Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 3

- Allora.. - feci guardandolo. Christian era girato e ammirai le spalle e la sua schiena muscolosa fino a scorrere con lo sguardo verso il basso.
Indugiai sul suo sedere fasciato ora da un paio di jeans. Mi trattenni a stento dal sospirare come una ragazzina.
L'avevo già detto che era una visione? Che avrei potuto stare ad osservarlo tutto il giorno?

Lui finì di passarsi una salvietta umida sul viso e si girò per guardarmi. Mi affrettai a distogliere lo sguardo arrossendo.

- Allora cosa? - mi chiese lui riportando la mia attenzione sul suo viso. Mi staccai dagli armadietti grigio-metallico e spostai il mio peso da un piede all'altro a disagio.

- Mi avresti chiamata?

Dopo aver parlato trattenni il fiato aspettando la sua risposta. Perché diavolo il mio tono era parso così disperato, come se avessi passato tutta la settimana aspettando un suo segno?

Perché era stato esattamente così.

Solo che lui non lo doveva sapere. Ripensai ancora alle parole di Caleb e mi chiesi quante ragazze dovevano essersi presentate da lui con lo stesso tono disperato che avevo io. Forse, dopotutto, non era stata una buona idea andare lì.

Il suo sguardo si fece serio. - No.

Oh. Quel no pronunciato in modo così deciso mi provocò una fitta dolorosa al petto. Avevo messo in conto che probabilmente non avrebbe più voluto vedermi, mi ero preparata mentalmente all'evenienza. E allora perché quella piccola parola faceva così male?
Perché mi ero illusa. Ecco perché.

Decisamente non era stata una buona idea andare lì.
Che stupida.

- Certo. Io.. capisco - sussurrai. Mi sforzai di fare un sorriso ignorando quella spregevole sensazione di vergogna.

- Mi dispiace di averti disturbato - aggiunsi con l'intenzione di andarmene. Evitai di guardarlo di nuovo.

- Thia - mi chiamò prima che potessi muovere un passo. Con due falcate mi raggiunse e me lo ritrovai addosso, così vicino che mi costrinse a fare un passo indietro. La mia schiena tornò ad appoggiarsi agli armadietti.

- Stasera alle undici ho un incontro. Passo a prenderti io. - mi disse sottovoce.

- Non devi.. - cominciai a dire. Non sopportavo l'idea che ora mi informasse solo perché gli avevo fatto pena. Lui non aveva nessuna colpa, non mi aveva mai detto che mi avrebbe richiamata. Ero solo io la responsabile di questo fraintendimento.

- Thia - mi richiamò ancora una volta avvicinando ancora di più il viso al mio. I suoi occhi color miele erano così vicini ai miei che ora riuscivo a distinguere delle pagliuzze più scure che circondavano l'iride e, nonostante fosse sudato, inalai il suo odore così virile che mi arrivo dritto alle narici inebriandomi.

- Sai perché non ti ho chiamata?

Scossi la testa lentamente ancora inchiodata dal suo sguardo. E ancora trattenni il respiro aspettando che mi dicesse qualcosa.

- Perché, Thia - pronunciò ancora il mio nome, come se gli piacesse il suono che aveva quando lo faceva uscire dalle sue labbra. Di sicuro piaceva a me. - Sapevo che avresti insistito per venire ad un incontro e non potevo permetterlo. E sai perché non potevo?

Scossi ancora la testa. Spostò le sue labbra sfiorandomi la guancia fino a raggiungere il mio orecchio. Un fremito mi attraverso la spina dorsale.

- Perchè non mi sarei concentrato sull'incontro e avrei pensato a tutti gli altri ragazzi che avrebbero cercato di avvicinarti. E visto che è tutta la settimana che continuo a pensare alla sexy ragazza dagli occhi dolci che mi è caduta tra le braccia, mi sarei incazzato a morte se uno di loro avesse provato a toccarti e avrei mandato tutto all'aria.

Oh. Okay.

- Quindi non è perché non ti fidi di me? - chiesi parlando ancora sottovoce.

- È di me che non mi fido, dolcezza.

