Dangerous (Mario Götze)
"Ti prego Mario, smetti subito di gareggiare. È troppo pericoloso." Gli ripeteva sempre la fidanzata Diana quando le annunciava che avrebbe partecipato ad una gara di macchine da rally.
Quella sera, aveva deciso di partecipare ad una corsa che si sarebbe tenuta in un boschetto dietro Monaco, un luogo appartato e lontano dalla grande città; era anche il luogo ideale perché non si sarebbero sentiti i rombi delle macchine.
Mario aveva da sempre una passione per le macchine da rally, passione che condivideva con i fratelli Fabian e Felix.
Era il mezzano dei tre Götze e quindi doveva dare il anche lui il buon esempio al fratellino Felix che stava crescendo proprio come lui.
Quella sera infatti c'erano i due fratelli a supportarlo. Diedero qualche consiglio a Mario prima che potesse partire. Gli dissero giusto di stare attento alla seconda curva e cose così.
Götze era carico di adrenalina, gli succedeva ogni volta che si trovava al volante della sua Audi. Si sentiva Dio e riusciva a scaricare tutta questa adrenalina solo vincendo ogni gara.
Era il più temuto tra i piloti delle gare clandestine e tutti lo chiamavano Rot Satan per via della sua tuta rossa.
Però quella sera sarebbe stata diversa perché non c'era Diana con lui. Dopo il loro ultimo litigio gli aveva dato l'ultimatum: "O me o le gare." aveva detto lei senza troppi giri di parole.
E Mario aveva scelto lei anche se stava ancora gareggiando, si era promesso che quella sarebbe stata l'ultima volta. Ma neanche lui credeva in quelle parole che si era promesso giorni prima; infatti correre era una droga per lui e l'adrenalina la sua dipendenza.
Partì a razzo, sentiva già il sangue ribollirgli nelle vene.
Stette attento alla seconda curva, proprio come gli disse Fabian, e dopo un lungo rettilineo riuscì a posizionarsi in testa.
Si destreggiò con agilità tra gli alberi che gli si paravano davanti e non perse mai il controllo della sua auto.
Mario non sapeva che proprio nel piccolo spalto al bordo della pista sterrata - improvvisato al momento della gara - ci fosse anche Diana quella sera.
Era lì perché Felix le aveva mandato un messaggio in cui diceva che Mario avrebbe gareggiato. E lei - naturalmente - si era arrabbiata moltissimo, si sentiva delusa e tradita dalla persona che più amava.
Mario le aveva promesso che non avrebbe più gareggiato ma invece era ancora lì, sulla sua Audi rossa fiammante.
Per lui era così facile vincere.
Se ne fregava del pericolo e dei rischi; ma queste caratteristiche erano quelle Diana che amava più di lui.
Si era innamorata di Mario per la sua voglia di vivere all'insegna del pericolo.
Però tutto ciò era troppo pericoloso perché Mario aveva già avuto qualche incidente, niente di grave però Diana aveva paura di perderlo per sempre.
Strinse a sé il giubbino nero mentre una folata di vento prodotto dall'alta velocità delle macchine le colpì il viso con uno schiaffo sonoro e scompigliandole tutti i capelli neri.
Mario era sempre in testa alla gara e nel piccolo abitacolo della sua macchina si stava già gustando il sapore della vittoria.
Diana pregava che non si facesse male, era ansiosa e non riusciva a respirare.
Non voleva che al suo Mario succedesse qualcosa, non voleva rivivere la stessa sensazione che aveva vissuto qualche mese prima quando l'avevano chiamata nel bel mezzo della notte dicendole che il suo fidanzato aveva avuto un'incidente. Diana non aveva smesso di piangere un secondo, neanche quando era arrivata all'ospedale e c'era Fabian che la rassicurava dicendo che Mario era forte e che c'è l'avrebbe fatta.
Aveva smesso di piangere solo quando era finalmente riuscita ad entrare nella stanza dove c'era lui e, nella foga di vederlo vivo, l'aveva baciato come se non ci fosse un domani.
La stessa sensazione di vuoto le attanagliava lo stomaco da quando Felix l'aveva avvisata della gara e in un veloce flashback rivisse la sera in cui credette di aver perso Mario per sempre.
Diana era quasi del tutto sollevata quando Mario iniziò l'ultimo giro di pista.
Era ad un passo dal vincere.
Mancavano qualche curva e il rettilineo finale.
Mario fece la prima curva con sicurezza ma alla seconda sballò verso destra.
Cercò di rimettersi sulla giusta traiettoria ma la macchina non rispondeva ai suoi comandi e si ritrovò con il fianco sinistro verso il centro dalla pista.
La Volkswagen dietro di lui non fece in tempo a rallentare e si schiantò dritta contro la fiancata dell'Audi rossa.
Diana lanciò un'urlo strozzato e si portò le mani alla bocca.
Si era creato lo scompiglio generale tra le persone che assistevano alla gara illegale.
La ragazza si gettò sulla pista; ormai tutte le machine erano ferme ed un gruppo di persone era già davanti ai rottami fumanti.
Diana corse verso Mario, doveva assicurarsi che stesse bene. Non si sarebbe permessa di perderlo un'altra volta per colpa di uno stupido incidente in macchina.
Fabian e Felix erano già vicino al corpo di Mario che qualcuno aveva prontamente trascinato sull'erba a bordo pista.
Il collo del ragazzo era coperto di sangue e i suoi occhi erano vacui.
Diana si gettò vicino al corpo freddo di Mario.
Iniziò a chiamarlo, con la voce talmente alta che le bruciavano i polmoni.
Fabian la tirò su da terra e l'abbraccio.
Sentiva le lacrime calde del maggiore dei fratelli Götze bagnarle le guance quando le sussurrò qualcosa all'orecchio.
Non riuscì più a respirare. Non sentiva l'aria arrivarle ai polmoni che le bruciavano come se fossero pieni di fuoco.
Il suo cuore era distrutto, frantumato in milioni di piccoli pezzettini che reclamavano a gran voce la vita di Mario.
All'improvviso di sentì così vuota, svuotata completamente dalla sua anima.
Era come se Mario si fosse portato via tutto di lei ma Diana non riusciva ancora a realizzare cosa fosse successo.
Si accasciò a terra e con lei Felix che era ammutolito e distrutto dal dolore.
Fabian si inginocchiò davanti ai due e li abbracciò.
Era lui il più forte ormai, doveva prendere le veci del capo famiglia. Non poteva permettersi che i due così piccoli e fragili soffrissero tanto.
Rimasero a terra per ore e ore.
Intanto arrivò anche la polizia e l'ambulanza, ma ormai per il ragazzo non c'era più alcuna possibilità.
Mario era morto facendo ciò che gli piaceva.
FINE.
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