Supermarket (Bernd Leno)
"Papà! Papà! Quando vado dalla mamma?" Urlacchia la piccola Emily seduta sul sedile posteriore della mia macchina, una jeep alquanto vecchia.
"Tesoro, sei arrivata ieri. Vedrai la mamma tra una settimana. Adesso è in Cina per lavoro." Le spiego dolcemente.
"Dov'è la Cina?" Ribatte mia figlia.
"Lontano da qui, lontano da qui." Sussurro amareggiato. Dire che non amo più la mia ex moglie Abby è un enorme bugia. Sono ancora innamorato di lei anche se ha chiesto il divorzio da me dopo avermi tradito con un uomo più vecchio di lei ed essersi messi insieme.
È scappata in un'altra città, lasciandomi da solo a New York. Ma tanto a lei non importa niente di me, io la amo così tanto anche se mi ha tradito e ha voluto il divorzio.
"Amore di papà, se non fai capricci giuro che, quando siamo al supermercato, ti compro i biscotti che ti piacciono tanto. Okay?" Domando per farla calmare.
La vedo annuire dallo specchietto retrovisore.
È così uguale a lei: stessi riccioli color caramello e stesso nasino all'insù.
Poi il resto lo ha preso da me, la mia piccola Emily.
Farsi strada per le vie affollate della Grande Mela è davvero faticoso, ma dopo venti minuti siamo finalmente davanti al supermarket.
Scendo dalla macchina e vado dietro a prendere Emily, la slego dal suo seggiolino e la prendo in braccio.
Come sempre, c'è il mondo nel negozio e ho paura di perdere Emily in mezzo a questa tutta folla, così tengo la sua piccola manina stretta alla mia.
Passiamo velocemente il reparto degli articoli di casa, tanto non mi serve niente per quella topaia in cui vivo.
"Emily, stai vicino al papà!" Le ripeto per l'ennesima volta, non vorrei mai che mia figlia di soli quattro anni si perdesse qui dentro.
"Piccola, vieni che adesso andiamo a prendere le pesche che ti piacciono tanto." Le dico e prendo il suo esile corpicino tra le mie braccia.
"In spaletta!" Si dimena Emily e allora io la poso sulle mie spalle.
Ci facciamo strada tra le numerose persone e finalmente riusciamo ad arrivare nel reparto ortofrutticolo.
Tiro giù Emily dalle mie spalle e la tengo vicino a me.
Mi aiuta a scegliere le pesche migliori e poi la prendo in braccio facendogliele pesare sulla bilancia.
Con il suo ditino schiaccia il numero 70 e poi dalla macchinetta esce lo scontrino che appiccica sul sacchetto trasparente delle pesche.
"Come sei brava!" Esclamo sorridendole. Prendiamo un carrellino e poi ci infiliamo dentro il sacchetto.
"Adesso cosa dobbiamo prendere, papi?" Urlacchia Emily.
Penso alla lista che avevo preparato prima di uscire - e che ho, naturalmente, dimenticato - per cercare di ricordare cose devo prendere.
"Uhm... Latte?" Le rispondo; solo che risultata più come una domanda che una risposta.
La piccolina si allontana in fretta, in cerca dello scaffale del latte ed io la perdo di vista.
"Emily? Dove sei?" Inizio a chiamarla preoccupato.
Giro in tondo per qualche minuto e poi arrivo davanti allo scaffale dei latticini.
Emily è lì, per fortuna, e con lei c'è una ragazza che avrà sì e no vent'anni e che la sta tenendo per mano.
"Piccola, mi hai fatto prendere un colpo." Mi abbasso verso di lei e la prendo in braccio.
"Sei suo padre?" Mi domanda la ragazza dai lunghi capelli rossi e lisci.
"Sì, l'ho persa di vista mezzo secondo ed è sparita! Grazie." Le rispondo con un sorriso, è davvero bella. Ha un piccolo nasino ricoperto di lentiggini e dei grossi occhi verdi.
"Comunque sono Bernd." Aggiungo stringendole la mano. Ha la pelle chiarissima, ancor più della mia che è color latte.
"Io sono Rachel, piacere di conoscerti Bernd." Pronuncia un po' incerta il mio nome ma poi aggiunge. "Hai una figlia adorabile." E sorride alzando gli angoli delle sue labbra sottili,
"Si chiama Emily. Dai piccola, saluta Rachel."
Emily alza una manina e la scuote in segno di saluto.
"Se vuoi possiamo vederci ancora..." Dice speranzosa.
Annuisco subito, non posso farmi scappare un'occasione come questa. Devo smettere di pensare alla mia ex moglie, tanto non ritornerà da me.
"Ti lascio il mio numero." Dice e le passo il telefono che tiro fuori dalla tasca dai jeans.
Lei scrive qualcosa, poi mi ripassa il telefono e si allontana salutandoci con la mano.
Forse essere un padre single non è così male se poi al supermercato si fanno questi incontri.
FINE.
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