Capitolo 10
- Sei uno schianto, B.
Guardai meravigliata la mia amica e il vestito corto e attillato che cadeva perfettamente sul suo corpo da modella. Quella sera era proprio il genere di ragazza che, non importa quale sia il tuo sesso, se la dovessi vedere passare per strada, ti soffermeresti a guardarla pensando accidenti!
- Grazie - fece Blair, guardandosi allo specchio per la terza volta e sistemandosi l'orlo. - L'ho preso qualche giorno fa in una sessione di SPD.
L'SPD - Shopping Per Dimenticare - era l'equivalente di Blair di una settimana in pigiama e vaschette di gelato a gogo, per superare una rottura. Era anche il suo modo per dire che con quella persona aveva chiuso per sempre, ovvero che Ryan Il Traditore non avrebbe più avuto alcuna possibilità di riconquistarla. Non che non ci avesse provato.
Il giorno dopo lo scontro al pub, il bastardo aveva avuto il coraggio di tempestare Blair di chiamate e messaggi che dicevano quasi tutti "Tu non puoi lasciarmi", con parole sempre nuove e fantasiose. In nessuno chiedeva scusa e si dimostrava pentito di averla tradita. Naturalmente per la mora quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Incazzata per essersi resa conto di aver sprecato cinque anni del suo tempo e del suo amore per un cretino egoista, si era sfogata nella sua attività preferita.
Così ora mi trovavo nella mia camera ad ammirare il frutto dell'SPD.
- I ragazzi dovrebbero arrivare tra poco - osservai guardando l'orologio che segnava le dieci e qualche minuto. Quel pomeriggio, sulla strada di ritorno dal Morin Park, Christian mi aveva informata che quella sera si sarebbe disputato un incontro. Lo avevo fulminato con un'occhiataccia infuriandomi al pensiero che avesse voglia di riprendere a combattere così presto, con quella brutta ferita che si stava ancora rimarginando. Con una risata mi aveva detto che non sarebbe stato lui a salire sul ring ma Caleb. Mi aveva chiesto se mi andava di andarlo a vedere ed io gli avevo detto di sì. Avevo viso Caleb in azione un paio di volte, e solo per pochi minuti, ed ero curiosa di vederlo combattere.
Ovviamente, mi era bastato fare il suo nome a Blair, perché anche lei accettasse di venire con noi. Avevo come l'impressione che non sarebbe stato per niente difficile superare la storia con Ryan, vista l'infatuazione per il riccio.
- Scommetto che Caleb resterà a bocca aperta quando ti vedrà.
Il modo in cui Blair arrossì subito dopo, diede conferma ai miei sospetti. Dovetti mordermi il labbro per evitare di scoppiare in una risata mentre cercava di nascondere il sorriso spontaneo che aveva cominciato a contornarle le labbra.
- Smettila con questa storia.. Io e Cal siamo solo amici. Tutto qui.
- Io non ho detto il contrario.
- É un buon amico, davvero. Non mi piace in quel senso.
- Ma certo, B.
- E, comunque non sono pronta per una nuova relazione.
- Ah-ah.
- Anche se lui é un ragazzo fantastico.
- Non lo metto in dubbio.
- E tremendamente carino e così dolce..
Stavo per rispondere con un altro ah-ah prima di rendermi conto che in realtà lei stava parlando a se stessa, con uno sguardo assente rivolto verso lo specchio e le mani a stropicciare di nuovo l'orlo del vestito. Rimasi seduta sul letto tenendo tra le braccia l'orsacchiotto di peluche marrone, che non avevo mai notato avesse, e la ascoltai elencare tutte le qualità di Caleb con sorriso complice. Era da un po' che non vedevo questa Blair e sempre meglio questa versione che quella affranta per la rottura con Ryan.
All'improvviso la mia amica si schiarì la voce terminando il suo elogio e si girò verso di me. - Credo che mi piaccia Caleb - ammise tutto d'un fiato.
Alzai un sopracciglio divertita. - Ah si?
- E credo che questo sia un buon momento per dirti che siamo usciti insieme due sere fa - aggiunse mordendosi il labbro inferiore.
- Blair! - scattai sorpresa. - Perché non me l'hai detto?
- Perché non era niente di serio, era solo un'uscita tra amici. Ero a pezzi per quello che era successo con Ryan e, forse ti sembrerà stupido, ma é come se lui sapesse che ero a casa a deprimermi e quella stessa sera mi ha chiamata per chiedermi come stavo - spiegò. - Alla fine, mi ha portata fuori.
Rimasi a bocca aperta. Avevo percepito l'attrazione che c'era tra di loro ma non avrei immaginato che Caleb avrebbe fatto la sua mossa così presto e che Blair non mi avesse detto niente, considerata la ramanzina che mi aveva fatto qualche settimana prima a proposito di Christian.
- Quello me lo ha regalato lui - indicò l'orsacchiotto tra le mie gambe. - Insieme ad una scatola di cioccolatini che.. beh, ovviamente, ho mangiato.
Avrei voluto esserci quella sera per vedere questo lato romantico di Caleb.
- Immagino che questo significhi che anche tu piaci a Caleb.
- Me lo ha detto chiaramente, in realtà.
- Cosa? - quasi urlai. Era probabile che in quel momento i miei occhi fossero completamente fuori dalle orbite.
Blair sospirò e venne verso il letto, sedendosi a fianco a me. - Dopo avermi riaccompagnata a casa. Ma, non mi ha forzata a fare o a dire niente. Ha detto che avrebbe aspettato finché non fossi stata pronta.
- E tu sei pronta?
La mia amica sospirò di nuovo. - Non dovrei - sbottò. - Ti giuro, che subito dopo avermi detto che avrebbe voluto di più con me sono stata sul punto di dirgli: Oh si, ti prego!, ma sono appena uscita da una relazione finita in modo disastroso e non dovrei provare quello che sento per Caleb. Non ti sembra sbagliato, così presto?
- Assolutamente no, B. - dissi convinta. - Hai detto tu stessa che con Ryan le cose stavano andando male già da molto prima che scoprissi che ti tradisse e, se sei attratta da Caleb, non devi pensare che sia sbagliato.
Le parole uscirono veritiere dalle mie labbra e molto più facilmente rispetto a quando avevo cercato di dare il beneficio del dubbio a Ryan.
- Il modo in cui si é comportato l'altra sera.. era da tanto che non mi sentivo così voluta e apprezzata da un ragazzo. É stato bello.
- Sappi che qualunque cosa deciderai di fare io non ti giudicherò mai e sarò sempre dalla tua parte ma, se posso esprimere la mia preferenza, mi piacerebbe vederti insieme a Caleb se ti sentirai pronta. É uno dei migliori amici di Christian per cui mi fido di lui e, anche se non fosse così, é un bravo ragazzo e sono sicura che le sue intenzioni nei tuoi confronti siano serie.
- Dici? - chiese lei mordendosi il labbro.
Ridacchiai facendole l'occhiolino. - Vuoi scherzare? Ho notato il modo in cui ti guarda. Tipo - feci una pausa ad effetto. - Hai presente il modo in cui tu guardi le scatole di cioccolatini?
- Allora deve proprio essere follemente innamorato di me - commentò scoppiando a ridere.
Il mio cellulare squillò avvisandomi di una chiamata in entrata. Lessi velocemente il nome di Christian prima di accettare la chiamata.
- Ehi - lo salutai accostando il telefono all'orecchio.
- Thia, dolcezza, credo di averti inviato un messaggio dieci minuti fa per dirti che siamo qui sotto - fece lui ridendo divertito. Probabilmente vicino a lui Tyler borbottò qualcosa per cui ricevette un rimprovero simile a sta zitto, idiota.
Lancia a Blair un'occhiata significativa incitandola silenziosamente a sbrigarsi mentre io mi alzavo a mia volta.
- Mi dispiace, non stavo tenendo sottocchio il cellulare ma arriviamo subito.
Il luogo dell'incontro si rivelò uno scantinato nella parte periferica della città. Ovviamente, uno degli organizzatori dell'incontro era Tyler che aveva trovato quel posto ritenendolo molto più sicuro, poiché isolato e poco frequentato. Ero venuta a sapere che Caleb e Christian, erano riusciti ad andarsene dal pub in seguito alla rissa, appena prima che arrivasse la polizia. Qualcuno aveva fatto una soffiata e qualcun altro era stato arrestato, tra cui alcuni dei cinque tizi minacciosi amici di Ryan, ma nessuno aveva né fatto nomi né raccontato ciò che era successo.
A quanto pareva le persone avevano molta più paura del Boss che di passare qualche notte dietro le sbarre. Sembrava che quest'uomo avesse veramente le risorse necessarie per distruggere la vita di chiunque si mettesse contro di lui, peggio di come stava facendo con Christian e Tyler, e ciò impediva alle forze dell'ordine di ricavare un ragno dal buco.
E questo mi faceva capire quanto tutta questa situazione fosse grave ma rendeva ancora più forte il mio desiderio di proteggere e salvare Christian.
- Va tutto bene, dolcezza?
Annuii e sentii le labbra di Christian lasciare un bacio tra i miei capelli. Mi lasciai andare contro il suo petto, concentrandomi sul ring dove l'incontro sarebbe iniziato tra qualche minuto.
- Stanno per cominciare - disse Blair al nostro fianco, tutta eccitata all'idea di vedere il moro in azione. Essere nella cerchia del pugile numero uno e di uno degli organizzatori ci aveva fatto ottenere i posti in prima fila.
Il primo a salire sul tappeto fu Tyler con un microfono tra le mani. Il rosso riuscì ad ottenere il silenzio e l'attenzione di tutto il pubblico presente, circa duecento persone, non appena parlò per presentare i due combattenti.
- Quel tipo é enorme!
Dovetti dare ragione alla mia amica. Quel tipo, l'avversario di Caleb, era veramente grosso, talmente muscoloso che mi chiesi se fosse tutto frutto della palestra e dell'allenamento o se di mezzo non ci fosse anche una buona dose di steroidi. Più basso del moro ma largo il doppio di lui. Così tanto che i pantaloncini che indossava sembravano sul punto di strapparsi (e dubitavo che avrei gradito la vista) e la sua testa pareva troppo piccola per il suo corpo e infossata nel collo.
Eppure, nonostante lo sguardo minaccioso nei suoi occhi scuri, Caleb non sembrava per niente intimidito. Lo squadrò tranquillamente per qualche secondo prima di mettersi in posizione di combattimento. Beh, bisognava ammettere che aveva coraggio.
- Credi che possa batterlo? - chiesi a Christian cercando di sovrastare le urla di incitamento che venivano da tutte le parti, i due non avevano ancora iniziato a combattere ma tutti già cominciavano a fare il tifo per l'uno o per l'altro. Christian mi strinse di più tra le sue braccia quando la folla intorno a noi cominciò ad agitarsi.
- Più grossi sono, più fanno rumore quando cadono - mormorò al mio orecchio per sovrastare le grida. Si, beh, speravo almeno che Caleb sarebbe riuscito a farlo cadere.
L'incontro finalmente cominciò. Vidi Caleb mettersi in posizione di difesa, con gli avambracci di fronte al viso, per bloccare un potente gancio di quell'uomo enorme. Il colpo lo fece vacillare leggermente ma riuscì a mantenere la posizione. Sussultai. Se quel pugno fosse stato diretto a me probabilmente mi avrebbe spezzato l'osso.
Colosso non sembrava voler dare tregua al nostro amico, continuando il suo assalto. Cominciai ad essere preoccupata per Caleb che non riusciva a fare altro che parare e difendersi.
Il pubblico prese a gridare allo scontento. - Andiamo amico, fai qualcosa!
- Si, reagisci!
- Combatti! Non ho scommesso per vederti stare fermo, cazzo!
- Perché non chiudono quelle dannate bocche.
Questa fu la risposta di Blair.
- Lo sta facendo stancare - dichiarò il biondo concentrato su ciò che stava accedendo sul ring. - Tra qualche minuto Caleb avrà vinto.
Meno di qualche secondo dopo, il tizio enorme indietreggiò per riprendere fiato e da quel momento la situazione si capovolse in favore del moro. Osservai mentre si accovacciava e sferrava il primo pugno dritto nello stomaco dell'altro.
E quello fu solo l'inizio. A riprova che Christian allenasse il suo amico, riconobbi in alcune mosse di Caleb lo stile del biondo, anche se con qualche differenza che personalizzava il suo modo di combattere.
Minuti dopo, ma che per l'adrenalina e tutto il resto si accorciarono quasi in secondi, Colosso cadde a terra.
E fece rumore.
- Si! Ero sicura che avrebbe vinto!
Blair lanciò un urlo di euforia, che si unì a quello della folla, mentre Tyler saliva sul ring e prendeva il braccio di Caleb protendendolo verso l'alto e annunciando la sua vittoria. Poi, il riccio scese dal tappeto e lo perdemmo di vista. Probabilmente era andato nel posto adibito a spogliatoio per cambiarsi. La folla si diradò, coloro che erano venuti solo per assistere allo spettacolo se ne andarono mentre gli altri, quelli che avevano fatto le loro scommesse, rimasero per rifare le proprie vincita. In poco meno di una decina di minuti, lo spazio dello scantinato, che non appena ero entrata mi era sembrato così angusto per via del numero di persone tutte appiccicate l'una all'altra, si liberò, permettendomi di respirare dell'aria che non fosse soffocante e interamente contaminata dal puzzo di sudore e testosterone.
Fu allora, che avvertii qualcosa cambiare tutto intorno a me, a partire da Christian. Le braccia che fino a quel momento mi avevano circondato dolcemente il busto si irrigidirono di colpo aumentando la stretta intorno alla mia vita. E con loro, anche tutto il metro e novanta del corpo posizionato dietro al mio. Girai la testa di lato e la piegai verso l'alto per poter vedere l'espressione di Christian e chiedergli il motivo di quel comportamento. Nella mia visuale entrò il profilo del suo viso, le labbra strette e gli occhi color miele puntati verso un punto di fronte a noi.
Quella reazione era così famigliare che capii immediatamente che niente di buono stava per accadere.
Effetto Gwen, pensai ancor prima di puntare lo sguardo nella stessa direzione del suo.
Tutto si fece improvisamente silenzioso. Le persone che erano lì avvertirono come noi la presenza di qualcuno. Quel qualcuno di cui tutti sapevano l'esistenza, di cui tutti avevano paura ma di cui nessuno osava pronunciare il nome, come se una maledizione avrebbe potuto colpirti nel momento stesso in cui le tue labbra si lasciavano sfuggire quelle lettere.
Si aprì un varco al loro passaggio, come le acque del Mar Morto si aprirono al comando di Mosè. E, finalmente, li vidi per la prima volta.
Gwen e il Boss erano lì.
Le braccia di Christian si strinsero ancora più forte intorno al mio corpo, come se avesse paura che potessi sfuggirgli da un momento all'altro. Ma, dannazione, in quel momento non sarei di certo andata da nessuna parte. E non solo perché il mio cuore aveva cominciato a battere all'impazzata nella cassa toracica e le mie gambe sembravano essere diventate di cemento, paralizzandomi sul posto per la paura, dovevo ammettere che in fondo ero curiosa di conoscerli. Di vedere finalmente i volti delle due persone che più di tutti avevano fatto soffrire e rovinato la vita di Christian, in particolare l'uomo che era diventato il mio obiettivo da distruggere.
Il Boss avanzò, sicuro di sé, nonostante zoppicasse leggermente e si sorreggesse grazie ad un bastone. Ma quel piccolo difetto non diminuiva l'aura di potenza minacciosa che sembrava circondarlo, tutt'altro sembrava renderlo più pericoloso che mai.
Nella mia mente, quando Christian mi aveva parlato di lui per la prima volta, un'immagine di quest'uomo si era formata subito. Mi aspettavo un uomo vecchio, con il tipico sguardo da criminale o da sociopatico, calvo e barba incolta. E niente mi preparò a quello.
Non l'avevo mai visto prima d'ora eppure lo riconobbi all'istante. Con il suo tre pezzi gessato scuro, un paio di guanti di pelle neri e le scarpe tirate a lucido era così fuori posto in quel luogo brutto e abbandonato; e non era vecchio come mi ero aspettata, o almeno credevo. Poiché aveva ancora tutti i capelli in testa, scuri e folti e il viso proporzionato segnato da rughe sì, ma non poi così profonde. Era alto, forse qualche centimetro meno di Christian e dietro il completo anche abbastanza in forma. Per cui, o non aveva superato la quarantina o portava veramente bene i suoi anni.
Più che criminale, aveva il fascino di un dandy che era capitato nel luogo e nel tempo sbagliato.
E poi c'era lei. Il primo e perduto amore di Christian.
Se il Boss dava quasi l'aria di essere fin troppo sofisticato per quel posto, Gwen, al suo fianco, poteva interpretare il ruolo della sguattera. Non che fosse brutta, anzi con i capelli lunghi e neri come la pece e la pelle pallida, alta più meno quanto me, esile e slanciata, poteva definirsi carina. Ma tutte quelle droghe non avevano di certo giocato a suo favore. Guardandola più attentamente si notava che il suo pallore non era per niente naturale e che era fin troppo magra, quasi scheletrica. I vestiti neri che indossava cadevano malamente sul suo corpo, troppo grandi per il suo fisico.
Avrei voluto vedere il suo viso ma Gwen lo teneva rivolto verso il pavimento, come se contasse i suoi passi o dovesse controllare dove andava per paura di inciampare da un momento all'altro.
In un certo senso, benché la sua "relazione" con il Boss, mi dispiacque per lei. E non potevo immaginare cosa passasse nella testa di Christian ora che la vedeva per la prima volta dopo due lunghi anni. La ragazza che aveva amato, per la quale aveva sofferto e che ora stava con l'uomo che gli stava impedendo di vivere una vita normale, incatenandolo a sé con la forza e le minacce.
Il Boss continuò a camminare imperterrito, ignorando le diverse occhiate, la maggior parte di assoluto timore e qualcuna di rabbia e odio. Con le scarpe il cui ticchettio emetteva l'unico rumore che si espandeva nella stanza.
Mi resi finalmente conto che si stava dirigendo verso di noi solo quando il suo sguardo si alzò puntando nella nostra direzione. Due occhi scuri si fissarono su Christian come piccoli laser.
Un brivido mi scosse.
C'era qualcosa in quegli occhi, qualcosa di oscuro e malato. Era il genere di sguardo che avresti voluto non incrociare mai. Quello che ti diceva che la persona che avevi di fronte possedeva un'indecente dose di genialità e follia, un mix talmente pericoloso a cui nemmeno scappando su un altro pianeta ti saresti potuto salvare, una volta che ne diventavi il bersaglio.
Forse era per questo che tutti restavano completamente immobili, senza fiatare o muovere un muscolo. Per evitare di avere quello sguardo su di sé.
- Christian.
Pronunciò il suo nome fermandosi a pochi passi da noi, la voce profonda e oscura come tutto il resto di lui. Christian non rispose.
- Sai perché sono qui, ragazzo?
Di nuovo, Christian non rispose. Non capii se fosse una cosa normale il fatto di non parlare se lui ti parlava o se fosse semplicemente un suo atto di ribellione.
Comunque, il Boss non sembrò farci caso. - Vedi, non sono stato per niente contento di venire a sapere che si è svolta una..come posso definirla..piccola contesa durante una delle mie serate. Credevo che le mie regole fossero chiare, ragazzo.
Parlava molto lentamente e con molta calma, allungando la pronuncia dell'ultima parola di ogni frase e aveva un accento strano. Un sorriso misto ad una smorfia che aleggiava sulla sua bocca. Cominciavo ad odiare il suono della sua voce.
E ancora di più detestavo il fatto che chiamasse Christian ragazzo, in modo quasi affettuoso.
- Dopo tutti questo anni, dovresti sapere che non mi piace che i miei pugili combattano fuori dal ring. Soprattutto quando questo comporta che la polizia cominci ad immischiarsi nei miei affari ed io sia costretto a sprecare il mio tempo e il mio denaro per risolvere la questione. Ho persino perso dei clienti importanti.
Il Boss fece un passo in avanti e si tolse un guanto infilandolo nella tasca del pantalone dal taglio sartoriale. - E tu, ragazzo, hai causato tutto questo per cosa?
Fu allora, che ponendo quella domanda, inclinò la testa e guardò me. Il respiro mi si mozzò in gola e tremai, pregando di poter diventare invisibile da un momento all'altro.
- Per lei - continuò l'uomo non smettendo di fissarmi. Giurai di sentire anche i "task task" di biasimo completare la frase. - Credevo avessi imparato la lezione, ragazzo.
Ecco perché aveva portato Gwen. Stavo assistendo concretamente al modo in cui quest'uomo controllava Christian. Sapeva quello che lui aveva provato (e, forse, provava ancora) per lei. Spingeva sul suo senso di colpa per non essere riuscito a salvarla. Gli bastava schiacciare questi tasti ~ vedere Gwen per la prima volta dopo tutto questo tempo, la consapevolezza che niente era cambiato, che lei stava ancora con il Boss e la convinzione di Christian che ciò che le era successo fosse colpa sua ~ per rafforzare le catene invisibili che lo tenevano ancorato al suo potere.
Era crudele e probabilmente, nel suo mondo di malata follia, lui lo trovava soddisfacente.
Non mi accorsi che la mano libera del Boss si stava alzando verso il mio viso finché non sentii il ringhio rabbioso di Christian. - Non toccarla!
L'eco di quell'urlo rimbombò per tutte le pareti. Molti dei presenti spalancarono gli occhi sorpresi. E se anche il Boss rimase esterrefatto da quello scatto d'ira, non lo diede a vedere; anzi, quella che era solo l'ombra si trasformò in un sorriso vero e proprio. Il Boss mi studiò con curiosità, come se fossi una specie di cavia da laboratorio. Quello sguardo pericoloso che pareva dire: distruggerò anche te e sarà un piacere.
Poi si raddrizzò e fece un passo indietro, infilo la mano nella tasca e si rimise il guanto di pelle nera. - Lascerò correre perché sei il mio combattente migliore, per il momento. Ma ti avverto - proseguì lanciandomi un'altra occhiata. - La prossima volta potrei non essere così indulgente. Non farmi arrivare a tanto.
Prese qualche secondo di silenzio. - Vale anche per te, Caleb.
Con queste ultime parole, girò la schiena e zoppicò verso l'uscita. Due uomini, che prima non avevo notato, si misero rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra e lo seguirono.
Un attimo dopo, Gwen alzò finalmente lo sguardo. Per mezzo misero secondo, due occhi blu cobalto scrutarono i miei, completamente vuoti e spenti.
Quando un terzo uomo si mosse, Gwen tornò a guardare il pavimento e seguì la scia del Boss.
Se ne andarono così.
E, purtroppo, avvertii anche Christian andarsene con loro. Le sue braccia sciolsero la presa sulla mia vita, sentii mancare all'improvviso il calore del suo corpo.
Non un'altra volta, pensai girandomi. Non allontanarti da me un'altra volta.
Ma, angosciata, lo osservai indietreggiare di qualche passo e voltarsi dal lato opposto rispetto a dove gli altri erano appena usciti. Si fece strada tra e persone rimaste e questa volta, nonostante i richiami di Blair e di Caleb, lo seguii. Mi ero ripromessa che non lo avrei lasciato solo, che non volevo mai più rivedere quel dolore e quella amarezza nei suoi occhi e ora che sapevo, non potevo starmene semplicemente con le mani in mano vedendolo così.
- Christian - lo chiamai con voce rotta e il respiro affannoso. - Non andartene, per favore.
Quasi mi aspettavo che continuasse per la sua strada, che continuasse a camminare in quel parcheggio buio per andare chi sa dove ignorando le mie parole. Invece, si fermò a pochi metri da me. Mi diede la possibilità di andargli incontro e lo feci.
- Christian, parlami - implorai non appena fummo l'uno davanti all'altra.
- Non può andare avanti - disse.
- Non lasciare che riesca a farti questo, non lasciare che ti controlli.
- Perché non ci arrivi, Thia! - mi urlò contro. - Qui non si tratta di controllarmi, qui si tratta di te. Lui ti ha vista, cazzo, sa chi sei. Si informerà su di te, scoprirà qualsiasi cosa e ti userà contro di me.
- Christian..
- No, smettila! Non c'é niente che possiamo fare. - dichiarò. - E non gli darò la possibilità di farti a pezzi. Non anche tu, Thia. Non tu.
Mi si spezzò il cuore. Sentii tutte le promesse, tutto l'ottimismo, tutto ciò che eravamo riusciti a costruire appena quel pomeriggio frantumarsi davanti ai miei occhi.
- Mi dispiace. Non posso andare avanti sapendo che ti farò solo del male.
Era finita.
Rimasi al centro del parcheggio, con la vista completamente offuscata dalla lacrime, sola e smarrita.
- Non lo pensa davvero. Ha solo bisogno di un po' di tempo per sbollire.
Riconobbi distrattamente la voce di Tyler dietro di me. E per quanto volessi credergli non ero sicura che le cose si sarebbero sistemate.
Non potrai mai aiutare chi per primo non vuole essere aiutato.
In quel momento, vidi Gwen e il Boss come degli ostacoli impossibili da superare.
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