo parlato.
Avrei voluto rispondergli che in realtà lui e Tyler si erano limitati ad imporre il loro volere ignorando le mie repliche ma pensai che era molto meglio stare zitta.
- Avresti dovuto dirmelo, avresti dovuto chiamarmi - continuò. Volevo ricordargli (ancora una volta) che io non avevo il suo numero visto che lui non mi aveva mai richiamata ma (ancora una volta) votai per il silenzio. Meglio lasciargli sbollire prima la rabbia. E, infatti, continuò con una serie di imprecazioni e disse qualcos'altro che non ascoltai. La mia mente era troppo occupata a realizzare che lui si trovava qui di fronte a me. Incazzato e sexy.
Era coperto giusto da una giacca nera di pelle e sotto una maglietta bianca che gli fasciava i muscoli del torace, un paio di jeans e degli stivali neri. Il tipico look da cattivo ragazzo che gli stava tremendamente bene.
Ed era qui, con me. Nel cuore della notte e nella mia camera da letto.
- Thia - mi richiamò avvicinandosi. - Davvero, dolcezza, non mi piace che tu passi la notte completamente sola.
La sua mano si alzò appoggiandosi alla mia guancia e prese ad carezzarla lentamente, formando dei cerchi con il pollice sulla mia pelle.
- Lo so, Christian ma devi capire che funziona così praticamente da tre anni e non mi è mai successo niente, per me è difficile pensare di potermi ritrovare in pericolo. - Accennai un sorriso. - Beh, tranne stanotte. Mi hai fatto morire di paura sai?
- Mi dispiace. Non volevo spaventarti.
- Non ne dubito, solo la prossima magari avvisami e suona al citofono. Anche casa mia ne ha uno - scherzai facendolo sorridere. - Come hai fatto ad arrivare alla mia portafinestra?
- Ho scavalcato il muretto e ipotizzando che la tua camera fosse al piano di sopra, mi sono arrampicato sull'albero più vicino al balcone - spiegò come se fosse una cosa semplice. - Non è la prima volta che faccio una cosa del genere.
Lo guardai stranita. Dovevo ammettere che scavalcare il muretto alto a malapena un paio di metri non doveva essere stato molto complicato per lui ma arrampicarsi su quell'albero era un'altra questione. Certo, si trattava di un ciliegio con i rami abbastanza robusti e anch'io ci avevo provato ad arrampicarmici quando ero più piccola, per poi finire cadendo e con una caviglia slogata ed entrambe le ginocchia sbucciate (tanto per ritornare sulla storia del cattivo rapporto tra ma e l'arrampicata). Quindi forse per lui non era stato troppo difficile.
Mi chiedevo solo se la sua ammissione sul fatto di non essere la prima volta fosse riferita allo scalare gli alberi o al violare le privacy delle case altrui. Non so perché feci quel pensiero ma lo collegai all'infanzia dura che avevo intuito Christian poteva aver vissuto. Ero così curiosa su quella parte della sua vita.
Durante la cena di ieri mi aveva chiesto qualcosa al riguardo della mia adolescenza mentre lui non ne aveva accennato minimamente.
E benché fossi avida di scoprirne qualcosa tenni ogni domanda per me anche quella sera. In fondo, non era costretto ad aprirsi con me dopo appena due giorni che frequentavamo.
- Sei stanco - constatai quando lo vidi chiudere gli occhi e sospirare. Non sapevo dove fosse andato né cosa avesse fatto ma a giudicare doveva essere stato qualcosa di impegnativo.
Lanciai un'occhiata al mio letto. Ormai era veramente tardi e non avrebbe avuto senso per lui tornare a casa sua adesso.
- Puoi dormire qui se vuoi - lo invitai mordendomi il labbro. Due pozze color miele, improvvisamente sull'attenti, si fissarono sulla mia bocca.
- Mhm - mormorò e mi diede una lunga occhiata che mi accarezzò dalla testa ai piedi, soffermandosi sulle mie gambe scoperte. - Non sarebbe una cattiva idea.
Mi sorrise malizioso mentre le sue mani si posarono sui miei fianchi. - Giuro che non è per questo che ero venuto qui, però.
- Ah no?
- No. - Scosse la testa. - Ho finito l'allenamento e stavo tornando a casa e visto che ero di strada, ero venuto ad augurarti la buonanotte. Poi me ne sarei andato.
