Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Kuroken|| Spiderman AU

La vita di Kuroo non era semplice.
Tra gli impegni di un qualsiasi studente, la sua passione per la pallavolo e il suo... hobby, non riusciva quasi a trovare del tempo per se stesso.
O per i suoi amici. Infatti, da quando aveva ricevuto i suoi poteri da ragno e si era deciso a difendere la città dal male, aveva completamente trascurato i suoi amici più cari e... be' e Kenma.
Kenma... definirlo migliore amico era decisamente poco. Kuroo, con il tempo, aveva capito di amarlo, con quel corpo minuto, la pelle candida, i lineamenti delicati e dolci, quasi femminili, gli occhi felini, i capelli a budino e l'atteggiamento riservato. Ma Kenma era anche l'unico a sapere del suo segreto. Si fidava ciecamente di lui, tanto da avergli detto dei suoi poteri immediatamente dopo averli scoperti. Era stata di Kenma, che sognava degli eroi con cui combatteva nei suoi videogiochi, l'idea di farlo diventare un supereroe. Kuroo lo faceva anche un po' per lui.

La nostra storia comincia una sera piovosa di maggio. Il biondo stava facendo la sua solita maratona ai videogiochi, quando un rumore all'esterno lo spaventò. Un leggero tonfo, allora gli arrivò il messaggio di Kuroo. Devo parlarti, sono qui fuori.
Tirò un sospiro di sollievo. Quel rumore era probabilmente il suo gatto-ragno, e se così non fosse stato, quello stesso gatto-ragno lo avrebbe protetto da qualsiasi malintenzionato.
Uscì così nel vicolo affianco casa sua, dove ogni tanto il supereroe si nascondeva o veniva a trovarlo.
-Kuroo?- lo chiamò Kenma guardandosi intorno. Sentiva freddo, il pigiama leggero non era suffiente a proteggerlo dal freddo pungente di quella sera di maggio. Quel vicolo gli faceva paura, era buio e sembrava stesse per spuntare qualcuno di spaventoso da un momento all'altro. Ma non gli importava. Voleva assicurarsi che Kuroo stesse bene, era sicuro fosse lui ad averlo chiamato.
-Kuroo...- il suo tono si fece incerto. Un altro rumore dietro di lui lo fece spaventare, allora si voltò lentamente, e sentì due labbra morbide sulle sue. Sgranò gli occhi, stupito, ma poi mise a fuoco la figura di Kuroo, con gli occhi chiusi le labbra increspate in un sorriso. Allora, riconosciuto il suo eroe, chiuse gli occhi, ignorando il cuore che gli urlava domande a cui non voleva pensare e il cervello che gli strillava che erano ancora in un vicolo buio dove chiunque avrebbe potuto vederli e Kuroo non portava la maschera, ma era appeso a testa in giù e indossava il resto del costume. Li ignorò entrambi, chiudendo gli occhi e concentrandosi solo su Kuroo, sulle sue labbra e sul suo calore che percepiva da lì. E il suo profumo...
Fu proprio lui ad approfondire il bacio, iniziando ad esplorare la bocca del corvino con la sua lingua curiosa e impaziente. Sorrise ricordando che Kuroo era a testa in giù, e che quindi il labbro che stava leccando era quello inferiore e non quello superiore come invece sembrava. Ne aveva dati di baci Kenma, ma quello era diverso. Non solo per il contesto e per la posizione dell'altro, ma per le sensazioni che provò. Erano tante, un vortice che lo travolse, ma al tempo stesso la presenza di Kuroo era così familiare e rassicurante da calmarlo. Era come se gli dicesse "lo so di aver fatto un casino, ma va bene, è un casino così bello e ne è valsa la pena, lo affronteremo insieme perché ti..." Kenma sgranò gli occhi e si allontanò di scatto, fissando Kuroo con gli occhi sgranati, le labbra dell'altro umide e rosse (come le sue immaginò), ma prima che potesse dire qualcosa o baciarlo di nuovo, quello si coprì con la maschera e scappò.
Kenma rimase lì, immobile, sfiorandosi le labbra improvvisamente vuote e fredde senza quelle dell'altro tra di loro. Si riscosse in tempo per accorgersi della figura che gli era giunta alle spalle, un attimo prima che quella gli tappasse la bocca con un panno imbevuto di arsenico.

