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"È vero, come predica Cicerone, che la virtù è il fondamento dell'amicizia, né può essere amicizia senza virtù; perché la virtù non è altro che il contrario dell'egoismo, principale ostacolo all'amicizia."
Domenica quindi cibo quindi youtube quindi facciamo qualcosa , piuttosto chiaro, direi, il messaggio ricco di accortezze di Jacopo alle tre del pomeriggio di una domenica fredda di novembre.
Sospiro, alzando gli occhi al cielo e poso il cellulare sul bracciolo del divano al quale mi appoggio, aspettando che Alta infedeltà finisca per potergli dare la dovuta attenzione. Rido, nuovamente, quando il marito incazzato cancella tutta la tesi di laurea della moglie dalla chiavetta e ancora di più quando compare la sua faccia devastata per la piccole ed atroce vendetta dell'ex consorte.
Gioco con la gomma attorno al telecomando e piego di più le ginocchia coi piedi a poggiarsi sulla seggiola davanti a me e mastico una gomma alla mente, mentre comincia un altro episodio.
Il telefono vibra ancora, ma scelgo di ignorarlo perché il ragazzo che tradisce la fidanzata con la sua migliore amica mi fa propriamente esilarare.
Poco dopo, che i due stanno scopando in bagno, il campanello suona e zia, con tanto di grembiulino a fiori che porta da quando ha cominciato a cucinare prima di pranzo, corre ad aprire, aggiustandosi i capelli che ha stranamente tagliato ieri nel pomeriggio.
-No, Celeste, non ti alzare.- fa ironica, avviandosi verso la porta e la apre con cura, sorridendo educata.
-No, tranquilla, fai pure con comodo.- replico, contorcendomi sul divanetto e ridendo assurda, non preoccupandomi di chi possa essere alla porta.
-Entra, caro.- sporge il braccio e si aggiusta la sottile maglietta di filo verde che indossa, chiudendo, non appena il ragazzo fa qualche passo, la porta dietro di lui.
-Buonasera, come sta?- mi viene da ridere per l'improvvisa gentilezza che Jacopo tira fuori non appena è in presenza di mia zia, adulandola, talvolta, con recrudescenza buona.
-Oh, magnificamente. E tu?-
-Piuttosto bene,- ammette e la donna gli tocca la spalla in modo d'assenso, spingendolo verso di me che sto sottosopra nel guardare il mio stupido programma in tv.
-Permettimi di lasciarvi per tornare a stirare,- sorride ancora e torna nel suo angolo di paradiso fatto di maglioncini e completi da sistemare ed una domenica da spendere dietro i panni. Più volte, zia Maddalena, mi ripete quanto scoccianti siano gli indumenti che girano per casa, poiché -Diresti di aver terminato, ma c'è sempre qualcos'altro da lavare, rassettare o stirare! È snervante, Celeste.-
Snervante sì, ma non quanto il cuscino che Jacopo mi butta in piena faccia prima di sedersi scocciato sulla poltroncina e dedicare un poco delle sue attenzione al programma su real time.
-Ti ho mandato trentasette messaggi.- dichiara, toccando con i palmi le ginocchia e mi osserva di sottecchi, aspettandosi delle finte scuse di dispiacere. Lo noto che trattiene un sorriso.
-Hai avuto la forza di contarli, hai la mia più totale stima.- rimarco, ritirandogli il cuscino e cercando di sedermi con portamento, facendo cadere il telecomando nero.
-E tu stavi guardando Alta infedeltà,-
-Sei notevolmente perspicace oggi.- lo schernisco e gli faccio la linguaccia, mentre, con le gambe a stendersi sulla restante parte del divano, mi sporgo per afferrare il dannato telecomando e riprendo a giocarci, non appena ce l'ho fra le mani.
-Non hai risposto ai miei messaggi --
-Non li ho neppure letti, i tuoi messaggi.-
-. .per guardare Alta infedeltà.-
-Cosa hai contro Alta infedeltà?-
-Niente, lo adoro.- ammette, dando fede alla sua affermazione tornando a guardare la televisione quando è l'agognato momento della vendetta.
Che, con effettiva risolutezza, potrei dire, a soli diciassette anni, non vi è altro di esatto che non pensare alla propria vita donando attenzione a quella di altri. Che di, altrettanto opportuno, non ci sarebbe.
L'uomo è essere negligente e tanto sciocco da farsi accartocciare da qualche programma idiota e bislacco, con le risate per gli errori altrui quando i propri scottano da morire. Quando ridere su se stessi è infantile, ma farlo su altri conveniente.
Quando capire l'essere umano risulta persino come una rosa. Bello, affascinante ti si presenta all'inizio, ma le rose portano spine che ti pungeranno anche se le raccogli o le tocchi con la più accorta attenzione.
