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Otto anni dopo

Erano passati otto anni.
Otto anni da quando, al primo anno di liceo, Hinata Shoyo aveva vinto i nazionali. Quello fu il vero apice del liceo Karasuno.
Poi i ragazzi del terzo anno se n'erano andati, e la squadra era andata in declino.
Anche i primini erano bravissimi, ma non c'era lo stesso rapporto tra loro e il resto della squadra. Non si erano creati gli stessi legami. Non si sarebbero mai potuti creare.
E poi tutti i corvi avevano lasciato il nido, lasciando una squadra forte e ben preparata, e sebbene non fosse allo stesso livello degli anni precedenti, il nuovo Karasuno era anch'esso una squadra temuta e rispettata. Nessuno lo definiva più un colosso caduto.

Quel giorno era il compleanno di Shoyo. Il risveglio fu decisamente piacevole.
Il sorriso di Tobio. Nonostante fosse ormai diventato per lui un'abitudine risvegliarsi con il corvino affianco, di solito entrambi senza la minima traccia di vestiti addosso, rimase stupito da una cosa. Quel giorno Tobio sorrideva. Un grandissimo traguardo considerato che l'alzatore, che già di per sé non era la persona più socievole e gentile del pianeta, la mattina era decisamente ingestibile, e bastava una parola per indurlo all'omicidio. Inoltre, eccezion fatta per la domenica quando andavano a correre, era quasi impossibile convincere Tobio ad alzarsi dal letto. Solo una bella tazza di latte caldo riusciva a convincerlo ad abbandonare le calde coperte che ormai profumavano di loro due.
Ma quel giorno era stato Kags a svegliare Hinata, e, cosa ancora più stupefacente, sorrideva.
-auguri nanerottolo- Tobio sorrise, si sporse verso il rosso e lo baciò con dolcezza, come sapeva che lui adorava.
-uhm- mugugnò Shoyo -da quando in qua ti svegli prima di me per qualcosa che non sia lo sport?
-è un'eccezione che avverrà solo una volta l'anno, non ti ci abituare- il sorriso di Tobio aumentò diventando quasi forzato.
-nemmeno al nostro anniversario?- Hinata fece gli occhioni da cucciolo.
-dubito che la notte prima andremo a dormire- replicò Kageyama, mentre mentalmente si segnava il fatto che Shoyo avesse intenzione di restare con lui almeno fino al successivo anniversario, che sarebbe stato 184 giorni dopo. Può sembrare strano, ma Kageyama era molto insicuro. Non nella pallavolo o nella vita lavorativa, figuriamoci, ma nel relazionarsi con le persone... be'... diciamo che aveva ancora molta strada da fare. E il fatto che Hinata, il primo a diventare suo amico oltre che suo eterno rivale, fosse anche il primo che avesse mai amato, be', lo rendeva incredibilmente ansioso, perché se lo avesse perso avrebbe perso non solo il suo fidanzato, ma anche il suo fedele compagno nelle partite e il suo più grande amico. Non lo dimostrava mai, ma mentalmente si faceva una marea di piani per registrare ogni quanti battibecchi fare un'azione dolce per rimediare, quanti giorni mancassero ad ogni festività, che regalo comprare... gli unici momenti in cui riusciva a scollegare il cervello erano, ad eccezione di momenti di cui non posso parlare perché questa storia è a rating verde, le domeniche mattina, in cui lui e Hinata si svegliavano alle 6 per andare a correre. Correvano fino a sfinirsi, facevano gare continue come al liceo (in quel momento, il loro punteggio era 186987 vittorie di Kageyama contro le 186986 di Hinata e cinque pareggi), allora non pensava più a nulla tranne che a superare quel boke del suo ragazzo perché "ehi, hai le gambe più corte, non posso farmi battere da un nanetto come te". E solo quando erano così esausti da non riuscire quasi a camminare tornavano a casa, facevano una doccia veloce e poi si abbuffavano come animali. Il resto del pomeriggio a volte lo passavano a guardare la tv (di solito partite di pallavolo, anche se Tobio aveva scoperto una certa passione per i gialli e Shoyo per i film d'azione), altre volte, se non erano particolarmente esausti, uscivano a fare una passeggiata. Passeggiata che quasi sempre si trasformava in altre corse e, di conseguenza, altre gare, ma questi sono dettagli.