Kenma si risvegliò al buio. La testa gli pulsava, i polsi gli dolevano per le catene che li tenevano stretti tra loro e il collo era dolorante, come se avesse dormito in una posizione sbagliata.
Lentamente i suoi occhi si abituarono all'oscurità e riuscì a scorgere due figure sedute davanti alle sbarre della sua cella, chinate in avanti, dandogli le spalle.
-ce l'hai un cinque di cuori?- le orecchie gli fischiavano, ma riusciva a capire cosa stessero dicendo.
-no, tu hai un sette di fiori?
Un attacco di tosse lo colse improvvisamente, facendo voltare le due guardie e facendo notare loro che il loro prigioniero era sveglio.
-oh. Ben svegliato- disse una delle due guardie, uno scimmione grosso quanto un armadio e altrettanto largo.
-che... che volete da me?- chiese con la gola che gli doleva, reclamando dell'acqua.
-da te? Niente. Vogliamo solo il tuo amichetto, quello che ti sei limonato nel vicolo.
-che volete da lui?- Kenma arrossì sentendo l'ultima frase, ma al tempo stesso si sentì incredibilmente arrabbiato. Potevano rapirlo, sedarlo e chiuderlo in una gabbia, ma non avrebbe permesso loro di toccare Kuroo neanche con un dito. Non appena formulo quel pensiero gli venne da ridere. Cosa avrebbe voluto fare? Con quel corpicino debole che si ritrovava, come poteva pretendere di poterlo proteggere? Non aveva poteri o abilità e la sua forza fisica era pari a zero. Era Kuroo ad averlo sempre protetto, non aveva mai avuto bisogno dell'aiuto di nessuno per difendersi. Ma poi ripensò alle parole che un giorno, prima che quel deficiente di Tetsurou venisse morso da quel ragno, gli aveva detto. Gli sembrava una vita fa, ma ricordava perfettamente le parole del compagno, e ricordava soprattutto lo stomaco in sobbuglio e il calore che lo circondava. Erano stesi sul piccolo letto di Kenma, così vicini che il moro poteva contare le lentiggini sul naso dell'amico, con la testa posata sul suo petto e l'attenzione rivolta per metà nel videogioco che stringeva tra le mani e per metà al suo migliore amico. Migliore amico che osservava un po' lui un po' il videogioco.
-Kenma- d'un tratto, Tetsurou aveva infranto quel silenzio fatto di parole non dette e della musichetta emessa dal gioco di Kenma.
-dimmi.
-stavo riflettendo. In questo momento ci stiamo proteggendo a vicenda- il biondo mise il pausa il videogames e guardò l'amico confuso, che arrossì -intendo... io ti sto proteggendo fisicamente. E tu mi stai salvando da...
-da...?- Kozume lo guardò confuso.
-dai miei pensieri- divenne un pomodoro pronunciando quelle tre parole -quando sono con te riesco a non pensare. Diventa tutto silenzioso e quieto e... non so, ci sto bene.
-uhm...-in quel momento la signora Kozume li aveva chiamati dalla cucina per cena.