Il cuore accelerò il battito.
- Beh, che io sappia nessuno qui mi ha augurato la buonanotte.
Oddio, avevo detto davvero appena detto una frase da flirt?
A quanto pareva sì dato che il sorriso di Christian si fece ancora più grande. - Hai ragione. Rimedio subito.
Si tuffò sulle mie labbra attirandomi a sé.
Quando ci staccammo avevamo entrambi il fiato corto. Christian mi accarezzò dolcemente il viso e io chiusi gli occhi lasciandolo fare. - Andiamo a letto adesso - mormorò.
Speravo di sentirgli pronunciare quella frase ancora e ancora in altri contesti.
- Non guardarmi così, Thia. Dormiremo e basta - aggiunse dopo aver letto il mio sguardo. Avvampai e sentii tutto il sangue defluirmi alle guance. Era stato così facile intuire i miei pensieri o forse anche lui stava pensando alla stessa cosa?
Ma ovviamente non avrei mai avuto il coraggio di chiederglielo e comunque stavo cominciando ad esagerare con questi pensieri su me e lui in posizione orizzontale. In realtà mi piaceva anche solo il fatto che lui mi stesse vicino come in quel momento mentre eravamo abbracciati sotto le coperte: eravamo l'uno di fronte all'altra con il suo braccio a circondarmi la vita e le nostre gambe intrecciate.
Sospirai inalando il suo odore e strofinando il viso nell'incavo del suo collo e sistemandomi meglio in modo da aderire completamente a lui. Si era spogliato completamente tranne che per i boxer per cui il calore del suo corpo alimentava il mio e mi avvolgeva interamente.
- Ho parlato a qualcuno di te e di tutta la faccenda dei combattimenti - sputai tutto d'un fiato dopo un po'. Lo sentii irrigidirsi e smettere di accarezzarmi il fianco come aveva fatto fino a quel momento. Accidenti, momento sbagliato. Però, era tutto il giorno che continuavo a ripensare al fatto che non avevo mantenuto la parola e che avrei dovuto trovare un modo per dirglielo e non lo so, avevo pensato che forse in quel momento, vedendolo abbastanza rilassato, non si sarebbe infuriato più di tanto. In fondo, non era una questione molto grave. Come continuavo a sostenere nella mia testa (anche per sentirmi meno in colpa) ero arcisicura che Blair non avrebbe parlato.
- Ti prego non ti arrabbiare - sussurrai contrita. - Lo so che te l'avevo promesso ma si tratta di Blair. Ci conosciamo praticamente da sempre ed è la mia migliore amica, il nostro rapporto è un po' come quello che avete tu e Tyler, capisci?
Stavo praticamente parlando con il suo collo perché non volevo alzare la testa e vedere la sua espressione. Speravo che facendo leva sul sentimento d'amicizia lui potesse davvero comprendere.
Passarono altri secondi di assoluto silenzio prima che lo sentissi muoversi contro di me e ribaltare le nostre posizioni. Ora mi trovavo di schiena sotto di lui che mi sovrastava con il suo corpo ma per evitare di schiacciarmi si era appoggiato con i gomiti ai lati della mia testa. In quella posizione non potevo più sfuggire al suo sguardo.
- Non sono arrabbiato - disse dopo un momento. Il mio corpo si distese per il sollievo. - Se per te era così importante dirglielo, va bene.
- È solo che non trovavo giusto mentirle - mi giustificai ancora. - E poi credo che l'avrebbe scoperto comunque. Sai, per Ryan.
- Il tizio che ho allontanato la prima sera?
Annuii. - È il ragazzo di Blair. In realtà, quella sera sono capitata lì perché stavo seguendo lui con il sospetto che la tradisse o qualcosa del genere.
Ecco, finalmente avevo chiarito la situazione. Christian inarcò un sopracciglio e arricciò le labbra come se si stesse trattenendo dal ridere. Lo guardai sbuffando.
- Non osare ridere di me - intimai. In risposta le sue labbra si aprirono in un ghigno e come succedeva da quando l'avevo conosciuto, anche i suoi occhi presero a scintillare.
- È che.. Thia, chi diavolo fa una cosa del genere?