-Ogni tanto fai tanto ameba e ti perdi nei tuoi pensieri; ci sei ancora?- annuisco, ma le mie orecchie assorbono realmente poco di ciò che Jacopo mi rivolge. L'importante resta non farglielo notare, che a volte non lo ascolto --- anzi, che non ascolto proprio ! Che mi immergo in un mondo fatto a posta per la piccola Celeste dai sogni in frantumi ed il cuore in frammenti, coi problemi confutabile a delle idiozie, ma che per la sua età confidano essere pesanti da portare.
Ho la testa completamente fuori, io. Quando rifletto, quando biascico parole tra me e me, quando ricordo, quando rimpiango. Persino, io, ce l'ho fuori, la testa, quando vivo perché mi sembra, passo dopo passo, di non saperlo fare. Di non essere in grado, di essere un innocuo minuscolo schizzo su un'enorme tela : e non mi piace essere un minuscolo schizzo, quanto a nessun uomo garba essere innocuo. Far paura è ciò che l'uomo brama, nel piccolo che a loro è consentito. Più che far paura, spesso, si tratta di suscitare una palpitazione quando ne senti parlare.
Esattamente come quando ti soffermi a decorare la tua immagine di tristezza, o mentre giochi a rincorrere un ideale.
Sogno, come molti, di divenire un quadro e non solo l'insulso schizzo.
-Vuoi che ti faccia vedere una foto della manona di Gianni Morandi?- che Jacopo, ora, è accanto a me, o forse anche più vicino. Lo sento scuotermi con delicatezza la spalla destra e con armonia cingermi il collo con il suo braccio. Ora, Jacopo, io lo sento dentro me, come se avesse afferrato quello che mi percuote ogni volta e se ne sta pure zitto, perché ha altrettanto compreso che ho voglia di parlarne quando sono io ad aprire bocca.
-Deve averla scatta Anna, però.- rispondo e suscito in lui un sorriso, mentre aggiusta la sua posizione sul bracciolo e lascia le mie spalle.
-Anzi!- fa, improvvisamente, dopo aver preso il cellulare fra le mani, -Ora ti faccio vedere questo qui che fa parodie sulle canzoni che muori dal ridere! Certe di Ariana Grande sono il mio nuovo motto.- nemmeno spegniamo la televisione che già abbiamo youtube aperto e questo ragazzo qui, Shreds mi pare si chiami, che sulle canzoni compie i migliori montaggi.
-Dangerous Woman ti stenderà, te lo assicuro- promette, aprendo il video e già rido per i suoni creati sul movimento delle labbra della cantante.
-Stai attenta, ora.- lo porto più sul divano, prendendolo per il braccio e tirandolo verso di me, mentre ridiamo. Poggio il capo sulla sua spalla e continuiamo a ridere mentre il video prosegue.
-You make me feel like. . . A dinasaur- imita la voce e scoppio a ridere, avventandomi sulla coperta che ho preso dal seggiolo per coprirci e zia si affaccia, per constatare solamente che due adolescenti pieni di stronzate stiano ridendo sul suo cavolo di divano coperti da un pile delle winx.
-Ti prego, . . . sto morendo.- biascico fra una risata ed un'altra, ancora aggrappati l'uno all'altra con assiduo non accorgersene.
-Ora metto Shawn Mendes.- si ordina e parte Treat you better con la voce del ragazzo totalmente alterata che mi piego in due per gli schiamazzi che seguono, mentre ne mette una dopo l'altra e fa passare il pomeriggio nello spoglio salone di casa mia.
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Assorbirmi nel benessere che la compagnia di Jacopo mi procura mi rende entusiasta. Mi rende, che forse è meglio, meno una Trilli disperata in cerca di una crescita troppo affrettata.
Stare con Jacopo è dinamite che mi accende e mi fa scoppiare dalla voglia di godersi questi anni che ho lentamente fottuto senza rendermene conto : completamente fritti, sciupati, devastati. E mi sembra di non apprendere più nozioni negative se passo il mio tempo con lui ; sembra, e potrebbe non essere, che non sia più tremendo ricordare.
-A quanti anni hai perso la tua verginità?- ora siamo completamente stesi sul letto, dopo che zia gli ha chiesto se rimanesse a mangiare con noi e come avrebbe voluto la sua pizza. Ora stiamo qui e proprio ora mi sta ponendo domande perché -Io conosco pochissimo di te, Cele.-
-A quindici anni.- rispondo secca, con la bocca pastosa e la bile in gola solo a ricordare. Come un groppo ad assalirmi, il benestare dei momenti precedenti si prosciuga con le insolenze di un passato scomodo.
C'è velleità sbiadita nelle sue frasi, come se voglia veramente sapere qualcosa.