Comunque, quello era una normale martedì mattina, quindi Tobio aveva fatto lo sforzo di svegliarsi prima del solito per preparare una romantica colazione (per i loro standard, intendiamoci), e poi aveva svegliato Shoyo, anche lui prima del solito, per permettergli di mangiare tutto. E se avesse lasciato anche solo una briciola, dopo tutti i suoi sforzi, Tobio l'avrebbe probabilmente ucciso. Ma sorvoliamo.
In quel momento era troppo impegnato a fissare Hinata, coperto dalle pesanti coperte fino alla vita, mentre sbadigliava, i capelli più spettinati del solito e l'aria da adorabile bambino, per essere scontroso.
-con quei capelli penso tu stia sfidando sette o otto leggi della fisica- su, avanti, era pur sempre Kageyama: qualche battutina doveva farla, altrimenti sarebbero esplosi troppi universi.
-gne gne gne- Shoyo sbadigliò sonoramente, e socchiuse gli occhi, per poi sgranarli come un bambino quando Tobio sollevò un pacco regalo. La forma era abbastanza poco fraintendibile, una sfera di quelle dimensioni non poteva essere molte cose, ma il festeggiato restò comunque a bocca aperta dopo averla scartata: quella non era una semplice palla da pallavolo, era una palla da pallavolo autografata da tutti i membri della nazionale giapponese, di cui un tempo anche loro facevano parte ma che avevano mollato dopo un infortunio al ginocchio di Kageyama. Non avevano fatto in tempo a conoscere i nuovi giocatori, e questo per Shoyo era sempre stato un grande rammarico, perché erano davvero molto abili. Quando c'erano loro in tv, non c'era modo di staccarlo dalla televisione.
-sai, Oikawa gioca ancora lì- in quel momento risaltò agli occhi di Hinata un autografo in particolare: "a Chibi-Chan dal Grande Re" -e, mio malgrado, ho ancora il suo numero quindi...
-sei il migliore!- urlò Hinata saltandogli al collo e baciandolo.
-il solito esagerato- Tobio roteò gli occhi, ma sorrideva ancora -su, vestiti, dopo la colazione dobbiamo andare a lavoro.
-uff...
-su, Hinata boke, non ho intenzione di farmi licenziare per colpa tua!- esclamò Tobio prendendolo in braccio e trascinandolo verso l'armadio.

-che hai?- domandò Tobio posando la propria tazza stracolma di latte sul tavolo. Shoyo teneva la palla sul grembo, seduto davanti a lui, mentre si rigirava tra le mani una mela. Sembrava quasi che non avesse fame. Hinata aveva sempre fame.
-niente...- "HO SBAGLIATO QUALCOSA?!" il cervello di Tobio andò in modalità panico -è solo che... mi manca giocare...- era raro che Hinata non sorridessse. Ancora di più che sembrasse malinconico -soprattutto con il vecchio Karasuno.
-manca anche a me- ammise Tobio -ricordi la partita contro l'Aobajosai?
-sì... - Shoyo fece un sorriso malinconico -anche loro non sono più stati gli stessi dopo che se n'è andato Oikawa- poi rimise in piedi il suo solito sorriso -non pensiamoci, non voglio deprimermi il giorno del mio compleanno, soprattuto quando persino tu ti stai impegnando per essere allegro...
-EHI- protestò Kageyama, poi sorrise internamente nel sentire la risata del suo raggio di sole.