Rise nonostante gli avessi minacciato di non farlo. Era un suono basso e roco che avrei trovavo estremamente sexy se non fosse stato che stava ridendo di me facendomi morire dall'imbarazzo.
Chi diavolo fa una cosa del genere? Una persona molto buona e che vuole molto bene alla propria migliore amica.
Chiusi gli occhi. Volevo girarmi dall'altra parte e seppellire il mio viso nel cuscino ma lui era troppo vicino e mi impediva qualsiasi movimento così mi limitai ad emettere un gemito frustato.
- Ehi, dolcezza - mormorò sulle mie labbra. - Giuro che non sto ridendo te ma dell'assurdità della cosa.
- Non è stata una mia idea - sussurrai a mia volta con tono infantile. Lui ridacchiò di nuovo e il suo vibrò direttamente sulla mia bocca.
- Se devo essere sincero sono felice che tu l'abbia fatto o non ci saremmo mai incontrati - disse dandomi un singolo bacio prima di aggiungere: - Sono anche contento che tu mi sia venuta a cercare ieri.
Approfondì il contatto tra le nostre bocche fino a che non sentii la sua lingua chiedere il permesso entrare. In poco più di una settimana aveva imparato come mi piaceva essere baciata, dal fatto che mi mordesse delicatamente il labbro al modo in cui la sua lingua si muovesse intrecciandosi con la mia e facendomi sospirare di piacere.
Gli passai i palmi sul petto accarezzando i muscoli duri. Adoravo che fosse così grande, in grado di circondarmi con il suo corpo e mi piaceva sentire la sua pelle calda sotto le mie dita. Sembrava che lui non riuscisse a tenere le mani lontano da me da come aveva preso a tracciare il profilo della mia coscia e risalire verso l'alto fino a trovare il mio gluteo.
- Ti confesso una cosa - mi disse interrompendo il bacio. - Credo di essere diventato schiavo del tuo sedere.
- Christian - mormorai il suo nome ma non sapevo se era un rimprovero o una richiesta per qualcos'altro.
In ogni caso lui mi diede il qualcos'altro perché poco dopo sentii anche l'altra mano scendere sul mio corpo. Ora che non si sorreggeva più sui gomiti ci ritrovammo ancora di più l'uno vicino all'altra, quasi appiccicati.
Probabilmente smisi di ragionare nel momento in cui la sua mano mi scostò le mutandine e cominciò ad accarezzarmi delicatamente.
- Christian - mormorai nuovamente il suo nome e questa volta non avevo dubbi sul motivo. Solo ieri notte mi ero immaginata che mi facesse questo e adesso eccolo qui, nel mio letto. E la realtà superava di gran lunga la mia immaginazione.
Usando la sola mano libera lottò per sfilarmi la maglietta. La sua bocca non perse tempo ad arrivare ai miei capezzoli. Lappò il piccolo bottoncino del mio seno destro, sfiorandolo di tanto in tanto con la lingua. Senza che potessi controllarmi, la mia schiena si inarcò verso l'alto andandogli incontro e altri piccoli gemiti mi scapparono dalle labbra.
Pensai che fosse davvero troppo mentre il suo pollice continuò a lavorare leggero sulla mia clitoride. Era come se qualcosa si fosse accumulato all'interno del mio ventre ed ogni secondo che passava, ad ogni toccata veloce, ad ogni carezza della lingua diventava sempre più grande e più intenso. Stavo morendo dal desiderio di lasciarlo uscire.
- Per favore - quasi gridai.
- Tutto quello che vuoi - mi rispose soffiandomi sul capezzolo. Ansimai.
Poi il suo indice mi sfiorò l'apertura. Mi irrigidii improvvisamente ricordandomi di un particolare. Di quel particolare.
- Christian - lo chiamai. - Io non..
Non l'ho mai fatto, volevo terminare la frase, però non volevo che lui smettesse. Non volevo spezzare tutto e farlo allontanare da me. Avevo paura che una volta che l'avesse scoperto si sarebbe tirato indietro come molti altri ragazzi.
- Lo so - mi disse lui, invece.
- Guardami.
Aprii gli occhi, che non mi ero resa conto di aver chiuso. I suoi erano lì di fronte a me, le pupille leggermente dilatate che inghiottivano il miele delle iridi. Ne rimasi ipnotizzata come un serpente a sonagli al richiamo dal flauto.