Kenma non saprebbe spiegare perché quel episodio gli tornò in mente proprio allora, ma si sentì invadere di una forza nuova. Non era una principessa in pericolo, in attesa di essere salvata. Lui era Kenma Kozume, e non aveva bisogno del suo forse-ragazzo-ragno per salvarsi. Poteva benissimo farcela da solo.
E così si guardò in torno, dopo anni passati sveglio di notte ormai i suoi occhi erano così abituati che vedevano meglio al buio che alla luce, e notò che una delle guardie, un omino basso e tarchiato, teneva un mazzo di chiavi attaccato alla cintura dei pantaloni. Si avvicinò lentamente alle sbarre della cella, trascinando le catene che gli tenevano legati i polsi con sé. In pochi istanti stabilì un piano che, sperava, non sarebbe fallito. Iniziò ad urlare.
-COSA VOLETE DA ME?! LASCIATEMI STARE, NON HO FATTO NIENTE DI MALE VI PREGO VI PREGO- non era abituato ad urlare, Kenma, e dopo quelle poche frase la gola già gli doleva.
-stai calmo prigionie...
-LASCIATEMI BRUTTI FIGLI DI PUTTANA, VOGLIO TORNARE A CASA. OH MA QUANDO ARRIVERÀ SPIDERCAT MI SALVERÀ, E ALLORA SARETE FOTTUTI- fece una risata beffarda.
-di che stai parlando? Non sa dove ti trovi.
-QUESTO LO CREDETE VOI, STOLTI. NON PENSATE CHE SE LO ASPETTASSE CHE QUALCUNO MI AVREBBE ATTACCATO?! HO SEMPRE UN TRASMETTITORE NEI VESTITI, RAZZA DI IDIOTI.
-bella mossa dircelo. Forza Frank, perquisiscilo- ordinò il tarchiato.
No, pensò Kenma, mi serve che sia tu ad entrare qui con me.
Arretrò fino in fondo alla gabbia.
-IO DA LUI NON MI FACCIO TOCCARE! POTREBBE ROMPERMI UN OSSO PER SBAGLIO!- arretrò fino in fondo alla cella, dove l'oscurità era così fitta che persino lui stentava a vederci qualcosa. Strinse tra le dita la catena, e quando l'energumeno si avvicinò le sollevò e gliele sbatté in faccia, e con un sonoro crack esso cadde a terra, per poi venire fatto sdraiare da Kenma nella zona buia, così che l'altro non potesse vederlo.
-che hai fatto?!
-MI HA SPEZZATO IL POLSO. AAAAAAAH. BRUTTI BASTARDI, SPIDERCAT VE LA FARÀ PAGARE CARA- cercò di recitare il meglio possibile, strisciando verso le sbarre con un braccio stretto tra le dita della mano opposta.
-oh quante scene- la guardia entrò sbuffando e, quando fu vicino al biondo e gli prese il braccio tra le mani, con la mano libera gli sbatté le catene sulla testa, facendolo cadere a terra con un sonoro crack mentre una chiazza di sangue si allargava intorno alla nuca del malvivente. Disgustato, prese le chiavi dalla sua tasca, attento a non sporcarsi con il sangue, e corse fuori dopo essersi liberato delle manette. A quanto pare, chiunque comandasse quei cretini non doveva ritenerlo una minaccia, visto che non incontrò altre guardie mentre correva come un fossennato per i corridoi di quel lurido sotterraneo, finché, senza fiato, non si fermò a riflettere e a riprendere ossigeno. Ma cosa gli era saltato in mente?! Ora cosa poteva fare lui lì, da solo?! Non aveva neanche una vaga idea di dove si trovasse, per quanto ne sapeva poteva anche trovarsi in Cina!
D'un tratto giunse alle sue orecchie un rumore di battaglie, e forse capì dov'erano finite tutte le guardie...
Silenziosamente si avvicinò, rimanendo rasente al muro, e sbirciò da dietro l'angolo. E lì, circondato da nemici, c'era Tetsurou, bello come un dio della battaglia e altrettanto feroce. Aveva diversi graffi e ferite, ma continuava a combattere con una furia che Kenma non gli aveva mai visto negli occhi.
Una guardia nemica gli passò affianco, senza notarlo, e si avvicinò a Spidercat, che voltato di spalle non lo vedeva impegnato ad affrontare altri nemici, e gli puntò una pistola alla testa.
E Kenma per un attimo vide tutto trasparente. L'unica macchia di colore era Kuroo, Tetsurou, e lui era il suo bersaglio. Si mosse mentre il proiettile lasciava la canna della pistola e, preso da non sa neanche lui quale istinto, lo prese al volo. Il nemico, sbalordito, cacciò un urlo e arretrò, ma non guardava Kenma. Solo Tetsurou sembrava guardarlo, tutti gli altri fissavano sbalorditi il proiettile apparentemente fermo a mezz'aria. Approffitando della sua invisibilità, Kenma aiutò Spidercat come poteva, ostacolando gli avversari e disarmandoli. In quel momento aveva un solo pensiero: proteggere Tetsurou. Era come un computer, una macchina progettata con il solo obbiettivo di salvare la persona che amava. Perché sì, Kenma amava quel deficiente con i capelli in grado di far disperare qualsiasi parrucchiere. Lo amava così tanto da fargli male, così tanto che aveva un bisogno fisico di lui, non sarebbe sopravvissuto due giorni senza di lui. Kenma amava Tetsurou, con ogni fibra del suo essere. E non sapeva perché fosse invisibile, perché avesse quel... potere? Era un superpotere forse. Chissene, per lui ora l'unica cosa importante era salvare Tetsurou, e nient'altro. Il resto era futile, solo dei dettagli insignificanti.
Alla fine, quando si riscosse da quello stato di trance, lui e Kuroo erano circondati da cadaveri.

