7772005
Suo padre le parlava sempre di questo angelo che dava una mano al suo distretto di polizia.
“No grazie, mi basta questa” e gli tese la mano aperta su cui c’era la penna candida.
Lui le sorrise di sbieco e si avvicino con passo felino. La ragazza abbassò il viso coprendo gli occhi con la frangia.
La guardò per un po’ e poi esclamò “ lo sai che non si rubano le cose degli altri ragazzina?” così le prese la penna dal palmo e cercò il punto preciso da cui era caduta.
Lei alzò il mento sorpresa e dispiaciuta. Avrebbe potuto provare che l’aveva incontrato o magari poggiarla sul comodino solo per ricordare l’evento inatteso di un’estate altamente noiosa.
“ Ma” commentò lei “ perché non la posso tenere?” I suoi occhi divennero lucidi e sentì salire le lacrime.
“Non mi dire che ti metti a piagnucolare adesso” La canzonò inclinando la testa di lato “E’ solo una stupida piuma”
“ Se è solo una stupida piuma” iniziò lei con tono altero e con sguardo accigliato “perché te la riprendi?”
-Touchè - pensò lui sorpreso dalla caparbietà della giovane castana.
Rise silenziosamente e si voltò mostrandole le spalle.
“Lo faccio per te, stupida” mormorò. E con un salto spiccò il volo verso la notte.
“Per me?” ripeté bisbigliando, guardando verso la volta celeste.
Ora il suo idolo se n’era andato e lei non aveva nemmeno una prova della loro conversazione: rimaneva solo il ricordo dei suoi occhi cerulei e del suo tono strafottente.
“Che ingenua” pensava Half mentre tagliava le nubi grigie. Il suoi muscoli erano tesi, stringeva le braccia ai fianchi e tendeva le gambe. Con le ali spiegate planava sopra la città scintillante.
Era un tutt’uno con la notte.
Gli piaceva comparire all’improvviso, salvare le donzelle in pericolo e spaventare i cattivi.
Ma una vena di tristezza cosparse il suo viso, la curva del sorriso soddisfatto si trasformò in una linea diritta e lo sguardo divenne torvo.
Atterrò sul tetto di un grattacielo da cui poteva ispezionare la città. Quello era il suo posto.
Lì pensava al passato che non aveva.
Non ricordava il suo nome.
Nessuno l’aveva mai cercato. Non sapeva se aveva una famiglia. Non aveva amici, solo nemici.
I suoi ricordi partivano da quel giorno in cui si era risvegliato in un laboratorio bianco. Ricordava perfettamente quell’odore di cloro. Dopo aver aperto gli occhi, la luce abbagliante di quei fari puntati sul suo corpo, legato da cinghie di cuoio, non gli aveva dato fastidio più di tanto.
Era cambiato. Quelle ali non erano sue. Non gli appartenevano.
Gli faceva male pensare a quel giorno.
Voleva vivere il presente.
Ma anche il presente faceva male. La solitudine lo trascinava nella tristezza.
Un urlo lo fece drizzare sul cornicione, spiegò le ali e prese sul palmo della mano l’unica cosa che forse lo poteva collegare al suo passato: la piastrina d’acciaio su cui c’erano incisi i numeri
777 2005
Quel grido era sicuramente di una donna in pericolo. Tutte le sere era la stessa storia: uomini che violentavano donne, mafiosi italiani che cercavano il pizzo ad anziani venditori, spari e urla di terrore echeggiavano nelle tenebre.
Quello che dava senso alla sua vita era aiutare le persone in pericolo, i grazie, gli occhi lucidi dei salvati, gli abbracci e i sorrisi di gli era grato.
Dopo tutto, perché no? Poteva definirsi un angelo.
La curva di un sorriso compiaciuto comparve sul suo viso e si gettò in picchiata verso la strada trafficata.
La sua vista, acuta come quella di un'aquila, lo agevolava.
Ed eccoli.
In un vicolo buio tre uomini robusti contro una donna dai capelli lunghi e mossi. La spingevano contro il muro e la palpavano dicendo frasi non molto eleganti. Il giovane Half sentì salire la nausea lungo la gola e il ribrezzo si manifestò con uno sguardo accigliato. Lei aveva un vestito nero attillato- sicuramente stava aspettando il taxi per tornare a casa dopo una festa- intuì.
“ ehi voi!” esclamò ad alta voce per attirare la loro attenzione, dopo aver ritratto dentro la schiena le ali ed esser atterrato con un ginocchio al suolo e uno rialzato, poggiando la mano sull'asfalto umido.
“In tre contro una ragazza? Non vi fate schifo?”disse alzandosi e scrocchiandosi il collo.
Uno dei tre fece scattare la lama del coltellino e si girò verso di lui grugnendo.
“ Lo fate perché dovete dimostrare la vostra smoderata forza bruta?” li provocò con un ghigno “siete così deboli!" sospirò "Perché non ve la prendete con me?” l'incoraggiò, facendogli segno con la mano.
I tre tizi si girarono verso di lui e gli si avvicinarono con sguardo assassino. Lui allargò le braccia per mostrar loro di essere disarmato.
Volse li occhi verso la donna che piangeva e tremava contro l’angolo. La rabbia gli esplose nelle vene. Tese i bicipiti e si preparò a dare a quei farabutti una bella lezione.
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