Pioveva. Proprio quel giorno, il compleanno della persona più solare sulla faccia della terra, il cielo aveva deciso di far piovere, lasciando la così detta "persona più solare sulla faccia della terra" bloccata davanti all'ingresso del suo ufficio, senza un ombrello o un modo qualsiasi per tornare a casa senza ammalarsi.
Stava per uscire e sfidare la pioggia, quando una particolare jeep nera si fermò davanti all'ingresso degli uffici dove lavorava (suo malgrado) Hinata, il quale sorrise e uscì, correndo verso la macchina del suo ragazzo.
-domenica non andiamo a correre- annunciò Tobio dopo che Shoyo ebbe chiuso la portiera della macchina.
-COSA?! PERCHÉ?!
-abbiamo un torneo. Di pallavolo. Partecuperanno Karasuno, Nekoma, Aoba Josai e Fukurodani- Tobio stava per mettere in moto quando una furia dai capelli rossi lo investì in pieno, tanto che se non fosse stato allacciato al sedile sarebbe caduto all'indietro. Ricambiò l'abbraccio di Hinata e gli passò una mano tra i capelli, scompigliandoli.
-perché te li pettini?- borbottò -stanno così bene normalmen...
-grazie- Shoyo sollevò lo sguardo dalla maglia di Kageyama, dove aveva sepolto il viso. Tobio gli asciugò una lacrima.
-be', avevi ragione stamattina. Mancava anche a me giocare. Mancava a tutti. È bastato un messaggio e hanno accettato tutti- l'alzatore del Karasuno lo baciò a stampo -per una volta in cui hai detto una cosa intelligente, ti sei meritato una ricompensa.
-gne gne gne- Hinata si sporse verso di lui e lo baciò, questa volta in maniera più approfondita -su, andiamo a casa che fa freddo.

Quando quella domenica arrivò, Hinata e Kageyama avevano già lavato, asciugato e stirato le proprie divise. Shoyo si era infilato la sua, e si guardava allo specchio del bagno da una buona decina di minuti. Gli sembrava si essere tornato indietro nel tempo, agli anni del liceo, quando era più piccolo e più spensierato, quando ancora accettarsi era difficile e tutto quanto gli sembrava così grande. Quando non riusciva ancora a capire quale fosse il suo rapporto con Kageyama, quando non accettava il suo corpo così piccolo e si odiava per le sue gambe corte. Ricordava le ore passate a correre, a saltare, a sfinirsi, fino a crollare. Perché mentre i muscoli urlavano di dolore e l'adrenalina lo spingeva ad andare avanti, e in mezzo a tutto questo casino la sua testa si zittiva e non importava più se le sue gambe erano corte, se il suo cuore batteva troppo forte per la persona sbagliata, c'erano troppe cose da fare per pensarci troppo su. Anche se spesso e volentieri la suddetta persona sbagliata era affianco a lui, ad allenarsi al suo fianco con i suoi stessi obbiettivi. Vincere e non pensare. Non pensare e pensare solo a vincere.
E poi, be', erano cresciuti. Si erano accettati. E avevano accettato i loro sentimenti. E poi le cose erano andate a posto da sé, e durante una festa dell'ultimo anno con decisamente troppo alcool erano finiti a limonare. E da lì, be', sapete no? I classici casini da adolescenti, che a volte finiscono con due cretini che si sono fatti del male a vicenda e basta, così accecati dall'amore da non rendersi conto che non erano per niente compatibili, mentre altre volte finiva con due cretini innamorati che vivevano con la certezza che non si sarebbero mai separati. A loro era andata bene, rientravano nel secondo caso.
Hinata pensava a questo mentre si guardava allo specchio, indosso la sua vecchia divisa del Karasuno, che gli stava leggermente stretta sui fianchi facendogli un culo da urlo. Sogghignò pensando alla reazione del suo ragazzo, quando il suddetto ragazzo bussò alla porta del bagno e fece sentire al rosso la sua presenza scocciata.
-Hinata boke, sei ingrassato così tanto che non ti entra la divisa?- incredibile ma vero, Tobio era profondamente innamorato. Si sente vero? Shoyo però lo sentiva. Aveva imparato a cogliere quei piccoli segnali che dicevano "ti amo" molto meglio delle parole dette direttamente.
-entra e scoprilo di persona- quando Tobio aprì, Shoyo si girò totalmente verso di lui. Il moro lo squadrò con un sopracciglio inarcato.
-ti va ancora- decretò. Sogghignò -non sei proprio cresciuto in questi anni eh?
-oh, 'fanculo- sbottò il rosso mettendo un leggero broncio -tu invece sei il solito spilungone- e infatti la maglietta nera e arancione era leggermente corta, e lasciava scoperta una striscia di pelle nuda. Hinata non si era accorto di essersi concentrato su quel lembo di pelle esposta e di addominali in bella vista -amore- pronunciò Shoyo con voce dolce -potresti controllare come mi sta dietro? Lo sento un po' stretto- si voltò e attese qualche secondo, poi si sentì sbattere al muro dalle mani forti di Kageyama.
Eh, be', che dire? Dovettero lavare di nuovo le divise, dopo essere rimaste sul pavimento del bagno avevano bisogno di una lavata.

