Erano le undici, forse poco prima, giravamo mano nella mano da ore per le strade di un paese che ci conosceva a memoria, circondati da quel silenzio che caratterizzava i nostri momenti insieme, che ti imbarazza e ti fa sentire bene allo stesso tempo, nella nostra piccola bolla immune agli altri.
Avevi iniziato a parlarmi di qualcosa che oggi, a distanza di anni, non ricordo e mi avevi presa facendomi sedere sulle tue gambe in mezzo a un prato, ma io non ti avevo risposto, troppo presa dai miei pensieri e dall'osservarti con attenzione; non riuscivo a capire come tu facessi a insistere con me, uscivamo insieme da settimane e io ancora non parlavo troppo e non mi lasciavo baciare, passavo le ore ad ascoltarti e a dirti solamente qualche parola qua e là, nulla di più, nulla di meno. Quella sera però, non riuscivo a smettere di guardarti, c'era in te qualcosa di diverso dal solito che solo in quel momento, seduta sulle tue gambe a pochi centimetri dal tuo viso, avevo notato, eri senza cappello. Mancava quella parte di te che mi aveva sempre incuriosita, mai ti avevo visto senza quell'indumento in testa a nasconderti il viso leggermente paffuto; allora avevo avvicinato la mano e l'avevo passata trai capelli fini che per la prima volta vedevo, sorridendoti come un ebete. "Non credevo ti avrei mai visto senza! pensavo fossi rasato!". Tu mi avevi guardata sorridendo timidamente mentre io ero scoppiata a ridere imbarazzata, potevo dirti tante, troppe cose, o semplicemente tacere, per giustificare quel gesto ma tutto ciò non rappresentava a pieno la mia spontaneità; era la prima volta che sentivi la mia risata, chissà come ti era sembrata all'epoca, forse ti era piaciuta, forse ti ero sembrata una pazza, non lo saprò mai con certezza, ma credo che il tuo viso in quel momento mi volesse dare una risposta, non riuscivi a smettere di guardarmi e sorridere, sotto la luce dei tuoi occhi sembravo bellissima anche io. Eravamo rimasti in silenzio per qualche minuto, occupati a guardarci e a studiare l'uno l'espressione dell'altra, entrambi spaventati da quell'intimità che ci aveva colti all'improvviso e in qualche modo uniti con filo invisibile; poi avevi fatto quello che mai mi sarei potuta aspettare, ti eri avvicinato piano, avevi preso una ciocca dei miei capelli spostandomela dietro l'orecchio, facendomi sentire vulnerabile e piccola ai tuoi occhi, e avevi sussurrato quelle parole che ancora oggi ricordo e mi fanno venire la pelle d'oca: "forse sono un pazzo, forse sarei dovuto scappare ancora alla prima uscita, ma c'è qualcosa in te che amo da impazzire. Parli poco, è vero, però il tuo viso mi da tutte le risposte di cui ho bisogno, la tua timidezza fa esplodere sul tuo viso tutte le parole che non mi dici mai". Infine ti eri chinato e mi avevi rubato un bacio, lasciandomi senza parole. Eri davvero un pazzo, e forse anche pazzo di me, ma quella sera mi rubasti metà cuore, e ora che non ci sei, me ne rimane solo metà.