-Come è stato?-
-Penso bello, peccato che me ne sia pentita un attimo dopo.- saranno le sette e Jacopo si volta, con la testa appoggiata al mio ventre, ed incastra gli occhi color cacca di cane nei miei, giocando con la sua felpa nera. Le lentiggini sono più chiare di sera, o così pare. È che l'impressione gioca brutti scherzi alla realtà, talvolta.
Tiro di più a me il mio pupazzo e scrollo le spalle, aggiustandomi nella posizione scomoda e sistemandomi meglio contro la testiera imbottita di cuscini.
I piedi penzolano fuori, esattamente come quelli di Jacopo e -Come fai a pentirti di una cosa del genere? Non eri pronta?-
-Certamente ero pronta, altrimenti non l'avrei fatto, ma. .- sospiro e gli occhi mi appaiono più lucidi e trabocco di incertezza quando voglio aprire le labbra e cantare fuori la verità.
Quella sì che fa male e bene allo stesso tempo. C'è che ti senti libera, meglio, appropriata e finalmente te. Ma ci sta pure che ti giudicano, ti menano con le impressioni e ti condannano perché non è nel loro consono ciò che puoi aver fatto.
Che se è diverso, ti spaventa, e non è quel timore che si oppone all'innocente. È quel tipo di timore che non li porterà a star attenti e al tuo fianco contemporaneamente. Piuttosto si tratta di quel timore che li renderà propri di azzannarti e disintegrarti poiché non sei come loro e non va bene -- non va mai bene.
-Se non vuoi,- si volta di nuovo e gioca col leggins che fascia le mie cosce. Lui sa che dentro si sta aprendo una fessura che in poco diventerà voragine e mi inghiottirà, lui sa ed io sono senza forze per raccontarmi, ma -È che non c'è stata dolcezza, bontà; non ci sono state parole di premonizione, non c'è stato rispetto. Io ero un oggetto e lui pareva un animale incantato da una minorenne dalle forme sode.-
-Ha abusato di te?-
-No, io mi sono offerta. Io ho aperto le gambe e sempre io, per quanto, ti ammetto, che se potessi dar la colpa a lui, porterei meno merda sulle spalle, gli ho permesso di trattarmi come una puttana.-
Rialza lo sguardo e con il palmo sinistro (coperto dal solito guanto) mi accarezza le gambe travolte da una serie di brividi mentre con le mani armeggio per darmi sollievo. I suoi occhi, li sento su ogni lembo del mio corpo, ma non mi sta giudicando ; lui mi compiange.
-Non farlo, ti prego.- scatto, le unghie a giocare col ciondolo al collo e sento che sulla mia pancia scuote la testa -Non --
-A compiangermi, Jacopo.-
Tace, solamente tace. -Tu lo rifaresti, tornando indietro?-
Ci ripenso su per un po'. Al fatto che fossi innamorata, che ci tenevo, che gli avrei dato tutto, lì per lì, buttando nel baratro del dimenticatoio tutte le ovvie conseguenze.
-Io ero innamorata. . Innamorata, poi!, che esagerazione. Avevo dei forti sentimenti e pensavo che lui ricambiasse e --
-Lo pensavi davvero?- indaga, persiste nel giocare col tessuto scuro.
-Sai che c'è? Ovviamente no!- rido di me stessa, asciugando con la manica grigia della felpa le lacrime che scorrono impertinenti sulle guance -Me ne ero sicuramente convinta solamente perché così, mentre me lo metteva dentro in un lurido cesso, non avrei avuto rimpianti e ripensamenti.-
-E li hai avuti, nel mentre, intendo?- sfuggevole era la curiosità di Jacopo, cosicché non mi sia permesso di individuare la natura dell'inclinazione della voce quando mi pone domande e mi stringe di più.
-No, non ne ho avuti. Sentivo di essere sporca un po' ovunque. Avrei voluto affogare i miei presentimenti in uno studio per matti con il tea ed uno strizzacervelli accanto. Ma la verità è che già non esistevano più, i sentimenti, mentre mi scopava. Confidare che tutto sia stato un errore è assurdo!, poiché non voglio che muoia questa cosa, che muoia quello che ho combinato. Ho bisogno di ricordare, per questo ho ancora quel vestitino nero.-
Guardo dritto davanti a me, neppure per far percepire che io abbia accantonato : uno lo legge in faccia, proprio in pieno viso che traballa fra un'emozione ed un sentimento di rammarico, che qualcosa non lo accantoni mai per davvero.