Dopo questo momento... romantico, chiamiamolo così e dopo aver lavato e stirato nuovamente le divise (per fortuna avevano l'asciugatrice) i due si erano precipitati fuori dall'appartamento e si erano precipitati in palestra. Vivevano a Tokyo da diversi anni, e, ovviamente, quando era arrivato il momento di trovarsi una casa l'unica cosa su cui si erano ritrovati d'accordo era la posizione: vicina ad una palestra. E Kageyama, che in fondo sapeva che probabilmente avrebbero fatto tardi, aveva organizzato il mini-torneo-rimpatriata nella palestra affianco a casa loro. Era una palestra abbastanza grande, con diverse stanze, e Tobio aveva richiesto la più grande, grande abbastanza da contenere due campi, nei quali avrebbero disposto due reti da pallavolo. Quando il duo di bislacchi raggiunse la palestra (di corsa), trovarono tutti davanti all'ingresso ad aspettarli. Era stato Tobio ad organizzare tutto, e aveva lui le chiavi.
-scu... scusate il ritardo- ansimarono loro, riprendendo fiato dopo la corsa.
-abitate a dieci minuti da qui e siete riusciti comunque ad arrivare tardi- Tsukishima era il solito.
-se guardate il collo di Shoyo tutto diventa più chiaro- Kuroo sogghignò, come al solito, mentre Tobio, del colore dei capelli del fidanzato, si avviava ad aprire la palestra a testa bassa mugugnando insulti contro quel maledetto gattaccio. Entrò in palestra ignorando gli altri, quando un urlo ben poco virile gli ricordò che le vere star arrivano sempre dopo, e che una certa drama queen non aveva intenzione di perdere il suo titolo arrivando puntuale.
-IWA-CHAAAAAAAN- Tooru saltò addosso all'amico di infanzia, uscito da un taxi che ripartì all'istante. Iwaizumi, l'omicidio negli occhi, tirò un calcio al povero Oikawa, anche se Tooru, a giudicare dalla scarsa potenza del calcio, capì che, anche se aveva uno strano motivo di dimostrarlo, era contento di vederlo.
-scusate il ritardo- disse rivolgendosi agli altri -la metro è arrivata in ritardo.
-ma se eri in taxi- ribatté Iwaizumi guardandolo torvo -ammetti che ci hai messo tre ore a vestirti e non raccontare palle quando non sei capace, razza di idiota.
-Iwa-chan! Sei così rude!- protestò Tooru, scappando poi nella palestra e chiudendosi nello spogliatoio per fuggire dalla furia del compagno.
-chi glielo dice che quello è lo spogliatoio delle donne?- domandò Makki guardando il resto dell'ex Aoba Josai.
-si arrangia- borbottò Kentaro, superando i compagni di squadra e chiudendosi nello spogliatoio, quello maschile però.
-io gliel'avevo detto di essere educato- borbottò Yahaba seguendolo.

-ohi Kenma- Kuroo tirò una leggera gomitata al biondo accanto a lui -dobbiamo entrare- il compagno sussurrò qualcosa, chiuse il cellulare e lo mise nella tasca dell'enorme felpa rossa della Nekoma, per poi entrare in palestra insieme agli altri, seguito da un Kuroo che quasi aveva gli occhi a cuoricino e per poco non piangeva.
-ha tolto il telefono subito. Si vede che ci tiene- ragazzi non scherzo: si stava per commuovere.
-Kuroo-senpai, stai per piangere?- eeee... sì, neanche Lev era cambiato. Nonostante le botte che quotidianamente riceveva da Yaku, ancora non aveva imparato la differenza tra cosa dire e cosa no. E infatti la nuca del mezzo russo ricevette ben due ceffoni: uno da Kuroo, che subito dopo seguì Kenma nella palestra, e uno da Yaku, che dovette mettersi in punta di piedi per arrivarci, ma ormai c'era abituato dopo due anni a vivere con quello spilungone.