- Rilassati - disse e il mio corpo obbedì mentre l'indice si faceva strada dentro di me fino a toccare la barriera della mia verginità e poi lentamente si ritrasse. Lo fece un'altra volta, ancora più lentamente. Lo sentivo ed era strano, quasi intrusivo. Ci vollero un altro paio di spinte prima che mi abituassi alla sua presenza. Poi qualcosa si smosse.
- Ecco, così.
Per tutto il tempo Christian mantenne il contatto tra i nostri sguardi. Anche mentre la mia vista si offuscò leggermente per il piacere di sentirlo muoversi dentro ~ stando attento a non farmi male ~ e contemporaneamente accarezzarmi fuori. Quella cosa che sentivo nel ventre si era ingrandita sempre di più ed ora era vicina a liberarsi del tutto, ad esplodere.
Christian aumentò il movimento delle dita.
- Dolce Thia. Vieni.
Mi liberai. Esplosi.
E poi finì.
Avvertii il bacio di Christian mentre gli ultimi residui dell'esplosione scemavano.
- Ciao - mi disse.
- Ciao - risposi sorridendogli.
- Se hai goduto così per questo ho quasi paura per come reagirai quando sarò dentro di te - scherzò.
Da quando era così diretto?
Avrei voluto rispondergli qualcosa di efficace ma in quel momento non mi veniva niente di intelligente da dire. Riuscivo solo a pensare che aveva appena detto "quando sarò dentro di te" mettendo in tavola chiaro e tondo che sarebbe successo; che a lui non dava fastidio il fatto che non avessi avuto altre esperienze, che voleva essere il primo quanto lo volevo io, che..
..lui non era venuto. Ed io ero una dannata egoista.
Lo guardai e mi sentii ancora più in colpa vedendo i lineamenti tesi del suo volto e le sue pupille ora dilatate al massimo, segno che era chiaramente eccitato e, a ricordarmelo, c'era anche la sua erezione che spingeva sul mio fianco. Non era giusto lasciarlo insoddisfatto dopo quello che lui aveva fatto per me.
- No - protestò con la voce arrochita. Lo ignorai e continuai ad allungare il braccio tra i nostri corpi.
- No - ripeté afferrandomi il polso. Lo tirò fino a che non raggiunse la sua bocca e vi depositò un bacio.
- Posso.. - cercai di ribattere e di sfuggire alla sua presa annegando sempre di più tra i sensi di colpa.
Scosse di nuovo la testa. - Thia - sentenziò in tono di avvertimento. Mi arresi.
- Ma non è giusto - obbiettai flebilmente.
- Il tuo piacere è il mio piacere, dolcezza.
Lo disse come se quella stupida frase potesse spiegare tutto. Gli lanciai un'occhiata di fuoco e in risposta lui rise e mi baciò sulla punta del naso.
- Ho solo bisogno di un minuto per.. Dov'è il bagno?
- Esci. La porta accanto.
- Grazie - disse scendendo dal letto. - Torno subito.
Colsi l'occasione per sbirciare il suo fondoschiena fasciato dai boxer mentre lasciava la stanza. Ora che non era più nel letto ad irradiarmi con il suo calore sentivo freddo. Forse anche perchè ero mezza nuda, constatai osservando la mia maglietta buttata per terra. Mi affrettai a raccoglierla improvvisamente imbarazzata quando fino a pochi attimi prima me ne stavo solo con un paio di culotte a gemere per Christian.
Oddio. Oddio.
Avevo appena avuto un orgasmo spettacolare, niente a che vedere con quelli che mi procuravo da sola ogni tanto.
Per mano di un ragazzo sexy che andava pazzo per il mio sedere, dissi tra me e me ridacchiando.
Raccolsi la maglietta di mio padre accingendomi a metterla ma mi accorsi di quella bianca di Christian ripiegata sulla sedia. Perché no?
Mi misi quella bianca, riponendo accuratamente quella degli AC/DC in uno dei cassetti. Christian tornò proprio mentre mi giravo per tornare nel letto. Mi squadrò indugiando sui punti strategici e borbottò qualcosa che non riuscii a comprendere.
- Sarà una lunga notte - dichiarò prima di prendermi tra le sua braccia e lasciare che entrambi sprofondassimo nel sonno.
Quando mi svegliai la mattina dopo avvertii subito la sua mancanza. Al suo posto, sul letto, c'era un biglietto che mi affrettai a leggere. Aveva una bella scrittura, notai, pulita e comprensibile.
Avrei voluto svegliarmi con te ma il lavoro non aspetta. Passo stasera, lascia la finestra aperta.
P.S. Uscirò senza maglietta e morirò di freddo ma ne è valsa la pena per vedertela addosso
P.P.S. Sei fottutamente bella
Non avrei mai pensato che avrei ma trovato romantico vedere le parole "fottutamente" e "bella" nella stessa frase come non avrei mai pensato di incontrare un ragazzo come Christian.
- Sei proprio cotta, ragazza.
Fu la prima cosa che mi disse due giorni dopo Blair, dopo che le raccontai gli sviluppi tra me e il biondo. In quei due giorni avevamo passato le notti nel mio letto. Christian aveva completamente rivisitato la mia concezione di dormire. Quasi sempre intorno alle ventitré arrivava, si intrufolava sotto le lenzuola e mi attirava tra le sue braccia. Rimanevo sempre sveglia ad aspettarlo e restavamo ore a parlare prima di riuscire ad addormentarci. Era tutto molto intimo ma dalla prima notte non mi aveva più toccata. Non che non mancassero le effusioni ma non ci spingevamo mai oltre qualche palpatina qua e là. Ed era frustrante, perché io davvero cominciavo a volere qualcosa di più.
- Immagino di si - le risposi sospirando. - È solo che vorrei che spingessimo un po' più in là mentre lui sembra non voler andare troppo veloce.. e poi, non vuole che lo tocchi.
L'ultima frase mi uscì in un sussurro. Mi imbarazzava ancora parlare apertamente di queste cose, anche se si trattava di farlo con Blair, il genere di persona senza peli sulla lingua.
Le scene del film che avevamo scelto di guardare stavano scorrendo senza che ci facessimo caso, troppo impegnate nella nostra conversazione. Mi accoccolai meglio nel grande divano bianco del mio salotto.
- Non è che io voglia andare subito al sodo solo..Dio, è così dannatamente imbarazzante!
La mia amica ridacchiò dandomi una pacca sulla gamba. - Qualcuno qui, è diventato avido dopo solo un assaggio - commento con occhi cioccolato maliziosi.
- Blair, ti prego!
Gemetti e le tirai addosso uno uno dei cuscini azzurri che schivò. Continuò a ridere e, benché indignata, la seguii.
- È normale, sai - mi disse dopo un po'. - Che tu sia così emozionata, in fondo è il primo.
- Anche tu ti sei sentita così incasinata con Ryan? - le chiesi scherzosa. Quei due stavano insieme da prima che io e Blair ci conoscessimo. La prima volta che conobbi Ryan dovetti ammettere che non mi andò subito a genio, forse per il suo modo di fare un po' superbo e arrogante (e anche il suo essere un tantino possessivo) ma vedevo che amava davvero Blair e la rendeva felice.
- Si - disse ma notai una leggera nota di incertezza e qualcos'altro che non riuscii subito a decifrare nella sua voce.
- Che succede, B.? - le chiesi preoccupata.
Esitò un attimo prima di rispondermi. - Ho ancora l'impressione che Ryan mi tradisca.
- B.. - cominciai avvicinandomi a lei.
- Senti, lascia stare. È una cosa stupida. Non so nemmeno perché mi vengano in mente certi pensieri - rise nervosamente. Non feci altro che preoccuparmi ancora di più. Conoscevo la mia amica e quando rideva in quel modo nervoso c'era da preoccuparsi.
- Le cose tra te e Ryan non vanno?
- Forse è solo una mia impressione ma ultimamente mi sembra molto distante. Quando siamo insieme si comporta come se volesse essere ovunque tranne che con me.
- Sappiamo com'è fatto - cercai di consolarla. - Ha sempre l'aria disinteressata per tutto e tutti.
- Conosco il mio ragazzo - sbuffò frustrata. - Ed io sono la sua ragazza, non dovrebbe essere disinteressato quando sta con me.
Purtroppo non aveva tutti i torti.
- Però non è neanche detto che ti tradisca.
Ormai mi stavo arrampicando sugli specchi.
- L'altro giorno l'ho sentito parlare al cellulare. Sono quasi certa che fosse una ragazza e sembravano molto intimi.