-Con quanti altri ragazzi sei stata?-
-Per essere passati solo due anni, una discreta quantità.-
-Avevi sentimenti?-
-No, volevo provare che fosse solo sesso a me stessa. Che potevo sentirmi meno sporca anche incastrandomi con qualcuno senza quelle smancerie di mezzo.-
-E ci sei riuscita?-
-Che vuoi sentirti dire?- sorrido, una mia mano arriva ai suoi capelli e non me ne rendo conto che già ci sto armeggiando con spensieratezza -Ovvio che no. Ma preferisco sentirmi una puttana senza sentimenti, che una di quelle che si innamora e si dà, ma nulla ottiene.-
-È triste,-
-Fa meno male di quello che sembra.- gli assicuro appena noto la nota di infelicità che Jacopo trasuda. Tende, lui, ad essere infelice per chi dovrebbe esserlo per davvero. Non è mica colpa sua, consolida il suo organismo per farsi empatico e portare sulle spalle quante più pene riesce, prime di sbatterle fuori con arroganza disumana.
Innaturale è il suo senso di appartenenza ad ognuno. Jacopo cerca qualcosa in determinate persone, qualcosa che gli manca e nei suoi abiti sbrindellati pensa di poter ricavarne un pezzo in ciascuno, senza che con merito se ne renda conto.
-E tu? Hai mai avuto sentimenti? O, per il comune gergo, ti è mai battuto il cuoricino all'impazzata?- gli scombino i capelli con allegria e lui ride, che lasciamo alle spalle il momento di angoscia fatta ad età.
-Quanti anni hai?- si lamenta, alzandosi e mantenendo l'equilibrio con i gomiti sul materasso. Mi osserva per divincolare il discorso, ma non glielo permetto e ricambio lo sguardo persuasivo.
-Insomma, una ragazza che te lo ha fatto fare duro ci sarà stata, no?-
-Ma, i filtri, dove li hai fatti finire, tu?- si lamenta, gli si accendono di rosso le guance.
-Non li ho mai avuti.- mi sposto, cambiando posizione, e finendo faccia a faccia col ragazzo dagli occhi color cacca di cane.
-Beh,-
-Dai!- lo esorto. Si morde le labbra innervosito e abbassa il mento, con naturale imbarazzo -Non proprio,-
-Hai avuto la fortuna di non provare sentimenti? Che figo,- porto una mano al petto, fingendomi sconcertata -non ci credo.- concludo.
La sera è già scesa sulla città e tutto attorno tace. Solo io e lui in una camera disordinata a discutere di fasi imbarazzanti della vita.
-Non crederci, ma è così.-
-E la tua prima volta?- faccio curiosa. Non c'è malizia, solo sana invadenza. Lo osservo che si rincresce, comincia a dondolarsi e fa dei rumori, per riempirci.
Ci metto un po', ma quando lo vedo che non cerca più i miei occhi, capisco.
Spalancando la bocca, senza la dovuta accortezza, -Sei ancora vergine?- esce più strillato di quanto voglia e mi tappa in fretta le labbra con la sua mano, tirandomi giù.
-Sei davvero ancora vergine?-
Annuisce e -Ma almeno una. . . Sai, l'hai vista?- fa per rifletterci, poi -Ho visto dei porno, vale?-
-Cazzo, Jacopo. Sei pieno di sorprese.- rido, lui arrossisce e mi dà un pugno leggero, lamentandosi per il mio atteggiamento con brontolii.
-Cosa c'è di male.- non lo domanda, lo impone.
-Nulla, a dirti il vero. È solo strano.- storco il naso e lui prende un cuscino, muovendosi fervente sul materasso e rovinando la piega delle coperte, e se lo mette in faccia, con l'avvertimento : -Se non stai zitta, non ti parlo più.-
-Okay, okay,- alzo le mani in segno di resa, mantenendo il sorriso sul viso per quale strano motivo, non saprei.
Continua ancora per un po' con il fatto dei pregiudizi e dei bad boys che lo ammattiscono, dato che non è in grado di imitarli. Ridiamo e ce lo lasciamo alle spalle, anche questo, passando da un argomento idiota, ad uno anche peggio.
-Ti sfido,- fa improvvisamente che stiamo parlando del sushi e del fatto che in città non ci sia nemmeno un ristorante per provargli che sia buono.
-A far che?-
-La nugget dance,- pare addirittura serio, mentre lo dice.
-E sarebbe?- scuote la testa, sospirando e dandomi dell'ignorante, prima di aprire ancora youtube e pararmi avanti un ragazzo che, in costume, balla una danza ridicola.
-E se non volessi?- trattengo un sorriso.
-Saresti monotona, dai!- fa partire la musica e mi trascina in mezzo alla stanza per ballare in maniera ridicola una canzoncina. Non è che lo stiamo facendo, non è che sia da prassi ; è che siamo noi e pare così esatto da farmi spuntare un sorriso mentre mi trascino in un ballo assurdo.
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