Come fu la riunione del Fukurodani? Be', Bokuto fu colui dalla reazione più ecclatante: in lacrime aveva indetto un abbraccio di gruppo, stritolando poi uno per uno i compagni di squadra. Akaashi era, invece, aveva elargito a tutti un leggero sorriso. Il resto della squadra aveva fatto un sorriso rassegnato e sollevato che i due componenti più spettacolari, l'asso e l'infallibile alzatore, fossero rimasti gli stessi nonostante il tempo. E che dire? Quando il libero notò i due anelli gemelli sulle dita dei due compagni rischiò di svenire dalla felicità.
-finalmente ce l'avete fatta!- quasi lo urlò mentre i compagni si chiedevano se la pazzia di Bokuto fosse contagiosa e i due piccioncini andavano nel panico -dopo due anni di liceo finalmente state insieme!- a quella frase seguirono due reazioni diverse: il resto della squadra abbassò lo sguardo sulle mani dei due e si unì in un grido di sorpresa e di felicità, mentre i due piccioncini diventavano due pomodori e il più grande trascinava l'altro in palestra, scappando dalle domande, che sicuramente ci sarebbero state e sarebbero state imbarazzanti, dei compagni. Povero illuso. Lo attendeva un pomeriggio di battutine e domande imbarazzanti senza alcuna pietà, anche da parte delle altre squadre. Andiamo, secondo voi Kuroo e Tsukishima potrebbero mai farsi fuggire un'occasione del genere?

A proposito del centrale (quello alto) della Karasuno. Non saprei dirvi se fu colpa di Yamaguchi o se, in fondo, in quel suo minuscolo cuore ricolmo di stronzaggine, forse, vagamente era affezionato a quello sport e ai suoi ex compagni di squadra. Non ha voluto dirmelo. Anche se, a giudicare dalla faccia di Yamaguchi, non è stato lui a trascinare lì il biondo. Anche perché sappiamo bene quanto testardo sia Kei e quanto sia quasi impossibile convincerlo a fare qualcosa che non vuole.
Di certo non desiderava quello che invece accadde: un appiccicoso e disgustoso abbraccio di gruppo. Il dolce e affettuoso Tsukki stava per vomitare.
-non fare quella faccia- lo rimproverò Tadashi dandogli una leggera gomitata -ammettilo che in fondo sei contento.
-zitto Yamaguchi- sebbene fosse impercettibile, Tadashi conosceva abbastanza Kei da notare quella leggera sfumatura rossa che gli inondava il viso. Ricordò quanto il compagno odiasse essere in imbarazzo e sentì un moto di amore quando gli tornò in mente l'unica volta in cui aveva visto il viso di Kei Tsukishima completamente rosso: quando si era dichiarato a lui. Si mise in punta di piedi, era cresciuto ma Kei lo superava ancora di una decina di centimetri abbondante, e lo baciò dolcemente a stampo.
-scusa, Tsukki- gli sussurrò allontanandosi, sotto le facce scioccate ed entusiaste della squadra (Tadashi poté giurare di aver sentito un "LA MIA OTP SI È AVVERATA" sussurrato da parte di Sugawara), e avviandosi fuori dagli spogliatoi verso la palestra. Era da tempo che non faceva la sua battuta in salto flottante, aveva bisogno di riprovarla un paio di volte prima di iniziare.

Le prime partite, come avevano stabilito tirando a sorte, sarebbero state Nekoma vs Fukurodani e Karasuno vs Aoba Josai. Oooh. Ce ne sarebbero state delle belle. Infine, i vincitori e i perdenti si sarebbero scontrati tra loro.
Quella povera palestra per poco non prese fuoco per le occhiatacce che si scambiarono Tobio e Tooru. E per le pallonate di fuoco che si schiantarono contro il povero parquet. Alla fine vinse il Karasuno, con 2 set vinti contro 1, e in tutti e tre arrivarono a deuce.
Il vincitore tra Fukurodani e Nekoma fu, sorprendentemente, la Nekoma. Questo a causa dell'imbarazzo creato negli avversari, con Bokuto e Akaashi che faticavano a guardarsi negli occhi mentre il resto della squadra faceva battutine continue.
Le due vincitrici si lanciarono sguardi di sfida.
Dopo anni, avrebbero combattuto la battaglia della discarica.

Shoyo non riusciva a smettere di saltellare. Era così felice, avrebbe giocato contro la Nekoma dopo tanti anni e tutto questo per merito di Tobio. Oh, in quel momento ogni fibra del suo essere vibrava d'amore per l'alzatore. Lo amava così tanto, cazzo, e chissene se era tumbrl. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla figura atletica di Kageyama mentre saltava leggermente e alzava la palla con le mani delicate dritta verso lo schiacciatore, o quando si inclinava all'indietro per alzare dietro di sé. E quello era solo il riscaldamento durante la pausa di dieci minuti tra una partita e l'altra. Durante la partita il nostro caro Shoyo rischiava seriamente di rimanere imbambolato a fissare il compagno con la bava alla bocca e gli ormoni a puttane, manco fosse un sedicenne in piena crisi ormonale.
D'un tratto, mentre contemplava le splendide curve del corpo di Tobio, Hinata sentì due braccia posarsi con ben poca grazia sulle sue gracili spalle.
-oya oya?- Kuroo guardò Bokuto con il solito ghigno.
-oya oya oya- rispose il gufo ricambiando il ghigno.
-qui qualcuno è leggermente attratto dal Re del campo- Kuroo indicò con il pollice Tobio.
-non chiamarlo così- bofonchiò Hinata -e poi stiamo insieme, certo che sono attratto da lui.
-COSA?!- urlarono Kuroo e Bokuto insieme, così scioccati che lasciarono andare la loro piccola preda dai capelli rossi, che correva dal suo ragazzo che lo stava chiamando ingelosito.

-KENMA- urlò Kuroo sedendosi vicino all'ex alzatore del Nekoma, con ancora la solita tinta a budino, che giocava in un angolino con il cellulare -tu lo sapevi che Shoyo e Tobio stanno insieme?
-certo. Non lo sapevi?- il biondo tinto non alzò gli occhi dal cellulare -stanno insieme da cinque o sei anni se non ricordo male.
-COSA?!- urlò ancora Kuroo facendo spaventare chiunque nella palestra tra cui il nostro budino asociale preferito, il quale stava all'ultimo livello di un gioco praticamente impossibile e stava per vincere quando il micione aveva lanciato quel urlo improvviso.
-Kuroo...- il moro conosceva abbastanza Kenma da sapere che quando aveva quel tono e quell'espressione era meglio fuggire in un altro paese -...stavo all'ultimo livello. E mi hai fatto perdere- aveva un tono incredibilmente calmo Kenma mentre esponeva alla sua vittima i crimini da lui commessi -e per questo meriti una punizione.
-amore io non...
-AMORE UN CAZZO. Tu il mio culo non lo tocchi per un mese- e con questa crudele condanna, l'ex alzatore del Nekoma si alzava e si dirigeva verso il resto della sua ex squadra per esercitarsi un po' prima della partita.
E Kuroo? Kuroo sembrava più disperato di Rose dopo la morte di Jack, di Achille dopo la morte di Patroclo, di me quando finisce la Nutella.

A parte gli scherzi. So a cosa state pensando: "LA BATTAGLIA DELLA DISCARICA OMG CHE FIGO QKKSKWKDKWKD" o qualcosa del genere vero?
Come fu? Sensazionale. Vorrei essere in grado di descriverla, ma non troverei le parole adatte. Alla fine, visto che la partita stava durando troppo (erano passate due ore ed erano ancora all'inizio del secondo set, il primo vinto dal Nekoma per pura fortuna) ed erano tutti stanchi morti, decisero di interromperla lì con un bel pareggio.
Non che fossero soddisfatti, ma si stava veramente facendo tardi e molti di loro abitavano lontano da lì e fu una scelta obbligata.
Di sicuro ne avrebbero giocate tante altre di partite, di questo statene pure certi.

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