Red Butterfly (Marco Reus)
"Sei proprio sicuro di volerti fare un altro tatuaggio?" Chiesi a mio fratello Erik.
Lui annuì convinto, io ero meno felice perché c'era già parecchio inchiostro a colorare la sua pelle.
"Sorellina questa volta sarai tu ad accompagnarmi da Marco." Mi cinse i fianchi con un braccio e mi fece accomodare nella sua macchina.
"Marco, chi?" Domandai, quel nome riportava a galla un sacco di miei ricordi negativa su un Marco che conobbi alcuni anni fa.
"È il mio tatuatore, è un tipo in gamba. Vedrai che ti piacerà." Mi sorrise.
Anche se è mio fratello, bisogna ammettere che è proprio un bel ragazzo.
Continuò a guidare per delle stradine di Dortmund che non avevo mai visitato; si capiva benissimo che fosse un posto malfamato.
C'erano ragazzi seduti in terra intenti a passarsi delle canne ed alcune ragazze poco vestite che battevano sulla strada, anche se erano solo le quattro del pomeriggio.
Erik accostò la macchina vicino ad un negozio che aveva un insegna al neon e metà delle lampadine che la componevano erano fulminate da anni.
Reus Tattoos.
"Stai vicino a me, Stella." Mi disse Erik con fare protettivo prima di scendere dalla macchina.
Lo seguii e gli stetti appiccicata per tutto il breve tragitto dalla macchina al negozio.
Una volta entrati, un forte odore di tabacco misto a vaniglia mi invase le narici e mi accolse come un caldo abbraccio.
Iniziai a fissare dei campionari con dei tatuaggi di farfalle, rapita dai disegni di quei piccoli insetti.
"Hey Durm!" Sentii la voce di un ragazzo e stranamente la trovai piacevole, quasi come se mi fosse famigliare.
"Wella Reus." Salutò mio fratello e subito gli spiegò come e dove voleva il suo nuovo tatuaggio.
Mi girai e mi pentii subito di quello che avevo fatto.
Quel Marco Reus ero lo stesso che cinque anni prima mi aveva scaricata per mettersi con la migliore amica di sua madre.
Lo stesso che se né era andato lasciandomi solo un bigliettino.
Cercai di reprimere la voglia matta che avevo di schiaffeggiarlo.
Lui parve non notarmi fino a quando mio fratello gli disse: "Conosci la mia sorellina Stella?"
Lui alzò un attimo lo sguardo e poi con un rapido gesto scosse la testa.
"No, no." Disse per sottolineare il suo gesto.
Okay, vuoi giocare sporco!
"Beh, lei è Stella Durm. Stellina, lui è Marco Reus." Erik ci presentò, ignaro della situazione.
"Piacere di conoscerti." Nella mia voce c'era un lieve tono di sarcasmo che solo Marco colse.
"Piacere tutto mio." Rispose ghignando.
Poi mio fratello iniziò a chiedergli informazioni su una moto che Marco poteva procurargli, così io mi concentrai sul mio telefono.
"Voglio fare anch'io un tatuaggio." Annunciai fiera dopo aver trovato il disegno di una farfalla rossa su un libretto che trovai vicino alla cassa.
"Non sei troppo piccola?" Mi chiese Marco, con il solito sorriso beffardo stampato sul volto.
"No, ho vent'anni." Risposi facendo una vocetta stupida.
"Vieni di là mentre di Erik si occupa il mio collega, Philipp." Disse mentre da dietro una tenda comparve una ragazzetto basso e con i capelli mori.
Marco sparì dietro alla tenda ed io lo seguii, ritrovandomi poi in una stanza più piccola ma uguale a quella dove eravamo prima.
"Dove vuoi il tatuaggio?" Chiese mettendosi a trafficare con alcuni pennini.
"Sulla schiena, proprio sopra il sedere." Gli spiegai indicando poi la zona prescelta.
"Sdraiati, Stellina." Disse con voce sensuale.
"Non hai nessun diritto di chiamarmi così." Sbuffai stendendomi sulla poltrona di pelle marrone.
"Quando facevamo sesso, ti eccitava essere chiamata Stellina." Rise di gusto e poi mi alzò la maglietta. Alzai un po' il busto per aiutarlo a sfilarla dalla testa.
"Erano altri tempi." Sussurrai acida. "Adesso solo mio fratello può chiamarmi così."
Stette zitto e a spezzare il silenzio c'era solo il rumore del pennino che disegnava sulla mia pelle.
Le sue mani massaggiavano i miei fianchi cercando di rassicurarmi.
In realtà non faceva tanto male, sentivo solo un leggero pizzicore sulla pelle.
Non impiegò molto tempo a farmi il tatuaggio.
E poi non so come, mi ritrovai con lui sopra di me.
La sua bocca premuta contro la mia e le sue mani sui miei fianchi.
Mi prese in braccio e mi appoggiò su uno dei tavoli dove creava disegni nuovi.
"Stellina, sei diventata grande adesso." Mi disse.
Quando stavo assieme a lui avevo quindici anni e lui ne aveva venti. Mi piaceva tanto osservarlo mentre disegnava ed ogni tanto mi rubava qualche dolce bacio sulle labbra.
Come stava facendo in quel momento.
Non so a cosa pensai, ma passammo mezz'ora a limonare fino a quando la voce di mio fratello non mi richiamò, dicendomi che saremmo dovuti andare a casa.
Prima di uscire dal negozio, dissi a Marco che il giorno dopo sarei ritornata da lui e, sentendo quelle parole, sorrise.
Forse non era stata una cattiva idea lasciarmi visto che dopo scattò una passione incontrollabile tra di noi.
FINE.
dedicato a nourkaouia
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