-Kenma...- sussurrò Spidercat, cadendo poi a terra, privo di sensi.
-KU... SPIDERCAT- il biondo lo prese prima che cadesse a terra, e lo fece sdraiare delicatamente su quel terreno sporco di sangue. Dopo una breve analisi, seppe che non aveva nulla di grave (non gli era ben chiaro come facesse a saperlo), ma era pieno di piccoli graffi ed escoriazioni, oltre che lividi, e la stanchezza dopo quella battaglia affrontata a lungo da solo aveva preso il sopravvento. Gli lasciò un piccolo bacio sulla nuca, per poi prendere la trasmittente che teneva nella cintura per chiamare la base.
-Spidercat, dimmi.
-Yaku, sono Kozume. Spidercat è ferito. Riesci a trovare la nostra posizione?
-penso di sì, ma come faccio a capire che sei tu e non c'è nessuno che ti sta minacciando? Fammi parlare con Spidercat
-è svenuto.
-tiragli un ceffone e vedi se si sveglia.
Kenma ubbidì, e il moro sobbalzò, svegliandosi e mettendosi a sedere.
-che...
-Yaku è sveglio. Te lo passo- il biondo gli passò la trasmittente.
-Yaku sono io. Missione compiuta, ma ci sono delle novità inattese.
-ovvero?
-credo che Kozume abbia dei poteri- rispose guardando il biondo dritto negli occhi.

-allora?- domandò il moro entrando. Trovò il biondo seduto a gambe incrociate sul lettino dell'infermieria, la tunica bianca che evidenziava le ossa sporgenti e la carnagione pallida.
-Yaku pensa possa essere una specie di cyborg- tenne lo sguardo basso -adesso sta analizzando un campione del mio sangue, ma ha detto che il mio occhio non è un occhio umano. Ha delle componenti robotiche, che devo imparare ad attivare, e la mia pelle può diventare mimetica. Come un camaleonte.
-oh...- il moro si sedette sul letto e gli scompigliò affettuosamente i capelli -allora benvenuto nel club.
-Tetsurou...
-sì?- il biondo lo guardò finalmente negli occhi, e in quel momento, così vicini, Kuroo notò che luccicavano leggermente, la luce si rifletteva su di essi e, guardandoli bene, si intravedevano delle macchie di colori diversi nell'iride dorata.
-potresti baciarmi?- e sentendo quelle parole il cuore di Tetsurou era ufficialmente partito per Marte. Deglutì.
-ehm sì. Certo- e lo baciò ancora e ancora e ancora. Stava diventando una droga quel piccolo micio-robot, una droga da cui non avrebbe mai voluto separarsi.

Due anni dopo

-ragazzi dove siete?- chiese Yaku ai due eroi.
-ovunque e in nessun posto- rispose ridendo Spidercat.
-sul tetto sopra il posto- Cybercat gli tirò una gomitata.
-intanto andate, tra poco vi raggiungerà Lion- si sentirono vari rumori in sottofondo -SBRIGATI, TI STANNO ASPETTANDO.
Kenma fu abbastanza sicuro di aver sentito in sottofondo la voce di Lev che brontolava che non era colpa sua se Morisuke l'aveva... intrattenuto.
Kuroo ridacchiò spegnendo la trasmittente.
-sempre i soliti- gli tese la mano -andiamo?
Kenma la strinse, forte, calandosi il cappuccio bianco del suo costume sulla nuca.
-andiamo.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro