Capitolo 1
Pessima idea.
Avevamo avuto proprio una pessima idea. Anzi mi corressi. Aveva avuto una pessima idea ed io avevo finito col cedere e assecondarla. Come sempre.
E ora mi toccava stare nascosta dietro un albero. In piena notte.
- Ecco il piano - mi aveva detto Blair poco prima. - Tu vai sotto casa sua verso le nove, aspetti che esca e lo segui per vedere dove va. Poi torni qui e mi riferisci per filo e per segno ciò che hai visto. Tutto chiaro?
Poi mi aveva letteralmente scaraventata fuori dalla macchina.
Non potevo credere di aver realmente accettato di fare questa bambinata. Era infantile spiare il proprio ragazzo perché si aveva il sospetto che tradisse. Le persone adulte affrontavano i loro problemi faccia a faccia. È così che funzionavano le relazioni, con la fiducia e la sincerità reciproca.
Ma a quanto pareva ogni regola aveva la sua eccezione. E nel mio caso l'eccezione si chiamava Blair Kallighan.
- Perché non puoi farlo tu?
Giustamente avevo posto quella domanda non capendo il motivo del mio coinvolgimento. Il ragazzo era suo, i sospetti erano suoi perciò non capivo che cosa c'entrassi io.
- Che razza di domande fai?
La mia amica, invece, mi aveva guardata come se mi fossero cresciuti i baffi.
- Sei la mia migliore amica e in quanto tale devi darmi una mano. Fa parte del tuo essere migliore amica.
- No, Blair. - avevo ribattuto. - Questo va ben oltre il mio essere migliore amica.
- Beh.. Comunque sia non posso farlo io. Se mi scoprisse, lo perderei.
Mi ero massaggiata le tempie con le punte delle dita. Se avesse scoperto me, avrebbe comunque capito tutto. Non ero mai stata brava a mentire e non sarei stata in grado di inventarmi una scusa plausibile. Per non parlare del fatto che già l'azione in sé era scorretta. In ogni caso l'avrebbe perso comunque.
Ma con Blair era inutile discutere. Doveva sempre fare di testa sua e trascinarmi nei suoi piani brillanti.
Cercai di tirare ancora più in alto le maniche della mia felpa invernale in modo da coprirmi le mani. Quella notte faceva stranamente freddo e come se non bastasse si stava alzando la nebbia.
Avevo sempre detestato il freddo. Proprio perché era.. freddo. Mi causava tutti quegli intorpidimenti e mi costringeva ad indossare strati e strati di vestiti.
Per non parlare della febbre che mi costringeva a rimane per giorni a letto e non fare niente. E, tanto per essere chiari, odiavo girarmi i pollici.
Tirai fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e controllai l'orario. Undici e mezza.
Emisi un verso frustrato.
La fissazione della mia amica era irrazionale. Il ragazzo non combinava proprio niente alle sue spalle. Anzi, probabilmente si stava godendo una bella dormita sotto le coperte.
Ovvero quello che avrei voluto fare io.
Sbirciai ancora una volta attraverso il varco creato tra i due cespugli. Nemmeno una mosca.
Basta. Tutto questo era ridicolo.
Ero pronta ad andarmene. Io non facevo queste cose. Dannazione.
Io ero una normale ventiduenne con un lavoro e una dignità che voleva semplicemente starsene sdraiata sul suo divano a guardare nuovamente il DVD di Magic Mike e sperare che Channing Tatum uscisse dalla televisione e si esibisse per me. Era forse chiedere troppo?
I miei denti cominciavano a tremare e mi facevano male le gambe per tutto il tempo che avevo passato in piedi. Dopo questa bravata Blair avrebbe dovuto come minimo servirmi e riverirmi per almeno vent'anni.
Sbuffai e la maledissi ancora una volta. Ormai era quasi mezzanotte, era inutile stare ad aspettare ancora e soprattutto era anche pericoloso. Non che in una piccola città come questa girassero molti criminali, anzi tutt'al contrario qui era tutto molto tranquillo e monotono. Non credevo fosse mai stato commesso un reato peggiore di qualche furto da parte di qualche ragazzino.
Ero lì da quasi tre ore e nessuno era uscito da quella porta. Inutile dire che era il momento di girare i tacchi e andarmene, fortunatamente non avrei dovuto fare molta strada - abitavo a soli due isolati di distanza - e in cinque minuti andando a passo sostenuto sarei arrivata a casa. Pregustavo già il momento in cui mi sarei finalmente rifugiata tra le mie coperte calde e mi sarei abbandonata alle braccia di Morfeo.
E, invece, fu proprio in quel momento che la porta si socchiuse. In modo silenzioso il mio obiettivo fece capolino.
Scese gli scalini e si guardò intorno soffermandosi un attimo con gli occhi sui due cespugli dietro i quali ero accovacciata. Era impossibile che mi vedesse, giusto?
E, infatti, messosi le mani nelle tasche della giacca da football, prese a camminare nella direzione opposta. Finalmente, buttai fuori l'aria che non mi ero accorta di aver trattenuto.
Bene, era arrivato il momento di agire e purtroppo dovevo rimandare i miei piani di sonno.
Io:
Il soggetto si sta muovendo.
Pensai che probabilmente lei stesse già dormendo. Forse dopo tre ore di silenzio si era arresa al fatto di essere semplicemente paranoica e che il suo ragazzo le fosse fedele come un cagnolino.
Blair:
Seguilo e tienimi aggiornata.
Nessun Tutto bene? o Ti sono grata per quello che stai facendo per me.
Quarant'anni. Mi avrebbe servita e riverita per quarant'anni.
Sospirai pesantemente e mi misi il cappuccio in modo da nascondere il più possibile il mio viso. Tirai su la cerniera fin dove in alto potesse arrivare poi presi a seguirlo.
Mi muovevo in punta di piedi per evitare di fare anche il più piccolo rumore che potesse farmi scoprire e mi tenevo accostata al muro nascondendomi di tanto in tanto.
Lo seguivo da una decina di metri di distanza e faticavo a tenere il suo passo tenendo conto di tutte le precauzioni del caso. Per i miei gusti si muoveva troppo velocemente, con troppa fretta. La domanda era fretta di andare dove..o da chi?
Forse Blair non era del tutto una psicopatica piena di paranoie. Forse i suoi sospetti erano reali. Ero intenzionata a scoprirlo a tutti i costi.
Sarei andata fino in fondo a questa storia. Ormai era diventata una questione personale.
E dovevo dare atto che tutto questo era divertente. Mi sentivo una spia in incognito con un'importante missione da portare a termine.
In un certo senso lo ero. O il mio comportamento era più attribuibile a una stalker?
Comunque, non sentivo più il freddo e nemmeno il dolore alle gambe, troppo concentrata a capire dove fossimo, dove lui mi avrebbe portata.
E, poi, finalmente si fermò davanti ad un edificio mal ridotto. Immaginai che avessimo camminato per circa una quindicina di minuti e che si fosse fatta la mezzanotte.
La cosa si stava facendo piuttosto inquietante. Un incontro nel cuore della notte in una zona abbandonata e spaventosa si allontanava di molto da tutto ciò che mi ero aspettata di scoprire. Non avrebbe avuto senso tradire la propria ragazza in un posto del genere.
Muovendomi in fretta mi nascosi dietro al rottame di una macchina e aspettai.
Ero spaventata, non potevo negarlo ma allo stesso tempo ero anche estremamente curiosa.
Il mio obiettivo si accostò al muro, si guardò di nuovo in giro e poi di accovacciò.
Aggrottai le sopracciglia, non è che volesse fare una piccola pausa toilette, vero?
Sarebbe stato piuttosto imbarazzante.
Invece, lui sparì.
Ma che diavolo?!, pensai sconvolta.
Fissai a bocca aperta per un minuto buono il punto in cui si trovava un attimo prima. Era scomparso sotto i miei occhi. Un attimo prima era lì e quello dopo..puf!
Non era possibile.
Scattai e andai esattamente nel punto in cui lui si era volatilizzato. Scrutai attentamente e vidi una finestra nella parte bassa del muro.
Poggiai la mano sulla vetrata e spinsi e quella si aprì con un leggero cigolio.
Ma certo, un passaggio segreto!
Come avevo fatto a non pensarci subito?, mi dissi sarcasticamente.
La cosa cominciava ad essere realmente spaventosa. Mi sembrava di essere la protagonista di uno di quei film in cui la ragazza sentiva tutti campanelli d'allarme suonare nella sua mente e avvisarla di non entrare ma lei faceva esattamente quello che non doveva fare. E poi si ritrovava morta.
Un brivido di inquietudine mi attraverso la schiena.
Che cosa dovevo fare adesso?
Io:
È entrato in una specie di passaggio segreto. Non so dove porti.
La informai e aspettai la sua risposta.
Blair:
Entra anche tu. Buona fortuna.
Sessanta. Era arrivata a quota sessant'anni di servitù.
Guardai sconcertata il messaggio. Non pensava alla mia incolumità?
Avrei potuto trovare di tutto lì dentro. E se lui fosse stato un componente di qualche setta o robe del genere e mi avessero scoperta?
Avrebbero potuto uccidermi.
Ma ovviamente a Blair di questo non importava.
Feci il segno della croce mentre la mia mente si popolava di immagini macabre e poi presi il coraggio di entrare.
Mi sedetti con le gambe a penzoloni alla ricerca di qualcosa a cui appoggiarmi che ovviamente non c'era.
Avrei dovuto saltare e sperare che non fosse abbastanza alto. Ci mancava solo che mi rompessi qualche osso.
Mi pulii le mani coperte da un leggero strato di sudore sfregandole sul tessuto dei jeans e tirai un altro sospiro.
Forza Thia!, mi incitai.
Mi buttai e atterrai in modo leggiadro, avrei potuto fare un baffo ad un'atleta di ginnastica artistica con quell'atterraggio perfetto.
Mi guardai intorno o almeno ci provai. A parte la luce della luna che filtrava dalla finestrella, lì dentro non c'era traccia di alcuna altra fonte luminosa. Le pareti erano umide e c'era un odore di muffa insopportabile.
- Accidenti - imprecai. Odiavo i posti bui e piccoli. Odiavo tutto questo. E cominciavo anche ad odiare Blair.
Di tornare indietro non se ne parlava visto che non avevo idea di come fare a risalire il muretto per raggiungere la finestrella e uscirne. Non ero mai stata particolarmente brava nella ginnastica - tranne che per quell' atterraggio miracoloso di poco prima - e a scuola quella materia la detestavo, soprattutto l'arrampicata. No, decisamente non avrei provato a raggiungerla.
Quindi non mi restava altro che continuare. Mossi qualche passo in avanti rendendomi conto che mi tremavano le mani.
Si, avevo paura.
Non sapevo in che cosa mi stavo andando a cacciare, era normale che avessi paura. O meglio che fossi terrorizzata a morte. Non mi piaceva il silenzio lì, scandito solo dalle gocce di umidità che toccavano il pavimento (se così si poteva chiamare).
Ma allo stesso tempo ero anche curiosa e non so come la curiosità era riuscita a prendere il sopravvento dandomi il coraggio di adagiare il piede sul primo scalino.
C'erano delle scale che scendevano verso una porta. E dalla porta provenivano delle voci. Sembravano tante voci. Un casino per la verità.
Affrettai il passo. Qualunque cosa stesse accadendo dietro quella porta provocava un gran rumore anche se attutito.
Notai che la porta assomigliava a una di quelle blindate e la cosa mi parve strana considerando lo stato dello scantinato.
- Beh, apriamola - mormorai afferrando la maniglia.
Presi un respiro profondo e l'aprii.
Ci misi un paio di secondi prima di mettere a fuoco bene la stanza a causa della luce improvvisa.
Tanta gente. Troppa gente.
Come avevo previsto sentendo le voci. Ero praticamente schiacciata contro la porta, il manico conficcato nella parte bassa della schiena e non era una sensazione particolarmente bella.
Era tutto così chiassoso. Tutti urlavano. Tutti spingevano.
Nonostante il mio metro e settantotto facevo fatica a vedere sopra le teste degli altri. In quella posizione l'unica cosa che entrava nella mia visuale era la camicia sudata di un tipo alto una decina di centimetri più di me. Storsi il naso. Odorava tutto di chiuso e di sudore e credetti che di questo passo sarei svenuta.
Camicia Sudata fece un passo all'indietro e mi si schiacciò contro. No, di questo passo sarei decisamente morta.
Con il naso premuto contro la macchia che si espandeva sul suo indumento cercai di trattenere il respiro. Sembrava che lui non si accorgesse nemmeno di stare uccidendo una povera ragazza a colpi di sudorazione.
Era ufficiale. Io odiavo Blair Kallighan.
Mi ci volle un po' ma alla fine, non so come, riuscii a emergere e a trovare un varco. Ero riuscita ad arrivare poco più avanti ma ancora era impossibile per me vedere - e capire - che cosa stesse succedendo.
E in più non trovavo nemmeno l'unica persona che avrebbe potuto darmi una qualche spiegazione. Cercare il mio obiettivo dai capelli ricci in mezzo a tutta quella gente equivaleva praticamente a cercare un ago in un pagliaio.
E fu allora che lo chiamarono.
Ci vollero poche parole. Christian "KAYO" Parker.
E la folla impazzì. Tutti presero ad agitarsi e a muoversi come se il presentatore avesse appena annunciato l'arrivo della Regina.
Dopo l'ennesima spinta persi l'equilibrio.
Fui sballottata in avanti per un bel po' di metri ma di fronte a me era tutto molto confuso, riuscivo solo a distinguere gomiti e braccia che entravano in collisione con il mio corpo facendomi un male cane. Inutile dire che la maggior parte dei presenti era formata da ragazzi tutti piuttosto robusti ed esaltati, forse persino un po' ubriachi.
Oh no, pensai quando ricevetti una gomitata nelle scapole talmente forte da farmi sbalzare in avanti. Mi sarei schiantata di faccia contro il pavimento.
Chiusi gli occhi e li strinsi, portai le braccia in avanti e attesi lo scontro..
..e invece sentii due mani circondarmi e afferrarmi per i fianchi. Avevo il cuore in gola e tenevo ancora gli occhi chiusi.
La seconda cosa che avvertii dopo la grandezza delle sue mani, che riuscivano a circondarmi quasi completamente la vita, fu il suo odore. Venni letteralmente avvolta dal suo odore naturale. Non avrei saputo dire cosa fosse ma era molto gradevole anche se mischiato al sudore. Ma, al contrario di quello di Camicia Sudata, non mi dava fastidio. Anzi, aumentava la sua virilità. Ero certa che fosse un ragazzo.
I miei occhi erano ancora chiusi e rimasero tali anche mentre sentivo che i miei piedi avevano smesso di toccare terra. Lui mi sollevò e fece aderire il suo corpo al mio prendendomi in braccio.
Ci stavamo spostando, sentivo il movimento delle sue gambe che si sollevavano attorno alle mie. Così gli circondai i fianchi per facilitargli i movimenti.
Cercai di non pensare al fatto che mi stavo lasciando trasportare in giro da uno sconosciuto di cui non sapevo neanche come fosse fatto il volto. Mi concentrai sul suo respiro regolare che accarezzava il mio orecchio. Oltre che forte doveva essere parecchio in forma per riuscire a sollevare il mio corpo formoso e trasportarlo con tanta facilità. Non che odiassi il mio corpo ma riconoscevo di essere lontana dall'avere un corpo da modella.
Diciamo che avevo un corpo snello e tonico grazie allo yoga ma allo stesso tempo avevo anche molte curve.
Curve che in quel momento aderivano perfettamente al fisico scolpito del mio sconosciuto.
Mosse ancora due passi e poi si fermò. Fu solo allora che aprii gli occhi e guardai oltre la sua spalla.
Ci stavano guardando tutti.
Avevo tutti gli occhi puntati addosso. Di ogni singola persona nella sala. E, come se non bastasse, era sceso un silenzio di tomba.
Era tutto così imbarazzante e non riuscii a non arrossire per la figuraccia che stavo facendo.
Non riuscivo a credere di essermi cacciata in questo guaio. Accidenti a me. E a Blair.
Le mani dello sconosciuto mi presero ancora per i fianchi e mi aiutarono a sedermi su una cattedra. Fu solo allora che distolsi lo sguardo dalla folla e lo guardai.
E incontrai gli occhi più belli che avessi mai visto in tutta la mia vita. Lui mi sorrise facendo scintillare quelle due pozze color miele.
Lo guardai e basta. Non feci nient'altro. Rimasi completamente imbambolata ad ammirarlo.
Era bellissimo. I lineamenti del viso erano perfetti, come se la sua faccia fosse stata una pezzo di marmo e poi qualcuno ce li avesse scolpiti sopra studiando con cura ogni minimo dettaglio. E il sorriso, i denti bianchissimi. Persino la piccola cicatrice che percorreva il suo sopracciglio destro non riusciva a guastare la sua bellezza.
Alzò lo sguardo verso il tizio col microfono. Era in piedi sulla mia stessa cattedra, proprio di fianco a me ma non mi girai a guardarlo. Continuavo a tenere lo sguardo incollato su Occhi Color Miele.
Il cuore mi batteva all'impazzata e non più per lo spavento. Le sue mani erano ancora sui miei fianchi, sentivo le dita che mi accarezzavano piano, mi solleticavano facendomi fremere.
- Tienila qui - disse rivolgendosi al presentatore. - La vengo a prendere dopo.
Poi mi lasciò.
Il calore delle sue mani sui miei fianchi si spense di colpo. Non mi guardò un'ultima volta prima di girarsi e darmi le spalle. Aprii la bocca per dire qualcosa, un grazie. Non sapevo, avrei detto qualsiasi cosa per tenerlo ancora un attimo con me. Invece, non emisi un suono e continuai a guardare la sua schiena, fasciata da una maglietta nera, che si allontanava e scompariva tra la folla.
La vengo a prendere dopo, aveva detto. La vengo a prendere dopo, aveva detto con quel tono basso e sexy.
E io non volevo altro che lo facesse sul serio, che mi prendesse con lui e non mi lasciasse più andare.
Scossi la testa. Mi ero infatuata di un ragazzo bellissimo, di cui non sapevo nemmeno il nome, solo ascoltando poche parole che gli erano uscite dalle labbra. Che stupida.
All'improvviso chiamarono un altro nome e l'attenzione di tutti si rivolse da un'altra parte. Stando sulla cattedra, anche da seduta, superavo di una spanna le teste degli altri e finalmente riuscii a vedere ciò che stava accadendo.
Un grande ring si ergeva al centro della sala e sul ring c'era lui. Si era tolto la maglietta ed era rimasto a torso nudo. Come sospettavo mostrava un fisico asciutto e allenato e ovviamente ora cominciavo a capire perché. L'unica cosa che indossava erano un paio di pantaloncini da combattimento e i guantoni da boxe.
Fu allora che capii di essere finita in uno di quei posti dove si tenevano combattimenti, probabilmente irregolari.
Anche l'altro ragazzo era vestito allo stesso modo ma non si poteva certo dire che facesse la stessa figura di Occhi Color Miele. E, a quanto pare, non ero l'unica a pensarlo visto il modo in cui lo acclamavano le ragazze in sala.
Sembrava che ognuna di loro cercasse di attirare la sua attenzione. Anche usando il proprio corpo considerando che la maggior parte era vestita in modo molto provocante con minigonne, magliettine scollate e tacchi a spillo.
Guardando il mio abbigliamento, vestita completamente di nero e coperta dalla testa ai piedi, ero decisamente ma un pesce fuor d'acqua.
Eppure lui sarebbe tornato da me dopo. E non da una di loro.
Sorrisi ripensando ancora alle sue parole e lo guardai di nuovo. Sembrava stranamente tranquillo per essere uno che stava per affrontare un combattimento. Anzi, mostrava quasi un'espressione arrogante. Come se sapesse di aver già vinto.
- FIGHT! - urlò il presentatore e i due presero posizione. Si guardarono e si studiarono. Per i primi minuti si girarono intorno aspettando che l'altro facesse la prima mossa.
Tutti tenevano gli occhi fissi sull'incontro.
- Fallo a pezzi, Kayo.
- Si, così. Finiscilo!
Quasi tutti agitavano i pugni per tifare per KAYO e persino io dovetti trattenermi dal non urlare per lui. Anche se sembrava quasi che lui non facesse minimamente caso a ciò che gli accadeva intorno. Era concentrato solo su ciò che stava facendo. Schivava i colpi e ne infliggeva di veloci e duri al suo avversario come se riuscisse ad anticipare le sue mosse e i suoi movimenti. Era imprevedibile.
Fantastico, pensai affascinata.
I miei occhi erano incollati su di lui, sulla danza letale che conduceva. Non vacillò nemmeno una volta.
Avrei potuto guardarlo combattere tutta la notte.
Accade tutto in pochi minuti.
Lui si fece colpire allo stomaco e trattenni il respiro per paura che si fosse fatto male. Non volevo che si facesse male. Lui doveva tornare a prendermi.
Ma poi vidi l'ombra di un sorriso affiorargli sulle labbra e sospirai di sollievo. Sorrisi con lui.
Occhi color miele sferrò un gancio fulmineo.
L'avversario cadde.
La folla si levò in un boato assordante.
Il tizio con il microfono scese dalla cattedra per entrare nel ring. Sollevò il braccio del vincitore e si portò il microfono alla bocca.
- Il vincitore è Christian "KAYO" Parker - annunciò.
Esultai anch'io. Accidenti, era stato.. non riuscivo neanche a descriverlo. Mi batteva il cuore, avevo l'adrenalina alle stelle e pensare che non avevo mosso un dito.
Christian alzò anche l'altro braccio ed emise un urlo di trionfo mentre il sudore gli colava sul corpo. E dovetti ammettere che anche questo era stato sexy.
Il presentatore gli lasciò il braccio e lui scese dal ring diradandosi tra la folla. E io lo cercai allungando il collo. Stava venendo da me?
- E tu, che cazzo ci fai qui?
Sussultai e guardai in basso. Ryan mi stava fulminando con lo sguardo con un accanimento tale che per un attimo pensai che sarei potuta morire incenerita. Lo guardai con fare innocente e scesi dalla cattedra con un movimento fluido.
Il ragazzo di Blair continuò a tenermi sotto tiro con i suoi glaciali occhi azzurri.
- Ehi Ryan! - dissi dandogli un pugno amichevole sul petto. Lui alzò un sopracciglio guardando il mio pugno. Effettivamente il mio gesto era un po' strano visto che noi due non eravamo mai andati molto d'accordo e non potevamo di certo considerarci amici. Ci sopportavamo solo perché entrambi tenevamo a Blair.
- Perché sei venuta qui, Thia? - mi chiese a denti stretti.
Non risposi. Che cosa avrei potuto dirgli? Non veniva in mente nessuna scusa plausibile. Ero sicura che sarebbe andata a finire in questo modo, sbaglio o l'avevo detto di non essere molto brava a fingere?
- Dov'è Blair?- mi chiese allora guardandosi in giro. Accidenti, aveva già capito tutto.
- Non c'è - risposi velocemente - lei non sa che sono qui - aggiunsi.
Mi guardò con un'espressione che diceva "Ma ti sembro davvero così stupido?".
Sospirò e scosse la testa muovendo i suoi capelli da tutte le parti.
- Non dovresti essere qui - mi disse prima di afferrarmi per il braccio e cercare si trascinarmi via.
Opposi resistenza.
Non volevo e non potevo andarmene, dovevo ancora incontrare Occhi Color Miele. Mi aveva promesso di tornare da me, più o meno.
Piantai i piedi e strattonai il braccio liberandomi dalla sua presa. Lui mi guardò infuriato.
- Muovi il culo Thia - mi sgridò bruscamente. Lo fissai in cagnesco. Ora toccava a me fulminarlo con gli occhi.
Non mi piaceva la sua prepotenza.
- C'è qualche problema?
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