Di male in peggio. Oramai non potevo più tirare fuori alcune obiezioni. Non mi veniva in mente niente e poi non capivo perché lo stessi difendendo. Non era neanche mio amico. Ma allo stesso tempo odiavo vedere Blair triste e da brava amica, pur di consolarla potevo concedergli il beneficio del dubbio. Anche se neppure io ero convinta di quello che dicevo.
- Credo che dovreste parlare a quattr'occhi e che dovresti dirgli quello che provi, forse ha solo la luna storta per il momento.
- Già - acconsentì poco convinta. Lasciò cadere il discorso e si interessò improvvisamente al film. Sospirai e feci lo stesso.
Per un po' restammo in silenzio a stuzzicare i salatini che avevo comprato quel pomeriggio. Il film era una mediocre commedia che passava in replica quasi ogni anno per cui non mi dispiacque distrarmi quando mi arrivò un messaggio.
Da Christian:
Ehi, dolcezza
Mi morsi forte il labbro per trattenermi dal sorridere come una sciocca. Non mi sembrava corretto nei confronti della povera Blair.
- È lui, vero?
La povera Blair a cui non sfuggiva niente. Dannazione.
Annuii.
- Non sei molto brava a fare l'indifferente, per non parlare del modo in cui i tuoi occhi hanno cominciato a luccicare - commentò con un sorrisino. - Forza rispondi - mi incitò.
A Christian:
Ehi, tu
Da Christian:
Tutto ok?
A Christian:
Si, tu?
Da Christian:
Ok
Da Christian:
Domani ho un incontro. Ti va di venire?
- Che ti ha scritto?
- Domani combatte - risposi a Blair. - Mi ha chiesto se mi va di andare.
- E tu ci andrai?
- Beh, si.
La guardai. Mi guardò. Sapevo già cosa stava per chiedermi. E, infatti, dopo un attimo di esitazione, la domanda non tardò ad arrivare.
- Non è che gli farebbe comodo un'altra tifosa?
Ne ha già fin troppe, pensai sospirando.
- Non lo so, Blair. Non dipende da me.
E non voglio nemmeno che Christian si arrabbi con me forzando troppo la mano.
- Ti prego, sai che terrò la bocca chiusa. Ma sono curiosa.
A Christian:
Certo che mi va di venire
A Christian:
Devo chiederti un favore ma devi promettere di non arrabbiarti.
Aspettai qualche secondo ma non mi arrivò nessuna risposta. Pensai che con quella frase avessi ottenuto l'effetto totalmente contrario e mi disperai. Finché non vidi lo schermo illuminarsi per la chiamata in entrata.
- È la seconda volta in meno di una settimana che mi preghi di non arrabbiarmi - dichiarò appena accettai la chiamata. Al telefono la sua voce era leggermente più profonda e il suo timbro roco era leggermente accentuato.
- Lo so - sospirai. - Ma sono quasi certa che quello che ti sto per chiedere ti farà arrabbiare almeno un po'.
- Perché non cominci col dirmi di cosa si tratta?
- Pensi che ci sia una possibilità che Blair possa assistere all'incontro?
- Lei è lì con te adesso?
Mi mossi sul divano lanciandole un'occhiata. - Si.
- Passamela.
- Perché? - gli chiesi sorpresa.
- Passamela se vuoi che venga - spiegò spiccio. - Per favore.
- Ok - mormorai prima di porgere il cellulare a Blair. Anche lei mi guardò interrogativa ed io le dissi semplicemente: - Vuole parlare con te.
Per i successivi tre minuti rimasi a fissare la mia amica ascoltare in completo silenzio quello che Christian aveva da dire, chiedendomi che cosa le stesse riferendo di importante. Blair mi lanciò un'occhiata veloce. - Si - disse subito dopo. - Certo - aggiunse e mi ripasso l'apparecchio.
- Pronto?
- Passo a prendervi entrambe intorno alle sette, ok? - disse in tono tranquillo.
- Va bene - acconsentii. - Grazie.
- Ringraziami passando la notte con me, domani.
Passavamo già le notti insieme per cui per me sarebbe stato un piacere.
Sospettavo che Christian avesse qualcosa in mente e già ero elettrizzata al solo pensiero.
- Si - risposi senza esitare.
- Bene, a domani.
- A domani.
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