I suoi occhi si posarono sulle mie labbra prima di catturarle con le sue. Fu così veloce che per un attimo rimasi immobile sorpresa.
Poi mi lasciai andare schiudendo le labbra e lasciando entrare la sua lingua libera di esplorare la mia bocca. Christian era esigente, un po' rude ma adoravo il modo in cui mi stava baciando. Non avevo mai ricevuto un bacio così.. focoso. Si, focoso era il termine giusto dato come mi stava incendiando tutto il corpo, soprattutto dove alcune parti del suo di corpo erano entrare un contatto con le mie.
Posò le mani sui miei fianchi afferrandomi saldamente mentre io gli poggiavo le mani sul petto e mi spingevo in avanti. La sua bocca era calda e morbida in contrasto con i tratti marcati del suo viso.
Quando mi mordicchiò il labbro mi lasciai scappare un sospiro tastando i muscoli sodi del suo petto nudo. Le sue labbra scesero fino alla mia gola tracciandola con la lingua mentre le sue mani arrivarono alle mie natiche e le presero tra i palmi.
Adoravo quello che stava facendo. Mi sfuggì un gemito.

Qualcuno si schiarì la gola. Aprii gli occhi e mi irrigidii di scatto. Anche Christian si era fermato e lentamente sollevò il viso verso di me. Aveva la mascella così contratta che temetti potesse spezzarsi ma i suoi occhi erano così cupi e famelici. Così pieni di desiderio.

Oh mio Dio. Anch'io avevo lo stesso sguardo?

- Scusate, ragazzi - disse una voce. Era Caleb.

Interruppi il contatto tra i nostri sguardi e mi voltai verso di lui. Caleb mi rivolse un ghigno prima di avviarsi con nonchalance verso il suo armadietto, accanto a quello di Christian e prendere le sue cose.

Arrossii violentemente e nascosi la faccia nell'incavo del collo di Christian che non accennava a lasciarmi andare. Mi ero completamente dimenticata di dove fossimo e chiunque avrebbe potuto entrare e trovarci avvinghiati a baciarci come se non ne potessimo fare a meno. E se Caleb non ci avesse interrotti, fino a dove ci saremmo spinti?
Christian aveva ancora le mani che mi stringevano il sedere, mi avrebbe sollevata e avrebbe lasciato che lo circondassi con le gambe e poi lui avrebbe continuato a tracciare con la lingua la mia pelle fino a raggiungere i miei seni. A quel pensiero i miei capezzoli si indurirono e un fremito mi scosse il bassoventre.

Oh Dio, dovevo smetterla subito di pensarci.. leggevo troppi romanzi rosa.

- Se posso darvi un consiglio: la prossima volta evitate i luoghi pubblici e prendetevi una stanza - intervenne Caleb nuovamente. Questa volta Christian reagì e gli urlò di andarsene. Aveva ancora la voce roca e avvertii le vibrazioni del suono proprio sulle mie labbra che gli sfioravano la gola.

Caleb se ne andò ridendo e solo quando sentimmo la porta richiudersi Christian si staccò lentamente da me, quel tanto che bastava per permettermi di nuovo di respirare dell'aria che non fosse impregnata di lui. Quasi mi mancò il calore del suo corpo.
Espirò chiudendo gli occhi e scuotendo la testa come a schiarirsi le idee e mi prese la mano.

- Adesso usciamo - disse, e preso il borsone, mi trascino fuori. Passammo davanti alla reception dove Camille ci salutò con un sorriso e mi disse di passare quando volevo. Christian mi strinse di più la mano e accelerò il passo.
Usciti dalla palestra l'aria mi sferzò il viso, calmando anche i bollori del mio corpo e chiusi gli occhi lasciandomi guidare dalla presa ferma di Christian fino all'auto.
Come la prima volta mi aprì lo sportello per farmi accomodare e poi andò a buttare il borsone nel bagagliaio, da cui aveva tirato fuori una maglia, prima di mettersi al posto del guidatore.
Rimanemmo in silenzio mentre accendeva il motore e usciva dal parcheggio per immettersi in corsia.
L'imbarazzo, e ancora di più l'eccitazione del momento appena passato, mi avevano praticamente cucito la bocca. Tenevo le mani in grembo e continuavo a togliere pelucchi immaginari dal maglioncino.
La verità era che continuavo a ripensare a quel bacio, a quanto fosse stato magnifico e al fatto che mai con nessun ragazzo avevo provato un'attrazione simile solo per un bacio.
Un bacio che mi aveva fatto volere di più, molto di più.
Anche se non sapevo esattamente di che cosa si trattasse questo di più.
Avevo ventidue anni ed ero vergine.
E nonostante avessi letto un sacco di romanzi rosa ed erotici di tutte le paste, e sapevo molto sull'argomento "sesso" non avevo mai sperimentato quasi nulla di prima persona. In poche parole se a livello teorico meritavo un cento e lode a livello pratico potevo sperare di raggiungere il venti.
Patetico.

- Hai mangiato? - mi chiese Christian spezzando quel silenzio interminabile.

- Cosa? - gli chiesi sottraendomi ai miei pensieri. Lo guardai. Lui non stava guardando me ma aveva gli occhi fissi sulla strada, ovviamente.

- No - risposi ricordandomi che mi aveva fatto una domanda.
Christian guardò l'orologio sul cruscotto e lo imitai. Ormai si erano fatte quasi le otto, il tramonto aveva lasciato lo spazio al buio serale e la luna era comparsa in cielo in tutta la sua pienezza.

Fece un segno d'assenso e deviò in una stradina per poi entrare in un altro parcheggio. Mi aveva portata in un piccolo ristorante in cui non ero mai stata ma che conoscevo di nome grazie ad alcuni amici.
Aveva aperto da poco ma aveva già una buona reputazione e sembrava che gli affari andassero piuttosto bene.
In effetti, mi piacque subito: l'ambiente era molto intimo e caloroso.

- Amico, che diavolo ci fai seduto qui?

Ci girammo entrambi verso la voce del cameriere che ci aveva accolto.

- Mi piace vederti vestito da damerino - fece Christian dando una scrollata di spalle e un ghigno gli spuntò sulle labbra.

L'altro lo guardò di traverso. - Fanculo, non tutti abbiamo la fortuna di nascere alti e muscolosi e spaccare i culi degli altri per vivere. Devo guadagnarmi anch'io il mio pane.

Fece su e giù con le sopracciglia con aria complice e aggiunse: - E poi ci posso portare le ragazze e non pagare un cazzo.

- Beh, intanto smettila di parlare come un gangster, idiota. C'è una signorina qui - lo rimproverò Christian indicandomi con un cenno della testa. Il cameriere mi guardò come se mi vedesse per la prima volta poi aggrottò le sopracciglia.

- Noi due ci siamo già visti, no? Sei quella che ho dovuto tenere d'occhio l'altra notte - constatò scrutandomi.
E io identificai lui come il "presentatore". Anche se effettivamente quella sera con quella divisa elegante da cameriere e capelli rossi tirati all'indietro non l'avevo riconosciuto subito. Era un ragazzo dal fisico asciutto, non particolarmente muscoloso ma neanche troppo magro e di statura media.

- Come va? - mi chiese prendendo subito confidenza.

- Bene, e tu? - chiesi di rimando sorridendogli.

Scrollo le spalle. - Non c'è male.

I suoi occhi azzurri tornarono su Christian. - Allora, che cosa vuoi? - chiese indicando il menu con il pennino elettronico e tenendo un piccolo palmare nell'altra mano.

- Che modi sono? - lo stuzzicò il biondo. - Dov'è finito il detto: il cliente ha sempre ragione?

- Amico, giuro che se non mi dici quel caz.. scusami - disse lanciandomi un'occhiata poi riprese: - Muoviti a ordinare, sbrigati a mangiare e porta le tue chiappe fuori di qui o ti ci porto fuori io a calci nel cul.. scusami..sedere.

- Potrei non volerti dare la mancia - ribatté Christian divertito prima di dare la sua ordinazione. Il rosso disse qualcosa che non riuscii a comprendere ma fui quasi certa che fosse una parolaccia.

- E a te cosa porto, bellezza? - mi chiese girandosi completamente dalla mia parte e dando le spalle a Christian che ridacchiò. Gli dissi ciò che volevo e lui lo digitò sul palmare rimettendoselo nella custodia che penzolava dal pantalone nero. 

- Grazie..

- Tyler - finì. - Dai, amico. Non le hai nemmeno detto il mio nome - si rivolse di nuovo verso Christian con un'espressione fintamente ferita.

- Ci siamo incontrati solo due ore fa. Non è che tu fossi la prima cosa di cui avrei dovuto parlarle.

Arrossii ricordandomi che più che parlare avevamo fatto altro. Gli occhi color miele di Christian si posarono sul mio viso, tergiversando un attimo anche sulle mie labbra, facendomi capire che anche lui stava pensando alla stessa cosa. Mi mossi a disagio sulla sedia esalando un respiro che fortunatamente sembrò passare inosservato a Tyler, il quale riprese a parlare.

- Quindi alla fine ce l'hai fatta a trovarla.

- Direi più che lei ha trovato me - lo corresse ed entrambi mi guardarono. Cominciavo a sentirmi troppo osservata.

- Beh, era ora! - esclamò Tyler  parlando di nuovo con me. - Non hai idea di quanto mi abbia rotto questa settimana. Non faceva altro che parlare di te e..

- Non un lavoro da fare, idiota? - lo interruppe Christian prima che potesse finire la frase. Nella mia testa gridai contrariata, volevo sapere cosa veniva dopo quel "e..".

- Che c'é, adesso non mi vuoi più? - lo schernì con voce mielosa. - E poi stavo parlando con bellezza.

- Si chiama Thia. E secondo, nessuno ti controlla? Ti pagano per indossare la divisa da damerino e non fare niente? - domandò guardandosi in giro. Tyler ghignò e mosse le sopracciglia con un'espressione da "bene, bene, bene ora capisco tutto" prima di sorridermi.

- Sarà pronto tra cinque minuti - ci avvisò per poi allontanarsi.

- E dire che, tra i due, lui sarebbe quello intelligente - borbottò Christian. Mi trattenni dal ridere. Quei due erano molto divertenti, si insultavano ma si vedeva che tenevano l'uno all'altro. 

- Perché quello intelligente? - chiesi.

- Lui è quello che studia. Economia e management. Lavora qui per pagarsi gli studi, oltre ai soldi che racimoliamo con.. sai.

Annuii capendo subito che si stava riferendo ai soldi vinti grazie ai combattimenti. Che mi fece anche ricordare che tra meno di due ore ne avrebbe avuto un altro.

- Sei pronto? - gli chiesi.

- Io sono sempre pronto, dolcezza. - dichiarò sorridendo sicuro.

Arrivarono le nostre ordinazioni e il discorso di sposto su altro. Christian mi chiese di parlargli di me; gli dissi che anch'io frequentavo l'università con l'intenzione di laurearmi in medicina. Fischiò ammirato. Un moto di orgoglio mi attraversò.

- Per cui se mai dovessi avere bisogno di un parere, sono qui - scherzai.

- Lo terrò a mente.

Gli dissi anche lavoravo in un negozio di abbigliamento femminile da quattro anni, dove avevo cominciato per pagare la retta.
Anche Blair lavorava lì.

- E vivi sola?

- No, solo con mia madre; anche se facendo la hostess non passa molto tempo a casa. - Presi un respiro. - Mio padre è morto sei anni fa - aggiunsi.

- Mi dispiace.

Gli sorrisi per rassicurarlo. Ero riuscita a superare la sua morte da tempo ormai anche se un buco restava sempre nel mio cuore. Gli volevo molto bene e anche mia madre lo amava. Era una persona fantastica.

- E tu? Vivi solo? - gli chiesi di rimando.

- Si, anche se Tyler passa più tempo a casa mia che nella sua - disse con una smorfia.

- Tu e Tyler vi conoscete da tanto?

Fece un'altra smorfia. - Sono dodici anni che lo sopporto.

- Mi ricordate una coppia sposata.

Christian mi guardò come se fossi diventata stupida d'un tratto. - Cristo, neanche morto - fece disgustato e io mi lasciai sfuggire una risata. - E poi a me piacciono le femmine, credevo di avertelo dimostrato. - Fece una pausa e mi guardò intensamente. - O forse hai bisogno di un'altra prova?

La risata mi si spezzò.

L'idea di riprovare di nuovo quelle sensazioni. Essere stretta tra le sue braccia forti, circondata dal calore del suo corpo e quella bocca in grado di farmi sciogliere. Avrei voluto ritornare allo spogliatoio e continuare quello che avevamo iniziato.

Mi mancò il fiato.

Oh si, tutte le prove che vuoi, disse una voce dentro di me.

- Io.. - cominciai, invece, cercando qualcosa da dire anche se le parole non trovavano il coraggio di venire fuori. Christian allungò la mano fino a raggiungere il mio viso. Mi scostò una ciocca di capelli dal viso e prese ad accarezzarmi seguendo il mio profilo. Rimasi immobile, con gli occhi sgranati che osservavano il suo di viso, il suo sguardo miele che seguiva il movimento delle sue mani. Lui era così bello. Ed era bello anche come mi stava toccando.
Raggiunse le labbra e le sfiorò delicatamente.

- Perché io voglio baciarti ancora, Thia - mormorò.

Fallo!

Sospirai e quasi contemporaneamente lui espirò continuando il suo percorso con le dita. Mi posò l'indice sotto il mento e lo vidi sporgersi per avvicinarsi di più a me.

Si, si, si!

- Ecco a voi il conto.

Christian mi lasciò e si risistemò al suo posto. Sbattei le palpebre.

No, no, no!

La cameriera ci guardò con l'ombra di un sorrisetto sulle labbra mentre lasciava il conto sul tavolo. Era una biondina minuta che prima di andarsene mangiò Christian con gli occhi.
La guardai allontanarsi sculettando e una sgradevole sensazione si impossessò di me. Che l'avesse fatto apposta a interromperci?
La maledissi nella mia testa mentre il biondo imprecando tirò fuori due banconote e le lasciò sul tavolo.

- Aspetta, io pago la.. - feci ma mi fermai vedendolo raggelarmi con un'occhiataccia. Okay. Tu uomo, tu Tarzan.

Imprecò di nuovo e si alzò porgendomi la mano. La presi e insieme uscimmo dal ristorante. Mi accorsi che non ci eravamo fermati a salutare Tyler anche se forse tra loro le cose funzionavano così.

- Si può sapere cosa stavate facendo là dentro?

Tyler era appoggiato alla macchina di Christian, con indosso ora un paio di jeans e una felpa sotto la giacca. Si era scompigliato i capelli rovinando la pettinatura da damerino.

- Mi si stavano congelando le chiappe ad aspettarvi.

- Dovresti ringraziare che non ti lascio a piedi invece di lamentarti delle tue chiappe ghiacciate di cui non frega niente a nessuno.

- Ehi, sono queste chiappe congelate che ti procurano gli incontri in cui girano più bigliettoni - dichiarò Tyler accompagnando con il gesto di strofinarsi le dita alla parola bigliettoni.

- Mi spieghi perché abbiamo aperto una conversazione sulle tue chiappe?

- Fratello, non chiederlo a me.

Mi piacevano fin troppo quei due. Formavano una strana accoppiata.

- La signorina sale davanti - annunciò Christian aprendo la portiera per me.

Tyler alzo gli occhi al cielo. - Ma guardatelo: adesso si mette a fare il fottuto gentiluomo..Scusami - fece rivolto a me.
- Non me la apri la portiera, tesoro? - proseguì cercando di imitare la voce da ragazza.

- Sali in macchina, Ty. O ti lascio qui, cogli..idiota.

- Non ci sono più gli uomini di una volta - concluse Tyler facendomi l'occhiolino e strappandomi una risata.

- Quindi lei viene con noi? - chiese Ty una volta in strada indicandomi con la testa.

- Si - rispose Christian. - E non fare quella faccia, non dirà niente.

- Ha ragione, non dirò niente - mi affrettai a confermare.

Guardai Ty dallo specchiato retrovisore e lui fece lo stesso.
- Non è che non mi fido di te, bellezza. È che mi sembri un tipo troppo dolce per lasciarti coinvolgere in tutta questa mer..faccenda.

Avvertii il momento in cui Christian si irrigidì sul sedile valutando le parole del suo amico. Che cosa stava pensando adesso? Credeva che avesse ragione?

- Verrò con voi. Non devi preoccuparti per me, sono in grado di gestire tutta la..faccenda - affermai decisa.

- Okay. Fantastico - disse poi diede un'occhiata al suo smartphone e gli sfuggì un suono che era un miscuglio tra un fischio e un ululato. Alzò la testa tutto eccitato e si sporse in avanti per poterci vedere in faccia.

- Ultima notizia: le scommesse per l'incontro si sono raddoppiate. E questo significa che se vinci, anzi meglio dire quando vincerai, stasera intascheremo ben seifottutimila bigliettoni. Sei-mi-la, fratello.

Lanciò anche anche un urlo così esaltato che sorrisi anch'io. Notai che anche Christian sorrise compiaciuto rilassando la posa.
- Girano sempre così tanti soldi? - gli chiesi.

- Dipende dagli avversari: più sono forti, più soldi girano. Per farti un esempio, quando la gente sa che KAYO dovrà combattere le scommesse aumentano perché lui è uno dei più forti. Tutti sanno che se c'è lui, si assisterà a qualcosa di eccezionale. E tutti puntano su di lui. Se poi anche lo sfidante é abbastanza quotato girano molti più soldi. In media, a incontro, riusciamo a fare tra i duemila e i settemila dollari.

Oh, wow. Non avrei mai creduto che potesse essere così lucrativo.

- E tu che ruolo hai in tutta questa faccenda?

- Io sono, tra virgolette, il suo agente. Ma mi occupo anche di organizzare gli incontri, le scommesse, spargere la voce e roba così.

- E ci sono delle regole da rispettare? - domandai sempre più curiosa.

- Cos'è? Un interrogatorio? - ribatté divertito prima di rispondermi. - Si, ci sono. La prima è che tutti tengono la bocca chiusa se si fanno domande.

- Del genere "Prima regola del fight club: mai nominare il fight club"?

- Proprio così - confermò annuendo.

- Siamo arrivati - ci informò Christian. Mi guardai intorno e notai subito che ancora una volta il luogo dell'incontro si trovava in periferia.

- Si tengono sempre qui gli incontri?

- Si, gli sbirri controllano di meno e il posto è il più isolato.

Questa volta fu Christian a rispondermi mentre mi prendeva di nuovo la mano. Avevo come l'impressione che gli piacesse quel gesto. Io lo adoravo.

Entrammo in un edificio malandato e scendemmo gli scalini fino al piano sotterraneo dove si sarebbe svolto l'incontro. C'erano già un sacco di persone riunite intorno al ring, come sempre al centro della stanza. Alcuni non appena videro KAYO gli diedero pacche sulle spalle o gli dissero frasi di incitamento. Una ragazza in particolare, vestita in quello che sembrava l'abbigliamento standard lì (ovvero più pelle c'è, meglio è) gli si avvicinò e gli stampò le sue labbra sulla guancia sussurrandogli buona fortuna, ignorandomi completamente.
Disgustoso.
E non lo pensavo perché ero gelosa. Almeno non solo per quello.

- Ora devo lasciarti - mi disse raggiunta la cattedra. Mi prese per i fianchi e sollevandomi, mi ci fece sedere sopra. Si infilò tra le mie gambe. - Tu starai qui con Ty, lui ti terrà d'occhio e ti proteggerà. Non ti muoverai di un millimetro, intesi?

Sorrisi. - Si, signore.

Sorrise anche lui e mi lasciò un bacio sulla punta del naso. - Brava bambina.

I nostri volti erano così vicini che i miei occhi non vedevano altro che i suoi. In un momento di audacia, lo presi per il colletto della maglia e lo baciai. Le sue mani si strinsero ancora di più ai miei fianchi mentre si chinava in avanti e ricambiava il mio bacio. Fuoco.

Fu lui a staccarsi per primo.
- Buona fortuna - gli dissi con voce suadente che non sapevo neppure io da dove avessi tirato fuori. Lui fece sfiorare le nostre labbra strappandomi un sospiro.

- Mi sento molto fortunato adesso.

Quando se ne andò mi leccai il labbro inferiore. L'avevo baciato. E l'avevo fatto perché mi andava, perché volevo sentire ancora le sue labbra sulle mie e, anche per cancellare dalla mente il ricordo di quella moretta che prima gli aveva stampato sulla guancia il suo buona fortuna.

Beh, al diavolo! Il mio era decisamente meglio e anche molto più gradito.

E con la soddisfazione sulle labbra assistetti alla sua vittoria. Come la prima volta Tyler si gettò sul ring e urlò il nome di Christian alla folla che impazzì. Questa volta però lui mi guardò. Puntò gli occhi color miele su di me con uno sguardo che mi fece fremere dalla testa ai piedi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro